Utente:Antonia Lacerenza/Sandbox

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Tuppo dei sassi[modifica | modifica wikitesto]

L’area del Tuppo dei Sassi è una parete rocciosa situata nel bosco di Lagopesole, in provincia di Potenza (Basilicata) a circa 800 metri di altezza, in un riparo sotto uno sperone di roccia, sul quale sono state rinvenute pitture parietali.

La scoperta[modifica | modifica wikitesto]

La scoperta ufficiale avvenne soltanto nel 1965 grazie al direttore del Museo archeologico provinciale di Potenza, Francesco Ranaldi da cui il sito prende oggi il nome di “Riparo Ranaldi”. È il luogo che in Basilicata meglio testimonia l’aspetto epipaleolitico e mesolitico la cui fase iniziale risale a circa 12.000 anni fa. Questo periodo è caratterizzato da grandi trasformazioni climatico-ambientali con il passaggio da un clima tendente al freddo ad un altro temperato-caldo. L’uomo abbandona l’attività economica tipica del Paleolotico basata sulla caccia ai grandi mammiferi, e si dedica prevalentemente alla raccolta di molluschi marini o terrestri, e alla caccia dei piccoli mammiferi che in questa zona erano rappresentanti dal cervo, dal cinghiale, dal capriolo, dal camoscio. Su una parete di roccia arenaria calcarea sono state ritrovate delle pitture rupestri di colore rosso rappresentanti gruppi di quadrupedi, probabilmente cervi, e figurine antropomorfe. Queste figure rosse, stese sulla roccia con le dita, rappresentano la capacità degli insediamenti umani di quest’area di concettualizzare e riprodurre in forme artistiche alcuni aspetti della vita quotidiana e del rapporto con la natura.

Le rappresentazioni[modifica | modifica wikitesto]

Sulla roccia si riconoscono due animali catturati e trattenuti al laccio, o colpiti con un’arma, da due uomini le cui forme sono delineate dalla sovrapposizione di due corpi ovali uniti da uno stretto e basso tronco. La stessa successione di figure umana e animale si ripete in alto sulla sinistra dove però si collocano a maggior distanza e non appaiono collegate fra loro. A sinistra in basso, ci sono una serie di incisioni curvilinee profonde di incerto significato seguite a breve distanza da altre desinenti a forma di V col il vertice rivolto in basso (forse corna di cervidi). La figura umana, la cui testa è accennata da un cerchio poco profondo, è tracciata con un unico solco deciso, profondo e continuo che ne determina il tronco e le gambe. Le braccia hanno il loro punto di attacco tra la testa ed il tronco. Particolare interessante che conferisce alla figura una vivacità, è la gamba destra di quattro centimetri più lunga della sinistra portata in avanti con largo divaricamento per porre in risalto lo spedito movimento del cacciatore. I cervidi (cm 18 lungh. per cm 15 alt. e cm 21 per 22 comprese le corna) occupano la parte centrale della parete. Quello di sinistra, immobile, è tracciato di profilo, corna di prospetto, alquanto lunghe, muso rettilineo; un solo tratto ben profondo va dalla parte superiore del dorso ed unisce il dorso con le estremità posteriori, una seconda linea determina l'altro corno col muso, la parte anteriore e le gambe. Infine, un altro tratto diritto delinea il ventre. Il cervide di destra ricavato intorno ad una leggera sporgenza naturale della roccia, con incisione abbastanza profonda, ha il collo e il capo proteso verso l'alto quasi a toccare il muso dell'altro cervo. In entrambi gli animali non vi è accenno agli elementi interni. In alto sulla destra vi è la figura più interessante: un grosso ente maschile alto 18 centimetri formato da tre corpi ovali sovrapposti a significare braccia gambe e testa, da interpretarsi come stregone o divinità. Non si tratterebbe di figure isolate, ma di una complessa scena d’insieme, e cioè la panoramica rappresentazione di una battuta di caccia il cui esito fortunato è assicurato dalla protezione della divinità o stregone. La deformazione delle gambe, la riduzione ed assottigliamento a linee essenziali del tronco e delle braccia hanno i caratteri propri delle raffigurazioni filiformi, vicina quindi a certe iconografie umane dell'arte pittorica della Spagna orientale nel suo periodo centrale (arcieri di Valtorta. cacciatori delle pitture di Gueva del Garroso ecc. ecc.).

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • H. Breuil, Les peintures rupestres schématiques de la peninsula Iberique, 4 voll., Lagny-sur-Marne, 1933-35.
  • A. C. Blanc, Grotta Romanelli, in "Rivista di antropologia", XXXVI, 1938/39, pp. 101 segg.
  • M. O. Acanfora, Pittura nell'età preistorica, Milano 1960.
  • P. Graziosi, Papasidero, in "Illustrated London news", Londra, ottobre 1961.
  • P. Graziosi, Levanso, Firenze, 1962.
  • F. Ranaldi, Tuppo dei sassi, in "Illustrated London news", Londra, gennaio 1966.
  • "Cronache di Potenza: settimanale di informazione e di attualità", Potenza, 29 Agosto 1974.
  • F. Ranaldi, Riparo sotto roccia con pitture preistoriche al Tuppo dei Sassi e Serra Carpino in agro di Filiano, Coop. Imago, (s.d.l.).
  • Tuppo dei Sassi, in "Illustrated London News", London 1966; rist. tip. Galasso, Avigliano 1986.
  • F. Noviello, Storiografia dell’arte pittorica popolare in Lucania e nella Basilicata, Osanna, Venosa 1985, p. 281.
  • E. Borzatti von Löwenstern, Prima campagna di scavi al Tuppo dei Sassi (Riparo Ranaldi) in Lucania, in "Rivista di scienze preistoriche", XXVI, 1971, pp. 373-392.
  • E. Borzatti von Löwestern - B. Inglis, Le pitture rupestri del Riparo F. Ranaldi (Castel Lagopesole - Potenza), in "Studi per l'ecologia del quaternario", 12 (1990), pp. 75-81.
  • A. Russo, La Preistoria, le prime tracce dell’uomo nella Basilicata, in "Consiglio regionale di Basilicata, Schede di documentazione ufficio del sistema informativo", scheda 1, pp. 1-2.

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]