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Gabriella Cremona (Catania, 22 ottobre 1952) Poetessa italiana. Paleografa-bibliotecaria, docente di letteratura italiana e latina, impegnata nella difesa dei diritti umani
Gabriella Cremona (Catania, 22 ottobre 1952)

Gabriella Cremona

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Gabriella Cremona (Catania, 22 ottobre 1952)

Poetessa italiana

Paleografa-bibliotecaria, docente di letteratura italiana e latina, impegnata nella difesa dei diritti umani

Gabriella Cremona nasce a Catania il 22 Ottobre 1952, primogenita di una colta e laboriosa famiglia della medio borghesia siciliana, proveniente, per linea paterna calatina, dai nobili Cavalieri medievali di Lombardia. Di questo antico ordine eredita lo spirito istintivo di protezione dei più deboli e dell'umana sacralità, tangibile nel suo continuativo impegno per la Difesa dei Diritti Umani, trasponendo in scrittura la grazia o la violenza delle immagini interiori che "infigurano" la sua poesia, attraverso uno stile che reinterpreta la tradizione letteraria, attingendo ad un linguaggio plurale, quello delle arti, utilizzando, soprattutto, la tecnica della cinematografia.

Trascorre i primi quindici anni di vita nella storica Villa liberty Vagliasindi della sua città, un tempo Clinica oculistica;    abitando proprio in quell'ala della dimora, le cui stanze erano state un tempo sale operatorie e laboratori di ricerca medica.

L' austerità di quegli ambienti conferiva alla sua abitazione anche un' aura di segreto e avvertito dolore, che doveva essere stato un tempo dei pazienti, bendati in lungo degenza nelle varie camere. Erano, invece, gli spazi esterni dei giardini a dare un senso di libertà al suo spirito bambino, assai vivace, gioioso di un colloquio fraterno con le palme e la Jacaranda, con i roseti e le trombe degli angeli (Datura);    anche se spesso quell'entusiasmo le veniva rintuzzato dai genitori per ingiustificata ansia o per divieti di ulteriori, esterne esplorazioni sulla prospiciente Piazza Borgo o Cavour, così cara alla sua memoria, per essere un equilibrio di coesistente combinazione del mito della fontana, dedicata a Cerere (Demetra), e del sacro delle due frontali e simmetriche Chiese di Sant'Agata al Borgo e del Ss. Sacramento.

Riceve un' educazione familiare eticamente intransigente, con risvolti talvolta eccessivamente punitivi, tuttavia mediati dalla presenza materna dei valori cristiani e delle sue sollecitazioni all'amoroso studio, per il quale anche l’autoritario padre, ispettore superiore al Ministero dei Trasporti, offre l' accesso alla propria ricchissima Biblioteca di classici della Letteratura italiana e straniera, di arte, insegnandole, non senza impazienza, l' arte delicata dello sfogliare le pagine di un libro dall' alto, dopo avere prima strofinato le dita per elettrizzarle, al fine di attirare la carta delle pagine senza procurarle increspature.

Imparava così, senza allora rendersene conto e malgrado pesanti insofferenze paterne, a rapportarsi all' opera scritta come ad una creatura vivente, anch' essa indifesa    e, dunque, da proteggere.

Tutti i libri erano a sua disposizione, con la tassativa esclusione della consultazione della Divina Commedia di Dante con le incisioni di G. Dorè, religiosamente poggiata sul tavolo della stanza proibita del salotto buono. Divieto naturalmente infranto, non senza palpitazioni, dalla piccola Gabriella già dall'età in cui non sapeva ancora leggere. Risale all'infanzia il primo incontro con il Sommo Poeta, che rimarrà, preminentemente, suo faro di Poesia e di vasta sapienza, seguito da un altro poeta della luce: Giuseppe Ungaretti.

La figura materna riveste un ruolo fondamentale nella crescita della poetessa anche per l' esempio costruttivo di quel tratto progressista di Giuseppina Mazza, che, oltre a porgerle nell'infanzia le parabole del Vangelo e i poemi omerici, i romanzi di Manzoni, Verga e Calvino, sotto forma di fiaba, si batte per l' emancipazione femminile e per il diritto al lavoro delle Donne, lei stessa già docente lavoratrice di Matematica e di Umanità agli inizi degli anni Cinquanta, presso il Collegio San Benedetto della barocca Via Crociferi.

