Utente:Angelo145678/Sandbox

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Storia[modifica | modifica wikitesto] Nella maggior parte delle culture antiche e moderne, fin dagli albori della civiltà, sono esistite credenze e pratiche magiche, con caratteristiche sostanzialmente simili anche se formalmente diverse, che si possono trovare in relazione ad aspetti tipici dell'occultismo, della superstizione e della stregoneria. Alcune scene di pitture del paleolitico superiore trovate nelle caverne francesi sono state interpretate come aventi finalità magiche (ad esempio l'ottenere successo nella caccia). Nell'antichità si credeva anche che la magia si potesse relazionare alla varie fasi lunari: luna piena = magia nera, mezza luna = magia bianca.

Antico Egitto[modifica | modifica wikitesto] La società dell'Antico Egitto è fortemente intrisa di credenze occulte. Nel pantheon egizio, oltre a Uerethekau e Heka, Neter della magia, anche Iside e Thot, da cui derivò l'ermetismo, sono caratterizzati da poteri magici. Sono stati trovati molti papiri magici, scritti in greco, copto e demotico, che contengono formule ritenute capaci di prolungare la vita, fornire aiuto in questioni amorose e combattere i mali. È attestata anche la credenza nella cerimonia magica dell'apertura della bocca per mezzo della quale si riteneva possibile conferire un'anima a statuette, utilizzate come controfigure magiche dei defunti. Il cosiddetto libro dei morti degli antichi egizi (che in origine era definito: "incantesimi che narrano l'uscita dell'Anima Verso la piena Luce del Giorno"[1]), scritto su papiri, muri tombali e sarcofagi, è l'insieme di incantesimi da pronunciarsi per la «...resurrezione dello spirito e il suo ingresso nelle Regioni dell'Al di là»[2]. Per gli antichi egizi tutto è animato, per loro il mondo spirituale non impone leggi al mondo fisico, ma, per analogia, così come il volto di una persona è considerato espressione dell'anima, il mondo spirituale si esprime tramite quello fisico. La natura non è inanimata e non sottostà a "leggi", bensì l'espressione della vita passa attraverso varie fasi spirituali che, in questo mondo, vengono rappresentate dalle esperienze fisiche vissute direttamente dall'uomo. Tutto è animato e vivente, ogni fenomeno, per analogia, esprime la manifestazione di un piano spirituale nel piano fisico. L'analogia è applicata alla posizione degli astri, al simbolismo del colore, alle forme geometriche (ad esempio la figura geometrica della piramide), alle caratteristiche degli animali (zoolatria) e così via ad ogni espressione della vita. Questa civiltà, oltre cinquemila anni fa, è stata quindi crogiolo per la nascita e la codifica dell'astrologia, della teurgia e della negromanzia.

Antico Medio Oriente[modifica | modifica wikitesto] In Mesopotamia, nelle culture sumera, accadica e caldea, come anche in Persia, la terra d'origine dei Magi, si trovano numerose attestazioni di rituali di magia cerimoniale. Tutte le fonti antiche riportano esempi di pratiche magiche, come:

l'utilizzo di "parole magiche" che hanno il potere di comandare gli spiriti; l'uso di bacchette ed altri oggetti rituali; il ricorrere a un cerchio magico per difendere il mago contro gli spiriti invocati; l'utilizzo di simboli misteriosi o sigilli per invocare gli spiriti; l'uso di amuleti che rappresentano l'immagine del demone per esorcizzarlo. Comunque il più grande apporto culturale del Medio Oriente consisté nell'astrologia: l'osservazione degli astri era non solo magicamente inscindibile dal computo del tempo, ma anche strettamente legata ad ogni evento naturale.

Mondo greco-romano antico[modifica | modifica wikitesto] In Grecia fu Erodoto a coniare il termine "mago" per indicare un sacerdote di una tribù della Persia antica. Dal IV secolo a.C. il vocabolo mageia cominciò ad essere utilizzato per indicare un insieme di dottrine nate dalla commistione di tradizioni arcaiche e le pratiche rituali ereditate dai Persiani. Fu comunque nella koinè culturale ellenistica che ebbe luogo quella fusione dei riti magici con elementi astrologici e alchimistici, che sarà alla base di tutta la speculazione magica dei secoli successivi.

Nella tarda antichità troviamo numerose testimonianze riguardo a rituali di teurgia la cui provenienza è spesso attribuita, dagli stessi teurghi, all'antico Egitto. Verso il III - IV secolo della nostra era compaiono anche trattazioni filosofiche a favore di tale pratica, in particolare per opera del filosofo neoplatonico Giamblico.

Nella letteratura latina si trovano numerose testimonianze relative a tutta una serie di attività occulte. Esperimenti di negromanzia, uccisioni a distanza, animali parlanti, statue che camminano, filtri d'amore, metamorfosi, divinazioni, talismani che curano le malattie, sono solamente alcuni degli oggetti e dei rituali magici adoperati dai maghi che compaiono nelle opere di Orazio, Porfirio, Plinio il Vecchio e Virgilio. Nel panorama letterario di magia latina un posto di prim'ordine spetta a Le metamorfosi (anche conosciuto come L'asino d'oro) di Apuleio. L'opera, l'unico romanzo della letteratura latina pervenutoci intero, si compone di undici libri, nei quali viene narrata la storia di Lucio, un giovane trasformato per magia in asino, che, dopo varie peripezie, ritorna uomo per intercessione della dea Iside. Da ricordare che lo stesso Apuleio fu processato sotto la falsa accusa di aver costretto con la magia una ricca vedova a sposarlo per impadronirsi della dote, mentre in realtà l'aveva fatto per fare un favore al figlio di lei, amico suo, che morì, spingendo i parenti a credere che il suo fosse un elaborato piano per rubargli l'eredità. Tuttavia riuscì a scagionarsi dall'accusa presentando il testamento della vedova, in cui la donna (dietro consiglio dello stesso Apuleio) lasciava tutto al figlio piccolo.

Del resto, nel diritto romano le leggi antiche prevedevano pene severe per quanti utilizzavano mezzi magici per conseguire scopi criminali.

Medioevo[modifica | modifica wikitesto] Nonostante la polemica antimagica di alcuni scrittori cristiani, come Origene, Sant'Agostino e Tommaso d'Aquino, e l'ostilità della Chiesa nei riguardi delle arti occulte, il substrato culturale della magia medievale ebbe una certa rilevanza. Persino il mondo religioso germanico fu prodigo di divinità intrise di doti magiche, come Thor e Odino; anzi lo scopo della magia era quello di liberare le forze occulte possedute dalle potenze superiori.

La produzione letteraria di carattere magico, soprattutto in età umanistica, fu molto ricca, grazie anche alla mediazione di scrittori arabi. Alcune opere astrologiche, come il Tetrabiblos di Claudio Tolomeo, l'Introductiorum di Albumasar, il Liber Vaccae (o Libro degli esperimenti) ed il famoso Picatrix, ebbero una enorme influenza sulla speculazione magica dell'età rinascimentale.

Tuttavia alcuni autori, come Isidoro da Siviglia e più tardi Ugo da San Vittore, accomunano la magia all'idolatria, in quanto scienza conferita dai demoni. È nel XIII secolo con Guglielmo d'Alvernia e Alberto Magno, che s'iniziò a porre l'accento sulla categoria della magia naturale, che tanta fortuna ebbe nei secoli immediatamente successivi. Sempre nel XIII secolo, tornò in auge anche l'astrologia, con autori allora famosissimi come il forlivese Guido Bonatti, la cui influenza sarà notevole ancora nel XVI secolo.

Dal XV al XVIII secolo[modifica | modifica wikitesto] « Troverete persino gente che scrive del XVI secolo come se la Magia fosse una sopravvivenza medioevale, e la scienza la novità venuta a spazzarla via. Coloro che hanno studiato l'epoca sono più informati. Si praticava pochissima magia nel Medioevo: XVI e XVII secolo rappresentano l'apice della magia. La seria pratica magica e la seria pratica scientifica sono gemelle. » (C.S. Lewis, L'abolizione dell'uomo, in «L'Umana avventura», n. 6, Jaca Book, aprile 1979, pag. 44, trad. di F. Marano)

Illustrazione dal Cantus Circaeus di Giordano Bruno. Il periodo che va dal XV agl'inizi del XVII secolo segna la grande rinascita della magia, in sostanziale parallelismo, come fa notare anche C. S. Lewis, con il crescere degli interessi scientifici. L'inizio di questa rivoluzione magica può essere considerata l'opera di traduzione che alcuni umanisti, il più importante dei quali fu Marsilio Ficino, fecero delle quattordici opere che formavano il cosiddetto Corpus Hermeticum, degli "Oracoli Caldaici" e degli "Inni Orfici". Queste opere, attribuite dagli studiosi rinascimentali rispettivamente ad Ermes Trismegisto, Zoroastro ed Orfeo, erano in realtà raccolte di testi nate in età imperiale romana, che combinavano elementi neoplatonici, concetti ricavati dal Cristianesimo, dottrine magico-teurgiche e forme di gnosi mistico-magica. Nel Rinascimento sul substrato colto di dottrine neoplatoniche, neopitagoriche ed ermetiche si incardinò la riflessione speculativa magico-astrologica-alchemica, arricchita da idee derivanti dalla Cabala ebraica, come testimoniano emblematicamente le figure di Pico della Mirandola e Giordano Bruno. Il compendio forse più interessante per la magia rinascimentale è il De occulta philosophia di Cornelio Agrippa von Nettesheim. In questa opera il medico, astrologo, filosofo e alchimista tedesco definisce la magia "la scienza più perfetta", e la divide in tre tipi: naturale, celeste e cerimoniale, dove i primi due rappresentano la magia bianca, ed il terzo quella nera o necromantica. Queste argomentazioni saranno riprese più tardi nel Magia naturalis sive de miraculis rerum naturalium del napoletano Giovanni Battista Della Porta, il quale vede nella magia naturale il culmine della filosofia naturale, e nel Del senso delle cose e della magia di Tommaso Campanella. Altra importante figura nel contesto magico-alchemico rinascimentale è quella di Paracelso, la cui iatrochimica risente della simbiosi tra magia naturale e scienza sperimentale, tipica del XVI secolo.

Proprio mentre la tradizione magica è al suo culmine, nel XVII secolo s'iniziano a vedere le avvisaglie della polemica contro la cultura magico-alchimistica, che caratterizzerà maggiormente il Secolo dei Lumi. Il precursore della condanna delle varie dottrine magiche in nome del sapere scientifico è da considerarsi Francesco Bacone. A partire da questo momento la magia inizierà un lento declino, favorito da pensatori come Cartesio e Hobbes e dallo sviluppo delle correnti filosofiche del meccanicismo, del razionalismo e dell'empirismo. Nel XVIII secolo, con l'avvento dell'Illuminismo, la magia, definitivamente sconfitta nell'ambito della cultura dominante, venne relegata in una specie di limbo, nel quale tuttavia riuscì in qualche modo a sopravvivere.

Exquisite-kfind.png Lo stesso argomento in dettaglio: Magia cerimoniale. XIX secolo[modifica | modifica wikitesto] La seconda metà del XIX secolo è caratterizzata da un rinnovato interesse nei confronti dell'occultismo e dell'esoterismo magico. La figura che meglio incarna il revival delle scienze occulte nel XIX secolo è il mago Eliphas Lévi, nato Alphonse Louis Constant, la cui ricca produzione letteraria influenzò grandemente la speculazione occultista del secolo successivo. L'ultimo scorcio del secolo vide anche il sorgere di numerose organizzazioni e società segrete nelle quali la magia aveva un ruolo significativo, come l' Ordre Kabbalistique de la Rose+Croix fondato in Francia da Stanislas De Guaita, l' Hermetic Order of the Golden Dawn, fondato in Inghilterra da Samuel Liddell MacGregor Mathers, l' Ordo Templi Orientis, fondato in Germania da Franz Hartmann. Anche nella Società Teosofica, fondata negli Stati Uniti d'America da Helena Petrovna Blavatsky, esistono alcuni elementi che rimandano a una concezione magica dell'esistenza e dei rapporti con i mondi ultraterreni.

Età contemporanea[modifica | modifica wikitesto] Il panorama della magia dei nostri giorni è molto variegato e di difficile analisi sistematica, soprattutto a causa del coacervo sincretistico che caratterizza la maggior parte delle odierne dottrine magiche, esoteriche e occultistiche. In genere il substrato comune è costituito da alcune teorie che si riallacciano alle tradizioni neoplatoniche, gnostiche, ermetiche, cabalistiche, astrologiche, alchimistiche e mitologiche antiche. Su queste e sul pensiero dei moderni occultisti, da Madame Blavatsky a Gérard Encausse, da Samuel Liddell MacGregor Mathers ad Aleister Crowley, da G. I. Gurdjieff a Gerald Gardner, a Dion Fortune, a Eusapia Palladino, a Gustavo Rol sono nate tutta una serie di associazioni e gruppi esoterici, più o meno influenzati dalle nuove correnti della New Age, della Wicca, della Stregoneria Tradizionale e del Neopaganesimo. In Italia uno degli ultimi celebri rappresentanti e divulgatori della teoria e della prassi magica fu Giuliano Kremmerz.

