Utente:Afnecors/Personaggi storici trentini/4

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Marzani Gino[modifica | modifica wikitesto]

Marzani Gino (, – , ), direttore de "Il Brennero".


Massimilano I d'Asburgo[modifica | modifica wikitesto]

Massimilano I d'Asburgo (, – , ), imperatore.


Massimilano II[modifica | modifica wikitesto]

Massimilano II (, – , ), imperatore.


Massimiliano II[modifica | modifica wikitesto]

Massimiliano II (, – , ), imperatore.


Massimino[modifica | modifica wikitesto]

Massimino (sconosciuto, A cavallo tra il 600 e il 700 – sconosciuto, Intorno alla meta del 700), Vescovo di Trento.

Massimino appartiene a quella serie di vescovi dei secoli VII ed VIII dei quali si conosce soltanto il nome in successione, per indicazione del catalogo Udalriciano. Molto scarse sono infatti le indicazioni in merito alla storia del Trentino nel periodo alto medievale. L'epoca di Massimino e quella degli ultimi decenni della dominazione longobarda in Italia, e si puo presumibilmente collocare immediatamente dopo il regno del sovrano longobardo Liutprando e subito prima dell'avvento dei Franchi. Una sola congettura e stata avanzata in merito alla figura di questo presule. Verso la fine del 1500 e stata scoperta in Val di Non, nella chiesa parrocchiale di Flavon, un'epigrafe nella quale compariva il nome di Massimino, e qualche studioso ha scelto di identificare tale denominazione con quella del vescovo di Trento. Altre ricerche tuttavia, ci hanno confermato la riconducibilita di quest'iscrizione al secolo II d.C. Essa quindi, poich a quell'epoca il cristianesimo non era ancora stato introdotto nel Trentino, non puo riferirsi ad alcuna figura di vescovo.

Mattioli[modifica | modifica wikitesto]

Mattioli (, – , ), .


Maurizio[modifica | modifica wikitesto]

Maurizio (, – , ), imperatore bizantino.


Mazzanti Gilberto[modifica | modifica wikitesto]

Mazzanti Gilberto (, – , ), .


Melotti Fausto[modifica | modifica wikitesto]

Melotti Fausto (Rovereto, 1901 – , 1986), artista.

