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Cosimo Carlucci

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Cosimo Carlucci (San Michele Salentino BR 15 Settembre1919, Roma 30 Aprile 1987) scultore italiano, cultore di una ricerca estetica fondata sullo studio del ‘vuoto’ e della ‘luce’ nelle loro implicazioni. Praticava una sperimentazione che, nelle relazioni tra materia, fisica e filosofia, tendeva all’integrazione tra Scultura ed Architettura. Ha attraversato 4 decenni del secondo Novecento adeguandosi alle evoluzioni culturali con coerenza nella ricerca che anticipava futuri sviluppi della progettazione generativa e computazionale.

Cosimo Carlucci in nave verso la Grecia - Anni '50
Cosimo Carlucci in nave verso la Grecia - Anni '50

Note Biografiche e Formazione

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Nel paese natio coltiva le sue attitudini artistiche e frequenta i maestri scalpellini che operavano nel periodo tra le due guerre. Nel 1936 vince una borsa di studio del Consiglio d'Economia della Provincia di Brindisi e frequenta la Regia Scuola Artistica Industriale "Giuseppe Pellegrino" di Lecce. Nel 1938 vince una nuova una borsa di studio che gli consente di trasferirsi a Firenze dove frequenta l'Istituto d'Arte Superiore diplomandosi nel 1940. Nel 1942, durante il servizio militare, espone a Ferrara con il pittore M. Diletti. Il sovrintendente alle Arti di Bologna acquista un ‘David’ per la Galleria d’Arte Moderna di Roma. Alla fine della II guerra mondiale, nel 1946 si stabilisce a Roma, conosce la futura moglie Lia Bernardi con i cui nipoti (di Civita Castellana) si dedica alla ceramica artistica e al rame smaltato; produce ceramiche apprezzate dal mercato, oggetti di design, pannelli di arredo per residenze e negozi che firma con lo pseudonimo "Damano". Insegna ceramica e scultura in corsi professionali. Frequenta il mondo artistico della capitale, conosce Burri, Capogrossi Colla, Fazzini, Leoncillo; studia la scultura cubista (come quella di Zadkine, Archipenko, Lipchitz) ed i lavori di Hans Arp e Max Bill.  

Periodi principali

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Anni ’50 - (Superamento del Figurativo)

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Inizia l'attività con uno studio nell’edificio del ‘San Michele’ (vicino al Tevere); partecipa alle esposizioni della VII Quadriennale Nazionale di Roma (1955-56), alla XXVIII Esposizione Biennale Internazionale d'Arte di Venezia (1956), alla VIII Quadriennale Nazionale d'Arte di Roma (1959-60) in cui presenta lavori figurativi di scarna essenzialità (anche ispirati alla Resistenza). Sposta lo studio in Trastevere nei pressi di via della Longara. A fine anni ’50 dalle scomposizioni cubiste, passando per il primitivismo, attraverso la lavorazione del legno, perviene alla ricerca astratta interpretando e valorizzando le prerogative della materia usata.

Anni’60  (Scultura in Metallo – Arte Programmata e Lumino-Cinetica)

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- Sculture Lamellari   

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Nei primi anni del decennio la sua ricerca sfocia in una disamina del rapporto forma-spazio e spazio-luce; inizia ad utilizzare metalli in lamine (il rame, l’ottone, l’alluminio, l’acciaio etc.) e indaga le loro maggiori possibilità luministiche. Condivide le teorie del Bauhaus ricordate a Roma dalla mostra del 1961 alla Galleria Nazionale (ove interviene anche W.Gropius). Elabora un pensiero progettuale parametrico che riflette sempre più sulla fisica, utilizza la matematica e la geometria topologica. Trasferisce lo studio sull’Appia Antica (nei pressi del Quo Vadis ). E’ il periodo della modellazione lamellare e della spazialità evolutiva in cui anticipa ricerche che gli elaboratori elettronici renderanno poi possibili nell’architettura parametrica e computazionale. Nel 1964 presenta i risultati di questa sua nuova indagine nella personale alla Galleria ‘L’Obelisco’ titolata ‘Processualità’. Il gallerista Gaspero Del Corso e la moglie Irene Brin agevolano il contatto con la critica d’arte più prestigiosa del periodo. Viene invitato nelle iniziative della Galleria in cui collaborava Cesare Bellici. [1]

E’ un periodo particolarmente intenso di esposizioni. Partecipa ad una serie di significative mostre a carattere nazionale ed internazionale (Nel 1964 a Pittisburg, Firenze, Torino, Liverpool, Newcastle, Belfast, Le Havre etc.; Nel 1965 a Firenze . Personale al Centro proposte Feltrinelli . Firenze; Nel 1965 a Grenoble, Boulogne, Rennes, Ostenda, Tripoli, L’Aja , Madurodam etc.; Nel 1965-66 – IX Quadriennale Nazionale d’Arte di Roma con sculture riferite al cerchio di Moebius).

