Utente:Claudio Gioseffi/Sandbox 13

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Sandbox Claudio Gioseffi
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Mantese, V/2, 889 http://www.treccani.it/enciclopedia/giacomo-cassetti_(Dizionario-Biografico)/

CASSETTI, Giacomo Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 21 (1978) di Franco Barbieri CASSETTI, Giacomo. - Nato a San Bruson (Venezia, ma in diocesi di Padova) il 3 maggio 1682 da Natale e Paolina Cassetti, lo troviamo nell'agosto 1702 già "lavorante presso la bottega di statue" di Angelo Marinali, a Vicenza, in piazza dell'Isola (Puppi, 1967). Lanno seguente si iscrive come garzone alla locale fraglia dei muratori e tagliapietra e, dopo la morte di Angelo (28 luglio 1702), passa al servizio del maggiore dei Marinali, Orazio, di Cui, il 27 genn. 1706, sposerà la figlia Anna. Nel 1709 appare implicato nel processo intentato dalla fraglia contro il suocero e i suoi collaboratori perché si rifiutavano di pagare i contributi sociali; tuttavia. appianata la vertenza, l'8 nov. 1718 verrà eletto consigliere e nel 1722 e 1726 (8 novembre) addirittura gastaldo della fraglia stessa: alla quale resterà poi affiliato per tutta la vita. Nel suo testamento del 9 dic. 1717 (Fasolo), Orazio Marinali - lodato il C. "per l'obedienza... e per la modestia e fedeltà" e favoritolo con qualche lascito minore - aveva intanto disposto che il suo "studio di modelli, libri e dissegni" restasse sempre "ad uso comune" tra il C. e il proprio figlio Francesco Antonio: una amicizia e comunanza di lavoro destinate a durare se ancora il 25 sett. 1751 testando a sua volta, il C. ha parole di affetto per il cognato, lo nomina esecutore testamentario e gli concede sei "possade" d'argento complete. Erede universale restava la moglie Anna: dopo di lei, sarebbero subentrate le figlie Narcisa, Angela Maria ed Elena. Un figlio, Orazio, gli era mancato appena ventinovenne, il 26 luglio 1738. Il C. morì il 26 giugno 1757 e fu sepolto nell'oratorio vicentino del Rosario, a S. Corona, oggi distrutto. Divulgatore di alcuni tra. gli aspetti più fini e delicati dell'arte dei Marinali, il C. lascia una vasta produzione scultorea, quasi tutta in pietra locale, frutto di circa un sessantennio di attività: le recenti ricerche permettono di organizzarne un regesto abbastanza completo. Prima opera documentata (1706 circa) è il Presepio nella chiesetta degli Zanchi, a Perarolo di Arcugnano: vi si scorge una personale "tenerezza di rilievo, una dolcezza di lume" (Semenzato) che ricordano i modi di Angelo ma si uniscono a tocchi di sapido realismo, facendone opera tra le pill belle del primo Settecento veneto. Intorno al 1715 il C. è certo impegnato con O. Marinali e la sua bottega a popolare di statue la villa ed il parco di villa Trissino a Trissino: non è però facile distinguerne la mano tra i vari scultori presenti. Nel luglio 1740 vengono collocate sul timpano della chiesa vicentina di S. Stefano le figure, vivacemente pittoriche, dei SS. Stefano, Vincenzo e Gaetano:per l'Arslan appartengono anche al C. i portali e le relative statue nel transetto e gli sono molto vicini il S. Luca e il S. Marco della prima cappella destra. Firmato e datato 1742 è il S. Giorgio che uccide il drago, in S. Giorgio di Casteltesino (Trento) assieme a due Santi:forse per l'uso eccezionale del marmo, nella composizione di per sé un po' faticosa, i dettagli risultano "inutilmente elaborati e sostanzialmente inerti" (Semenzato). Entro il dicembre 1750 (Saccardo, 1975) sono da collocarsi le statue del C. sul frontone occidentale di palazzo Vecchia-Roinanelli a Vicenza (Giove, Venere e Giunone)ed il Mercurio ed un Giovane guerriero sui pilastri del cancello. Le trentadue figure di Accademici in veste romana, commissionate al C. nell'anno 1751 per il ballatoio e le logge superiori della cavea del teatro Olimpico, denunciano purtroppo una notevole involuzione, forse spiegabile con l'età avanzata e la presenza di collaboratori. Di altri importanti lavori vicentini, oggi perduti, abbiamo elenco nella guida curata dal Baldarini (1779): nelle distrutte chiese del Corpus Domini (due statue ai lati dell'altar maggiore), dei SS. Eleuterio e Barbara (S. Pietro e S. Paolo accanto al coro), di S. Francesco di Paola (gli Evangelisti ai lati dell'altar maggiore); nel giardino Valmarana-Salvi a porta Castello (figure oggi disperse). Nel demolito (1813) oratorio del Rosario, adiacente