Utente:Carcerano emiliano

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Scàrfaturi (colui che riscalda)

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Etimologia: dal verbo latino excalfiéri, riscaldarsi, essere riscaldato.

Contenitore in rame con forma a tronco di cono solitamente con dimensioni minori per i primi ¾ di altezza e maggiore nella parte finale (vedi immagine 1). la parte superiore solitamente veniva risvoltata verso l’interno creando una corona circolare di piccole dimensioni con funzione di irrigidimento. Il nome può variare da Paese a Paese: Tanginu, catu, sicchiu, rastuni, scaiffarature, Panaru pu luci, Succiettu, callaru, scardinu, tancinu, concalinu ecc.. utilizzato fino agli anni 80-90.

La Costruzione era più o meno semplice: si preparava un foglio di rame tagliandolo da dei fogli più grandi, si tracciava, curvava e lo si iniziava a battere fino ad ottenere la forma desiderata tipica dello “Scàrfaturi”, (successivamente con l’avvento delle macchine veniva preparato con stampi e/o con torni). Avendo ottenuto la forma finale l’interno veniva avvolte stagnato con il metodo a fiamma viva. Venivano praticati quattro fori nella parte superiore per montare i manici e successivamente la parte esterna veniva lucidata. I manici venivano montati a crociera, fissati con dei chiodi ribattuti passanti nei fori che in precedenza erano stati praticati, nella parte superiore centrale veniva collocato un anello in ferro. L’anello aveva diverse funzioni: trasporto, per appenderlo ad un chiodo; per tenere la catenella che a sua volta veniva collegata ad una palettina. La palettina chiamata “cucchiaru”, per la sua forma simile ad un cucchiaio dà cucina ma senza la parte finale (mezzo cerchio) e completamente piatta, veniva usata principalmente per rigirare “lu Ginisi” per ravvivarlo e rilasciare maggior calore, l’altra funzione era, grazie alla sua forma piatta, quella di grattare “lu Ginisi” che si era depositato/attaccato all’interno di esso. La preparazione “di lu Ginisi” (materiale di risulta) chiamato così perché veniva utilizzato il carbone che è il materiale di risulta dei tronchi di legno bruciati, questo veniva selezionato con dimensioni da paragonare ad una mandorla. “Lu Ginisi” dopo la sua preparazione veniva messo all’interno dello “Scàrfaturi”. Era preferito ‘’lu Ginisi” preparato con il mallo di mandorle “scorcia di minnuli”, era preferito perché garantiva periodi più lunghi di accensione del preparato (Ginisi), in questo caso era inappropriato chiamarlo “Ginisi” perché “La scorcia di li minnuli” non veniva selezionato ma prelevato e messo dentro “lu Scàrfaturi”.

Le finiture, gli accessori e i materiali variavano da produttore a produttore. “Lu Ginisi” preparato poteva essere preparato con qualsiasi tipo di legna, ma, lo scopo era sempre quello, di garantire un tiepido calore per tutta la giornata invernale.