Utente:Cesare Viola scultore/Sandbox

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Nasce a Catania il 12 agosto 1963 da Annita Balsamo e Gaetano Viola.

Scultore di impronta surrealista metamorfista fra il contemporaneo di impronta classica e l’innovativo trasfigurante.

Protagonista di un movimento di matrice figurativo simbolista metamorfista, riconosciuto come artista puro e disinibito. Si distingue nelle sue opere un’estrazione surrealista ispirata a equilibrismi difficili, funambolici. Le sue sculture sono caratterizzate dalla complessa progettazione e realizzazione. Il suo stile è influenzato inizialmente dalla precisione delle opere di Michelangelo e di Leonardo Da Vinci poi dai grandi maestri come Salvador Dalì, da Igor Mitoraj, da Hans Ruedi Giger, da scultori come Dashi, Alexsander Samvel, Alexander Samvel e Igor Kitzberg. Ispirato dal simbolismo e dai neo-impressionisti, i suoi disegni preparatori sono una rappresentazione di una natura complessa. Le sue opere sono oggi indubbiamente dedicate a un pubblico colto e sensibile per via dei suoi contenuti in cui si nota un linguaggio emozionale forte in cui appunto simboli misteriosi emergono in algoritmi difficili da decodificare. Cesare vuole creare delle connessioni e delle corrispondenze tra il mondo oggettivo e le sensazioni soggettive. Si possono stabilire dei canoni fondamentali della sua arte e, sicuramente, una matrice è l'espressione delle sue idee e delle sue immagini che intendono propagarsi per mezzo delle forme fortemente simboliche che vogliono spingere l’osservatore ad evocare i propri fantasmi. Cesare é un affascinato versificatore di un mondo dove tutto è scosso da evoluzioni ideoplastiche, fenomeni che lui stesso definisce inspiegabili confini con il paranormale, dimensioni dove un oggetto o un soggetto pensato intensamente può entrare nella realtà tangibile ed esistere realmente. Le sue sono opere percepite dall’osservatore come un distacco dalla realtà razionale. Nella realizzazione delle sue prime opere scultoree si noteranno forme molto intense a volte sensualmente drammatiche, anoressiche, erotiche, spigolose e aeree; pungenti come spine appena nate, per poi scivolare e diventare morbide ed estremamente plastiche.


Giovinezza e adolescenza di Cesare Viola

Per Cesare Viola il mondo straordinario dell’arte si apre all’età adolescenziale con il fascino per la lettura di libri illustrati sulla natura e scienza, sulle teorie evoluzionistiche di Darwin, sulle leggi di Mendel, soprattutto sulle teorie dell’evoluzione dell’uomo. Cesare sprofonda nella lettura di migliaia di libri illustrati trovati in un solaio e si perde in un’immersione totale della sua mente, nel mondo immaginario della sua fantasia ideoplastica. Ogni libro, ogni figura sarà divorata letteralmente dalla sua mente. Quel rifugio, quel solaio inaccessibile, dove Cesare si isolerà per anni, diventerà uno scrigno segreto dove libererà energia, come ad una accensione di gas compresso. La chiusura della porta di quel rifugio, alle sue spalle sarà ogni giorno il momento in cui imparerà a fare detonare le sue emozioni sensoriali. Cesare comprende che la sua solitudine genera energia. Un punto fermo nel suo cuore e nel suo essere più profondo. Il deserto dentro di lui si popolerà di immagini. Un silenzio in cui crescerà tantissimo. Per anni, migliaia d’immagini, foto e disegni inonderanno la sua mente e lo espugneranno dal mondo reale. Cesare Viola sfoglierà questi libri con una voracità e una fame di sapere visivo indescrivibile ed inizia a produrre centinaia di schizzi e di disegni le cui difficili sfumature mostreranno un’abilità tecnica e creativa inusuale per la sua giovanissima età. Il metamorfismo della natura pervaderà la sua mente mescolando il reale e l’inconcepibile. I suoi disegni precisi e dettagliati negli anni scolastici colpiranno maestri, amici e conoscenti mentre le sue visioni ancestrali, i suoi fantasmi, i suoi mondi interiori e soprattutto il suo desiderio di diventare un artista saranno un punto fermo nel suo cuore e nel suo essere più profondo, diventeranno un trasmettitore di energia, un decodificatore di ogni cosa che vede. Fra le ombre, dalle nuvole, dalle venature delle travi di legno di quel solaio, dalle illustrazioni nei libri, da ogni cosa sembrano uscire forme geometriche ectoplasmatiche che si assembleranno in progetti e artifici della sua mente. Da quel momento Cesare sarà un ragazzo misterioso di cui poco si saprà fra i suoi compagni e pochissimi amici. Affina la sua capacità di osservazione e questo diventa il principio su cui inizia a impostare la sua esistenza di artista: la calma osservazione di ogni cosa, la sfida fra quel che esiste già e quello che restava da inventare. La sua natura solitaria lo spinge a pensare intensamente fino a costruire una visione del suo interiore e scopre che é un terreno sterminato da colonizzare con la sua fantasia. “Non riesco più ad uscire da quel posto. Oggi vado per le vie delle città ma sono sempre chiuso in quel solaio”