Le configurazioni si evolvono da una base progettuale confidando nelle potenzialità progressive della tecnologia ed esprimono la componente costruttiva; le lamine si evolvono secondo ritmi e stratificazioni pluridirezionali (con introflessioni ed estroflessioni) che invadono liberamente lo spazio e che nel loro inviluppo comportano rimandi energetici. Si riconosce nelle teorie critiche di Giulio Carlo Argan espresse nel testo ‘Progetto e Destino’ del 1965 sul rapporto tra Arte e Industria e sul senso di responsabilità sociale del progetto; la strutturazione ‘Processuale’ e ‘Seriale’ delle opere viene riconosciuta da G.C. Argan. [2]

- Sculture Programmate e Lumino-Cinetiche - Integrazioni con l’Architettura

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Nel 1965 la mostra’ Perpetuum-Mobile’ a ‘L’Obelisco’ (con testi di G.C. Argan, R.Assunto, E.Battisti,R.Lazzari, G.W.Von Leibnez,F.Menna, P.Portoghesi) sancisce il suo impegno nell’ambito dell’Arte Cinetica e Programmata .[3] Dopo il lavoro sul “lamellare” che implicava un’invito alla dinamica dell’osservatore (che mutava la percezione dell’opera nei diversi punti di vista) ora si impegna in strutture articolate che consentono una evoluzione auto-generativa. Le opere con il movimento o la variazione cromatico-luminosa si rendono modificabili o mutevoli. Sono strutture articolate, effettivamente mobili ed ‘aperte’. ( In assonanza con il libro  del 1962 di U. Eco intitolato “Opera ApertaForma e indeterminazione delle poetiche contemporanee”).[4] che ripongono fiducia nella tecnologia, nella linea della migliore tradizione di collaborazione tra arte, design ed architettura.

Nel 1966 è coinvolto in rassegne che presentano all’estero scultori italiani (come quelle promosse da Palma Bucarelli per l’’Art Council’) a Hull, Sheffield, Manchester, Bristol, Coventry, Edimburgh, Johannesburg.

Tra il 1965 ed il 1972 approfondisce il tema cruciale dell'integrazione delle arti, in particolare di scultura ed architettura. Il lavoro scultoreo è il prodotto di una mente progettuale per trattare la qualità degli spazi riferita alle varie scale di progetto: dal design all’urbanistica secondo le istanze di incontro tra Scienze, Arte e Società in una ‘piattaforma culturale’ portata avanti da Adriano Olivetti in cui le diverse competenze concorrono alla collaborazione .[5]. . Per il confronto tra le arti partecipa alla mostra interdisciplinare ‘Parabola 66’ (Roma 1966) dove espone con P. Portoghesi e M. Gandini ( catalogo con testi di G.C.Argan, M.Fagiolo, L.Vinca Masini). Lara Vinca Masini rileva che “Carlucci mutua da Portoghesi il ‘Furor Matematicus ‘e gli trasmette l’amore per la ‘Luce Iperbolica’ “. La rivista Casabella, nel n. 309 del 1966 (con la direzione di A. Mendini) dedica alla mostra una parte monografica e la copertina ad una scultura di Carlucci. Nel 1967 a Spoleto, in occasione del "Festival dei Due Mondi", per la "Modern Art Agency" di L.Amelio espone con gli architetti M.D’Olivo, V.Gregotti, Studio Valle . Sul tema della sintesi delle Arti ha modo di confrontarsi anche con Philip Johnson e Kenzo Tange che approvano (ma Tange risponde che “i tempi non sono maturi”). Nel 1968 la rivista ‘Japan Interior Design’ dedica un numero monografico sull’Italia in cui seleziona e presenta una terna di artisti contemporanei: L.Fontana, C.Carlucci, M.Ceroli. Tra le mostre significative del periodo: ‘Gavina2001’ Roma 1968 ( nello spirito del film di Kubrick ‘2001 Odissea nello spazio’);‘Nuovi Materiali, Nuove Tecniche’, Caorle 1969 (stimolata dalle suggestioni dell’allunaggio); ’Eleven Italian Sculptors’ (Londra 1970).

