Utente:Celini/Storia

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Dalle origini al XII secolo[modifica | modifica wikitesto]

Le prime testimonianze sull'industria del vetro in Laguna riguardano i resti di una fornace rinvenuti a Torcello negli anni sessanta. L'officina risalirebbe alla metà del VII secolo e fu probabilmente eretta dagli stessi fuggiaschi altinati che in questo periodo colonizzarono l'isola. Si ritiene che questi artigiani fossero gli eredi dei maestri romani che fino a qualche secolo prima operavano nelle grandi città, in particolare ad Aquileia. La decadenza di queste ultime e il successivo dominio longobardo, diffusero l'industria in altre località dell'entroterra, come provano i reperti rinvenuti in varie zone del Friuli e del Veneto. Nei vari strati degli scavi torcellani sono stati ritrovati prevalentemente manufatti che ripetono l'arte vetraria tardo-romana, ma soprattutto una grande quantità di tessere musive, materiale che verosimilmente fu utilizzato per decorare le numerose chiese di cui si ornava la città. La fucina fu forse demolita prima dell'814, allorché nella zona fu eretta la prima chiesa di Santa Fosca.

Si ipotizza che, al contempo, si trovasse un'officina simile anche a Murano, nei pressi dell'attuale duomo, dove sono stati trovati artefatti simili a quelli torcellani. È certo tuttavia che in tutto l'estuario questa attività aveva raggiunto una certa importanza, soprattutto per la crescente richiesta di tessere per i mosaici che andavano a decorare le chiese che proprio allora cominciavano a sorgere nell'antica Rivoalto. Si ritiene inoltre che quest'arte doveva essere diffusa e promossa dai vari monasteri benedettini della laguna, analogamente a quanto accadeva nel resto d'Europa.

Il primo riferimento scritto è però del 982, quando viene ricordato un fiolarius, ovvero un fabbricante di fiale o ampolle. Altri due fiolarii cono nominati in atti del 1083 e del 1090. Sulla base di ciò, è probabile che l'arte del vetro si fosse ormai ben radicata a Venezia in concomitanza alla sua rapida ascesa economica che la fece prevalere sugli altri centri lagunari. Tornando agli scavi di Torcello, negli strati del XII secolo si osserva una cospicua quantità di tessere, facilmente ricollegabili ai cantieri della Basilica di San Marco.

Notevole influsso dovette avere anche l'artigianato greco, in particolare quello di Corinto. Ci sono parecchie analogie con la vetraria veneziana, specie se si tiene conto che allora vi erano intensi rapporti commerciali con la città ellenica. Peraltro, tra i vari mercanti lagunari residenti a Corinto, spicca il muranese Vitale Luparini.

Il Duecento e il Trecento[modifica | modifica wikitesto]

Nel 1224 i fiolari sono menzionati in una sentenza con cui alcuni di loro sono condannati per non aver adempito allo statuto della loro arte, facendo intuire che ormai questo artigianato non solo è ben radicato, ma pure regolamentato. I regolamenti più antichi che ci sono pervenuti risalgono al 1271 e offrono molte informazioni non solo riguardo all'organizzazione dell'arte vetraria, ma anche sul suo esercizio. Gli Atti del Podestà di Murano, compilati dal 1279, dimostrano inoltre che le officine erano concentrate nell'isola ben prima che il noto decreto del 1291 ne ordinasse il trasferimento dal centro[1].

Di questo periodo è rilevante la produzione di bottiglie e bicchieri, ed era sottoposta ad un controllo assai rigoroso essendo legata alle attività di torneri (venditori di olio) e taverne. Sin dal 1282, inoltre, sono documentate esportazioni di vetri veneziani nei paesi germanici e in numerose località del centro Europa, come Zurigo, Basilea, Meiringen e Budapest sono stati rinvenuti bicchieri incolori, fattura tipicamente lagunare (i Veneziani avevano affinato la tecnica di decolorazione del vetro con l'uso di manganese).

Altre produzioni duecentesche sono i pessa ("pesi"), medaglioni e, ancora, tessere musive per San Marco e Torcello. Altri protagonisti dell'arte duecentesca sono i cristalleri, che non di rado sfruttavano la tecnica di decolorazione per spacciare il vetro comune per cristallo.

I cristalleri avevano inoltre l'esclusiva sulle lenti d'ingrandimento, evolutesi poi in lenti da vista e quindi in veri propri occhiali. Dal 1301 la produzione fu permessa anche agli altri vetrai.

Nel Trecento l'industria si rafforza e si espande, ma è ancora legata alla produzione di oggetti d'uso comune. Di questo periodo sono assai importanti i rapporti con la Toscana: con l'arrivo di numerosi artigiani provenienti da questa regione, l'arte veneziana acquisisce di nuove tecniche (e arricchisce perfino il proprio lessico). È attestata inoltre (ma fu molto limitata) la realizzazione di vetrate.

  1. ^ A Venezia rimasero comunque i fornelli per la produzione di verixelli, cioè le piccole gemme colorate di imitazione.