Frequenta a Rovereto la Scuola Reale Elisabettina. Nel 1918 si iscrive alla facolta di Fisica e Matematica dell'Universita di Pisa, continua gli studi al Politecnico di Milano, dove si laurea in Ingegneria elettrotecnica nel 1924. Nel 1928 si iscrive all'Accademia di Brera, allievo di Adolfo Wildt, e incontra Lucio Fontana con cui stringe un lungo sodalizio. Nel 1930 realizza una fontana per il bar Craja di Milano, progettato da Luciano Baldessari, Figini e Pollini. Nel 1932 accetta l'incarico come insegnante di Plastica moderna della scuola professionale del Mobile di Cantu; l'impegno terminera nel 1934, anno in cui entra far parte del gruppo del Milione. Nel 1935, partecipa alla prima mostra d'Arte astratta nello studio di Casorati e Paulucci a Torino, e presente in seguito alla Galleria del Milione con la sua prima mostra personale. Nel 1937 con Carlo Belli e Gino Ghiringhelli, fa un viaggio a Parigi dove visita i musei e le principali gallerie, e presente al Milione alla mostra ?Venti Firme?, grazie alla quale entra in contatto con Arturo Martini. In questo stesso anno riceve il premio internazionale "La Sarraz" riservato ad artisti particolarmente originali e interessanti. Nell'ottobre 1940 si trasferisce a Roma dove rimarra nel 1943 impegnato ad una serie di progetti legati alla grande esposizione dell?E42. Nel 1943 al suo ritorno a Milano trova lo studio di via Leopardi distrutto dai bombardamenti; per sostenere la famiglia inizia l'attivita di ceramista. Una mostra di dipinti alla Galleria Annunciata di Milano nel 1956 segna il ritorno di un'attivita artistica rimasta per anni ricerca individuale. Negli anni Sessanta il suo nome viene riproposto all'attenzione del pubblico: partecipa in seguito a mostre internazionali dove premi e riconoscimenti consolidano la sua fama di artista e poeta. A Milano nel 1979 s'inaugura una grande mostra antologica dove tra l'altro viene ricostruita la mostra fatta al Milione nel 1935. Altre importanti rassegne sono quelle del 1981 a Forte Belvedere di Firenze e quella ordinata dall?artista stesso alla Galleria Nazionale d?Arte Moderna di Roma. Bibliografia Belli C., Bollettino della Galleria Il Milione, n. 30, Milano, giugno 1934; Hammacher A.M., Melotti, Electa, Milano, 1975; Anzani G., Caramel L., Scultura moderna in Lombardia, Pizzi, Milano, 1981; Melotti. 1901-1986, (cat. della mostra, Chiese Rupestri e Palazzo Lanfranchi, Matera), Arnoldo Mondadori, Milano & De Luca, Roma, 1987; Garberi M., (a cura di), Fausto Melotti. L?acrobata invisibile, (cat., PAC, Milano), Milano, Nuove edizioni Gabriele Mazzotta, 1987; Celant G. (a cura di), Fausto Melotti. Opere 1934-1984, (cat. della mostra, Museo Cantonale d?Arte di Lugano) Electa, Milano, 1990; Belli G., Marzari G., Boschiero N., Pettenella P., (a cura di) Artisti del '900. Protagonisti di Rovereto., (cat. della mostra Rovereto) Rovereto, 1991; Bortolatto L., (a cura di), Arte Italiana 1895-1952 dai Musei Triveneti, (cat. della mostra Praha poi Budapest, poi Treviso) 1991; Longari E.; Voce Fausto Melotti, in La pittura in Italia, Il Novecento, tomo secondo, Milano, 1992, p. 780 (con bibliografia); Celant G. (a cura di), Melotti. Catalogo generale, con la collaborazione di Gianelli I., Soldaini A., Melotti M., Electa, Milano, 1994, 2 tomi; Pirovano C. (a cura di), Melotti. Teatrini 1931-1985, (cat. della mostra, Galleria dello Scudo, Verona poi Palazzo Volpi, Como, 1997), Verona, 1996; Abstracta. Austria-Germania-Italia 1919-1939 L?altra arte degenerata. (cat. della mostra, Innsbruck, Bolzano, Trento) Milano, 1997-1998; Fausto Melotti, (cat. della mostra, Nagoya, Aichi Prefectural Museum of Art) 1999; Fausto Melotti, Rivoli, Castello di Rivoli, Museo d'Arte Contemporanea, 1999; Fausto Melotti. Retrospective 1933-1986, Darmstadt, Institut Mathildenhle, 28 maggio ? 27 agosto 2000; Duisburg, Wilhelm Lehmbruck Museum, Fausto Melotti, 2000; Fausto Melotti. Segno, musica e poesia, Fondazione Bandera per l'Arte, Busto Arsizio (VA), 21 maggio ? 29 ottobre 2000; Scudiero M. (a cura di), Arte trentina del '900, 1900-1950, Trento, 2000; Wolbert, Fausto Melotti. Ratio und Strenge ? Spiel und Poesie ? Rigor and Rationality ?Poetry and Playfulness. Retrospective 1928-1986, Darmstadt, 2000; Chini E., Mich E., Pizzamano P. (a cura di), L'arte riscoperta. Opere delle collezioni civiche di Rovereto e dell'Accademia Roveretana degli Agiati dal Rinascimento al Novecento, Rovereto, 2000. a cura di Nicoletta Boschiero - Museo d'arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto

Menapace Luigi[modifica | modifica wikitesto]

Menapace Luigi (, – , ), presidente del Consiglio regionale.


Mendini Bruno[modifica | modifica wikitesto]

Mendini Bruno (, – , ), podesta di Trento.


Menestrina Francesco[modifica | modifica wikitesto]

Menestrina Francesco (Trento, 28/03/1872 – , 13/04/1961), giurista, storico.