- Expo Internazionali : Montreal 1967 - Osaka 1970 -

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Per la sua recente ricerca sull’integrazione delle arti viene chiamato ad inserire opere nei padiglioni italiano ed europeo delle Esposizioni Internazionali del periodo, luoghi delle trasformazioni per una nuova era in cui si promuovono aperture nelle diplomazie e dialoghi cultturali .

- Nel 1967 partecipa all’ Expo di Montreal, con una sua scultura cinetica  integrata sul padiglione italiano dello studio Passarelli  la cui dinamica oscillante rifletteva fasci di luce a distanza. Viene situata in copertura con opere di Leoncillo e A.Pomodoro (all’interno i settori curati da C.Scarpa, R.Ricci, B.Munari, E.Vedova). Nel gruppo d'impostazione del progetto: Giulio Carlo Argan, Umberto Eco, Michele G. Franci, Bruno Zevi.

- Nel 1970 Partecipa all’Expo di Osaka con una Urbascultura, Struttura-Luce di 24 m. del peso di 16 T. ca. con variazioni lumino-cromatiche, integrata nel padiglione della Comunità Europea progettata arch. Jacques De Hoe (ispirata al montaggio volumetrico e spaziale di Mies Van Der Rohe) con installazione a parete in ceramica di Olivier Debré. La Struttura lumino-cinetica con luci interne, con programma cromatico cangiante, prevede una successione spazio-temporale di irradiazione luminosa (dal blu al rosso al bianco). Al termine dell’Expò l’opera è tresferita in viale dei Fiori nei pressi del porto di Kobe. Dopo i rifacimenti conseguenti al terremoto 1995 è spostata in un parco pubblico ( ‘Shiawase no Koen’ - ‘Parco della Felicità’) .

Anni ’70 - ( Ricerca Analitica ed Essenzialità Linguistica)

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La contestazione sociale del 1968 interessa anche l’arte (fin dalla XXIV Biennale di Venezia). Lo scultore vuole avvicinarsi ai nuovi linguaggi artistici; tiene presenti Minimalismo e Concettualismo mantenendo un’impostazione matematico-epistemologica. Dopo aver raggiunto nelle Expo una dimensione ‘monumentale’, si concentra ora sulla ‘essenzialità’, verso un ‘ Suprematismo linguistico’ consono ad una ricerca analitica sul crinale del ‘grado zero’ del linguaggio artistico (teorizzata da Filiberto Menna nel suo libro del 1975 ‘La Linea Analitica dell’Arte Moderna ‘). Un 'suprematismo del bianco' lo ritrova in Puglia alla quale si riavvicina nel 1971 acquistando una casa nel centro storico di Ostuni (la città bianca).

Nel 1972 a Saint Vincent partecipa alla Ia Rassegna Nazionale d'Arte Contemporanea, affronta il tema Arte e società: proposte d'intervento attivo. Qui realizza il ‘grado Zero’ di avvicinamento della scultura all’architettura con pannelli bianchi che valorizzano la ‘tensione spaziale’ (D.d.C.R. Dinamica dei Corpi Rigidi) che fondono arte,design,architettura (espressi simultaneamente). Progetta e dirige i lavori per padiglioni di rappresentanza della SIP in Fiere espositive (Es. Fiera di Roma 1971-72) a dominante bianca, con pannellature coordinate ad esaltare la luce radente.  