alla chiesa di S. Corona, il C. lavorò (Saccardo, 1976) dal 1730 al 1738 per l'erezione dell'altare, trasportato nel 1820 quale altar maggiore nella chiesa di S. Gaetano: dopo i rifacimenti post-bellici, vi rimane di originale solo il paliotto. Sempre per il Rosario, il C. aveva scolpito sei statue: tre sopra l'altare (la Vergine, S. Rosa e S. Domenico, 1739-47) e tre in nicchie parietali, commessegli nel 1755; di queste, tolta una figura di S. Pio V, due statue dovettero però essere rifinite, dopo la morte dell'artista, dal cognato Francesco Antonio Marinali. Numerose opere del C., garantite dalle fonti, rimangono tuttora di difficile collocazione cronologica. Precoce (1700-1702 circa: Barbieri, 1970) dovrebbe essere la sua partecipazione, con i fratelli Orazio. e Angelo Marinali e Lorenzo Mattielli, alla famosa "macchina allegorica" e a varie statue nel parco di villa Conti-Lampertico a Montegaldella; forse attomo al 1706, anno della consacrazione della chiesa, vennero eseguite le statue (Maccà, 1813) in S. Pietro di Spianzana di Pilla (Brendola) e, sempre nel primo decennio del secolo, quelle della cappella e del cancello di villa Gradenigo-Michiel a Bassano. Le statue del C. alla vicentina Araceli (otto figure di Santi nell'atrio e nelle cappelle, due nel coro e quattro di fianco agli altari laterali) potrebbero assegnarsi intorno al 1728-33, anni di erezione degli altari laterali (M. Saccardo, Nell'antica chiesa dell'Araceli la "mano" dell'architetto Guarini, in Vicenza, XIX[1977], 2, pp. 11 s.), mentre le belle statue dei santi Luca, Giovanni, Matteo, Marco e Gaetano con due angeli nella facciata di S. Gaetano più qualche figura all'intemo sono riferite dall'Arslan, sulla scorta dì un manoscritto di Giangiorgio Zorzi, alla metà dei secolo. Per i quattro puttini in marmo che sono sulle porte laterali dell'altar maggiore di S. Girolamo degli Scalzi (S. Marco) si tenga presente che la parte architettonica, iniziata dopo il 1740, era finita nel 1757: a quegli anni apparterrebbero le nove statuine in terracotta sugli armadi della sacrestia (Guida di Vicenza, 1956, p. 303). Nessun riferimento cronologico è invece possibile per il bel Presepio - versione semplificata di quello degli Zanchi - originariamente in S. Bartolomeo, adesso nella vecchia chiesa dell'Ospedale civile; per le statue marmoree sull'altar maggiore, sugli altari laterali e (secondo il Semenzato) sulla facciata della chiesa di S. Caterina; per il S. Pietro Martire nell'antisacrestia di S. Corona e per le statue sulla cancellata del giardino di palazzo Thiene-Bonin. Lo stile del C. sì è poi voluto ravvisare (Semenzato) nelle figure di coronamento e nei gruppi mitologici del giardino di villa Cordellina a Montecchio Maggiore, questi ultimi senza dubbio eseguiti su disegni di Giambattista Tiepolo, qui attivo nel 1743 (G. Know, Catalogue of the Tiepolo Drawings in the Victoria and Albert Museum, London 1960, pp. 16 s., 55 s.), e così anche nei bassorilievi della cappella di villa Rosa-Braga. (primi del Settecento) a Tramonte (Padova). Il Cevese (1953, p. 63) considera vicine ai modi del C. le sculture dell'oratorio di S. Marco (altare maggiore del 1703) nelle dipendenze di villa Chiericati-Roi a Montegalda e ancora (1971), nella stessa località, le statue della recinzione nel castello Grimani-Marcello; i putti nella scuderia di villa Da Porto-Thiene a Thiene; alcune delle otto statue nella "sala di musica" di villa Arrigoni a Breganze; le sculture della cappella di villa De Sandri-Bortolan a Motta di CoStabissara edella chiesetta (1697) di villa Da Porto ("La Favorita") di Meledo nonché di quella di villa Sesso-Tonolli a Sandrigo (1714); le statue sul timpano di villa Regalazzo a Settecà di Vicenza e nello scalone di villa Ghellini a Villaverla. All'officina del C., come a quella dello scultore "più in vista... nel mondo artistico vicentino" del medio Settecento, potrebbe assegnarsi (Puppi, 1968) la realizzazione del complesso dei Nani alla villa vicentina dei Valmarana, su apposito ciclo di disegni apprestati dai Tiepolo, e più facilmente da Giandomenico, qui chiamati ad afflrescare nella primavera del 1757: ma sarà più agevole pensare ad Antonio Bonazza, quantunque il problema rimanga tuttora aperto. Pure in riferimento alla bottega del C. sono segnalate (Guida di Vicenza)una statua nella scala di casa Savi-Paulotto alle Fontanelle ed una edicola con l'effige del Santo nel chiostro di S. Domenico.