Utente:Anna Lorenzini/Sandbox

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Capèla di Mòort

La Capèla di Mòort, visione complessiva dell'opera

Epicentro della frana di Piuro del 4 settembre 1618, la Capèla di Mòort (Google Maps) sorge a Borgonuovo di Piuro, sulla strada per Scilano.

Il 4 settembre 2019, in occasione dei 401 anni dall’accadimento, è stato inaugurato il restauro di quella che è sempre stata denominata “La Capèla di Mòort” in ricordo delle mille persone perite sotto la frana. Oggi l’area è stata recuperata con il rifacimento della parte

absidale e la realizzazione di una corte antistante la cappella.

Interessante l’interpretazione artistica degli accadimenti ripresa nei dipinti della cappella dall'artista Anna Lorenzini. Le persone decedute sono rappresentate dalle rose dipinte nell'intradosso della volta. Nella parte bassa della cappella, mani, arti, volti, rivolgono verso l’alto il loro sguardo, alla ricerca di coloro che hanno perso per sempre.

La Capèla di Mòort, parte bassa dell'intervento artistico https://www.annalorenzini.net/

Anna Lorenzini scrive a proposito del proprio lavoro: "Alla ricorrenza del 401esimo anniversario si commemorano i morti della frana di Piuro del 1618 con il restauro della cappella civica in località Scilano “Capèla di Mòort” e con l’opera pittorica realizzata al suo interno. L’intento di quest’ultima è quello di ricordare i caduti di tale avvenimento attraverso l’espressione pittorica, pertanto i soggetti del dipinto murale si integrano rispettosamente con l’incarico derivato da tale luogo di rievocazione e raccoglimento. L’opera è composta da tre diverse parti che si abbracciano una con l’altra, si amalgamano andando a fondersi in un unico insieme. Le tre tele, protagoniste della composizione, sono inserite nelle cornici originali seicentesche, in modo da valorizzarne la struttura preesistente e la loro funzione. Questa esaltazione è sottolineata dal colore scuro dello sfondo delle tele, in completa contrapposizione con il caldo chiarore della base muraria sulla quale sono realizzate le altre pitture. I soggetti sono uomini, donne e bambini, tutti raffigurati in un momento di contemplazione, d’introspezione spirituale. La memoria dei caduti è ancor più evocata dalla presenza degli elementi della parte muraria sottostante. Il colore grigio chiaro caldo rende un senso di unione tra la porzione bassa e il settore concavo del catino absidale. Su questa sezione inferiore sono illustrate delle mani espressive, dei volti, dei lineamenti, delle effigi che rievocano i mille caduti della frana. Nelle due estremità laterali le figure raggiungono l’altezza superiore delle aperture, per poi disporsi in modo discendente verso l’interno; il punto di congiunzione si manifesta nel centro del totale delle pareti, sotto la tela più grande. Questa connessione sarà rappresentata da delle mani, disposte in posizione di raccoglimento. Allontanandosi dal centro le figure si estendono maggiormente in altezza, andando a incorporare le tele scure. Anche in questo caso l’espressività delle pitture e le loro posture celebrano la memoria dei caduti del 1618. Il colore chiaro continua nel catino absidale che ospita una composizione floreale nell’intradosso; l’insieme si dissolve a mano a mano che i fiori scendono, fino a scomparire, prima della fine della parete concava. Le corolle sono rappresentative dell’elevazione spirituale. Dono rievocativo dedicato ai mille morti della frana, la rosa interpreta la speranza della vita eterna, ma anche la profondità del mistero del divenire, il perpetuarsi della vita umana da quella terrena verso un’altra dimensione."

Ma lei era di quel mondo dove le più belle cose,

Hanno il peggior destino,

E rosa, lei ha vissuto quel che vivono le rose

Lo spazio d’un mattino

(Francois de Malherbe)[1]

  1. ^ François de Malherbe, in Wikipedia, 19 agosto 2020. URL consultato il 29 giugno 2021.