Percorso artistico autodidattico

Cesare Viola negli anni della sua adolescenza tormentata genera centinaia di disegni Dei disegni e decine di ritratti iperrealisti non rimane traccia. Da queste esperienze avrà le idee chiare ed inizierà il suo percorso deciso e inarrestabile. Cesare ha ormai passato migliaia di ore a disegnare affinando tecniche personali e adesso la sua tendenza è quella di proiettarsi verso una sua arte che evidenzi la sua abilità tecnica e un simbolismo metamorfico. Vuole tridimensionalizzare le sue immagini ipnagogiche. A circa 25 anni Cesare finalmente prenderà coscienza che le rappresentazioni di quei libri sfogliati in quel solaio per tutti gli anni della sua adolescenza hanno lavorato dentro di lui e le ritroverà impresse nella sua retina. Una dopo l’altra quelle illustrazioni torneranno alla memoria e lo influenzeranno a creare le sue prime opere complesse. Come fossero ectoplasmi quelle figure si mescoleranno fondendosi fra di esse. Creerà le sue prime opere scultoree in un rifugio antiatomico di un palazzo di Lugano e lavorerà di notte fino allo sfinimento. Artista plasmato da un mix di cultura italiana e svizzera, risiede oggi nel Canton Ticino, regione dalla quale arriveranno tutte le sue soddisfazioni e le sue ispirazioni.

Il Periodo Metamorfico

Nel suo Periodo Metamorfico la percezione di come la natura avesse tentato davvero ogni cosa e ogni forma, diventa per lui una sfida. Deve trasformare, complicare. In alcune sue opere vi sono innesti di sfere che si materializzano e si incastrano in corpi imbestialiti di animali furiosi, nobili, imperiali. Si notano canali di luce, difficili intersezioni e complicazioni. Buchi, fori e canali nelle sue sculture. Inizia a creare animali combattivi, senza inibizioni e realizza un’ampia collezione di tori caratterizzati dall’indomabilità, dalla potenza e dal senso di libertà. In essi sono assimilate lotte fra la forza dell’animale e i conflitti mentali che, inarrendevoli, persisteranno in lui come uomo. Nelle sue sculture iniziano a intravvedersi elementi misteriosi. I suoi tori sono diventati emblema della forza incontenibile, ma soprattutto della fortuna e costituiscono oggi la punta di diamante di collezionisti che ricercano il successo, la vincita e la buona sorte.

Filosofia dal suo diario In milioni di anni la natura ha tentato ogni forma animale e vegetale organica e inorganica. Troverò forme nuove sfuggite alla grande inventiva della natura. Lei ha avuto milioni di anni a disposizione. Io ho poco tempo, ho solo un ciclo vitale di pochi anni. Darò il mio contributo. Ce la farò.