Studio giurisprudenza a Vienna e coltivo poi per tutta la vita gli studi giuridici, di storia del diritto e di storia trentina? la sua ampia produzione? lo colloca sicuramente tra gli storici trentini piu preparati e piu seri. Nel 1901 ricevette l?incarico per svolgere un corso, in lingua italiana, di procedura civile presso l?Universita di Innsbruck. Era il periodo quello in cui piu viva era la lotta per l?istituzione di un?universita italiana a Trieste e piu violenta la reazione contro gli studenti italiani all?Universita di Innsbruck, nella quale le autorita politiche e accademiche avevano concesso corsi di lingua italiana. Proprio l?inizio delle lezioni del Menestrina fu percio ostacolato e impedito per alcuni giorni, con tumulti e violenze. Similmente accadde all?altro professore trentino, Giovanni Lorenzoni, nel 1903 quando tenne la sua prolusione, sempre all?Universita di Innsbruck. Dopo la guerra 1915-18 Francesco Menestrina ricoperse la carica di avvocato generale a Venezia e successivamente di viceavvocato generale dello Stato. Non partecipo alla vita politica attiva, se non sul piano degli studi, ma diede la sua collaborazione preziosa per due volte in due momenti cruciali della storia trentina: dopo la prima guerra mondiale per i problemi giuridici e amministrativi creatisi con l?armistizio nelle nuove terre; e dopo la seconda guerra mondiale quando il Trentino pose formalmente al governo la richiesta dell?autonomia. Nel 1945 gli fu affidata infatti la presidenza del Centro Studi del Comitato di Liberazione Nazionale, incaricato di redigere il primo Progetto preliminare di ordinamento autonomo della Venezia Tridentina che fu reso pubblico il 25 novembre 1945. Di dottrina liberale, collaboro anche dopo il 1945 al partito liberale di Trento per l?esame dei vari progetti di autonomia elaborati negli anni 1946-1947 e dagli altri partiti e dal governo. Si ritrovo cosi a fianco degli uomini delle sue generazioni che erano stati protagonisti nelle lotte nazionali ed autonomistiche condotte dal liberalismo trentino prima della redenzione, e a fianco di suo fratello, l?avvocato Giuseppe Menestrina, altra nobile figura della stessa corrente politica, che era stato vicepodesta di Trento, durante il podestariato Zippel. (Da UMBERTO CORSINI, Il Trentino e l?Alto Adige nel periodo 3.11.1918-31.12.1922, in Trentino e Alto Adige dall?Austria all?Italia, nota 82 a p. 149). Si veda pure: In memoria di Francesco Menestrina (1872-1961) di ADOLFO CETTO, con bibliografia di C.S.P. (CARLO SECONDIANO PISONI), in Studi Trentini di Scienze Storiche, XL (1961), pp. 232-251 e pp. 251-260, e necrologio a cura di GIULIO BENEDETTO EMERT in Archivio Veneto, 1961, V serie, n. 103, pp. [163]-166.

Menguzzato Clorinda[modifica | modifica wikitesto]

Menguzzato Clorinda (, – , ), .


Moggioli Umberto[modifica | modifica wikitesto]

Moggioli Umberto (Trento, 1887 – , 1919), artista.

