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Equivalenza naturale e direzionale secondo Pym

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Anthony Pym, studioso di fama internazionale nell'ambito degli studi traduttivi, individua due tendenze all'interno delle teorie sull'equivalenza: quelle di equivalenza naturale e quelle di equivalenza direzionale.[1] Egli attua questa distinzione per fornire un concetto più fruibile di equivalenza, che si inserisce all’interno di un dibattito in cui numerosi studiosi hanno elaborato una loro idea e teoria.

Egli definisce l'equivalenza naturale come quel processo che vede il traduttore alla ricerca di un equivalente preesistente nella lingua e cultura di arrivo. E' definita naturale perché si presuppone che la parola sia già presente, e non ci sia bisogno di crearne una nuova. Basti pensare alla parola Friday in inglese, che ha un esatto equivalente in italiano, ovvero venerdì. In questo senso si tratta di un tipo di equivalenza che risulta essere "naturale", infatti, la corrispondenza tra le due parole esisteva prima che il traduttore procedesse alla traduzione.[1] L'equivalenza direzionale indica invece quel processo che prevede la possibilità per il traduttore di creare equivalenti nuovi. Si chiama “direzionale” perché si può andare da un termine A presente nel testo di partenza ad un termine B presente nel testo di arrivo ma non si può svolgere il processo inverso, perché non ci si ritroverebbe al punto di partenza; il termine infatti assumerebbe un significato leggermente diverso. L’equivalenza direzionale prevede che il traduttore possa scegliere tra diversi equivalenti della lingua di arrivo e implica di fatto una maggiore libertà per il traduttore stesso. Tutte le teorie che riconoscono diversi tipi di equivalenza sono secondo Pym direzionali, come ad esempio la distinzione che Nida fa tra equivalenza formale e dinamica.[2] Pym sottolinea però che questi due tipi di equivalenza possono essere presenti all’interno dello stesso testo o addirittura nel pensiero di uno unico studioso. Per esempio, Vinay e Darbelnet riconoscono non solo i prestiti e i calchi (equivalenza direzionale) come strategie traduttive, ma anche altri procedimenti che mantengono di fatto un’equivalenza naturale.[3]

  1. ^ a b Anthony Pym, Natural and directional equivalence in theories of translation, in Target, vol. 19, 31 dicembre 2007, DOI:10.1075/target.19.2.07pym.
  2. ^ Anthony Pym, 3, in Exploring translation theories, 1st edition, Routledge, 2010, ISBN 978-0415553636.
  3. ^ Jean Darbelnet, Comparative stylistics of French and English : a methodology for translation, J. Benjamins Pub. Co, 1995, ISBN 978-90-272-9113-4, OCLC 646436016. URL consultato l'11 gennaio 2023.

Voci correlate

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Collegamenti esterni

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