Caratteristiche[modifica | modifica wikitesto] Con il termine magia molto spesso si tende a indicare tutto ciò che non è scientificamente spiegabile. Dalla maggior parte delle persone però la magia viene vista come una cosa distinta e separata dalla scienza quindi tende ad attribuirvi tutti i fenomeni di cui non riesce a capacitarsi. Una distinzione che viene generalmente fatta è quella tra magia bianca e magia nera, a seconda che i fini dell'operatore siano benefici o malvagi, e se nella sua pratica possono essere coinvolte delle entità positive (angeli, divinità, spiriti degli antenati, animali totemici) o negative (demoni); questa distinzione non viene però accettata da tutti, infatti alcuni operatori considerano la magia neutra in sé stessa, da questi infatti essa viene considerata come il fuoco, che, a seconda di come viene usato, può risultare molto utile e benefico, oppure altamente distruttivo. Esiste inoltre un insieme di nozioni e pratiche facenti capo ad una categoria intermedia denominata magia rossa che non può essere definita ne buona né cattiva, ma indirizzata ad ottenere uno scopo personale, il più delle volte a carattere sentimentale.

La scienza magica agisce in genere attraverso simboli, siano essi parole, pensieri, figure, gesti, danza o suoni, e strumenti vari. Solitamente viene però sottolineato che lo strumento primario della magia è la mente dell'operatore e tutto il resto gli serve per focalizzare meglio il suo intento.[senza fonte]

Solitamente i riti magici utilizzano una combinazione tra le diverse tecniche. Nei casi in cui il mago, durante una pratica rituale, ricorre all'intervento di un'entità soprannaturale, a seconda dell'entità in questione si entra nei campi della negromanzia, dello spiritismo e della demonologia, mentre l'arte di evocare o invocare potenze sovrumane benefiche (angeli, divinità, spiriti elementali ecc.) è più propriamente chiamata teurgia.

Tecniche[modifica | modifica wikitesto] Le tecniche magiche possono essere raggruppate convenzionalmente in cinque categorie:

La cosiddetta magia simpatica o d'incanalamento, in cui l'effetto magico è perseguito tramite l'utilizzo d'immagini od oggetti che possono essere usati, ad esempio come rappresentazione simbolica della persona cui si vuole fare del bene o si vuole nuocere, oppure per rappresentare lo scopo che ci si prefigge (ad esempio con l'uso di amuleti e talismani). La magia da contatto, caratterizzata dalla preparazione di pozioni e filtri magici, sacchettini da indossare, talismani o amuleti da portare con sé, creati utilizzando oggetti ed ingredienti più o meno naturali. La terza forma di pratica magica è l'incantesimo, che agisce tramite parole (un esempio tipico è abracadabra) o altre formule magiche. La quarta categoria è quella della divinazione, utilizzata per ricevere informazioni attraverso varie arti mantiche (come l'astrologia, la cartomanzia, la chiromanzia) oppure attraverso dei talenti propri dell'operatore (come ad esempio attraverso i presagi, o nella preveggenza e nella medianicità). La quinta categoria è quella di similitudine: il simile produce il simile, un esempio può essere quello rappresentato da alcuni popoli primitivi, i quali, prima di andare a cacciare, imitavano i movimenti, i versi ed i comportamenti in genere dell'animale che desideravano catturare. Interpretazioni[modifica | modifica wikitesto] La magia, in quanto fenomeno ubiquitario che ha accompagnato la civiltà umana dagli albori, è stata ed è oggetto di studio da parte delle scienze sociali, prime fra tutte l'antropologia culturale, l'etnologia e la psicologia. Le tematiche affrontate nello studio della magia solitamente riguardano la sua relazione con la scienza e la religione, la sua funzione sociali e la natura del suo pensiero.

Evoluzionismo[modifica | modifica wikitesto] Nel 1871 Edward Tylor nella Cultura dei primitivi arrivò alla conclusione che la magia fosse una «scienza sbagliata» in quanto non in grado di distinguere i rapporti causa-effetto da quelli propriamente temporali. Vicino alla posizione tyloriana fu James George Frazer, il quale, nel Ramo d'oro, pur considerando la magia un primo stadio nello sviluppo della civiltà, ebbe il merito di fornire una prima classificazione della magia. Egli distinse i processi magici in simpatetici/imitativi, basati sulla credenza che il simile agisca sul simile (es. travestirsi da animale per augurarne la caccia) e contigui/contagiosi, basati sulla credenza che le cose che sono state in contatto possono continuare a interagire anche se distanti (es. ciocche di capelli, oggetti appartenenti alla persona su cui gettare il malocchio).

Scuola sociologica francese[modifica | modifica wikitesto] L'etnologo francese Lucien Lévy-Bruhl considerò le culture cosiddette primitive come guidate esclusivamente da una visione magico-mistica del mondo, quindi prescientifica, nella quale ogni cosa si può trasformare in qualsiasi momento in un'altra. Agl'inizi del XX secolo Henri Hubert e Marcel Mauss pubblicarono Teoria generale della magia. In quest'opera i due etnologi francesi assunsero un orientamento più sociologico rispetto al passato, rivolgendo la loro attenzione non tanto alla struttura dei riti magici, quanto al contesto sociale nel quale essi si svolgono. Hubert e Mauss studiarono anche i rapporti della magia con la scienza e la religione, giungendo alla conclusione che queste posseggono delle analogie con la magia in quanto hanno terreni comuni di intervento: la natura (scienza e magia) e il sacro (religione e magia). Anche Émile Durkheim intervenne nella discussione dei rapporti tra magia e religione. Nel suo Le forme elementari della religione afferma che la magia essendo per sua natura una pratica privata e quasi segreta, non può essere paragonata alla religione, che è un fenomeno sociale e prettamente collettivo. L'attenzione degli studi antropologici sul fenomeno magico si è basata fondamentalmente su due costanti interagenti e soggiacenti il rituale magico ed interagenti: sistema di simboli e comunicazione sociale. Un notevole contributo in questa direzione è venuto da Claude Lévi-Strauss. In Antropologia strutturale lo studioso dedica un saggio dal titolo Lo stregone e la sua magia all'universo simbolico della magia. La funzione semantica del concetto magico è alla base dell'esempio riportato da Levi-Strauss sulla base di un racconto di Franz Boas. I casi di guarigione magica per opera dello sciamano Quesalid dimostrano, secondo l'antropologo francese, che ogni atto magico presuppone l'esistenza di un rituale basato su segni, che abbiano un significato per la collettività che partecipa all'esperimento magico e ne condivide la speranza di riuscita.

Scuola inglese[modifica | modifica wikitesto] All'antropologo inglese Alfred Reginald Radcliffe-Brown si deve la prima disamina seria del concetto di mana, utilizzato per la prima volta dall'etnologo R. Codrington. Questa forza non individualizzata insita in tutte le cose permea l'atto magico (il rituale), chi lo compie (lo sciamano), quanti vi assistono (la società) e l'ambiente in cui viene svolta l'azione (la natura). L'accento posto dal Brown sul valore rituale e sociale della magia, contrapposto al presupposto legame magia-scienza condizionò la successiva discussione sull'argomento. Un'altra opera che ebbe una considerevole risonanza fu Stregoneria, oracoli e magia tra gli Azande, scritta nel 1937 da Edgar E. Evans-Pritchard. La ricerca da lui effettuata nel Sudan sud-occidentale lo portò a conclusioni vicine a quelle del Radcliffe-Brown. Anche l'Evans-Pritchard teorizzò la centralità del contesto sociale nel quale la magia si esplica e l'assenza di un legame tra scienza e magia, in quanto l'obiettivo finale del rituale magico non consisterebbe nel modificare la natura, ma nel contrastare i poteri di streghe o maghi.

Funzionalismo[modifica | modifica wikitesto] Un contributo fondamentale alla interpretazione della magia dal punto di vista antropologico lo diede Bronisław Malinowski. Nel suo Magia, scienza, religione, lo studioso polacco nega qualsiasi contatto della magia con la pratica empirica, che vede come entità separate. Famoso l'esempio della canoa, durante la costruzione della quale l'artefice non ha bisogno della magia per l'esecuzione tecnica del natante, che reggerebbe il mare comunque, ma il rituale magico interviene durante il lavoro come sussidio rassicurante. L'atto magico sarebbe quindi l'espressione simbolica di un desiderio, completamente slegato dal rapporto causa-effetto, che è comunque tenuto ben presente. Sulla scia di Malinowski, gli antropologi successivi hanno sottolineato che il ricorso alla magia si ha solitamente in presenza di fenomeni inesplicabili, davanti ai quali le pratiche empiriche sono considerate impotenti.

La Magia secondo De Martino[modifica | modifica wikitesto] Una posizione interessante e diversa rispetto a quella del funzionalismo è quella dell'antropologo Ernesto de Martino, il quale sosteneva che l'universo magico facesse da mediatore con la concezione dell'aldilà e con la paura delle persone di perdere la presenza.

Nei suoi studi nel Mezzogiorno d'Italia nel 1948 egli rivelò come, davanti ad una grave crisi, come la morte di una persona cara, la magia, assieme ad una buona pianificazione sociale, consentisse di incanalare il dolore per riscattarsi dagli istinti animali.

Psicologia[modifica | modifica wikitesto] La natura della magia è stata studiata anche dal punto di vista psicologico. Basandosi sulle teorie evoluzioniste del Frazer, studiosi come Wilhelm Wundt, Gerardus van der Leeuw e soprattutto Sigmund Freud accostarono il pensiero magico dell'uomo primitivo a quello del bambino, il quale ritiene che la realtà sia influenzabile secondo i suoi pensieri ed i suoi desideri. Più recentemente anche Ernesto De Martino ne Il mondo magico pone l'accento su alcuni fenomeni tipici di pratiche sciamaniche, quali la spersonalizzazione e lo scatenamento di impulsi incontrollabili.

Il rapporto con la religione[modifica | modifica wikitesto] Secondo alcuni anche la Magia si può in un certo senso considerare religione. La magia è concettualmente diversa dalla religione? Nella magia l'uomo cerca di far sì che la divinità faccia ciò che l'uomo vuole, o è nella religione, che di solito l'uomo cerca di fare ciò che la divinità vuole?

Probabilmente entrambe si pongono di fronte al mistero della creazione e della esistenza di uno o più esseri divini o creatori ma essendo spesso confusa la parola magia con setta occulta, viene considerata spesso solo nell'accezione negativa, cioè quella in cui si cerca di risolvere problemi terreni (denaro, amore, successo) con una pozione o formula ed essere felici senza sforzi, come per magia. «La magia riguarda la sfera pratica dell'agire, conscio o inconscio che sia» si sente dire come non ci fosse nulla di spirituale, solo formule ripetute a memoria, ma al contrario molti si avvicinano alla magia spinti dal desiderio di capire, di conoscere, ciò che ci è oscuro e occulto, spinti dalla curiosità. A seconda dell'uso che se ne fa, viene distinta in magia bianca, magia rossa o magia nera. L'unione tra magia e religione è rappresentata dalla medianità, ossia da una forma di esoterismo che esula dai comuni maghi e stregoni e si propone, attraverso l'azione di un Medium e l'evocazione di entità superiori di sommo livello, d'intervenire unicamente in magia positiva per recare beneficio ad un individuo. Chi opera per il flusso regolare della natura e per districare le situazioni riguardanti le persone attua magia bianca (alcuni esempi riguardano togliere negatività e malefici quali fatture e malocchio, oppure propiziare la fortuna, gli affari e la riuscita personale) o magia rossa (in caso di legamenti d'amore e ritorni d'amore, legature e fatture d'amore e rituali d'amore per risolvere questioni sentimentali). Chi, al contrario, tende a dividere, creare conflitti, imporre il proprio volere ad altri, in maniera palese oppure occulta, e perciò tende a distorcere il normale corso degli eventi, attua magia nera.