Nel 1973 alla ‘X Quadriennale d’Arte di Roma, Situazione non figurativa’ presenta 3 opere con estensioni sferiche ed ellissoidali in plexiglas animate da variazioni luminose. La scultura, con il materiale trasparente tende a ‘smaterializzarsi’ e la luce variabile definisce sui contorni una ‘consistenza eterea’. Porta agli estremi la sua esperienza del ‘lamellare’. E’ il Passaggio definitivo verso le ‘Stratigrafie’, pannelli con 'materiali poveri' che gli consentono di lavorare con l’interferenza e la rifrazione della luce che produce una instabilità percettiva con vibrazioni spazio-temporali . Una serie di Stratigrafie sono presentate alla Galleria ‘L'Obelisco’ nella personale del 1973 (con testo poetico di Murilo Mendes) e nella collettiva ‘De Mathematica’ (con testi di F. Menna e B. D’Amore). Partecipa a ‘Processo Fattivo’ mostra itinerante della Galleria ‘Il Segno’  (al Teatro Olimpico di Roma, alla Galleria C.Portici a Napoli e alla Galleria C.Stein a Torino). Nel 1974 l’ Antologica alla XIX Mostra Internazionale d’Arte di Termoli : Nel 75 partecipa alla ‘I Biennale’ presso il Museo Progressivo d'Arte Contemporanea di Livorno.

Nella seconda metà degli anni ’70  aspira a trasferirsi in campagna per un riavvicinamento alla natura. Acquista un terreno nei pressi di Nepi e fa costruire una casa-studio dall’arch.Alfio Castello (che nel 1964 aveva costruito la casa-studio a Lavinio all'amico scultore Rocco Genovese). Qui vuole realizzare un Parco-Museo di sculture nel verde per ricreare una comunità dialogante di amici-scultori da lasciare poi come patrimonio pubblico.

Anni’80 - (Presentimenti di Crisi e Transizioni)

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La morte dell'arte è sancita dalla perdita della scommessa impostata dal Bauhaus secondo la quale un futuro poteva essere ancora progettabile. Tra le aporie più radicali che affliggevano l’arte contemporanea ritiene opportuno un ripensamento sul ‘silenzio del mondo’ per interrogarne la natura inquietante. Già a fine anni'70, nella crisi dei linguaggi, dai fondi neri emergono dettagli del corpo che prospettano una ri-alfabetizzazione anatomica di una 'memoria emotiva’ ( pensate come astrazioni) che vuole uscire da una 'dissoluzione del sé'. Dal recupero figurativo di una catalogazione anatomica estraniante giunge al recupero della scultura in bronzo per una ’Rinascenza impossibile’ nel ciclo delle Exuviae dal sapore ‘postHuman’ come involucri grezzi residuali che rivelano impronte di trascorsi splendori interiori. Sono ‘opere non-opere’ che sottolineano, oltre la ‘caduta della fiducia nella tecnologia’, l’incrocio tra quello che verrà chiamato Trans-Umanesimo e problematiche ecologiche. La pressione antropica avvicina questo scorcio di Antropocene verso il collasso, tra crisi accelerate di paradigmi e pensiero  critico sul ‘post-industriale’, non poteva che esprimersi nelle transizioni espressive tramite ’frammenti d’arte’. Prende contatto con studiosi di filosofia per approfondire i temi della ricerca recente e per  collaborazioni nelle mostre (con M.Cacciari a Venezia, con A.Negri e P.Miccoli che scrivono nel catalogo di Lecce nel 1983). Come altri artisti incrementa il contatto con la sua ‘terra di origine’. Nel 1983 una serie di Exuviae entra a far parte di un progetto di donazione di 59 opere per l'istituendo Museo d’Arte Moderna e Contemporanea della città di Lecce da realizzare nel Castello Carlo V; questo progetto di Museo si avvia con la mostra antologica dove interviene G.C. Argan per la presentazione.[6] Nel 1985 partecipa alla mostra ‘L’oro nella ricerca plastica’ nella chiesa di San Domenico a Fano.

Progetti incompiuti

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Tra il 1984 e il 1985 , con la collaborazione dell'arch.A.Aportone, si avvia un progetto di armonico inserimento di un suo crocefisso nel riassetto della ‘chiesa madre’ di San Michele Salentino (di fronte a quella che era stata la casa dei genitori).

Prepara un’antologica a Brindisi (per una presentazione dell’arch. P.Portoghesi) pensando di proporre riqualificazioni dello spazio urbano. Viene contattato per progettare una fontana nel parco della Fondazione Parisi a Maccagno, sulle sponde del Lago Maggiore. Il decesso del 1987 interrompe gli impegni in corso.

Retrospettive . Testimonianze .

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1989 - Antologica presso il seminario vicino alla cattedrale di Brindisi .- E’ intitolato a Cosimo Carlucci, l’istituto scolastico situato in via De Amicis a San Michele Salentino.

