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Basilica dei Santi Bartolomeo e Gaetano


Storia

La tradizione parla di una chiesa dedicata a S. Bartolomeo già nel V° secolo, eretta da S.Petronio sulle fondazioni di una chiesa paleocristiana; ma certamente una chiesa dedicata al santo, sia pure di modeste dimensioni, esisteva nel XII° secolo con la facciata posta su Piazza di Porta Ravegnana. Nel 1516 la famiglia Gozzadini affidò ad Andrea Marchesi detto il Formigine il progetto d'un grande palazzo con la ristrutturazione della stessa chiesa. Purtroppo, a causa dell'uccisione nel 1517 di Giovanni di Bernardino Gozzadini, il progetto rimase interrotto alla realizzazione del solo portico che oggi ammiriamo, imitazione bramantesca del Chiostro della Pace di Roma (1504). Nel 1599 i padri Teatini subentrarono nella reggenza della chiesa e nel 1627 iniziarono una totale ristrutturazione del complesso su disegno di Giovanni Battista Natali detto il Falzetta, riveduto dall'architetto del senato bolognese Agostino Barelli, con un forte ampliamento ed un nuovo orientamento della chiesa che si affacciò su Strada maggiore, inglobando il portico del palazzo Gozzadini. Poichè nel 1671 era stato canonizzato S.gaetano, i Padri unirono al titolo antico dell'apostolo bartolomeo quello del loro fondatore e fecero dipingere ad affresco da marcantonio Franceschini e Luigi Quaini dieci "fatti" della vita di S,gaetano nelle lunette del portico del Fromigine. Sul lato delle torri venne preservato il nobile portale quattrocentesco, dominato dalla statua di S. Bartolomeo. nel 1694 si completarono la cupola ed il campanile. la cui caratteristica cuspide venne aggiunta mezzo secolo dopo.

Architettura

La chiesa a croce latina, a tre navate su snelle colonne ioniche che ne evidenziano lo slancio, si presenta luminosissima, grazie alle finestre della navata centrale ed alle cupolette con lanterna sulle volte delle campate centrali, poste in corrispondenza di ciascun arco tra le colonne. All'incrocio dei bracci la grande cupola circolare si innalza aerea tra le torri, nuovo simbolo della città barocca. Dalla prima iconografia della città dipinta da Giuseppe Rolli la basilica è presente in ogni raffigurazione grafica. E' una basilica che esprime l'anima , ad un tempo classica ed eloquente, del barocco, in una rara sintesi, fondendo l'apporto interdisciplinare delle arti in un insieme equilibrato ed ospitale . Un barocco bolognese generoso ed autocritico che, pur offrendo all'ammirazione dei visitatori molte opere d'arte, si qualifica sopratutto per la sua armonia complessiva e per la sua calda e morbida tonalità. e' una scoperta gioiosa, su cui incidono le ore del giorno. Si direbbe che l'architettura basiliacale si difende dalla luce dilagante filtrandola attraverso le cupole e le lanterne. L'atmosfera più congeniale è quella di un tardo pomeriggio di sole, quando le pareti affrescate si scaldano e gli ori delle trabeazioni risplendono e le tele sugli altari si animano. La pala dell'altare che più reagisce a questa irruzione del sole vespertino è l'Annunciazione dell'Albani : il raggio obliquo che scende dal primo finestrone della volta centrale fa ridere i putti alati di scorta a gabriele che reca l'annunzio a Maria. Tutto è vissuto come in una scenografia poliedrica che concede sempre allo sguardo un riposo visivo. L'occhio penetra incessantemente in ogni spazio prospettico e approda a una quiete finale. Bologna è una città a tre navate; la basilica ne riflette la tipologia: la navata centrale corrisponde alla strada e le navate minori ai portici. Chi entra ha la sensazione che il discorso continui con la straordinaria finezza decorativa degli affreschi dei migliori rappresentanti dell'illusionismo (effetto artistico diretto a suscitare nello spettatore l'impressione di trovarsi a contatto diretto con la realtà e non con una raffigurazione) del '600 e del '700.

Arte e Spiritualità

La navata centrale presenta storie della vita di S.Gaetano (Visione di S.Gaetano) entro una quadratura, frutto della collaborazione di Angelo Michele Colonna, Agostino Mitelli e Giacomo Alboresi. Nella prima cappella destra troviamo un dipinto di Carlo Castelli (sec.XVII) che rappresenta il Beato Giovanni Marinoni; nella seconda cappella destra sull'altare è posto un dipinto della fase matura di Ludovico Carracci, l'apparizione dell'angelo a S. Carlo Borromeo che , al sepolcro di varallo compassiona la morte del Redentore, dove il tema tipico della Controriforma - il mistero della passione, morte e resurrezione di gesù Cristo - diviene spunto per una delicata riflessione religiosa. Nella stessa cappella è esposto un quadro raffigurante il S. Cuore opera di Ubaldo gandolfi (sec.XVIII secolo) . Alle pareti sono collocati due dipinti che rappresentano : "L'incredulità dell'apostolo Tommaso (Tommaso apostolo)" e "L'incontro di Gesù con la samaritana".