Monoteismo[modifica | modifica wikitesto] Ufficialmente, Ebraismo, Cristianesimo e Islamismo considerano la magia una cosa proibita (stregoneria) ed hanno spesso perseguitato i presunti praticanti secondo diversi gradi di punizione. Altre tendenze nel pensiero monoteiste hanno respinto tutte le tendenze come l'inganno e l'illusione, ritenendoli niente di più che espedienti disonesti. Alcuni ritengono che la recente popolarità del Vangelo della prosperità costituisca un ritorno al pensiero magico all'interno del Cristianesimo. Si noti inoltre che il Cristianesimo gnostico ha una forte corrente mistica, ma evita la pratica della magia e si concentra maggiormente sulla teurgia, ovvero l'aspetto più alto e nobile della stessa.[non chiaro]

Cristianesimo[modifica | modifica wikitesto] La Bibbia si esprime più volte in termini perentori contro il ricorso a pratiche magiche:

«Non lascerai vivere colui che pratica la magia» Esodo, 22,17 «Samuele era morto e tutto Israele aveva fatto il lamento su di lui; poi l'avevano seppellito in Rama sua città. Saul aveva bandito dal paese i negromanti e gl'indovini», I Libro di Samuele, 28, 3 «In quel giorno – dice il Signore – distruggerò […] Ti strapperò di mano i sortilegi e non avrai più indovini. Distruggerò […]», Michea, 5, 9 – 14 «Molti di quelli che avevano abbracciato la fede venivano a confessare in pubblico le loro pratiche magiche e un numero considerevole di persone che avevano esercitato le arti magiche portavano i propri libri e li bruciavano davanti a tutti. Ne fu calcolato il valore complessivo e trovarono che era di cinquantamila dramme d'argento», Atti degli Apostoli, 19, 18-19[3] La magia era quindi inaccettabile per la Chiesa cattolica e fin dagli inizi erano ammesse solo pratiche di devozione, come l'utilizzo di reliquie o acqua benedetta, in opposizione alla "blasfema" negromanzia (nigromantia), che coinvolgono l'invocazione dei demoni (goetia).

L'attuale Catechismo della Chiesa cattolica tratta della divinazione e della magia nella parte terza, sezione seconda.[4]

Benché sia prevista la possibilità dell'ispirazione della divina profezia, in esso si rifiutano "tutte le forme di divinazione". Nella sezione "pratiche di magia e stregoneria" le pratiche "di dominare i poteri occulti" al fine di "avere un potere soprannaturale sugli altri" sono denunciate come "gravemente contrarie alle virtù della religione".

Islam[modifica | modifica wikitesto] Nel mondo islamico Essa è considerata tuttavia come una "tecnica", rispondente a precise leggi, agenti per preciso disposto divino. Si condanna tuttavia la "magia nera" o saḥr shayṭānī (magia diabolica).

Premessa

Quando si parla di storia della magia, tracciare una linea netta, un chiaro percorso storico, è un'impresa veramente complicata, considerando anche le tante sfumature di significato che il termine "magia" ha acquisito durante i secoli.

Il compito più difficile è risalire alle origini di un'arte così antica. Bisogna ammettere che, nella storia della magia, il primo capitolo è fatto per lo più di supposizioni e spesso la storia é stata reinventata per riempire alcune lacune considerevoli. Nel senso più ampio del termine possiamo dire però che la magia è sempre esistita al mondo. Essa fu il tentativo più primitivo dell'uomo di determinare rapporti causali.L'uomo era convinto che fosse la magia della terra a far sorgere e tramontare il sole, a far mutare le stagioni, a portare carestia e abbondanza e nello stesso modo la magia veniva invocata per far piovere, per propiziare una buona caccia o un buon raccolto, divenendo una "pseuo-scienza" con la quale poter controllare le forze occulte della natura e sottoporle al proprio potere per sfruttarne la potenza.


Antiche tribù e primi "trucchi"

Nelle civiltà primitive la magia veniva praticata in tutte le tribù e sciamani, stregoni, guaritori, sacerdoti erano considerati veri e propri maghi capaci di sottomettere le forze degli spiriti a beneficio o maleficio (da qui l'origine di magia bianca e magia nera) di persone e animali. Coloro che abitavano le tribù si affidavano completamente a questi maghi che davano prova dei loro poteri guarendo le malattie, prevedendo le sfortune, ingraziandosi il favore degli spiriti e usando, quando necessario, anche veri e propri trucchi di manipolazione. Gli antropologi, infatti, hanno scoperto che gli artefici di queste magie conoscevano molto bene anche l'arte della prestidigitazione e che la sfruttavano a loro vantaggio per provare la propria superiorità alla gente del popolo specialmente quando dovevano giustificare il fallimento di qualche loro incantesimo.

In "The Golden Bough" (Il ramo d'oro) J. G. Frazer riporta diversi esempi di questo genere di trucchi usati durante rituali di guarigione e cerimonie religiose; molti di questi hanno ispirato effetti magici tutt'ora eseguiti.In alcuni riti di guarigione lo sciamano estraeva a mani nude dalla pancia del malato una particolare pietra o sostanza fibrosa che veniva considerata la causa del male del paziente che era così guarito senza riportare segni sul corpo (usando tecniche molto probabilmente non differenti da quelle usate tutt'oggi dai guaritori filippini).Per dimostrare il loro potere, gli sciamani siinfilavano poi lunghi bastoni in gola, o si tagliavano con spade e coltelli senza sanguinare usando per questo tecniche di manipolazione e forse anche aiutandosi con armi truccate, costruite da loro stessi. Dimostravano la loro forza anche giocando col fuoco e maneggiando pezzi di carbone rovente senza bruciarsi.


Prime testimonianze (Dedi e i Bussolotti)

La prima testimonianza attendibile di una vera e propria esibizione magica, con l'unico scopo quindi di stupire ai fini dell'intrattenimento, risale all'antico Egitto.Nel 1823 fu riportato alla luce il papiro di Westcar datato intorno al 1700 A.C. nel quale erano descritte diverse esibizioni di maghi e giocolieri risalenti al 2600 A.C., nel periodo in cui l'imperatore Cheope faceva costruire la piramide di Giza. L'esibizione più sorprendente che viene descritta è quella eseguita dal mago Dedi che fu invitato alla corte di Cheope e realizzò un trucco di decapitazione. Dopo essersi rifiutato di compiere il gioco con uno schiavo offertogli dall'imperatore prese un'oca e la decapitò lasciando la testa e il corpo ben distanti tra loro; incredibilmente le due parti continuarono a muoversi e in fine Dedi le riunì riportando l'oca nelle sue originarie condizioni. Alla richiesta del re Cheope, Dedi ripeté il trucco anche con un pellicano e un bue. Comunque sia nel papiro non c'è alcuna traccia del metodo che possa essere stato usato per compiere questa illusione e oggi possiamo fare solo delle supposizioni: Dedi avrebbe potuto conoscere l'ipnosi sugli animali, usare la manipolazione e soprattutto potrebbe aver sfruttato l'ignoranza e la superstizione del suo pubblico come spesso è avvenuto in tutto il passato.

È sempre nell'antico Egitto che ritroviamo le primissime testimonianze del "gioco dei bussolotti" il primo trucco e non illusione di cui si abbia traccia. In una pittura murale risalente al 2500 A. C. all'interno della tomba di Beni Hassan sono raffigurati due uomini inginocchiati intenti ad eseguire il trucco dei bussolotti con 4 contenitori simili a delle ciotole (vedi foto a inizio pagina). È incredibile come questo gioco così antico sia sopravvissuto nella storia rimanendo sempre parte del repertorio del mago, trovando particolare fortuna in alcuni periodi come il Medioevo durante il quale veniva praticato in tutte le piazze, feste e mercati, e sia tutt'ora eseguito dalla maggior parte dei prestigiatori moderni. Sviluppatosi in tutte le parti del mondo, dall'Oriente all'Occidente, in tempi in cui è difficile pensare ci fossero diretti contatti tra queste distanti culture, il gioco dei bussolotti ha messo in difficoltà molti antropologi alla ricerca delle sue origini fino a portarli a pensare che in più paesi sia sorta come invenzione indipendente.

La trama del gioco è simile in tutte le versioni che sono state create: delle palline (o piccoli oggetti) scompaiono e appaiono sotto piccoli contenitori (solitamente ciotole, tazze o bicchieri di legno o metallo), sembrano poi passare invisibilmente da un contenitore all'altro, a volte sembrano attraversarlo, poi scompaiono ancora e per il gran finale sotto i contenitori appaiono delle palline molto più grandi o oggetti di varia natura o ancora piccoli animali a seconda delle versioni. Tra i prestigiatori cinesi per esempio la versione più diffusa prevedeva l'uso di tazze da the (quelle cinesi senza manico) da sotto le quali apparivano palline e ciliege. In Giappone era più diffuso l'utilizzo di piattini leggermente fondi e palline di seta e usavano una bambolina di pezza per la produzione finale. I maghi turchi usavano bicchieri di legno, palline di sughero e un cubo decorato da far apparire in chiusura. I prestigiatori indiani avevano invece dei contenitori in legno con una manopola esterna per poterli afferrare tra due dita, delle palline di cotone ricoperte da stoffa e si esibivano solitamente a terra inginocchiati su un tappeto. I bussolotti più diffusi in Europa erano invece dei bicchieri di rame ottone che potevano essere impilati uno dentro l'altro, gli europei li usavano per coprire delle palline solitamente fatte in sughero e per produrre nel finale grandi palle, uova, o topolini e altri piccoli animali che potevano essere contenuti dal bussolotto. Molto simili i bussolotti egiziani che avevano però delle decorazioni incise e che venivano usati per nascondere palline e far apparire numerosi pulcini.

Dal gioco dei bussolotti deriva anche il cosiddetto gioco delle campanelle (The Three Shall Game) nel quale l'esecutore copre una pallina con una delle campanelle (gusci di noci o altri contenitori) e dopo alcuni spostamenti delle campanelle invita a scommettere sotto quale si trovi la pallina. È l'antesignano del gioco delle tre carte ed era nel passato la versione dei bussolotti diffusa tra le popolazioni zingare che usavano tre gusci di noce o tre ditali e un piccolo pisello.

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Magia e religione

Come ho già detto la magia fu il tentativo più primitivo di determinare rapporti causali e dominare le forze della natura. In questi termini si può capire anche quanto sia difficile fare una netta distinzione tra Magia e Religione. Poiché infatti pratiche dirette a promuovere effetti nella natura si riflettono anche nel campo religioso, J. G. Frazer si pose il problema di differenziare magia e religione; secondo la soluzione da lui prospettata queste risponderebbero a due forme mentali opposte in quanto per la religione il mondo sarebbe retto da esseri personali soprannaturali, cui ci si rivolge con preghiere e sacrifici, mentre la magia presupporrebbe un sistema di forze impersonali su cui sarebbe possibile agire in modo coercitivo; sempre secondo Frezer la religione sarebbe storicamente posteriore alla magia, in quanto sorta dalla delusione umana provocata dai fallimenti continui delle operazioni magiche. Secondo E. S. Hartland invece magia e religione si fonderebbero sulla stessa esperienza e si distinguerebbero solo secondariamente, in quanto nella religione prevale un atteggiamento passivo di fronte a una forza soprannaturale impersonale, o anche "mana" (il sacerdote ne è posseduto in misura eccezionale), mentre nella magia prevale un atteggiamento positivo (il mago, lo stregone, il medicine-man, posseggono e accumulano in loro enorme quantità di "mana"); la loro comune radice si evidenzierebbe anche nella presenza di elementi magici che si può notare in tutte le religioni e la preghiera non sempre si distingue dall'incantesimo o il sacrificio dall'operazione magica coercitiva.

Ripercorrendo la storia delle religioni si può notare quanto sia effettivamente piena di eventi magici alcuni dei quali hanno anche ispirato numeri ancora in uso nella magia moderna. Il trucco del bastone che si trasforma in serpente (molto diffuso nella magia indiana) ha le sue origini nell'Antico Testamento che descrive alcuni maghi mettere alla prova i poteri di Aronne e Mosè: durante la sfida tutti gettarono i loro bastoni a terra e questi si trasformarono i serpenti finché quello di Mosè mise fine alla disputa mangiando tutti gli altri serpenti. Anche durante tutto il Cristianesimo la magia ebbe una grande importanza: i magi seguirono il segno astrologico seguendo la luce di una stella per arrivare da Gesù. La stessa vita di Gesù è intrisa di eventi magici, anche alcuni di questi entrati in parte nel repertorio dei prestigiatori, come il numero dell'acqua che si trasforma in vino, mentre altri, come la resurrezione di Lazzaro, hanno molte relazioni con riti trovati nelle culture tribali. È anche chiaro che Gesù durante il primo Cristianesimo veniva visto da molti come un mago. Su un sarcofago della cappella di S. Callisto Gesù è raffigurato mentre compie il miracolo dei pani e dei pesci con una bacchetta in mano simbolo della magia.

Anche alcune tra le più famose parole magiche, come "abra cadabra", sembrano provenire da antichi riti religiosi, mentre la parola "magia" deriva probabilmente dalle parole persiane "mugh" (adoratori del fuoco) e "maghdim" (filosofia e saggezza) e dalla parola babilonese "mag" riferita ai preti e dalla quale deriva la società dei Magi. I Magi erano una delle numerose società sviluppatesi durante la prima civilizzazione egizia e babilonese formate da gruppi di preti e saggi che oltre a invocare il potere degli dei erano studiosi di astrologia e di altre scienze occulte e probabilmente fautori di scoperte astronomiche e matematiche allora sconosciute agli uomini comuni. Sfruttando le loro conoscenze erano in grado di esibire fenomeni portentosi ed erano per questo visti come degli esseri superiori. Questa semi-mistica e semi-scientifica società durò diversi secoli e probabilmente influenzò lo sviluppo della religione e della filosofia nell'antica Grecia.