1997 - Retrospettiva al Castello Carlo V di Lecce con presentazione di G.Appella - a cura di A.Aportone - (Federico Zeri manifesta interesse per la mostra e per il catalogo).

2012 – Retrospettiva al Museo civico MUST di Lecce  (previo restauro delle opere).

Al MUST di Lecce è in esposizione la donazione avviata nel 1983 per l’Istituendo Museo di Arte Moderna e Contemporanea (per raccogliere anche opere di artisti pugliesi facenti parte della collezione comunale).

-(Un’Exuvia della donazione è stata concessa al Comune di S.Michele Sal. ed è situata nella piazza Marconi. Una struttura-luce è in prestito al Museo della Scultura MUSMA di Matera) .

Opere in Musei e Collezioni .

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Sue opere sono acquisite in Musei e collezioni pubbliche nazionali ed internazionali. Tra questi : Art Center Milwaukee - Florida; Art Center Rembrandt Johannesburg ; Centro Pio Manzù Rimini; Galleria Civica d’Arte Moderna di Torino, Galleria d’Arte Moderna di Livorno, Comune di Lecce, Galleria d’arte Moderna di Roma, Stuywesant Foundation Johannnesburg; Tusmard Gallery-Londra; Università di Messina, Wadsword Athenaeum , Hartford -Connecticat.

La scultura ‘Grande Folgorazione’ alla GNAM – viene acquisita per la Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma da Palma Bucarelli che la sistema nella sala delle ricerche dell’Arte Cinetica e Programmata (con inaugurazione della Sezione di Arte Contemporanea nel 1968). Presente in varie Collezioni private in Italia e all’estero. Tra queste : Barey , Bartley, Rosemberg S., (Los Angeles), Argan, Battisti Silvino, Bernardi (Civita Castellana), Del Corso, Fagiolo M., Portoghesi P., Pace A., Isola G.(Roma),D’Angelo C. (Ascoli Piceno), Argentieri T. , Torroni A. (San Michele Sal.), Bauer, Offerhaus , Lo Bello S. (Siracusa), Smith(New York), Bradley M.R.S. (Milwaukee), Markus (Chicago), Nitikmann G.B. (Montreal), Rupert A.E. (Johannesburg).

1.^ - L’arte romana che si è sviluppata sul versante dell’Arte Cinetica e Programmata gravitava intorno alla  Galleria ‘L’Obelisco, in alternativa alla ‘Scuola di Piazza del Popolo’ che gravitava intorno alla Galleria ‘La Tartaruga’ di P.De Martiis.

 AA.VV.‘ Fondo I.Brin, G.del Corso, L’Obelisco’ , GNAM  Roma 2012 ; V.C. Caratozzolo, I.Schiaffini, C.Zambianchi,  ‘I.Brin, G.Del Corso e la Galleria  ‘L’Obelisco’, Drago,Roma 2018

2.^ -G.C.Argan ‘Progetto e Destino‘,Il Saggiatore , Milano 1965 - ( G.C.Argan, M.Fagiolo,L.Vinca Masini  ‘Parabola 66’ ,Centro Proposte , Firenze 1966 )

“..Che cosa fa Carlucci se non dimostrare che un'ipotesi giusta, verificandosi, cambia? In che cosa? Ovvio: cessando di esse­re un'ipotesi e diventando un fatto. Pone un piano X: è un'ipotesi di determinazione spaziale, ripetibile all'infinito perché lo spazio è infinito. Ma il piano X è, topologicamente, una lamina metallica: non interseca, intercetta, procede secondo una suc­cessione seriale, ma ogni nuovo piano è spostato, modificato dalle forze reali emananti dal precedente, da tutti gli altri (nel ca­so specifico le forze sono, principalmente, i riflessi luminosi); e a sua volta li modifica, finché la serie si chiude o, piuttosto, giunge al limite del salto qualitativo, dove un'altra serie necessariamente si apre su una diversa unità modulare.  L'ipotesi spa­ziale, verificandosi, diventa spazio esistenziale: con tutte le conseguenze...”.