Su incoraggiamento di Bartolomeo Bezzi e Eugenio Prati e grazie alla generosa disponibilita di Antonio Tambosi si iscrive nel 1904 all?Accademia di Venezia. Nel 1907 espone per la prima volta alla biennale l?opera Giardino di sera e nel 1909 e presente all?Esposizione di Ca?Pesaro con ben 28 opere, rivelando una predilezione per una pittura limpida dai colori accesi. Con Gino Rossi, Arturo Martini, Umberto Boccioni, Tullio Garbari, Pio Semeghini, Teodoro Wolf Ferrari diventa il protagonista di quella straordinaria stagione veneziana che ha visto nelle mostre di Ca? Pesaro la nascita di una delle prime tendenze rinnovatrici della cultura figurativa italiana. A Ca? Pesaro, l?edificio della Fondazione Bevilacqua La Masa, ospita, dal 1908 al 1920, le mostre dedicate agli artisti piu giovani, grazie alla vitale e feconda direzione di Nino Barbantini. Se all?inizio queste esposizioni venivano considerate l?anticamera della Biennale, a partire dal 1910, esse diventano occasioni per gli artisti capesarini di mettersi in contrapposizione alla pittura piu accademica presente alle biennali. Nel 1911 Moggioli si trasferisce a Burano in una casa aperta verso gli orti di Mazzorbo e la laguna. Partecipa nuovamente alle mostre capesarine nel 1912 e ?13, nella prima occasione espone il celebre Ponte verde del 1911 e nella seconda Primavera a Mazzorbo opera di segno spiccatamente simbolista. Nel 1915, a Verona dopo avere lavorato per breve tempo come cartografo per l?esercito italiano decide di partire volontario per il fronte al seguito della Legione Trentina. Viene tuttavia riformato a causa di una grave malattia. Dopo un soggiorno sulle colline veronesi presso il lago di Garda e si stabilisce a Roma. Nel 1919, a soli 32, anni colpito dalla febbre spagnola muore nello studio di Villa Strhlfern. Bibliografia Schanzer O., Umberto Moggioli, in ?Nuova Antologia?, 1 marzo 1919; Wenter Marini G., Vita artistica nel Trentino. La mostra di Umberto Moggioli, in ?Alba Trentina?,a.V, n.1, gennaio 1921; Barbantini N., Umberto Moggioli, Roma, 1922; Piovan C., Umberto Moggioli, in ?Trentino?, n.12 dicembre 1932; Somar E., Mostra di Umberto Moggioli, (cat. della mostra, Milano),1942; Perocco G., Artisti del primo novecento italiano, Torino, 1958; Perocco G., Umberto Moggioli, Bergamo, 1963; Munari C., Gli artisti di Ca? Pesaro, Rovereto, 1967; Perocco G., Umberto Moggioli, in Arte moderna in Italia, (cat. della mostra, Firenze), 1967; Grafica 1900-1950 Alto Adige Sudtirolo Tirolo Trentino, (cat. della mostra Bolzano, Trento, Innsbruck) Innsbruck 1981-1982; pp. 78-81; Belli G., Quesada M., Mascherpa G. (a cura di), Moggioli, (cat. della mostra Trento, Palazzo delle Albere) 1986; Alessandri C., Romanelli G., Scotton F. (a cura di), Venezia gli anni di Ca' Pesaro 1908-1920, (cat. della mostra, Venezia, Trento) Milano, 1988, pp. 168-173; Belli G., Marzari G., Boschiero N., Pettenella P., (a cura di) Artisti del '900. Protagonisti di Rovereto., (cat. della mostra Rovereto) Rovereto, 1991; Umberto Moggioli, (cat. della mostra, Cavalese, Palazzo Riccabona), Trento, 1996; Venezia e la sua laguna ai primi del ?900 nelle opere di Umberto Moggioli, (cat. della mostra, Modena, Palazzo Montecuccoli degli Erri), Modena, 1996 - 1997; La Pittura a Venezia: dagli anni di Ca' Pesaro alla Nuova Oggettivita, Fondazione Cassa di Risparmio di Modena, Modena, gennaio 2000; Emblema d'arte. Da Boccioni a Tancredi, Fondazione Bevilacqua La Masa, Venezia, 2000; Degasperi F., Nicoletti G., Pisetta R. (a cura di), Dizionario degli artisti trentini tra ?800 e ?900, Edizioni Il Castello, Trento, 1998, pp. 298-303; Scudiero M. (a cura di), Arte trentina del '900, 1900-1950, Trento, 2000, p. 188; Chini E., Mich E., Pizzamano P. (a cura di), L'arte riscoperta. Opere delle collezioni civiche di Rovereto e dell'Accademia Roveretana degli Agiati dal Rinascimento al Novecento, Rovereto, 2000. a cura di Nicoletta Boschiero - Museo d'arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto

Montano[modifica | modifica wikitesto]

Montano (sconosciuto, Seconda meta del 400 – sconosciuto, Prima meta del 500), Vescovo di Trento.

Il vescovo viene nominato nel Dittico Uldariciano, ma non e stato possibile rintracciare altre notizie nelle fonti storiche.

Moro Aldo[modifica | modifica wikitesto]

Moro Aldo (, – , ), .


Munari Bruno[modifica | modifica wikitesto]

Munari Bruno (Milano, 24/10/1907 – Milano, 30/09/1998), artista.