Il matematico e filosofo greco Pitagora (circa VI sec. A.C.) era comunemente considerato un mago così come molti preti e studiosi di quel periodo che erano a conoscenza di alcune ignote regole della fisica che venivano considerate come magia.Ne ll'antica Grecia la magia, oltre ad essere molto praticata, veniva anche sfruttata nell'edificazione di molti santuari e templi che erano costruiti con dei trucchi che permettessero magici effetti. Ci sono diversi libri (tra i quali un trattato scritto intorno al 62 A.C. dal filosofo e matematico Erone) con illustrazioni meccaniche degli aeriformi e dei liquidi; ad esempio quando il sacerdote apriva le porte del tempio, speciali mantici premuti contro il pavimento facevano sprigionare lingue di fuoco attorno all'altare. Oppure le famose statue parlanti che pronunciavano oracoli ai fedeli nel tempio grazie a condotti disposti lungo i corridoi. Certamente rigorose regole tra i sacerdoti dovevano impedire la diffusione di questi segreti.

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Antica Grecia e antica Roma

Nell'antica Grecia la magia ebbe larga diffusione, probabilmente (come già citato) anche influenzata da alcune società di carattere magico-scientifiche come quelle diffuse tra Babilonesi e Persiani. I Greci formarono delle vere e proprie scuole dove oltre allo studio della filosofia e della scienza insegnavano le arti magiche. Sia nell'antica Grecia che a Roma, indovini, acrobati, giocolieri e prestigiatori erano molto rispettati per le loro arti. Intorno al 324 A.C., quando Alessandro Magno sposò Statira, figlia di Dario, si assicurò per i festeggiamenti il sevizio dei più celebrati artisti greci tra i quali Eracleto, Teodoro, il giocoliere Euclide e Senofonte. Quest'ultimo era uno dei più popolari maghi del tempo e aveva due eccellenti pupilli: uno era Cratistene di Philius, un mago del fuoco in grado di manipolarlo con tale destrezza "da far dubitare gli uomini dell' efficienza dei propri sensi"; l'altro studente era Diopeithes di Locris capace di sprigionare acqua e latte dalle proprie labbra.

Per secoli, sia in Grecia sia a Roma la magia continuò a essere molto praticata e diverse testimonianze ci fanno pensare che il gioco dei bussolotti fosse uno dei i trucchi più eseguiti. Seneca nel primo secolo D.C. fa riferimento ai bussolotti, dall'inganno dei quali trova molto piacere ma verso i quali perderebbe il proprio interesse venendo a conoscenza dei segreti usati. Nelle sue lettere Alciphron (o Alcifrone, scrittore greco del terzo secolo) descrive un prestigiatore da lui visto in teatro che con tre tazze e tre sassi rotondi esegue il gioco in uno dei modi più classici (similmente a come viene ancora eseguito), con i sassi che, ognuno sotto una tazza, finiscono per ritrovarsi tutti e tre sotto una tazza sola per poi sparire ecc. Premessa

Dall'ottavo al sedicesimo secolo, artisti di vario genere (acrobati, musicisti, cantastorie, mangiafuoco, mimi, giocolieri e maghi) invasero le strade di tutte le città europee.

Nelle città medioevali la strade e le piazze erano il centro della vita commerciale e sociale e non vi erano piazzali, mercati o fiere in cui i prestigiatori non si esibissero. Uso il termine prestigiatore per definire quel tipo di artisti che usavano la magia e la loro destrezza manuale ai fini dell'intrattenimento; in realtà il termine prestigiatore è un termine moderno e questo tipo di artisti all'epoca venivano comunemente chiamati giocolieri, mentre la parola mago era riservata a quelli che si supponeva praticassero la magia occulta e sfruttassero il favore dei demoni (il termine mago ebbe per lungo tempo quest'accezione). La gente del Medioevo sembrava mostrare sentimenti ambivalenti verso questo tipo di artisti; le loro esibizioni erano infatti generalmente gradite ma i loro metodi vennero spesso condannati specialmente dalla Chiesa e dai magistrati che a volte vietarono loro di esibirsi in alcune città. Nel 1250 per esempio Luigi XI vietò l'entrata ad acrobati e prestigiatori in diverse città francesi. Era quello un periodo molto confuso, pieno di superstizioni e paure per l'occulto, per le streghe e i per demoni, ed un uomo in grado di tagliare e risanare un fazzoletto di stoffa poteva facilmente essere accusato di essere in combutta con il diavolo. Tuttavia la magia continuò a rimanere una forma di intrattenimento molto popolare e comprendeva effetti di vario genere: ingoiatori di spade, effetti con le monete, con le corde, col fuoco, e naturalmente i "Bussolotti" (il trucco probabilmente più praticato dell'epoca). Effetti eseguiti con mazzi di carte invece si cominciarono a vedere solo intorno al XVI secolo quando le carte divennero di uso più comune; introdotte infatti in Europa intorno alla fine del tredicesimo secolo, le prime carte da gioco erano troppo costose per essere usate per l'intrattenimento e erano un oggetto riservato alle classi sociali più alte. È sempre nel periodo medievale invece che cominciarono a venir fuori ciarlatani e falsi alchimisti che con una grande forza persuasiva riuscivano a vendere presunte pozioni magiche e elisir di ogni genere; spesso usavano anche la loro destrezza da prestigiatore per pubblicizzare le qualità magiche e gli incredibili effetti delle pozioni segrete da loro vendute. Il rapporto stretto esistente in alcuni casi tra prestigiatori e truffatori, specialmente durante questo periodo, è testimoniato anche da alcuni quadri, come quello di Hieronymus Bosch (artista della metà del quindicesimo secolo) che mostra un prestigiatore intento ad eseguire il gioco dei bussolotti mentre un suo complice ruba il borsellino ad uno degli spettatori distratti dall'esibizione (vedi foto a inizio pagina).


The Discoverie of Witchcraft

Come dicevo, se da una parte questi prestigiatori venivano visti come artisti della manipolazione e dell'illusione ed erano generalmente ben accetti nelle piazze e per le strade di tutte le città europee, in diversi casi i loro trucchi vennero scambiati per pura stregoneria. Le credenze e le superstizioni di quel periodo facevano della magia un elemento della vita quotidiana, presente nella religione, nella natura e nella società in maniera simile a quella dei tempi più primitivi. C'è da dire, in oltre, che alcuni tra quelli che praticavano magia in quel tempo approfittavano delle superstizioni della gente per far credere loro di possedere speciali magici poteri.

La più grande paura di quel tempo era per la stregoneria. Secondo le credenze medioevali le streghe erano accompagnate da piccoli spiriti che obbedivano ai loro ordini; questi spiriti che erano anche a servizio del diavolo, erano in grado di procurare malattia e morte. Quando un mago trasformava un normale pezzo di metallo in oro, semplicemente passandoci la mano sopra, o cambiava colore all'acqua aggiungendoci poche gocce di un liquido neutro, in molti pensavano lo facesse con l'aiuto di questi spiriti maligni. È impossibile immaginare quanti prestigiatori furono scambiati per streghe, quanti siano stati puniti, perseguitati o uccisi. Per circa tre secoli la marea della persecuzione religiosa investì a più riprese le arti magiche; durante il regno di Enrico VIII, in Inghilterra, la pena per i maghi era la morte; molti maghi si salvavano dal rogo solo rivelando i propri trucchi ma spesso anche questo non bastava e, alla fine del '500, la caccia alle streghe aveva già prodotto un bagno di sangue. L'inglese Reginal Scott rimase profondamente colpito da questa situazione specie dopo aver assistito nel 1581 (nei panni di giudice di pace) alla condanna di Margaret Simons accusata di stregoneria. Scott, credendo fermamente che la donna fosse stata ingiustamente accusata, si dedicò devotamente alla stesura di un approfondito trattato che chiarisse la caotica situazione di quel periodo e ponesse fine alla crudeltà di queste persecuzioni. Dopo un lungo periodo di lavoro, aiutato da John Cautares (un francese residente a Londra, grande autorità in materia di magia), nel 1584 Scott pubblicò "The Discoverie of Witchcraft". Questo libro è uno dei primissimi a contenere dettagliate descrizioni di segreti e tecniche usate dai prestigiatori per creare le loro illusioni, sicuramente il primo in lingua inglese (lo stesso anno appare anche un volume francese contenente spiegazioni di effetti magici: "La Premiére Partie des Subtiles et Plaisantes Inventions" di Jean Prévost). Scott mostra numerosi trucchi e spiega come questi siano innocui e come non abbiano nulla a che fare con la profanazione del nome di Dio, chiarificando la distinzione tra il lavoro del prestigiatore e il lavoro del diavolo. Inoltre spiega come sia poco saggio definire magici o sovrannaturali tutti quegli eventi che non possono essere spiegati dai profani. L'aperto scetticismo di Scott e la sua condanna alle persecuzioni non fu tollerata dal re James I che ordinò di far bruciare tutte le copie del libro. Fortunatamente alcune copie sopravissero e anche se "The Discoverie of Witchcraft" non pose definitivamente fine alle persecuzioni, riuscì probabilmente a salvare qualche innocente prestigiatore di quel tempo, aiutò il cambiamento ormai in corso e, soprattutto, fu un punto di riferimento per i maghi degli anni successivi che poterono studiare diverse modalità e tecniche possibili per l'esecuzione di alcuni effetti. Moltissimi degli effetti descritti nel libro vengono tuttora eseguiti, come la corda tagliata e risanata, alcune trasposizioni di monete dalla mano del prestigiatore a quella dello spettatore, e ancora sparizioni di palline e alcuni effetti con le carte, ed anche le tecniche usate non sono così differenti da quelle moderne che sono comunque basate su principi simili. Il libro contiene anche la descrizione (e le illustrazioni) di un effetto di decapitazione (precursore della donna tagliata in due) e di alcuni coltelli truccati per passare attraverso le braccia senza lasciare ferite o segni.

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Fine degli anni bui

La rivoluzione dell'atteggiamento mentale del periodo Rinascimentale, drasticamente critico nei confronti dell'oscurantismo medioevale, si ripercosse anche nelle arti magiche. I maghi non vennero più visti come collaboratori del diavolo e la gente riprese a gradire le loro esibizioni. I trucchi descritti in "The Discovery of Witchcraft" divennero parte del repertorio di tutti i prestigiatori che cominciarono inoltre a inventare nuove illusioni. Come la gente divenne più familiare con i metodi e gli usi del prestigiatore, il suo stato sociale cominciò gradualmente a crescere. Sempre sulla scia del libro di Scott, cominciarono a nascere altre pubblicazioni sulla magia. In Italia per esempio, l'anno immediatamente successivo alla pubblicazione di "The Discovery of Witchcraft", apparve a Milano un libricino di Horatio Napolitana contenente la descrizione di numerosi effetti; nel 1597 a Verona venne stampato "Giuochi di carte bellissimi" di un personaggio che si firma "il Cartaginese" e che descrive effetti eseguiti con le carte da gioco, che proprio in quel periodo cominciavano ad entrare nel repertorio dei prestigiatori. Il primissimo libro italiano contenente giochi di carte (di cui si abbia traccia) è invece "Giochi" di Horatio Galasso (Venezia 1593), recuperato nel 2001 da Vanni Bossi che lo ha pubblicato in anastatica con una tiratura limitata. Nella sua premessa Vanni Bossi riferisce che prima di questo libro, l'unica fonte straniera a descrivere giochi eseguiti con le carte è "The Discovery of Witchcraft" che tra l'altro ne presenta solamente tre. Bossi ci spiega anche che le pubblicazioni "magiche" di quel periodo facevano per lo più parte di quei libretti classificati come "stampe popolari a carattere profano" che, assieme a quelli di carattere religioso, iniziarono ad essere stampati contestualmente ad opere più importanti a cominciare dal XV secolo; ebbero grande diffusione tra il XVI ed il XVII secolo e conobbero poi un crescente calo di circolazione mano a mano che il livello culturale aumentava e la stampa di opere più corpose perdeva quel carattere di esclusività legato anche all'alto prezzo. Alcuni stampatori si specializzarono in questo tipo di edizione economica; quasi tutti avevano piccole tipografie ed imprimevano spesso per commissione. Altre pubblicazioni invece in lingua inglese che meritano di essere sottolineate e che seguirono negli anni successivi sono: "The Art of Juggling or Legerdemain" (non si ha la certezza se sia una pubblicazione del 1612 o del 1614 e ci sono dubbi sull'autore anche se viene generalmente attribuito a Samuel Rid), che riporta per lo più effetti presenti in "The Discovery of Witchcraft"; "Hocus Pocus Junior" di autore ignoto (1635), che oltre alla descrizione di numerosi effetti omessi da Scott offre una lista di regole e comportamenti necessari a un prestigiatore; "A Candle in the Dark" di Thomas Ady (1656), sempre basato sul libro di Scott e che dimostra quanto poco il repertorio del mago si fosse sviluppato nei settant'anni che separano i due testi. Nei libri di quel periodo appare spesso la parola Hocus Pocus che nel diciassettesimo secolo era sinonimo di magia e stava ad indicare sia il giocoliere, sia il prestigiatore, sia le loro esibizioni. Ci sono molte teorie sull'origine della parola Hocus Pocus (una versione possibile ci viene data anche da Ady in "A Candle in the Dark") ma la questione rimane comunque irrisolta.