3.^ - La definizione ‘Arte Programmata’ è coniata da U.Eco in occasione della mostra itinerante (dal 1962 al 1965) iniziata a Milano nel 1962, organizzata per Olivetti da B.Munari e G.Soavi, con catalogo curato da U. Eco per comprendere forme d’arte esistenti sotto il nome ‘Arte Cinetica’, ‘Visuale’,’Gestaltica’, ‘Neo-Concretismo’ definite secondo l’elemento tematico privilegiato. L’esperienza dell’Arte si avvicina da una parte ai modelli della scienza e dall’altra a quella delle scienze umane.

4.^- (U. Eco “Opera Aperta – Forma e indeterminazione delle poetiche contemporanee”, Bompiani , Milano 1962)

5.^- A.Olivetti , Città dell’uomo, 1959, 2015 ed. Comunità , Roma, Ivrea - Con la propria visione del mondo definiva “ l’Architettura come Forma in cui si esprime la Società in relazione al tempo e al luogo... ove la Luce risulta elemento predominante”…

6.^- Conferenza di presentazione alla Mostra di Lecce del 1983 tenuta da G.C. Argan al castello Carlo V. Lecce, il 18.12.1983. (pubblicata in: - 'R.Nigro – Carlucci Scultore , Lodo Ed.,Latiano , 1997; - 'G.C.Argan,‘ ho portato Carlucci nel mondo’ in ‘Il Corsivo’ n.42 - 5.11.1997, Lecce')

<< L'architettura ...stabilisce ... questo nesso quasi fisico tra la città, il suo ambiente naturale, la sua luce, il suo colore, il suo territorio circostante, la realtà viva dei suoi abitanti. … - vedranno che l'architettura di Carlucci (non sono... qui per fare una lezione sulla scultura di Carlucci) è … in rapporto con lo spazio di questa città...quando loro tra poco vedranno la varia tipologia e morfologia dell'architettura di Carlucci, vedranno che un  rapporto c'è.

Vedranno che… certe strutture lamellari di Carlucci realizzano dei fatti di vi­brazione luminosa e realizzano soprattutto, o suggeriscono, delle volute nello spazio, dei movimenti nello spazio che… comunque si lega­no a quel moto vibratorio che imprime all'atmosfera circostante la modella-zione così accidentata e così viva delle architetture leccesi. Qualcuna… realizza…ed esprime, questa volontà di mettere in movimento, di animare lo spazio attraverso l'animazione del fatto architettonico. Passando ad un altro momento della ricerca di Carlucci, momento del­le sue stratigrafie, della sua ricerca non solo di una struttura interna dell'im­magine, di una capacità di dilatazione, di rifrazione dell'immagine al proprio interno, come se l'immagine luminosa ricevuta si identificasse con la retina e con il cristallino dell'occhio e le desse il suo movimento. Si riflettono a qual­cuna delle emozioni che dà questa vivacissima, coloritissima, architettura lec­cese. Andando ad altri momenti, a certe scorze d'albero che improvvisamente prendono la sagoma del corpo umano, prendono il calore, la morbidezza, il te­pore del movimento di un corpo umano, si sente - anche qua c'è - l'accosta­mento ad uno spazio così poco geometrico e così interamente sensitivo come quello che esprime la vostra città.

…. se io apprezzo, ed ho sempre apprezzato la scultura di Carluc­ci e ogni volta che ho potuto ne ho dato testimonianza, non solo in Italia ma anche fuori dall'Italia, dove veramente è per me un motivo di vanto, un motivo di orgoglio l’avere aiutato i giapponesi o i canadesi a conoscere la scultura di Carlucci. E' il fatto importante di un artista che dona la sua opera ad una città.... è un esempio di moralità culturale che io ho il dovere di sottolineare con tanta maggiore energia quanto più è raro. Ricordo con pia­cere di avere partecipato ad un'altra cerimonia un po' simile a quella di oggi, a quella con cui si inaugurava il museo di Burri a Città di Castello,...che donava alla sua città proprio persuaso che l'artista lavora per la città. Compito dell'artista è quello di essere un costruttore di culture urbane ...in un mo­mento come questo, in cui la corruzione del mercato è arrivata ad incidere... sulla qualità del fatto artistico ( tanto profondamente che….. oggi l'arte non è commerciabile se non quando abbia raggiunto un grado di degradazione...). Il fatto che un artista sia cosciente di non lavorare per il mercato, ma di dover lavorare... per la città è un esempio non solo di munificenza culturale, ma di coscienza del proprio dovere e delle proprie responsabilità culturali. ... Mi auguro veramente che questo museo, che nasce con il nucleo della donazione di Carlucci, …diventi veramente quello che deve essere il mu­seo di una città che abbia un alto valore di qualità artistica come Lecce. Il luo­go dei modelli.... Il museo è, appunto, il luogo dove si conservano i prototipi, le misure, i metri fondamentali della civiltà urbana. ...Sono molto contento che il mio amico Carlucci abbia donato ad una città come Lecce i metri, le misure fondamentali per lo sviluppo della sua cultura artistica…