Nasce a Milano il 24 ottobre del 1907. A vent'anni aderisce al movimento Futurista milanese della seconda generazione, frequentando Marinetti e Prampolini, oltre a Fillia, Depero e Dottori.Nel 1934 firma il Manifesto Tecnico dell'Aeroplastica Futurista. Sempre in questi anni svolge anche ricerche nell'ambito del design. Nel 1935 realizza dipinti astratti, utilizzando fotogrammi e nel 1940 espone alla Galleria del Milione a Milano i suoi primi Oggetti metafisici. Nel 1948 con Dorfles, Monnet e Soldati partecipa alla fondazione del M.A.C (Movimento Arte Concreta). Crea i Libri Illeggibili, libri senza parole realizzati con materiali diversi. Negli anni '50 sperimenta l'uso di materiali nuovi, attirato dalle tecniche fotografiche. Nascono i dipinti positivi e negativi basati sulla percezione alternata che non ha una posizione spaziale fissa. Le Sculture da viaggio costruite con cartone piegato e cosi definite per ridimensionare l'enfasi delle grandi sculture in bronzo; sono esposte per la prima volta alla Galleria Montenapoleone nel 1958.Negli anni Sessanta partecipa alle mostre dell'arte cinetica e programmata. A Tokio del 1965 presenta in una grande mostra personale tutti i lavori degli ultimi anni, nel 1966 pubblica Arte come mestiere. Nel 1967 progetta Flexy, un multiplo a forma di tetraedro a basso costo: il fruitore puo comporre un numero illimitato di disegni nello spazio. Negli anni Settanta e Ottanta, si occupa particolarmente di design e di video destinati alla didattica dell'arte per i bambini. Muore il 30 settembre del 1998 a Milano.Meneguzzo M. (a cura di), Bruno Munari opere 1930-1986 (cat. mostra), Milano, Palazzo Reale, 1987;Della Grazia P., Carrega U., Accame V., Fagone V. (testi di), Archivio Della Grazia di Nuova Scrittura, Milano, 1989;BibliografiaBentivoglio M. (a cura di), Il Librismo (cat. mostra), Fiera di Cagliari, Ed. Arte Duchamp, 1990;Bentivoglio M. (a cura di), Ascoltare l'immagine. L'esperienza del suono negli artisti della visualita (cat. mostra), Saravezza, Palazzo Mediceo, 1996Fiz A. (a cura di), Omaggio a Bruno Munari (cat. mostra), Busto Arsizio, Fondazione Bandera, 1999-2000;Cora B. (a cura di), Exempla. Arte italiana nella vicenda europea 1900-1960 (cat. mostra), Teramo, Pinacoteca Civica, 1999 - 2000;Zanchetti G. (a cura di), Text-image (cat. mostra), La Chaux-de-Fonds, Muse de beaux-arts, Rovereto, Mart, Bolzano, Mouseion, 1999-2000;Lista G. (a cura di), Futurism and photography (cat. mostra), Londra, Estorick Foundation of Modern Italian Art, 2001Boschiero N. (a cura di), Il deposito della Grazia e l'archivio di Nuova Scrittura, (cat. mostra), Rovereto, Archivio del '900, 2001

Mussio Magdalo[modifica | modifica wikitesto]

Mussio Magdalo (Pisa, 1925 – , ), artista.

Nasce a Pisa nel 1925, vive e lavora a Pollenza vicino a Macerata. Contemporaneamente alla frequentazione della facolta di architettura segue i corsi di scenografia all'Accademia di Belle Arti di Firenze. Opera come scenografo, allestitore e regista teatrale. In seguito il suo interesse si sposta al film d'animazione, lavora negli U.S.A. e in California presso il National Film Board; successivamente allarga il campo della ricerca dal film allo studio delle esperienze figurative contemporanee, attraverso il "fumetto" inteso come relazione tra immagine e scrittura o spazio in cui la scrittura puo divenire immagine e viceversa. Il particolare interesse per la pagina stampata porta Mussio ad assumere la carica di redattore e impaginatore grafico della rivista "MarcaTre", notevole caso culturale degli anni Sessanta (vi partecipano anche Eco, Sanguineti, Bonito Oliva, Barilli). Accanto al lavoro per un'editoria di avanguardia, emerge la sperimentazione di un genere contraddistinto da segni, grafemi, linee che s'intrecciano mutando la calligrafia in disegno. A tale sviluppo corrisponde, a partire dal 1955, l'inizio di una costante attivita artistica in Italia e all'estero. In seguito Mussio trascrive testi nelle tavole dipinte, nei libri, mette a confronto la parte visuale con quella letteraria e poetica posta a fronte, in un sistema speculare, di rimandi e assonanze.In questo periodo nascono In pratica, 1965, Praticabile per memoria concreta, 1968, Il fastidio delle parole, 1968. Il lavoro di Mussio procede nella direzione di una compenetrazione tra lettere e segni, macchie, collage sono i soggetti delle Tavole del 1989. Nel 2001 partecipa a Parole in vista momenti della scrittura visiva e del libro d'artista in Italia presso il centro sociale di Montedoro in provincia di Caltanissetta.BibliografiaFagone V. (prefazione di), Raccolta italiana di Nuova Scrittura, Milano, 1977;Barilli R. (a cura di), Parlare e scrivere, Macerata, Ed. La Nuova Foglio, 1977;Exposition. La strada occulta. 9 artistes italiens contemporains (cat. mostra), Troyes, Passages-Centre d'art contemporains, 1984;Bertoni M. (testo di), Magdalo Mussio (cat. mostra), Bologna, Studio Mascarella, 1989;Pitr A. (a cura di), Magdalo Mussio, Paolo Icaro, Eliseo Mattiacci, Francesca Rutisgliano, Iesi, Chiesa di San Floriano, 1996;AA.VV., Charta, Magdalo Mussio (cat. mostra), Macerata, Palazzo Ricci, 1997Boschiero N. (a cura di), Il deposito della Grazia e l'archivio di Nuova Scrittura, (cat. mostra), Rovereto, Archivio del '900, 2001