Per benevolo consenso della Madre Superiora delle benedettine, verrà ammessa a frequentare la materna del Collegio già a due anni, divenendo presto la beniamina delle monache, che le permetteranno di aggirarsi liberamente anche nella clausura, in onore all'innocenza dell'età.

Precoce nel linguaggio, curiosa e riflessiva, impara e recita le preghiere anche in latino, ed è ammessa ad unirsi al canto delle suore. Pertanto, il giardino e le camere ombrose, filtrate dalla luce proveniente solo dall'alto delle finestre della Villa Vagliasindi, dove è nata, e i luoghi sacri, risuonanti delle ecolalie celesti delle monache del San Benedetto, che considera sua seconda casa, saranno la base sulla quale si svilupperà la futura formazione della sua personalità.

Dimostra, già da bambina, tratti distintivi, di coraggio e di generosità, di insofferenza alle ingiustizie e di sostegno agli indifesi, così pure un istintivo amore per il sapere come per lo studio, che le è congeniale, che nel tempo resteranno immutabili.

Impara presto a riconoscere il ruolo dell'autorità: la rispetta ma non la teme. All'età di quattro anni, in visita a Roma con la famiglia, viene ammessa alla presenza del Papa Pio XII, che, mentre attraversava la navata di San Pietro sulla lettiga gestatoria, dinanzi a un suo insistente cenno della mano, darà l’ordine di fermarsi, chiedendole cosa volesse. All'orecchio di Sua Santità, mentre veniva sollevata oltre la balaustra, chiese di benedire tutte le suore, specialmente quelle di Catania. E il Papa le diede grazia, tracciando il segno di Benedizione, imponendole poi la mano sul capo.

L' incontaminato dell'infanzia verrà improvvisamente segnato da rapidi cambiamenti, privi di dialogo familiare, probabilmente dovuti a problemi di salute del padre ed economici in genere, che la porteranno in altri collegi e in altre scuole. Sembra calare un incantesimo di paralizzante oscurità, a tratti di violenza, e finanche la natura sembra trasformarsi.

Sarà per lei un contraccolpo emotivo anche il trasloco del 1968 in un’ altra dimora, che sebbene acquistata dai genitori con grandi sacrifici, non riveste ai suoi occhi quella bellezza di spazi e di silenzi della casa di origine.

Nel 1970 consegue a 17 anni la maturità classica presso il Liceo Statale “Mario Cutelli”, iscrivendosi nello stesso anno alla facoltà di Lettere dell'Università di Catania, ritrovando, oltre la bellezza architettonica del luogo, l' ottimo pane del sapere.

Studierà, fra gli altri, anche con i professori Carlo Muscetta Letteratura italiana e con Giuseppe Giarrizzo, Preside di Facoltà, Storia moderna, ma la sua passione si focalizza maggiormente intorno alla Storia medievale e alla Paleografia e Diplomatica, sotto la guida dell’indimenticato professore Enzo Sipione.

Nel 1973 muore, improvvisamente e prematuramente, il padre, che aveva lasciato “impresse” nel suo destino i ritmi delle Polacche di Chopin e della Rhapsody in Blue di Gershwin, che era solito suonare al pianoforte. Ne consegue un' implosione e uno slacciamento dei rapporti familiari, nonostante il coraggio della madre nel precipizio del lutto.

Si laurerà a pieni voti e con lode nel 1974 con una tesi sperimentale in Paleografia latina e Diplomatica, presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università degli Studi di Catania.

Sposa nel 1975 il professore di Fisica Pietro Pitrone e, tra il 1976 e il 1984, darà alla luce tre amatissimi figli, nati nella casa “senza luce” di Via Ingegnere del Palazzo dei Mazza, suoi nonni.

Inizia nel 1977, come esperta di Paleografia e Diplomatica, un apprendistato per bibliotecaria presso le Biblioteche Riunite “Civica e A. Ursino Recupero” del Monastero dei Benedettini di Catania, per il quale otterrà incarichi per la durata di tre anni,    amabilmente accolta dalla Direttrice Maria Salmeri e da tutto il personale.

Nel 1979 realizza controvoglia una breve supplenza in un Istituto magistrale, il “Turrisi Colonna”, che le cambierà la vita per il dono di cinque rose rosse da parte delle alunne, per la maggior parte di condizione economica disagiata, che avevano rinunciato alla ricreazione, dovendo scegliere fra la merenda da comprare o le rose da donarle.