Carte da gioco

Come già accennato, le carte da gioco cominciarono ad entrare nel repertorio dei prestigiatori intorno alla metà del sedicesimo secolo ma le loro origini sono ben più lontane. Purtroppo non ci sono testimonianze che ci permettono di sapere esattamente dove e quando apparvero per la prima volta e gli studi hanno prodotto diverse ipotesi. La più probabile è che le carte siano state inventate in Cina (proprio dove fu inventata la carta). I Cinesi furono i primi ad usare la carta moneta e i simboli che ornavano le prime banconote sembrano avere molte relazioni con quelli utilizzati per i primi mazzi di carte di cui abbiamo traccia. Sembra inoltre che i Cinesi usassero queste banconote non solo come denaro, ma anche come vere e proprie carte per giocare. Altre ipotesi portano in India dove intorno al V secolo si praticava un gioco chiamato Chaturange (da cui deriva il gioco degli scacchi) e altre ancora in Egitto. Comunque sia le carte da gioco vennero introdotte in Europa durante il quattordicesimo secolo probabilmente importate dagli Arabi in seguito ai rapporti commerciali che gli Europei avevano con loro, oppure dalle popolazioni zingare dell'Ungheria o ancora dai soldati a ritorno dalle Crociate. C'erano diversi tipi di mazzi ed erano generalmente composti dalle sessantadue alle novantasette carte sulle quali erano solitamente raffigurati i simboli che ora associamo ai tarocchi (la morte, il sole, la fortuna) ma anche scene di corte o di caccia, immagini mitologiche e anche giocolieri o prestigiatori intenti ad eseguire il gioco dei bussolotti. Agli inizi le carte erano un oggetto riservato al divertimento delle classi più nobili ed erano troppo costose per essere usate dai prestigiatori. Le carte usate dai reali erano generalmente realizzate da grandi artisti con tecniche raffinate e materiali pregiati, o con finissimi intagli xilografici, mentre i popolani usavano carte rozze, mal disegnate e che potevano difficilmente essere manipolate per eseguire giochi di prestigio. Nel Quattrocento, grazie alla nascita dell'arte della stampa, le carte da gioco conobbero una notevole diffusione e nel Cinquecento la produzione andò assestandosi su due modelli fondamentali: in Italia, Spagna e Francia prevalsero le carte a semi italiani (coppe, spade e denari) mentre in Germania furono maggiormente diffusi i semi tedeschi (foglie, ghiande, campanelli e cuori) e solo all'inizio del Seicento comparvero le carte a semi francesi (cuori, quadri, fiori e picche) che monopolizzarono presto i mercati del nord. È sempre nel Cinquecento che una versione più piccola delle carte italiane viene stampata su larga scala rendendole accessibili a tutti. Subito i maghi introdussero le carte nel loro repertorio e da allora i giochi con le carte sono sempre rimasti una parte importantissima di tutte le esibizioni magiche. Le carte entrarono immediatamente anche a far parte del gioco d'azzardo e i giocatori cominciarono ad inventare sotterfugi e tecniche per imbrogliare. Anche Scott nel suo libro mette in guardia le persone dai giocatori disonesti. Da allora fino ad oggi i maghi hanno sempre preso molte delle loro tecniche di cartomagia dai tavoli da gioco, a volte (soprattutto in passato) esercitando loro stessi la "professione" del baro, altre volte semplicemente studiando queste tecniche ed adattandole alle proprie esigenze di prestigiatore. L'uso delle carte era anche molto diffuso tra le popolazioni zingare di quel periodo che le usavano sia per il gioco d'azzardo, sia per leggere il futuro.

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Sputatori d'acqua e mangiatori di pietre

Durante il periodo di passaggio tra il Rinascimento e il Settecento, si poteva assistere per le strade alle esibizioni più bizzarre e varie. Tra queste presero piede alcune specialità piuttosto stravaganti come gli sputatori d'acqua. Questa disciplina consiste nella capacità di ingerire grandi quantità di acqua e rigurgitarla producendo uno o più getti dalla propria bocca o sotto forma di diversi tipi di liquido (vino, latte ecc.). Praticata anche nell'antica Grecia (vedi l'esempio di Diopeithes di Locris nel capitolo dedicato alle origini), era stata ormai da lungo tempo dimenticata ma, dalla metà del diciassettesimo secolo fu considerata una nuova e gradita attrazione, tanto da far nascere una vera e propria scuola (tra gli esempi più vicini a noi potete andare a vedere Hadgi-Ali nelle pagine dedicate ai personaggi). I più famosi del tempo furono senza dubbio Blaise Manfre ed il suo allievo Floram Marchand. Il primo, nativo di Malta, alternava i suoi numeri con l'acqua (che era in grado di risputare sottoforma di vino) all'esibizione di esercizi acrobatici e di forza fisica, tra i quali il sollevamento di enormi pesi fissati ai suoi capelli; il secondo, di nascita francese, sviluppò un trucco con il quale era in grado di emettere contemporaneamente fino a sei distinti getti d'acqua, facendoli finire con precisione in sei bicchieri differenti.Tra le altre stranezze del tempo c'erano poi i mangiatori di pietre capaci di deglutire grandi quantità di sassi. Tra questi è da ricordare l'italiano Battaglia che riuscì a trasformare questa dimostrazione di abilità, che trovava più che altro spazio nelle fiere di paese, in un vero e proprio spettacolo. Premessa

All'inizio del diciottesimo secolo assistiamo ad un importante miglioramento della posizione sociale dei maghi. Le fiere metropolitane e di provincia continuarono a rimanere i loro spazi più importanti ma, al di fuori di queste, sempre meno si accontentavano di eseguire esibizioni casuali per le strade e, in risposta ad una certa richiesta della loro presenza, cominciarono a prendere in affitto degli spazi al coperto per esibirsi, stabilendo dei prezzi fissi per poter assistere ai loro spettacoli. Per queste tipo di esibizioni avevano la possibilità di utilizzare attrezzature più impegnative di quelle che venivano solitamente usate in strada e così ci fu un grande incremento di nuove invenzioni e nuovi effetti, senza però abbandonare del tutto i vecchi trucchi (come i bussolotti, che rimanevano una delle principali attrazione e dimostrazione di grande abilità).

Questo cambiamento fu particolarmente evidente nei grandi centri e soprattutto a Londra dove, le numerose locande presenti nella 'Fleet Street' e nei sobborghi della città, offrivano un'appropriata sistemazione per le esibizioni magiche nei periodi lontani dalle fiere. Ed è sempre in queste città che i prestigiatori cominciarono ad essere notati dalla gente appartenente alle classi più nobili e ad avere la possibilità di eseguire esibizioni private per loro.


Primi "divi"

In questo nuovo scenario molti maghi ebbero modo di distinguersi e le loro esibizioni cominciarono persino ad apparire in alcuni periodici del tempo, come "The Spectator", che fu probabilmente il primo, nel 1712, a pubblicizzare la presenza di un prestigiatore in una famosa Taverna della 'Fleet Street'; è difficile identificare chi sia esattamente questo mago che viene definito nell'articolo "il famoso artista inglese", ma dalla descrizione dei suoi effetti (trasformazione di palle in uccelli vivi e produzione di uova da un sacchetto vuoto) potrebbe trattarsi di un certo David Cornwall o del grande Isaac Fawkes, di cui avremo modo di parlare in seguito. In questa prima metà del secolo emergono altre due particolarissime figure, Johannes Grigg e Matthew Buchinger, che nonostante le loro forti menomazioni riuscirono a divenire due famosi artisti della magia. Grigg era un inglese senza gambe e con una sola mano ed eseguiva il gioco dei bussolotti in maniera eccellente spostando gli attrezzi con il braccio mozzato ed eseguendo le difficili manipolazioni con l'unica mano a disposizione. Invece Buchinger (di origine tedesca, detto "il piccolo uomo di Norimberga") non aveva né gambe né braccia ma riusciva comunque ad eseguire diversi effetti utilizzando attrezzi appositamente costruiti per essere adoperati con quel che gli restava dei suoi arti superiori; la sua abilità, soprattutto nella presentazione dei suoi effetti, gli diede la possibilità di raggiungere un certo successo e di esibirsi sia nelle più famose locande del tempo, sia in importanti aristocratici salotti. Ma quello che in questo periodo raggiunse la maggiore popolarità fu senza dubbio Isaak Fawkes (o Foux) che oltre ad esibirsi in diverse locande aveva un proprio baraccone fisso, all'interno della fiera di S. Bartolomeo e di quella di Southwark (in assoluto le due più importanti fiere annuali inglesi) dove eseguiva i suoi numeri di magia. All'epoca non c'erano manifestazioni più ricche di gente e divertimenti delle fiere annuali: erano carnevale, circo, spettacolo e mercato insieme, e come sempre, ovunque si radunasse un pubblico c'erano anche ciarlatani e veri maghi. Tra venditori di pozioni pseudo magiche e medicine miracolose, tra i vari mangiatori di fuoco, ingoiatori di spade, acrobati, giocolieri e contorsionisti, il mago rappresentava una delle attrazioni principali. Fawkes poi fu un caso ancor più speciale e con la sua grande abilità prestigiatoria e buona capacità di pubblicizzarsi divenne il più pagato mago di quel periodo. Il suo repertorio si basava su effetti eseguiti con carte, monete, uccellini e altri piccoli animali, ma il numero che lo rese famoso fu senz'altro il suo "Egg Bag Trick" o "Hen-Bag Trick" (tutt'oggi eseguito) in cui il mago mostrava un sacchetto vuoto rigirandolo più volte per poi estrarre da questo un'enorme quantità di piccole uova e monete d'oro. Anche il "Journal" (un giornale dell'epoca) parlò di un'esibizione di Fawkes avvenuta in una famosa taverna inglese. A riprova della sua enorme fama, quando morì lasciò una ricca eredità.

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Macchine e automi, tra magia e scienza

L'interesse illuminista per la scienza riporta alla ribalta nel repertorio magico la presenza degli automi e delle macchine in genere. Grande parte dell'intrattenimento offerto dai maghi del diciottesimo secolo consisteva infatti nell'esibizione di meraviglie meccaniche o semi scientifiche, o imitazioni più o meno fraudolente di queste. L'ingegnere e idraulico Mr. Winstanley, per esempio, a cavallo tra il diciassettesimo e il diciottesimo secolo, fu il primo ad erigere un teatro nei pressi di Hyde Park (che venne ribattezzato il "Whater Theatre") dove esibiva i suoi "magici" apparati idraulici tra i quali il famoso "The Wonderful Barrel" ("Il barile meraviglioso")capace di far uscire dal suo rubinetto un'enorme quantità di liquidi differenti: olio, acqua, vino, birra, latte ed altro, sia caldi che freddi. Il suo effetto era basato sull'invenzione creata dall'ingegnere francese Jacques Besson alla fine del '500, che era a sua volta un'elaborazione di un'antica idea di Erone di Alessandria.