Mussolini Benito[modifica | modifica wikitesto]

Mussolini Benito (, – , ), .


Napoleone Bonaparte[modifica | modifica wikitesto]

Napoleone Bonaparte (, – , ), primo console di Francia e imperatore.


Negrelli Luigi[modifica | modifica wikitesto]

Negrelli Luigi (Fiera di Primiero, 23 gennaio 1799 – Vienna, 1 ottobre 1858), ingegnere.

1. Gli studi scientifici e l'ingresso sulla ribalta internazionale Luigi Negrelli nacque a Fiera di Primiero il 23 gennaio (o il 25, a seconda delle diverse interpretazioni alle quali ha dato luogo la lettura dell'atto di nascita) del 1799, in una famiglia di 11 tra fratelli e sorelle. Il padre Angelo era un genovese dedito alle attivita commerciali e la madre, Elisabetta Wrtemberg, era originaria di Tonadico. Trascorse in Primiero gli anni dell'infanzia e della prima giovinezza, dedicandosi nel paese natale ai suoi primi studi, perfezionandoli in un secondo momento a Feltre e a Padova. Durante gli anni delle agitazioni belliche e della crisi economica, la famiglia, originariamente benestante, attraverso un momento di grande difficolta e il giovane Luigi rischio di dover abbandonare gli studi superiori. Ma la Casa d'Austria venne in suo aiuto, garantendoli un contributo economico che gli permise di proseguire la sua istruzione. Pot quindi, in seguito, conseguire la laurea in Ingegneria gia assai giovane, presso il Politecnico di Innsbruck. Il suo talento e la sua preparazione vennero assai presto a conoscenza delle autorita. Immediatamente dopo il conseguimento della laurea, Negrelli fu assunto dalla direzione dei lavori pubblici di Innsbruck: i suoi primi compiti riguardavano tutta l'area trentino - tirolese, nonch il territorio piu a nord. Si dedico subito all'elaborazione della carta idrografica del fiume Inn nel tratto fra Innsbruck e Wattens; al progetto del ponte di Landeck con relativo collegamento stradale sino a Merano; al miglioramento della viabilita in Val Pusteria, dopo che un'alluvione di notevoli proporzioni ne aveva sconvolto i traffici. Gli fu affidata anche la responsabilita delle nuove opere stradali costruite nel Vorarlberg e di tutta una serie di opere relative alla viabilita della Valle dell'Adige. Pochi anni piu tardi, nel 1827, Negrelli inizio i lavori per la canalizzazione del Reno e passo al distretto di Bregenz. Il nuovo incarico richiedeva non solo capacita specificamente tecniche, ma anche politiche, in quanto la direzione delle attivita coinvolgeva sia le autorita svizzere che quelle austriache. Negrelli ebbe modo di farsi apprezzare anche sul difficile terreno della diplomazia internazionale, tanto che, conclusi i lavori sul Reno, l'amministrazione del cantone di San Gallo gli propose di sovrintendere al piano di elaborazione delle opere viarie di competenza. Nel 1830 si trasferi quindi nel capoluogo elvetico per rimanervi alcuni anni, realizzando la strada del Ruppen che collegava Altsttten a San Gallo; poco dopo progetto i ponti sul Limmat e sul Mnster a Zurigo; il ponte Nydeck sull'Aar a Berna, la linea ferroviaria che avrebbe messo in comunicazione Basilea con Zurigoe e inoltre il piano regolatore della citta di San Gallo. La grande novita dei lavori portati a termine da Negrelli in Svizzera stava nell'essere riuscito a dimostrare, con la costruzione di opere ferroviarie realizzate ad una notevole altitudine, che la realizzazione di una rete ferroviaria era possibile anche in localita montuose, idea che a quei tempi veniva negata da un'autorevole corrente di pensiero facente capo allo studioso inglese Stephenson. 