La commozione che le suscita questa prova di riconoscenza, la motiva a lasciare la sicurezza del ruolo, che nel frattempo aveva ottenuto alla Biblioteca regionale dell'Università di Catania, per affrontare una disagiata esperienza da docente pendolare nella provincia di Enna.

Sarà a Nicosia, nel 1981, nel cuore della Sicilia e a contatto con la genuinità dei luoghi e degli ampi spazi incontaminati della natura ma anche con un gruppo di intellettuali e poeti, fra cui ha un ruolo esortativo importante il poeta Nicola Amoruso. Sarà proprio in seguito a queste conversazioni pomeridiane, nell’ampia piazza terrazzata del paese, che potrà considerare con maggiore interesse quest' Arte, che non fosse solo quella dello studio e della didattica, senza sentirsene ancora così tremendamente coinvolta.

Nell'estate del 1982 avverte con serenità impositiva come un soffio interiore, per il quale inizia a scrivere il primo testo poetico, catturata da un pensiero di luce a cui sente di dovere dare voce.

Nascono così i primi suoi due libri di poesia: Poesia non è sogno (1984) e Controfigure del tempo (1987), per i quali l’accademico professore Santo Mazzarino in una lettera del 1985 la collocherà fra i post ermetici, sulle orme “di un appagamento spirituale, di tipo post-ungarettiano”.

Entra a fare parte dei circoli poetici letterari dei coetanei Renato Pennisi, pubblicando sulle riviste " Via Lattea" e “La Terrazza”, e Antonio Di Mauro che, grazie alle conferenze presso la Biblioteca di Aci Bonaccorsi, la metterà in contatto con lo scrittore Franco Fortini, a cui affida in lettura un dattiloscritto poetico dal titolo iniziale La diagonale dell'ombra, ma che successivamente diventerà, anche su confronto e condiviso consiglio con la poetessa Maria Luisa Spaziani "Il giardino sotterraneo". Si tratta di un piccolo poema strutturato sull' architettura del gotico federiciano del Castello Ursino di Catania.

Per lettera, datata 1990, Franco Fortini  le aveva scritto sul piccolo poema: “Una verità (di immagini e ritmica) indiscutibile. Le immagini similitudini sono il meglio. Lei ha forte senso del ritmo e della parola.”

Sarà il poeta Angelo Scandurra a presentarle nel 1992, su sua richiesta, lo scrittore Sebastiano Addamo che dedicherà al testo, già in corso di stampa per  I Quaderni del Battello Ebbro, una importante nota introduttiva.

Il giardino sotterraneo vedrà la luce nel Novembre del 1992 e sarà definito dal poeta editore Angelo Scandurra, che lo ha per primo in lettura, " sconvolgente".

Nel 1995 le giungerà gradita una lettera, riguardo il suo " Giardino sotterraneo", datata 17 dic. 1995, del professore emerito di Letteratura italiana moderna e contemporanea dell'Università di Catania Giuseppe Savoca, perché " si è conquistati dalla bellezza di un percorso che attinge le oscurità dall'abisso ma tende sempre alla luce, al canto e ai baci dell'angelo.

La poesia diventa suo sangue e suo respiro, corpo- luce e ombra- tempo: ricerca dell'Assoluto, scandaglio del Mistero, genuflessa all' Amore, che " move il sole e l' altre stelle".

Intrinseca alla coinvolgente attività poetica, partecipata vivamente in conferenze, incontri culturali, letture pubbliche, sarà ugualmente sentita la sua compartecipazione alla difesa dei Diritti Umani, con il Gruppo Italia 72 di Amnesty International, per il quale diventerà Referente della Circoscrizione Sicilia in ambito nazionale.

Conduce nei vari Istituti di secondo grado, dove insegna Letteratura italiana e latina, un appassionato e rigoroso insegnamento, volto al miglioramento culturale progressivo di tutti i suoi studenti, con un metodo multidisciplinare sia sotto il profilo culturale sia educativo, servendosi delle arti del teatro, del cinema, integrando anche con le arti visive e con la musica, sostituendo la classica interrogazione con l’intervista.