Ma tra tutti i ritrovati meccanici, quelli ad esercitare maggior fascino furono senz'altro gli automi, dispositivi che riproducessero i comportamenti e i movimenti dell'uomo e degli animali. Quest'interesse ha origini molto lontane ed è rimasto vivo durante i secoli forse proprio per il carattere potentemente suggestivo, sconfinante nel magico che l'automa ha sempre avuto e che ha fatto sì che entrasse anche nel repertorio dei prestigiatori, i quali esibirono spesso falsi automi che, da una parte sfruttavano leggi della meccanica e dall'altra segreti da illusionista in grado di renderli veramente incredibili. Durante il diciottesimo secolo poi questo tipo di prestigiatori ebbe maggior consenso perché (come scrive Laura Forti nella sua interessante premessa al libro "Divertimenti Fisici" di Pinetti, riferendosi proprio a questo grande mago), riuscivano a esercitare un forte potere suggestivo, facendo leva sull'immaginario di un pubblico carico di pretese scientifiche che, nonostante lo scetticismo, tremava ancora al pensiero del sovrannaturale e subiva il fascino delle leggende che narrano di bambole semoventi e teste parlanti. Fin dalla nascita l'automa ha una doppia natura, tecnica e magica, e questa ambivalenza si riflette anche sulla fama dei suoi creatori. Già nelle antiche tribù, durante alcuni riti, gli stregoni avevano metodi per dar "vita" e far danzare una sorta di bambole o pupazzi tramite fili segretamente nascosti alla gente della tribù che vedeva in questi falsi automi la dimostrazione del favore degli spiriti. Nella mitologia greca abbiamo invece Dedalo, costruttore del crudele labirinto che fa da prigione al Minotauro e creatore di altri figure dalle articolazioni mobili prodotto di falegnameria. Ma il primo a creare automi tramite movimenti meccanici fu senz'altro Archita di Taranto, matematico e filosofo della scuola pitagorica della prima metà del quarto secolo A. C.. Fu il fondatore della meccanica e, a causa delle sue creazioni (tra le quali un cervo e una colomba in grado di volare e prototipo della mongolfiera), veniva anche attribuita una forza quasi magica in grado di produrre meraviglie sottomettendo la natura. C'è poi la misteriosa figura del matematico e fisico Erone di Alessandria, che intorno al primo secolo A. C. (anche se i dubbi sul periodo in cui visse hanno prodotto ipotesi che oscillano tra il terzo secolo A. C. e il terzo D. C.) creò numerosi giochi meccanici destinati a suscitare grande meraviglia. Le sue teorie furono riprese con molto interesse dagli studiosi e dagli artisti rinascimentali che, dopo il periodo medioevale (durante il quale le arti meccaniche erano svilite e ritenute impure dalla cultura ufficiale), riportarono la meccanica ad un interesse popolare. La gente (soprattutto a Parigi) mostrò sempre più ammirazione per le nuove creazioni come per le statue di J. Vaucanson (1735 ca.) in grado di suonare il flauto e il tamburo, o per gli automi (autentici o presunti) che i prestigiatori ambulanti mostravano spostandosi per le città. E così (sempre citando Laura Forti) nel momento in cui il diciottesimo secolo, forte delle teorie cartesiane, celebra il trionfo della tecnica e il mito della macchina, rinascono ombre mai dissipate e archetipi potenti; perché da sempre, dietro il sogno di ridare la vita alla materia inerte, si cela una pericolosa volontà di dominio, appannaggio di maghi e negromanti. Anche durante l'Ottocento l'uso degli automi all'interno di uno spettacolo magico verrà sfruttato da molti prestigiatori; uno su tutti il leggendario Robert-Houdin.


Il Giocatore di Scacchi 

Tra tutti gli automi o pseudo-automi della storia, il più celebre fu probabilmente "il giocatore di scacchi" (The Chess Player), creato nel 1769 dal Barone Von Kempelen (di origine ungarica o austriaca) e presentato alla corte di Maria Teresa. Egli sembrava aver realizzato il sogno di tutti gli inventori, creando la prima macchina in grado di pensare. La sua illusione consisteva in una sorta di manichino negli abiti di un uomo turco seduto ad una scrivania/cassapanca sulla quale si trovava una grande scacchiera. Prima veniva spogliato e smontato il manichino, per dimostrare la sua semplice struttura in legno; dopodiché Von Kempelen apriva gli sportelli della cassapanca e illuminava il suo interno con una candela dimostrando che non vi si trovavano altro che pochi meccanismi atti al funzionamento della macchina; passava così al caricamento dei meccanismi e il manichino turco, non solo cominciava a muoversi ma, con l'uso della sua mano sinistra, sembrava in grado di battere a scacchi anche il più abile avversario. Mostrava anche una certa personalità dando segni di spazientimento quando l'avversario ritardava la sua mossa o buttando all'aria con un gesto plateale tutte le pedine degli scacchi quando era vittima di una scorrettezza. Questo fenomeno destò l'interesse e la curiosità di sovrani e intellettuali e fece sussurrare i salotti di tutta Europa. Molti principi e re vollero confrontarsi con questo imbattibile giocatore e sono rimaste celebri le sue presunte vittorie su Napoleone, Benjamin Franklin e Caterina di Russia. Divenne un vero e proprio caso e diede vita a una ricchissima letteratura; tentativi di spiegazione sono contenuti in articoli e lettere di molti intellettuali per oltre un secolo. Il primo a tentare di svelare il mistero che si celava dietro il giocatore di scacchi fu il giurista, matematico e diplomatico francese Henri Decremps, ma la sua soluzione si allontanava molto da quella effettiva. Un'altra versione piuttosto assurda è quella data da Robert-Houdin, convinto che dietro l'automa si nascondesse un soldato polacco che aveva perso le gambe a causa di una cannonata. Altre ipotesi parlavano di un assistente che manovrava la macchina tramite un meccanismo a distanza o ancora dell'uso di elettromagneti. Una versione molto vicina alla soluzione fu data invece da Freiher Racknitz che con una accurata descrizione, accompagnata da una sequenza di illustrazioni, mostrava come un complice potesse con molta astuzia nascondersi in quel poco spazio che si trovava tra i meccanismi della macchina mentre veniva mostrata vuota e da lì manovrare il manichino. Questa spiegazione non arrestò comunque il successo del giocatore di scacchi, che nel 1804 (dopo la morte di Von Kempelen)passò nelle mani del prestigiatore austriaco Maelzel che continuò a portarlo in giro per l'Europa e l'America suscitando sempre grande interesse. Anche Edgar Allan Poe divenne ossessionato dall'idea di scoprirne il segreto e dedicò a questo "personaggio" il libro "Maelzel's Chess-Player" (Il giocatore di scacchi di Maelzel). Il giocatore di scacchi rimane comunque un capolavoro della meccanica del tempo: anche se comandato da un compare nascosto era, infatti in grado si eseguire movimenti molto precisi e complessi.

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Pinetti

Giuseppe Giacomo Pinetti (vedi foto a inizio pagina) fu senza dubbio il più popolare dei maghi della seconda metà del '700 così come lo fu Fawkes per la prima metà, con la differenza che, mentre Fawkes era conosciuto esclusivamente in Inghilterra, Pinetti ebbe grandesuccesso in tutta Europa.

Nato ad Orbetello (Grosseto) nel 1750, intorno all'età di 20 anni iniziò a lavorare nelle piazze di Roma mischiandosi a ciarlatani e falsi alchimisti, vendendo i suoi balsami e le sue pozioni miracolose (forse ispirato da Giuseppe Balsamo conte di Cagliostro, sedicente nobile, intento a convincere la capitale dei suoi poteri da alchimista). Il suo carisma e la sua capacità di persuasione emersero immediatamente e la sua ambizione lo portò presto a girare per le più importanti capitali d'Europa: Berlino, Londra e soprattutto Parigi dove raggiunse l'apice del suo successo. Pinetti aveva inoltre una singolare capacità di autopromuoversi e si costruì un personaggio a volte difficile da decifrare, adornandosi di presunte onorificenze, titoli e cariche nobiliari, definendosi scienziato e grande conoscitore della fisica e soprannominandosi "profésseur de mathematiques". Molti degli effetti che presentava nei suoi spettacoli venivano da lui mostrati non come semplici trucchi, ma come risultato di lunghe ricerche nei campi della fisica e della chimica, e il suo grande successo fu dovuto probabilmente proprio alla sua geniale intuizione di improvvisarsi sapiente in un epoca votata al progresso. Ma non solo, Pinetti dava alle sue esibizioni un forte accento spettacolare: vestiva con eleganza e si muoveva con grande carisma, faceva uso di un'elegante scenografia adornata da candele, lampadari e oggetti di lusso, il teatro era strategicamente illuminato per dare un effetto suggestivo, così come la musica, proveniente da meccanici organetti e da lui stesso suonata col violino. Pinetti metteva inoltre una particolare ironia nella sua presentazione, facendo anche il verso al mondo della scienza e creando un certo equivoco sulla veridicità delle sue dimostrazioni, permettendo così anche agli spettatori più intellettuali di divertirsi senza tradire i propri ideali. Così il suo spettacolo, in bilico tra magia, dimostrazione scientifica e spettacolarità, trovò il favore, sia dei popolani parigini, ancora avvolti in una dimensione magico-superstiziosa che la cultura ufficiale voleva dimenticare, sia nei cortigiani invece avidi di curiosità alla moda che soddisfacessero la loro brama di divertimento. Ed è così che i teatri dove si esibiva facevano il tutto esaurito e gli spettatori erano disposti a pagare anche somme considerevoli per assistere ad un suo spettacolo. Gli effetti da lui mostrati andavano da quelli palesemente ciarlataneschi, retaggio della sua esperienza in strada (come la dimostrazione delle sue magiche pozioni), a quelli più raffinati tra i quali per esempio "il nodo ai pollici" (in cui nonostante i pollici legati tra loro, cerchi e altri oggetti sembrano poter passare all'interno delle braccia del prestigiatore; una particolare rivelazione di una carta (in cui sembrava in grado di attaccare al muro una carta scelta e persa nel mazzo sparando un colpo di pistola alle carte lanciate in aria); e quello che può essere considerato il primo esempio di lettura del pensiero a due e che fu poi ripreso da Robert-Houdin, così come molto altro della sua magia. Nel repertorio di Pinetti, come in quello di moltissimi maghi del '700, non potevano mancare ovviamente gli automi, protagonisti e principale attrazione dei suoi spettacoli. Anche il suo approccio nel mostrare queste meraviglie si rivelò estremamente originale rispetto al passato; infatti Pinetti non si limitava a presentare l'automa per suscitare l'ammirazione degli spettatori, ma interagiva con questo che diventava una sorta di spalla comica del mago e interpretava un vero e proprio personaggio. La massima rappresentazione di questa idea era data dal pezzo più originale della sua collezione, "il turco sapiente" o "gran sultano", un automa dallo spiccato senso umoristico in grado di sdrammatizzare così l'utopia della macchina umanizzando quest'ultima. Ma i suoi modi gli procurarono durante la sua carriera anche delle inimicizie, tra cui la più forte fu senz'altro quella di Henri Decremps che intraprese una sorta di battaglia personale col mago cercando di distruggerne la personalità e la credibilità. La pubblicazione di Decremps "Magie blanche devoilée" (Magia bianca svelata), che aveva l'intento di diffamare il mago e svelare i suoi trucchi (facendo più che altro congetture senza un vero valore tecnico), diede vita ad una serie di "botta e risposta" tra i due (Decremps attaccando il mago con la pubblicazione di altri 4 libri e Pinetti rispondendo con un libro e tramite i suoi spettacoli provocatori). Se da una parte questo aumentò la popolarità di Pinetti, dall'altra lo costrinse a dei cambiamenti e venne svilito di molto il suo lavoro finché, sfinito, decise di trasferirsi prima a Londra e poi ritirarsi definitivamente in Russia (una delle prime tappe del suo girovagare), dove rimase fino alla morte. È evidente che il singolare personaggio di Pinetti e il suo approccio alla magia, che potremmo definire sperimentale, segnò un importante cambiamento dello spettacolo magico, mettendo le basi al passaggio della magia da semplice forma di intrattenimento a vero e proprio spettacolo teatrale e molte delle sue idee (anche se cambiate nella forma) verranno riprese dai più grandi maghi dell'Ottocento.


Robertson (Fantasmagoria)

La conoscenza dei principi di ottica è stata sempre molto utile alla magia, e fu alla fine del Settecento che, sempre sulla scia dello sfruttamento delle nuove conoscenze scientifiche a scopo di intrattenimento, il belga Etienne-Gaspard Robert (Robertson) fece il primo valido tentativo di utilizzare questi principi per spettacolari e magiche rappresentazioni. Robertson era in grado di creare numerosi effetti grazie all'uso nascosto della "lanterna magica" adattata alle sue esigenze. Inventata un secolo prima, la lanterna magica (antenata del moderno proiettore di diapositive) era uno strumento alimentato da una lampada a petrolio in grado di proiettare diapositive in vetro dipinte a mano, offrendo un semplice intrattenimento da salotto. Tutto questo prima che Robertson creasse uno spettacolo chiamato Fantasmagoria. Introdotto in Europa intorno al 1790, fu presentato a Vienna e a Berlino per poi stabilirsi nella sua versione più evoluta in un ex convento di cappuccini al centro di Parigi intorno al 1794. Tramite la creazione di ingegnosi marchingegni, attraverso l'uso della lanterna magica applicata alla proiezione di fondo, proiettando diapositive a più strati per dare un'impressione di movimento alle immagini (che scomparivano, si dissolvevano e ruotavano), e dando a queste un senso di tridimensionalità tramite la loro proiezione sul fumo di un braciere o su uno schermo di mussola, Robertson dava vita ad un vero spettacolo multimediale dove gli spettatori potevano assistere, eccitati e spaventati, all'apparizione di incredibili fantasmi, inquietanti figure mostruose, personaggi dell'epoca, favole e leggenda. Premessa

A cavallo tra il diciottesimo e il diciannovesimo secolo la magia in Europa soffrì di un lieve declino, eclissata dalla crescita delle nuove attrazioni spettacolari come alcune di quelle citate nel capitolo precedente: la dimostrazione di meraviglie meccaniche, Fantasmagoria, gli automi, o ancora gli spettacoli circensi (portati alla fine del '700 dal mago e addestratore d'animali Philip Astley), o l'esibizione di cani in grado di contare, di cavalli intelligenti, di maiali sapienti (come il famoso Toby, in grado di rispondere alle domande del pubblico indicando lettere e numeri posizionati a terra) e ancora numerose altre "diavolerie" capaci di stuzzicare la curiosità del pubblico. Molti prestigiatori abbandonarono l'arte della magia in favore di questo tipo di manifestazioni, altri mischiarono queste ultime al classico repertorio magico, e i pochi prestigiatori rimasti non apportarono particolari novità.

