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Smalto (odontoiatria) : link alla voce già esistente su Wikipedia

Caratteristiche fisico-chimiche [1] [2]

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Lo smalto è il tessuto più esterno del dente, è a contatto con la cavità orale e per questo è il tessuto più mineralizzato dell’organismo, presentando una percentuale di minerale di idrossiapatite al 96-98% e una maggiore quantità di fluoro apatite, resistente alle variazioni di pH. Il restante 2-4% è costituito da acqua e proteine come le amelogenine, ameloblastine e enameline che non sono distribuite in modo omogeneo su tutta la superficie del dente e creano quindi differenze di densità e durezza . Può resistere al carico masticatorio, e grazie all'elasticità della dentina sottostante non si frattura facilmente.

Lo smalto ha origine ectodermica e si presenta quindi come avascolare e acellulare: non possiede vasi e cellule e non è perciò capace di ripararsi o accrescersi una volta che è stato secreto ed è maturato.

Lo smalto, inoltre, non ha lo stesso spessore in tutta la corona del dente e varia anche nei diversi tipi di denti: è più spesso a livello dei margini occlusali e nelle cuspidi e avvicinandosi verso il colletto diventa sempre più sottile; nella dentizione adulta, ha uno spessore maggiore a livello dei molari, diversamente dagli incisivi.

Lo smalto non presenta un colore, ma è traslucido per la mineralizzazione, quindi il colore del dente che vediamo è quello della dentina sottostante. L’aspetto del dente cambia a seconda dello spessore dello smalto e del grado di mineralizzazione di esso, poiché mineralizzazione e traslucenza sono direttamente proporzionali: le aree di ipomineralizzazione appaiono infatti più opache e quindi più bianche. I denti decidui presentano un grado di mineralizzazione inferiore rispetto a quelli permanenti e quindi appaiono più bianchi e più opachi.

Osservando lo smalto, soprattutto con il microscopio elettronico a scansione è evidente che la sua superficie non sia omogenea come pensiamo, ma ci sono entità più o meno cilindriche parallele, i prismi, che percorrono tutto lo spessore dello smalto dalla giunzione amelo-dentinale alla superficie libera. Ciascun prisma è costituito da una testa leggermente esagonale e allargata e una coda. I prismi si presentano come disposti in file, paralleli fra loro ma sfalsati rispetto a quelli della fila precedente o successiva, questo perché ogni prisma viene generato da un ameloblasto e gli ameloblasti e la loro disposizione è la stessa di quella appena descritta.  

Ogni prisma, inoltre,  presenta una striatura trasversale che si ripete ogni 4 micrometri, e nell’insieme rappresentano le linee di accrescimento circadiano, poiché si vengono a formare ogni 24 ore durante il processo di deposizione dello smalto. La formazione di tali striature è riconducibile a due teorie differenti:

1)     È possibile che ogni 24 ore cambi la composizione dello smalto per motivi non noti, cioè aumenta la quantità di calcio rispetto al fosfato di calcio.

2)     Ogni 24 ore l’ameloblasto restringe la propria superficie portando a un restringimento del calibro del prisma che appare come una linea scura.

Oltre alle striature trasversali lo smalto presenta le strie di Retzius o linee di accrescimento, linee oblique che percorrono i prismi dal basso verso l’alto, dalla giunzione fra smalto e dentina verso la superficie e che si ripetono ogni 20-80 micrometri dello spessore dello smalto; essendo la crescita giornaliera dello smalto di 4 micrometri, queste si formano ogni 5-20 giorni circa. Le strie di Retzius sono caratteristiche del singolo individuo, poiché per quell’individuo la distanza delle strie è uguale per tutti i denti.

L’origine delle linee di accrescimento non è ancora ben nota, ma probabilmente sono dovute a un brusco movimento d’onda che si verifica durante l’amelogenesi da parte degli ameloblasti, che poi tornano alla posizione iniziale. Questo movimento è contemporaneo a tutti gli ameloblasti di un individuo, perciò tutti i prismi presentano la medesima onda. Questo processo fa in modo di concatenare maggiormente tra loro i prismi e questo rende lo smalto più resistente ai traumi meccanici della masticazione.

Le strie di Retzius sono più evidenti nei denti permanenti e assenti nello smalto prenatale; per quanto riguarda i denti decidui, invece, la linea neonatale separa lo smalto formato prima della nascita da quello che si deposita successivamente.

Le strie hanno andamento particolare, nelle zone dei margini a livello del colletto dove lo smalto è più sottile queste arrivano fino in superficie e determinano delle solcature che vengono chiamate perichimazie. Nelle porzioni dei denti dove lo smalto è più spesso le strie hanno andamento diverso perché arrivano quasi in superficie e con un movimento circonferenziale tornano indietro, evitando la superficie dello smalto.

Inoltre nei ⅔ inferiori dello smalto sono presenti le bande di Hunter- Schreger, che possono essere osservate solamente al microscopio a luce polarizzata, con il quale si osserva l’alternarsi di bande chiare e scure. L’origine è riconducibile anche questa volta agli ameloblasti che sono in grado di fare movimento a onda lunga che si ripercuote di conseguenza sui prismi generando zone concave e convesse che al microscopio si vedono scure o chiare a seconda che vi arrivi la luce, zone convesse, oppure no, concavità.

  1. ^ a b Ole Fejerskov e Gabriele Battaglia, Embriologia e istologia del cavo orale, Edi. Ermes, 1988, ISBN 88-7051-053-0, OCLC 875169566. URL consultato il 23 maggio 2022.
  2. ^ a b Sergio Adamo, Istologia, 7. ed, Piccin, 2018, ISBN 978-88-299-2813-2, OCLC 1045938698. URL consultato il 23 maggio 2022.