Dal 1993 al 1996 avrà il privilegio di frequentare lo studio dello scrittore, critico letterario e poeta Sebastiano Addamo, nella sua casa antica di Via Francesco Crispi, intrattenendo con lo stesso lunghi dialoghi di silenzio, dove ogni parola diveniva un distillato, e conversazioni letterarie soprattutto sui poeti della Mitteleuropa e conversazioni filosofiche fra Heidegger e Maria Zambrano, anche su posizioni opposte, ma sempre con una stima reciproca, che rimarrà incancellabile.

Nel 1997, dopo la morte del suo amato e compianto zio materno, Don Rosario Mazza, che le ha fatto da padre nella casa adiacente alla sua in Via Ingegnere, l' incontro con l' artista internazionale Riccardo Meli porterà nuova linfa e recupero di vitalità, a seguito del divorzio dal padre dei suoi figli, che rimangono sotto la sua responsabile e amorevole cura.

Sarà una lunga convivenza vissuta fra Catania e Costa saracena, Villasmundo dei frati carmelitani e Augusta, interrotta nel 2005 per un' esigenza spirituale di entrambi, che trovano accoglienza presso luoghi monastici, pur svolgendo regolarmente la loro vita attiva.

Nel 1998 pubblica con Book Editore Alfabeto notturno (con una nota di Fiore Torrisi).

È questo il libro- poema più intenso di rimandi letterari, a struttura ellittica, dove compare per la prima volta il verbo "infigurata " da cui avranno successivo sviluppo le sue "Infigurazioni".

Il libro, grazie al    prezioso sostegno del poeta editore Massimo Scrignoli che ne dà ampia diffusione, verrà accolto positivamente dalla Critica, segnalandosi, ex aequo con altri poeti, come finalista del Premio Internazionale "E. Montale" di Roma. E, successivamente, riportando la menzione d'onore al Premio Internazionale "A. Gatto" , presieduto da Maria Luisa Spaziani e Sergio Zavoli.

Nel 2004 vede la luce il poemetto All'Alba, strutturato secondo l' immagine della scala, sempre per i tipi della Book Editore, con un' annotazione della stessa poetessa, che darà " alla luce" la nuova realtà poetico- letteraria dell'Infigurazione come immagine interiore.

Nel 2005 viene accolta nell'antologia letteraria Trent'anni di Novecento a cura di Alberto Bertoni, per i tipi della Book Editore.

A gennaio del 2006 l’artista Riccardo Meli le dedica una mostra personale di testi pittorici delle sue poesie, dal titolo Infigurazioni all’Alba, presso la Galleria Spazio Vitale.

Nel febbraio del 2006, il libro All'Alba giunge alla seconda edizione e ad Aprile del 2007 le viene pubblicato il quarto poemetto Opera Continua, concepito nella struttura degli occhi, sempre per i tipi della Book Editore, Bologna.

Nel dicembre del 2006 - a causa di uno sfortunato intervento chirurgico - perde la voce, riacquistandola in parte e solo sotto tono    in anni recenti, con gravissima ripercussione umana e sociale.

Si dimette dolorosamente dall'insegnamento, e continua pur con difficoltà l' attività lavorativa, in funzione di bibliotecaria,nella stessa sua ultima scuola di servizio, Liceo " G. Lombardo Radice" di Catania, per altri due anni. Verrà collocata in pensione nel 2009, dopo accurata visita medica collegiale, ormai prossima ai quarant'anni di servizio.

Nel 2009 la poetessa e il pittore Meli contraggono ad Augusta, come sodalizio di reciproco sostegno, un matrimonio in Agape, che poi, per motivi seri di salute e familiari, malgrado la bellezza artistico- spirituale del progetto, si chiuderà definitivamente e non senza dolore per entrambi il 26 aprile 2013.

Dal 2013 fino al 2022, ha rinforzato i legami familiari, consolidato le famiglie giovani dei figli, seguendo la crescita dei nipoti, ed è stata pubblicata nell' antologia di ecopoesia Cinque sensi per un albero con un testo mitopoietico, edito da L' Estroverso, nel 2020 (a cura di Grazia Calanna).

Attualmente, ha il privilegio di condurre una vita spirituale, mai interrotta dalla morte e poi dalla funzione delle esequie di Papa Giovanni Paolo II in Piazza San Pietro nell' Aprile del 2005, in funzione di una sua pustinia, come eremita metropolitana. Un silenzio che interrompe eccezionalmente per avvenimenti letterari di rilievo nella sua città.