Ma durante il diciannovesimo secolo, grazie alla genialità di alcune figure, come Anderson in Inghilterra e Robert-Houdin in Francia, la magia riacquisì l'interesse del pubblico e divenne un'arte sempre più nobile, apprezzata e richiesta dall'aristocrazia di tutto il mondo. Questi nuovi illusionisti compresero che il pubblico desiderava qualcosa di più spettacolare dei soliti numeri di prestidigitazione e allo stesso tempo qualcosa di più ricreativo delle dimostrazioni semi-scientifiche o delle illusioni ottiche che stavano prendendo il sopravvento. La gente desiderava essere ingannata, stupirsi e nello stesso tempo divertirsi. Cominciarono a rendersi conto di poter intrattenere un pubblico con più di un numero o due, e nei teatri presero ad abbinare la prestidigitazione all'illusionismo, con luci ed effetti teatrali; furono introdotti nuovi trucchi e giochi di prestigio pensati per il teatro, adottando scenografie eleganti e utilizzando nuovi apparati in aggiunta (anche se troppo spesso in sostituzione) all'abilità degli esecutori. E così nacque una nuova era di grandi maghi e la magia acquistò sempre più un suo statuto indipendente: non più confusi tra giocolieri, mangiatori di fuoco e ciarlatani...ormai i maghi erano padroni della scena, indossavano l'abito da sera e per la prima volta avevano il nome in grande sull'insegna. E così, anche se - come ho già dichiarato - ho scelto di non addentrarmi troppo nelle biografie dei prestigiatori (visto che la sintesi delle loro storie è già presente nella pagina "personaggi" di questo sito), non è possibile non parlare almeno di alcune delle più significative figure del periodo, perché d'ora in poi sarà proprio la creatività dei singoli personaggi a fare la storia della magia e a dettarne le tendenze e i cambiamenti.


Giovanni Bartolomeo Bosco (1793-1863)

Non si può parlare del diciannovesimo secolo senza menzionare la magia di Bosco, che potrebbe essere considerato cronologicamente il primissimo dei maghi veramente grandi. Nato a Torino, servì giovanissimo nell'esercito di Napoleone e prese parte alla campagna di Russia nel 1812. Preso prigioniero dal nemico, fu mandato in Siberia per due anni durante i quali cercò di alleviare le sue pene eseguendo giochi di prestigio per i propri commilitoni e per le guardie. Ebbe un successo tale da provocare la curiosità del governatore di Tobol'sk (città della Siberia occidentale), che dopo aver visto le sue esibizioni gli permise (durante la sua prigionia) di esibirsi in diverse occasioni per l'aristocrazia Russa. Rilasciato nel 1814, abbandonò la carriera di soldato per quella di prestigiatore professionista e divenne presto il più popolare mago d'Europa e d'America esibendosi per importantissimi personaggi come il re di Hannover, l'imperatore Alessandro, il re di Prussia ed altri. Bosco si presentava solitamente vestito di nero e faceva uso di scure scenografie, dall'atmosfera lugubre, adornate da candelabri, fiaccole e teschi, in contrapposizione ai tradizionali sipari colorati e ricchi di attrezzi brillanti. La sua magia si basava principalmente sulla sua abilità e non sull'uso di apparati magici; grande manipolatore di carte, monete e soprattutto eccellente nel gioco dei bussolotti, del quale fu probabilmente il più abile esecutore (nella sua versione più famosa usava 5 grandi bicchieri di ottone). Persino il suo contemporaneo Robert-Houdin, che criticò spesso la magia di Bosco, mostrò grande ammirazione per la sua esecuzione del gioco dei bussolotti. Il suo spettacolo si chiudeva con un numero che consisteva nel tagliare la tasta a due piccioni (uno nero e uno bianco) e unire la testa di uno al corpo dell'altro creando così due piccioni bicolore vivi e in grado di muoversi e volare nelle loro nuove condizioni. Nonostante la sua grande fama morì in povertà.


Jean Eugène Robert-Houdin (1805-1871)

In tutta la storia della magia sono pochi i personaggi che hanno influenzato il progresso e lo sviluppo dell'arte magica così tanto come ha fatto Robert-Houdin che, per tutto quello che ha dato al mondo dell'illusionismo, viene tutt'oggi chiamato "il padre della magia moderna". Fu lui più di tutti a trasmettere ai maghi che seguirono il vero senso della magia, che non doveva rappresentare una semplice dimostrazione di abilità, o esibizione di inspiegabili trucchi o meccanismi, bensì uno spettacolo suggestivo e artistico.

Avviato dal padre alla carriera di orologiaio, sembra che il suo primo approccio al mondo della magia fu causato dell'errore di un libraio che consegnò a Jean Eugène Robert (questo il suo nome di nascita) due libri di magia al posto dei due volumi di un trattato di orologeria da lui richiesti. Per quanto riguarda i suoi primi passi mossi in questo nuovo mondo, secondo la storia più comune - tratta dai racconti autobiografici del mago stesso ma probabilmente non del tutto vera e sicuramente romanzata - Houdin, ammalatosi in seguito ad un avvelenamento, partì per la sua città natale Blois, ma nel percorso cadde dalla carrozza, perse i sensi e si risvegliò in un carrozzone di un mago ambulante di nome Torrini (Edmond de Grisy) che si prese cura di lui e che gli insegnò molti segreti. Il fatto che questo mago sia realmente esistito lascia ancora molti dubbi. Comunque sia, l'importante carriera di mago iniziò per Jean Eugène Roberet soltanto dopo il matrimonio con Cecile Eglantine Houdin, figlia di un noto orologiaio e dalla quale prese il cognome Houdin per combinarlo al suo (sfruttando così un nome molto noto e stimato nel campo dell'orologeria). Col nome di Robert-Houdin aprì così nel 1845 un piccolo teatro all'interno del palazzo reale di Parigi per il suo spettacolo "Soirées Fantastique" e girò poi tutta l'Europa col suo "Evening of Fantasies". A renderlo veramente grande fu il trovare un suo personale ed elegante stile che affascinò la sofisticata società francese. Le sue scenografie erano allestite con un arredamento simile a quello delle abitazioni appartenenti alla classe madio-alta di Parigi, così il suo pubblico entrando al teatro non aveva l'impressione di andare ad assistere a un classico spettacolo, ma piuttosto di essere un ospite, trovandosi subito in un clima molto piacevole. Ogni numero poi era accompagnato da racconti e storie affascinanti, misteriose, a volte poetiche e a volte persino raccontate in rima. Robert-Houdin pensò bene di sfruttare nella sua magia anche le sue competenze nel campo dell'orologeria, presentando illusioni di prestidigitazione combinate a illusioni meccaniche e alla dimostrazione degli automi (che avevano suscitato così tanto interesse negli ultimi anni). Era in questo modo in grado di offrire ai suoi "ospiti" una grande vastità di meraviglie mai viste prima, inventò nuove illusioni e adattò vecchie tecniche che soddisfacessero l'interesse sia romantico, che psichico che scientifico del suo pubblico. Nel suo approccio con le macchine fu poi decisamente innovativo e dimostrò di non essere "solo un esibitore di intelligenti meccanici apparati" (come fu definito, prima che la sua grandezza divenne evidente a tutti), egli fu infatti in grado di elevare anche un trucco meccanico o un automa ad una vera e propria illusione artistica. Uno dei suoi numeri più famosi era per esempio "L'albero di arance"; per eseguire il gioco Houdin prendeva un anello in prestito da una spettatrice e lo avvolgeva in un fazzoletto di seta che inceneriva in una piccola urna. Questa veniva poi messa nelle vicinanze di un alberello da lui costruito (un autentico capolavoro meccanico) e il fumo che usciva dall'urna dava origine al fiorire della pianta: prima sbocciavano dei fiorellini, poi maturavano delle arance, che Houdin era in grado di offrire al pubblico mostrando che si trattava di frutti veri. A questo punto un'arancia artificiale sbocciava in cima al piccolo albero aprendosi in due metà e apparivano due farfalline meccaniche che volando tiravano fuori dall'arancia il fazzoletto con attaccato l'anello della spettatrice. Houdin era così in grado di dare la vita ad un semplice apparato meccanico, senza ridurlo a una mera dimostrazione, offrendo un forte senso di pura magia e combinando la tecnologia con le sensazioni e con il sentimento. Ma furono tanti i capolavori della meccanica da lui creati, come "La pasticceria del Palais Royal", un teatrino rappresentante una pasticceria in miniatura alla cui porta si veniva ricevuti dalla statuetta del capo pasticcere che, prese le ordinazioni del pubblico, rientrava nel piccolo edificio del quale si aprivano porte e finestre mostrando tanti personaggi in movimento intenti a preparare e infornare dolci, confezionare caramelle, gelati e liquori, finché il pasticcere usciva nuovamente con il vassoio pieno e pronto a soddisfare tutte le richieste. Da ricordare anche "Antonio Diavolo", una marionetta di soli 90 centimetri che sbalordì tutta l'Europa. Antonio Diavolo si presentava come un piccolo trapezista che salutava il suo pubblico con un inchino per poi eseguire il suo numero di acrobazia. Era questo un automa estremamente sofisticato e i suoi movimenti complessi erano prodotti da una combinazione di minuscoli pistoni e leve. Benché creato da Houdin, era il prodotto anche di un meccanico, di un intagliatore e di un burattinaio: il suo corpo era cavo, un guscio di strati di tessuto e colla, le mani e le gambe erano di legno finemente intagliato e la testa di papier mâché. I semplici materiali con cui era costruito, in un periodo in cui la moderna tecnologia era assolutamente inimmaginabile, fanno di Antonio un vero prodigio che tutt'oggi (a più di 150 anni di distanza) stupirebbe chiunque cercasse di immaginare il segreto dei suoi movimenti, in grado di fargli prendere lo slancio per ruotare verticalmente sul suo trapezio e anche di lasciare la presa con le mani cambiando continuamente il suo punto di contatto con questo (e tutto senza mai venir maneggiato dal mago). Queste macchine sono oggi l'ambizione dei più grandi collezionisti, e il fatto che ancora funzionino perfettamente dimostra la qualità della loro fattura.

Ma, come dicevo, nel repertorio di Rober-Houdin non mancavano i numeri di puro illusionismo, che saranno poi ripresi da moltissimi prestigiatori. La sua curiosità e passione per la prestidigitazione lo portavano a studiare la magia dei suoi grandi predecessori e contemporanei (tra cui Pinetti e Bosco), cercando di darle il suo inconfondibile stile. Il suo numero di illusionismo più originale e più copiato fu probabilmente "Suspension Ethéréenne" (La sospensione eterea - vedi foto a inizio capitolo). Questo effetto era basato su un tipo di levitazione presente nella misteriosa magia Indiana, che intorno al 1830 vedeva un Brahmin (un prete indiano di alta casta) in grado di rimanere sospeso in aria col solo punto d'appoggio di un bastone e che fu poi ripreso da altri maghi indiani del tempo. Bisogna anche dire che circa dalla metà dell'Ottocento fino a tutta la prima metà del Novecento ci fu un grande interesse per la magia indiana ed orientale, che portò molti spunti agli illusionisti europei e americani per la creazione dei loro effetti (vedi capitolo "Dalla fine del XIX sec. ai giorni d'oggi"). La versione di Robert-Houdin oltre ad essere altamente spettacolare veniva presentata in maniera veramente originale. Il mago raccontava di aver scoperto una speciale proprietà appartenente all'etere (in quel periodo un prodotto ancora poco conosciuto) in grado di privare le persone del loro peso. Uno sgabello veniva posato su un lato di una panca e un esile bastone rimaneva in equilibrio verticale sullo sgabello. Houdin faceva quindi annusare un liquido al figlioletto Emilie che si addormentava e, con un gomito posato sul bastone, cominciava a sollevarsi orizzontalmente. Per finire toglieva anche due delle quattro gambe che sorreggevano la panca, le due che si trovavano proprio sotto lo sgabello e che avrebbero dovuto sorreggere tutto il peso; il figlio rimaneva così sospeso in un equilibrio inspiegabile. Il modo di presentare il numero come prodotto dall'effetto di un'incredibile sostanza riporta alla magia di Pinetti e alle sue dimostrazioni pseudo-scientifiche o alla sue sponsorizzazioni di pozioni miracolose, delle quali mostrava le potenti proprietà sfruttando i suoi trucchi; Houdin prese anche altro dalla magia di Pinetti, tra cui il suo effetto di lettura del pensiero "Second Sight" in cui sempre il figlio, completamente bendato, sembrava comunicare mentalmente col mago indovinando una serie di oggetti mostrati dal pubblico ed altre cose di cui non poteva essere a conoscenza.