A quel punto il mio compito sarà compiuto. Il mio passaggio non sarà stato inutile; le mie opere rimarranno e con esse avrò detto la mia nel libro della vita.

Sono venuto a dire una parola Ma se la morte me lo impedirà sarà detta dal domani giacché il domani non lascia mai un segreto nel libro dell’eternità (Khalil Ibrahim) Frasi di Cesare Viola “Se mi guardo indietro la mia vita é costellata di successi ed obiettivi raggiunti, matrimoni distrutti dal mio essere una pietra. La mia vita sulla terra sembra sia valsa la pena di essere vissuta. Fra sbandati e inetti sono sicuramente emerso di una spanna ma non sentirò meritato questo successo se non con la mia morte. Le mie opere diranno chi ero. “Dopo un periodo ben definito sono preso dalla voglia di mandare tutto all’aria, annientare amicizie, sparire per anni, distruggere deliberatamente relazioni sentimentali, cambiare il mio destino ed entrare in una metamorfosi” “La mia voglia di radere tutto al suolo ci mette poco e diventa una forza incontrollabile, più forte di qualsiasi attaccamento, di qualsiasi affetto o amore” “Ho bisogno di scuotere le situazioni e di mandare le carte all’aria. Lo spettro della noia e dei colori che si spengono mi parla del dopo” “La mia vita è un autentico crogiolo d’inimmaginabile follia dove il giusto e l’errato costituiscono la pura essenza senza la quale non potrei desiderare di amare e odiare allo stesso tempo.” “Le mie sono opere che aprono uno spiraglio sull’orizzonte tellurico che ho dentro. Oggi niente più si oppone fra i continenti del mio ego. Le terre distanti fra loro hanno migrato verso una pangea. Il supercontinente. Il mio io interiore.” “Vorrei che l’aria si scolpisse terrificata all’impatto con le mie raffiche d’ira, che ogni corpo solido, vivo o morto si plasmasse al solo percepire il mio tormento.” “Due mani non mi bastano per scatenarmi quando mi metto all’opera. Vorrei usare i denti e scolpire a morsi. Le mie non sono mani ma nervi scoperti.” “Io creo alla velocità e con i tempi che mi va di tenere. Le notti sono tutte insonni passate fra un caffè e un whisky, fra una donna e l’altra.”

“Le ore tarde e fino all’alba sono il momento in cui blocco i miei fantasmi, quelle figure fantastiche che rimbalzano nella mia mente. Spettri. A volte riesco a congelarli e a fissarle nella posa in cui si presentano e le pietrifico in modo che non potranno più muoversi.” “Figure melliflue, costruzioni metamorfiche, mentalismi della mia pazzia imbrigliata, figure che mi rimbalzano dentro pensando di vivere nella loro dimensione ma ignare che io possa metterle alla gogna di una eterna esistenza. Portarle da uno stato di eteree e immaginifiche creature a uno stato solido.” “La mia sarà una strada lunga e difficile.”

Le SUE visions

Ovunque io volga lo sguardo, nascoste fra le linee della città e della natura vedo figure animarsi e tentare di comunicare con me ma non ne hanno possibilità se non attendendo che me ne accorga nell’attimo fuggente in cui esse appaiono. Un’ombra diventa un fantasma da forme attraenti, a volte sensuali, a volte seduttive, a volte terrificanti. Io ho il compito di dargli vita. Le mie visioni sono astrazioni della mente proiezioni da dimensioni oscure, sono delle costruzioni che avvengono nella fase ipnagogica tra veglia e sonno, fase in cui tutto si fonde in un alchimia di geometrie impossibili. Lì nascono quei metamorfismi e le trasformazioni di figure che altrimenti sarebbero mistificazioni e non emozione. Da tempo ho visioni non solo nella fase tra veglia e sonno ma le ho ogni istante e iniziano a spaventarmi.