Dove le è possibile, segue l' evolversi della Poesia nazionale e internazionale attraverso la consultazione virtuale dei vari siti del settore.

La sua attività di ricerca poetica del dialogo interiore verrà prossimamente raccolta nel poema Dell'invisibile luce, attraverso continui esercizi di Primavera. Primavera spirituale di una condizione umana come attesa fra la grazia del finire e il mistero sacro di un' altra dimensione.

LIBRI, ANTOLOGIE, SAGGI

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    • Il Giardino Sotterraneo (1989-1991), I Quaderni del Battello Ebbro, Porretta Terme (Bo), 1992 (nota critica a cura di Sebastiano Addamo).

    • Alfabeto Notturno (1992-1996), Book Editore, Castel Maggiore (Bo), 1998 (nota critica a cura di Fiore Torrisi).

    • All’Alba, (1999-2003), Book Editore, Castel Maggiore (Bo); 2004, seconda edizione 2006.

    • Opera continua; Book Editore, Castel Maggiore (Bo); 2007.

    • AA.VV., Trent’Anni di Novecento. Libri italiani di poesia e dintorni, a cura di Alberto Bertoni (1971-2000), Book Editore, Castel Maggiore (Bo); 2005.

    • AA.VV., Cinque sensi per un albero; a cura di Grazia Calanna; L’Estroverso Ed., (Zafferana Etnea) Catania, 2020.

    • Sulla poesia e intorno a “Il giardino sotterraneo” di Gabriella Cremona, in “Via Lattea. Rivista di Letteratura”, n.12 (Luglio-Dicembre), 1993 (a cura di Sebastiano Addamo).

    • Fili di luce nelle “Infigurazioni” di Gabriella Cremona, in Controcorrente; n.83, 2006, pp.27-31 (a cura di Novella Primo).

    • Incontro con la Poesia Bucaneve di Gabriella Cremona, in “La Terrazza. Rivista di Letteratura e Ricerca”, n.4, Ed. Novecento, 2010 (a cura di Novella Primo).

RAGIONI DI UNA POETICA

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La Memoria della Luce

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“Gabriella Cremona affida alla poesia un’alta responsabilità gnoseologica, scandendo nel suo accadere la memoria specifica di un atto che accade sulla soglia del giorno, del mondo e della voce che modella il magma crudo del reale; ma anche una memoria millenaria della specie, capace di legare tra loro la Bibbia, una mitologia greca intessuta di nomi comuni (qua “dafne”, “icaro”, “minotauro”) e un ‘900 di maestri come Rilke, Eliot, Bonnefoy.” (Alberto Bertoni)

La lunga sedimentazione delle ultime quattro opere poetiche di Gabriella Cremona - Il Giardino Sotterraneo (1992) - Alfabeto Notturno (1998) - All’Alba, (2004-2006) - Opera continua (2007) – consente di cogliere in una visione d’insieme il percorso di un’anima scritta e riscritta nel travaglio di un parto di intensa gestazione, per offrirsi nudamente come nuova creatura, come parola vivente, segno di un amore memoriale.

Una parola che si “accende” di sangue sotterraneo in un corpo a corpo con l’ombra – presenza mefistofelica della terra, quando soverchia l’umano e lo sprofonda -    e con la Luce, concepita come sacralità, per diventare stoicamente alata, fra il visibile e l’invisibile.

Siamo in presenza di registri diversi, per creare volume, profondità alla parola attraverso una pluralità stilistica fra la storia e lo spirito, dove ogni lettrice o lettore possa riconoscersi.

Predomina la presenza del bucaneve come correlativo oggettivo, un referente di risorgenza “dalla morte” attraverso la memoria della Luce, depositata nel mistero dell’essere e dei suoi passaggi dimensionali.

Questa memoria che compone immagini interiori, per “dettatura interna*”, è chiamata dalla Cremona “Infigurazione”. Il respiro di queste infigurazioni si avvale nella scrittura di una tecnica archelogico-emozionale afferente al linguaggio cinematografico, in particolare, quello dell’insolvenza e della dissolvenza.

La “concezione infigurale” del suo quarantennale lavoro poetico (1982-2022) conferisce un contributo innovativo alla letteratura, nella grazia della Poesia.