Durante la sua carriera Robert-Houdin ebbe modo di esibirsi per le più importanti figure del suo tempo e per i reali di tutta Europa, tra cui il re di Francia e la regina Vittoria d'Inghilterra. L'alta considerazione di cui godeva Houdin in quel tempo è anche testimoniata dal fatto che nel 1855 venne chiamato ufficialmente per aiutare il governo francese a sedare la rivolta degli algerini contro le colonie francesi del Nord Africa. La ribellione era guidata da Marabout, un sacerdote che aveva raggiunto una grande influenza sul popolo algerino grazie alle sue competenze nel campo della stregoneria e per le dimostrazioni che dava del suo "potere magico". Nel 1856 Houdin partì per l'Algeria nella sua veste quasi politica (una sorta di ambasciatore) e eseguì una serie di dimostrazioni magiche che screditarono i poteri di Marabout dimostrando la superiorità della magia francese su quella algerina, acquistando la simpatia e il rispetto degli algerini, e contribuendo così alla pacificazione. Tra i numeri che eseguì i più persuasivi furono senz'altro "Light and Heavy Chest" (lo scrigno leggero e pesante) e un trucco di invulnerabilità. Per il primo invitò il più forte e robusto tra gli Algerini a sollevare una piccola valigetta; nonostante gli estremi sforzi, l'uomo non ci riuscì finché Houdin non ruppe l'incantesimo" e gli "restituì" la forza necessaria per alzare il leggero oggetto. Per l'altro effetto citato chiese a Marabout (che aveva anche minacciato di ucciderlo) di esaminare una pistola, di caricarla con un proiettile contrassegnato e di sparargli all'altezza del cuore davanti al quale teneva una mela; dopo lo sparo il mago mostrò il proiettile conficcato nella mela e dichiarò che la sua invulnerabilità alle armi da fuoco era dovuta ad un amuleto in suo possesso.

Tornato in Francia fece alcuni spettacoli di addio e si ritirò definitivamente dalla scena. Da allora si occupò di esperimenti scientifici, ricerche nel campo dell'ottica, dell'elettricità (in quel periodo protagonista delle prime applicazioni pratiche) e si dedicò alla preparazione di alcuni libri tra i quali l'importantissimo "Confidences d'un prestidigitateur" che rappresenta un grande tesoro contenente le memorie, i racconti biografici e la magia di questo straordinario mago francese. Fu dopo la lettura di queste sue memorie che, quello che divenne forse il più popolare dei maghi, Erich Weiss si decise ad adottare il nome d'arte Houdini, rifacendosi al nome del grande mago francese.

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John Henry Anderson (1814-1874)

Anderson, insieme a Robert-Hudin è forse la figura più emblematica della nuova generazione dei grandi maghi che nel diciannovesimo secolo portarono la magia a livelli più alti e che contribuirono al suo passaggio da forma di intrattenimento da strada ad autentico spettacolo teatrale e arte aristocratica. Probabilmente il più grande showman e il più raffinato dei maghi scozzesi, detto anche "The Wizard of the North" (il mago del Nord)come lui stesso si definiva, girò con il suo repertorio in America, Canada, Australia, in quasi tutti i paesi d'Europa e fu tra i primi dell'epoca a portare il suo show in Russia. Ovunque ebbe modo di esibirsi anche per l'alta aristocrazia, re, zar, principi e regine. Non si può dire che Anderson fu un innovatore ma fu in grado di dare una personale e attraente veste agli effetti classici di quel periodo, e questo lo fece diventare una delle più eminenti figure del suo tempo. Il suo stile di presentazione e il suo repertorio attingevano anche alle migliori illusioni del suo grande contemporaneo francese Robert-Houdin come "La sospensione eterea" (un effetto di levitazione) e "Second Sight" (un effetto di lettura del pensiero). Ma si contraddistinse anche per la presentazione di altri effetti classici, come "Inexhaustible Bottle" (la bottiglia inesauribile dalla quale faceva uscire un qualsiasi tipo di bibita a richiesta degli spettatori) e soprattutto "'The Gun Trik" (o "The Bullet Catch") nel quale fermava un proiettile sparato da una pistola. Nel corso della sua carriera subì però diversi colpi di sfortuna: due teatri da lui acquistati per i suoi spettacoli furono distrutti dalle fiamme di un incendio e la banca inglese dove conservava i suoi risparmi fallì. Ma con la sua grandissima capacità di autopromuoversi, il suo carisma e la sua affascinante personalità riuscì a conservare sempre la sua dominante celebrità.


Johann Nepomuk Hofzinser (1806-1875)

Se Robert-Houdin viene ricordato come "il padre della magia moderna", Hofzinser può essere definito il padre della moderna cartomagia e del moderno "Close-Up" (o micromagia). Considerato il più grande mago austriaco, definiva le carte da gioco "The Poetry of Magic" e fu sicuramente il più originale creatore di tecniche ed effetti magici con le carte che il mondo avesse mai visto prima. Le sue invenzioni vengono ancora ammirate e praticate da prestigiatori di tutto il mondo. La sua magia era basata sulla semplicità, la sobrietà, l'eleganza e naturalmente sulla sua grande destrezza. Nelle sue esibizioni semplificò il lavoro del prestigiatore preferendo alle elaborate scenografie in uso tra i colleghi del suo tempo l'essenzialità di un tavolino disadorno e l'uso di pochi eleganti oggetti di piccole dimensioni. È per questo che Hofzinser non si esibiva nei grandi teatri, che si adattavano poco al suo genere di magia, ma teneva il suo spettacolo nei migliori circoli e salotti viennesi, elevando la magia a forma di intrattenimento creativa e aristocratica. Probabilmente si esibì sempre all'interno del territorio austriaco e raramente al di fuori di Vienna, dove nel 1853 aprì il "Salon Hofzinser", primo piccolo teatro costruito appositamente per il "Close-Up" nel quale si esibiva tre pomeriggi a settimana con il suo spettacolo "An Hour of Deception" (Un'ora di inganni).


Ancora magia e scienza (il fantasma di Pepper e l'elettricità)

Così come nel Settecento, col fiorire delle nuove scoperte scientifiche (e come d'altronde durante tutta la storia della magia), anche nei secoli successivi gli illusionisti cercarono di sfruttare la conoscenza delle nuove invenzioni tecnologiche ai fini dell'intrattenimento. Nella seconda metà dell'Ottocento "Fantasmagoria" venne soppiantata da una delle più famose illusioni ottiche di tutti i tempi : "Il fantasma di Pepper", inventato da un ingegnere di Liverpool e perfezionato dal Professor Pepper, che lo presentò nel 1862 a Londra dove fece subito scalpore. Concepito per il teatro tradizionale come mezzo per produrre manifestazioni fantasmatiche sulla scena, il Fantasma di Pepper fu subito adottato dai maghi, che ne intuirono le potenzialità. L'illusione è basata sullo stesso principio di quello che si verifica quando ci si trova in una stanza illuminata di notte e, guardando fuori dalla finestra, il riflesso della nostra immagine appare tridimensionale ad una certa distanza al di là del vetro (la stessa distanza che c'è tra noi e la finestra). Così una persona o un oggetto nascosto, tramite la giusta angolazione di un vetro e una giusta disposizione della luce, poteva essere riprodotto davanti agli occhi dello spettatore sottoforma di fantasma, poteva muoversi, apparire, scomparire o trasformarsi. Ad esempio nel 1890 a Parigi, alla cosiddetta Taverna dei morti, il pubblico, accolto in una macabra atmosfera, poteva assistere a terrificanti immagini tra cui quella di una bellissima ragazza trasformarsi in scheletro (in realtà una donna e uno scheletro nascosti erano stesi una accanto all'altro e l'immagine, proiettata agli spettatori tramite un vetro non visto, si spostava dall'una all'altro dando vita a una lenta e misteriosa trasformazione). Anche se il fantasma di Pepper cadde in disuso, alcune illusioni moderne sfruttano lo stesso principio a volte combinato ad altri ritrovati della tecnologia moderna. Un esempio di questa applicazione ai fini di intrattenimento si può oggi ammirare a Disneyland all'interno de "La sala da ballo stregata".

Un'altra scoperta scientifica che fu subito sfruttata dai maghi fu l'elettricità. Già durante la prima metà dell'Ottocento il francese Philippe e l'austriaco Döbler sfruttavano le prime nozioni sull'elettricità per eseguire uno dei loro più spettacolari numeri, che consisteva nell'accendere più di duecento candele con un solo colpo di pistola. Ma il primo a vedere il suo nome illuminato sull'insegna fu Henri Robin (accanito rivale di Robert-Houdin) che aprì un suo teatro a Parigi dedicato a scienza, magia, ottica e elettricità nel quale, oltre agli effetti magici più classici (come quello di lettura del pensiero "Second Sight", eseguito con la moglie), presentava numerosi esperimenti basati su nuovi e poco conosciuti principi scientifici. Robin soddisfaceva così un pubblico ansioso di assistere ai prodigi dell'era elettrica, presentandosi su una scena affollata dai congegni elettrici più recenti del momento, come i "Rocchetti di Ruhmkorff" o i "Tubi di Geissler" (1850 ca.). Basterebbe vedere i pochi esempi rimasti di questi tubi, con gas rarefatti attraversati da scariche luminose, per capire perché il pubblico restasse così incantato. Ma uno dei maghi più stravaganti a sfruttare i prodigi elettrici fu, qualche anno dopo, il sedicente "Dottor Bodie" (Walford Bodie, detto anche "The Electrical Wizard") . Maestro della promozione, Bodie si pubblicizzava come "Il miracolo vivente" e agli inizi del Novecento sconvolse il pubblico con le sue attrezzature tecniche e le sue cure fasulle, con le quali fingeva di guarire gli invalidi tramite la misteriosa "forza di Bodie". In quel periodo la gente comune sapeva ben poco delle proprietà dell'elettricità ed erano in pochissimi a conoscere il principio dell'elettricità statica e dell'amperaggio a bassa frequenza (per il quale il corpo umano è in grado di sostenere voltaggi molto alti se l'amperaggio è basso). Così Bodie poteva provocare scintille, accendere lampadine e infiammare torce al semplice tocco e poteva eseguire il suo numero della sedia elettrica, in cui trasmetteva migliaia di volt ad uno spettatore facendo inorridire il pubblico, che trovava stupefacente il fatto che un uomo potesse resisterea un trattamento simile, visto che la sedia elettrica era da poco stata introdotta in America come mezzo di esecuzione per i criminali.

Anche se non fu mai ne mago ne illusionista, credo possa essere emblematico per entrare nell'ottica di quel periodo, il fisico, inventore e ingegnere Nikola Tesla, di origine serba, che tra la fine dell'Ottocento e l'inizio del Novecento diede vita a un incredibile quantità di sperimentazioni e creò numerose ed utili invenzioni tecnologiche rivoluzionarie. Famoso per la sua rivalità con Thomas Edison col quale diede vita alla famosa "Guerra delle correnti" (in cui Tesla dimostrò la superiorità della corrente alternata rispetto alla corrente continua), realizzò opere del calibro d'impianti e motori a corrente alternata e di distribuzione elettrica polifase. Tesla fu anche l'autore di numerosi brevetti per la realizzazione di radio, ma anche di robotica e elettronica applicata, tanto da essere nominato da molti come l'inventore che creò il futuro. Ma fu un personaggio anche molto enigmatico e discusso per le sue teorie che sfociavano nella fantascienza. Si dice avesse inventato di misteriosi brevetti legati all'elettromagnetismo e a forze ritenute un'antico sapere di popoli pregressi. Sembra anche che l'F.B.I. abbia sequestrato molti progetti di Nikola Tesla in quanto innovativi e importanti per gli esperimenti su nuove tecnologie rivoluzionarie. Inoltre nei suoi studi ed esperimenti di elettromagnetismo ipotizzò la possibilità di alterare la materia,la gravità, il tempo, lo spazio, ipotizzò la realizzazione di una macchina antigravità, una macchina per il teletrasporto e la possibilità di viaggiare nel tempo. Un affascinante personaggio avvolto nel mistero e, perché no, nella magia.

L'evoluzione tecnologica e scientifica ha finito sempre per rendere obsoleti, anacronistici e inefficaci una serie di trucchi e illusioni molto popolari e misteriose nelle varie epoche passate. È per questo che bisognerebbe provare ad immedesimarsi nella mente della gente appartenente ai vari periodi storici per capire il potere che determinati effetti potessero avere sulle persone. Ed è per questo potere che come sempre le scoperte sconosciute alla massa, oltre a venire sfruttate a fini di intrattenimento, furono spesso utilizzate per scopi fraudolenti. Per esempio dalla metà dell'Ottocento un crescente interesse per lo spiritismo (vedi capitolo "Dalla fine del XIX sec. ai giorni d'oggi") ha fatto sì che la fotografia, il fantasma di Pepper, i principi ottici in genere e l'elettricità venissero utilizzati per eseguire finte sedute spiritiche o creare falsi fenomeni paranormali.