Utente:Alessandro.fad/Sandbox

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Il Clavigero dei Musei Vaticani

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È nato a Roma il 27 Marzo del 1972, romano ma originario di Melito di Porto Salvo, in provincia di Reggio Calabria, è capo Clavigero dei Musei Vaticani. Ha studiato e conseguito il diploma Tecnico delle Industrie Elettriche ed Elettroniche. Ha svolto il servizio militare nell’Arma dei Carabinieri nel 1991. Il 2/06/2011 viene nominato Cavaliere al Merito della Repubblica italiana. Qualche anno dopo, con il sogno di diventare magistrato dopo aver lavorato per diversi anni come vigilante ausiliario nella Reverenda Fabbrica di San Pietro, partecipò a un concorso per diventare a tutti gli effetti un custode dei Musei Vaticani. Per un anno di prova lo osservarono, per valutare se fosse idoneo: puntualità, discrezione, professionalità e serietà erano le principali doti richieste. Venne preso: "Da adesso - gli dissero - devi sempre ricordare dove ti trovi. Lavori nel centro della cristianità. I dieci comandamenti devono diventare il tuo secondo vestito". Una richiesta "non da poco", dice. "Tuttavia sono contento di non disattenderla". Più maginifica fu, invece, la consegna che gli fece Antonio Paolucci, fino ad un anno fà Musei Vaticani, quando da semplice clavigero venne nominato capo. "Adesso sei tu ad avere simbolicamente in mano le chiavi che aprono le PORTE DEL PARADISO ARTISTICO TERRESTRE", gli disse per fargli comprendere la responsabilità a cui era chiamato. Con lui, infatti, collaborano altri dieci clavigeri che si dividono il lavoro in due turni, una metà dalle 5.30 del mattino alle due del pomeriggio. Gli altri fino a sera tardi. "Da quel momento il Vaticano è diventata la mia seconda casa - dice - Conosco le chiavi come le mie tasche. Ogni porta apre un mondo per me e per tutti i clavigeri familiare. Dietro ogni porta c'è un odore particolare, un profumo, riconoscibile soltanto da noi". Musei Vaticani.Crea ricorda ancora di essere sopraffatto dalle emozioni la prima volta che ha accompagnato un vecchio custode delle chiavi per l'apertura della Cappella Sistina nel 1999."Sono così ben resi nei loro dettagli - i movimenti, la torsione, la muscolatura", dice Crea. "C'è qualcosa lì - qualcosa di così speciale, così magico'."Crea crede nel potere dell'arte - un'espressione della nostra condizione umana condivisa - per unire le persone."Tutti possono trovare qualcosa di bello, qualcosa di commovente", dice. "'I Musei Vaticani, secondo me, dovrebbero essere visitati perché ti danno una comprensione dell'arte e della storia, indipendentemente dalla tua fede"So che l'odore che mi sta aspettando quando apro la prima porta è l'odore della storia, l'odore che gli uomini prima di noi hanno respirato." "Ogni mattina quando entro nella Cappella Sistina provo una serie di emozioni", dice Crea. "Ho le chiavi, in senso figurato, della storia del cristianesimo - sia la storia cristiana che la storia dell'arte"

Il clavigero è l'erede delle chiavi del Maresciallo del Conclave, colui che fino al 1966 doveva sigillare le porte intorno alla Cappella quando i cardinali si riunivano per eleggere il Pontefice.Oggi quei portoni e quei cancelli, con le loro chiavi, fanno ormai parte del patrimonio artistico che custodiscono, in quel processo di musealizzazione che nei secoli ha portato le stesse residenze papali a diventare i Musei Vaticani, ed hanno quindi bisogno essi stessi di un custode: il clavigero.


LE 2797 CHIAVI

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Le 2797 chiavi di cui è responsabile non sono chiavi qualsiasi, ma quelle che danno l’accesso al patrimonio storico-artistico custodito nei Musei vaticani da più di cinque secoli. Gianni Crea è il coordinatore dei clavigeri (dal latino “colui che ha in consegna le chiavi”) e ogni mattina, alle 5:30, riceve ufficialmente dalla Gendarmeria Vaticana la prima chiave per l’accesso all’atrio dei quattro cancelli: da lì inizia un percorso di oltre un’ora e mezza, lungo il quale il clavigero apre le 500 porte e finestre delle stanze affrescate papali e delle gallerie dei Musei( e dei laboratori collegati. Delle quasi tremila chiavi custodite nel bunker, ne vengono quotidianamente impiegate 300: sono tutte numerate, ma il clavigero le conoscete a menadito e te le descrive a memoria, una a una, facendole scorrere lungo l’anello metallico che le tiene insieme. Le chiavi più antiche e preziose sono tre: la numero 1, che apre il portone monumentale su viale vaticano, che oggi corrisponde all’uscita dei musei, ed è uno dei primi accessi ad essere aperti al mattino.

La chiave numero 401, dal peso di mezzo chilo, la più antica: è stata forgiata nel 1700 e apre il portone di ingresso del Museo Pio Clementino, il primo nucleo dei Musei con accesso al pubblico.


CHIAVE SENZA NUMERO

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E la chiave più importante, che non è numerata: è quella della porta che dà accesso alla Cappella Sistina. Il rituale prevede che la chiave venga prima prelevata dal bunker, dove è l’unica ad essere sigillata in busta chiusa. Con il gesto di apertura della busta sembra quasi che escano i segreti custoditi dalla chiave. Quando senti Gianni raccontare l’emozione che prova ogni volta che con una mano accarezza la porta e con l’altra gira quel pezzo di ferro antico, unico perché non ne esistono copie, dentro la serratura, ti rendi conto della solennità del gesto, semplice ma allo stesso tempo significativo: perché attraverso quella porta, dal 1492, passano i Cardinali per riunirsi nel Conclave che elegge il Successore di Pietro; ed è proprio compito del clavigero, in quanto erede delle chiavi del Maresciallo del Conclave, chiudere e sigillare tutte le stanze della Cappella Sistina in caso di Conclave, per mantenere il segreto di tutto ciò che avviene al suo interno. Non è, quindi, solamente uno dei luoghi artisticamente più importanti al mondo, con i famosi affreschi michelangioleschi e dei più grandi artisti italiani della seconda metà del Quattrocento, ma anche un ambiente in cui si respira la storia secolare della Chiesa. Parlandone con il clavigero riesci a percepire tutto l’impatto emotivo che prova quando ha il privilegio di schiudere quella porta, per poi attraversare la magnificenza pittorica, storica e religiosa di quell’enorme spazio, al solo suono dei suoi passi sul pavimento marmoreo del XV secolo, ogni volta come fosse la prima.


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