2. L'idea del canale di Suez e le prime delusioni Nel giro di una decina d'anni Negrelli si era affermato come uno dei maggiori esperti mondiali nella costruzione delle opere di viabilita. Incombenze di responsabilita sempre maggiore gli provennero dalle amministrazioni svizzere ed austriache, mentre egli alternava tali occupazioni a continui viaggi di studio in tutta l'Europa e alla pubblicazione di scritti scientifici. Fu verso l'inizio degli anni '40 che comincio a pensare a quello che sarebbe stato il capolavoro della sua vita professionale, ossia il progetto per il taglio dell'istmo di Suez, gia meditato da Napoleone alcuni decenni prima e rimasto privo di esito a causa delle continue guerre. Tuttavia, l'ingegnere trentino avrebbe dovuto ancora attendere a lungo prima che la sua idea si potesse concretizzare. Nel frattempo, stava portando avanti una meticolosa opera di sensibilizzazione nei confronti delle principali autorita europee per dare attuazione al suo progetto e i primi risultati non mancarono. Nel 1846 venne costituita a Parigi la "Socit d'tudes du Canal de Suez", composta da dieci membri ripartiti in tre gruppi distinti: quello italo - tedesco - austriaco, del quale Negrelli era il piu autorevole rappresentante, quello francese e quello inglese. Ben presto Luigi Negrelli riusci ad interessare anche il Lloyd, il Comune e la Camera di Commercio di Trieste, nonch la Camera di Commercio di Venezia, che entrarono a far parte dell'orbita del gruppo italo - austriaco. La discussione del progetto era cominciata, ma ancora lontano era l'inizio vero e proprio dei lavori, anche per l'ostruzionismo messo in atto dall'Inghilterra, rappresentata nella citata Societa di studi dallo Stephenson. La Corona inglese non rilevava alcun interesse in un'idea che, se messa in atto, poteva incrementare notevolmente le relazioni commerciali dell'intera Europa mediterranea con la via per le Indie, indebolendo la propria posizione di monopolio. Pertanto, essa si era inserita nel gruppo di studio con gli unici scopi di rallentare l'attuazione del piano e di proporre invece un collegamento ferroviario. In questo periodo Negrelli ricevette dall'Impero austriaco l'incarico di ispettore per le ferrovie del Nord e progetto altri importanti tratti ferroviari, come quelli che collegavano Vienna a Leopoli, Praga a Pardubitz, Ludenburg ad Olmtz, Brunn a Trubau. Nel 1848 si stabili a Verona, citta nella quale inizio una serie di progetti ferroviari per la costruzione di strade ferrate nel Lombardo - Veneto. Gli anni in cui si impegno in questa nuova serie di compiti sembrarono preludere al tramonto definitivo suo sogno piu agognato. Nel 1849, infatti, si realizzo una svolta ai vertici del governo egiziano che pareva influire in maniera determinante sul grande progetto di Negrelli: la morte del vicere Mohammed Ali porto sul trono egiziano Abbas, assai piu vicino alle posizioni inglesi, accantono senza indugio il piano del canale di Suez e promosse la costruzione di una ferrovia destinata a collegare Il Cairo con Alessandria; a questo scopo nomino come responsabile del nuovo progetto proprio lo Stephenson. Negrelli, deluso dalla piega che avevano preso gli eventi, si dedico interamente ai suoi compiti in Italia settentrionale, che lo costrinsero a sempre piu frequenti spostamenti tra Verona e Milano, fino alla meta degli anni '50. I percorsi da Verona a Bologna, da Milano a Trieste, da Verona al Brennero, da Bologna a Padova e da Verona a Vicenza, alcuni dei quali ricostruiti dopo i danneggiamenti subiti in seguito ai moti del '48, sono opera del suo talento ormai sempre piu apprezzato in tutto il mondo. Le difficolta erano enormi, poich i lavori proseguivano mentre le agitazioni di quel periodo stavano raggiungendo il loro acme. Assieme alle ferrovie, fu impegnato anche nella