Riferimenti Bibliografici

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E. Battisti.F.Menna con testi di G.C.Argan,P.Portoghesi,R.Lazzari,R.Assunto – catalogo ‘Perpetuum Mobile’ – L’Obelisco, Roma 1965

A.Mendini , Casabella 309/1966

G.C.Argan, M.Fagiolo, L.Vinca Masini, ‘Parabola 66’, 1966 Roma

B.Zevi – ‘L’Architettura’ n. 3 /1967

Sanae Ando – “Cosimo Carlucci - his environment”(con M.Ceroli e L.Fontana ) in Japan Interior Design n.113 August 1968 (monografico dedicato al design e all’arte italiana)

F.Menna , la scultura progettata da Carlucci , Ed.Comunità Europea CEE, Dir.Gen.Stampa e Inf. 1969

F.Menna, Carlucci e l’EXPO 1970, AL2 n. 12, Dic. 1969, Roma

L.Malara, Expo 1970:il progresso umano nell’armonia , AL2 n.6-7-8 1970

A.Bonito Oliva ,’Oggettività inox’ Rinascita artistica n.1 1969, Roma

G.C. Argan , “L’Arte Moderna 1770/1970”, Sansoni Firenze,1970  p.681

P.Portroghesi , ‘C.Carlucci’ in ‘L’Arte Contemporanea’ Roma 1971

F. Menna e B. D’Amore, ‘De Mathematica’, L’Obelisco, Roma 1973

M.Accomanno Gardini, ‘Processo Fattivo’ testo in catalogo , Il Segno, Roma 1973

G.C. Argan , “L’Arte Moderna”, RCS Sansoni Firenze,1990 - fasc.9 p.449

AA.VV. –“ Carlucci”Ed. Salentina – Galatina 1983 – Catalogo della mostra al Castello Carlo V di Lecce

presentata da G.C. Argan  - testi di L.Galante, P.Miccoli, A.Negri , I. Petrucci Laudisa

R.Nigro -Tesi di Laurea su Carlucci - Facoltà di Magistero -Università Lecce ,1984, rel. prof.F.Negri-Arnoldi

A.Filomeno - Tesi su Carlucci all’Accademia di Belle Arti dio Lecce 1985, relatore prof.A.Miccoli

Lara Vinca Masini, “Arte Contemporanea, Linea dell’Unicità, Linea del Modello “Giunti, Firenze 1989

Lara Vinca Masini,” L’Arte del Novecento, dall’Espressionismo al Multimediale”

Giunti - Gruppo Ed. L’Espresso, Firenze-Roma 2003

R.Nigro – Carlucci Scultore , Lodo Ed., Latiano , 1997, con prefazione di F.Gorgoni.

AA.VV.-"Cosimo Carlucci, la ricerca estetica del Vuoto e della Luce" - Catalogo della mostra Castello Carlo V di Lecce - Città di Lecce 1997-

presentazione di G. Appella - cura e testi di Anselmo Aportone e Antonio Aportone -

G.Simongini,‘C.Carlucci, lo scultore della luce’, Il Tempo 20.10.1997

G.C.Argan,‘ ho portato Carlucci nel mondo’ in ‘Il Corsivo’ n.42 5.11.1997, Lecce

I..P.Laudisa, ‘Carlucci’ in ‘Il Corsivo’Lecce  n.42-5.11.1997, Lecce

G.Appella, ‘ Lo sviluppo di una concezione spaziale pura’,‘ L’Osservatore romano’ 22.2.1998

AA.VV., ‘Cosimo Carlucci – Collezione d’Arte permanente’- MUST- Lecce 2012 -

Testi di M.Afferri, L.Madaro, B.Minerva, R.Nigro.

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