progettazione di corsi d'acqua, sempre per il Lombardo - Veneto; e ben presto anche nella costruzione di un imponente canale tra i fiumi Moldava ed Elba, che gli frutto il titolo di cavaliere dell'Impero, conferitogli con il titolo di "von Moldelba". Dovette pero subire le ostilita e le ipocrisie di alcuni suoi avversari, i quali approfittarono di alcune critiche rivolte dal Negrelli all'amministrazione austriaca nel Lombardo - Veneto per accusarlo di tentativi di cospirazione contro l'Austria. Si trattava, naturalmente, di rilievi del tutto infondati: quando Negrelli aveva espresso delle osservazioni, ancorch decise, sull'atteggiamento col quale la Casa d'Austria gestiva le entrate tributarie e le forze militari in Italia settentrionale, lo aveva fatto senza alcuna intenzione sovversiva. Nondimeno, alcune sue espressioni gli costarono care: venne presto sospeso da tutti gli incarichi conferitigli da Vienna. 3. La fase conclusiva della sua vita con gli ulteriori sviluppi della vicenda relativa al canale di Suez. Costretto a fare ritorno nel capoluogo austriaco, trovo pero il modo, libero dagli impegni piu gravosi, di riprendere la progettazione dell'impresa di Suez, incoraggiata da un nuovo, importante avvenimento che aveva animato la scena internazionale: nel 1854 anche Abbas era morto, e al suo posto gli era successo Said, favorevole a stabilire relazioni con l'Europa intera, a discapito dell'egemonia britannica. Said interpello subito il francese Ferdinand de Lesseps, un esperto in materia di opere ingegneristiche che aveva ricoperto incarichi diplomatici per conto dell'autorita francese presso il governo egiziano, e gli forni la delega ufficiale per trattare la realizzazione del canale. Astutamente, Lesseps riusci a procurarsi dalla Societa di studi per il Canale di Suez tutti i documenti utili, compreso, anzitutto, il progetto fondamentale ideato da Luigi Negrelli. Approfittando del fatto che la concessione ottenuta dal vicer d'Egitto era stata rilasciata a titolo del tutto personale e di essere stato designato dallo stesso Said quale presidente di una "Commissione scientifica internazionale" per lo studio del progetto, abbandono le relazioni con la Societa degli studi per dedicarsi come unico responsabile all'elaborazione tecnica dell'opera. La Commissione esamino tre progetti diversi, due dei quali con tracciato a collegamento diretto ed uno a collegamento indiretto. Fra i tre progetti venne scelto quello di Negrelli, appoggiato dall'ingegnere italiano Paleocapa, con canalizzazione diretta e senza le chiuse ai due imbocchi del canale, in modo da consentire un piu naturale passaggio dei mezzi di trasporto. Prima dell'approvazione ufficiale, Negrelli si era recato personalmente in Egitto nel 1855, dove si era fermato un lungo periodo a studiare le possibilita di applicazione pratica del suo progetto, confidando di poterlo condurre a termine. La storia, pero, per una serie di sfortunate contingenze, non rese a Negrelli il tributo che gli doveva. L'Inghilterra, che non aveva gradito affatto il mutato atteggiamento delle autorita egizie, scateno una vera e propria aggressione militare, facendo occupare l'isola di Perim sul Mar Rosso e fomentando una veemente campagna di stampa contro la quale fu impegnato attivamente anche il Negrelli. Cio ebbe come effetto un rallentamento nell'inizio delle attivita, trascorso il quale, tuttavia, la situazione pot normalizzarsi: Negrelli venne cosi nominato da Said direttore generale dei lavori per la costruzione del canale. Ma la sua salute, minata da una malattia ai reni che da qualche tempo lo stava tormentando, veniva aggravandosi di giorni in giorno. Mori l'1 ottobre del 1858 a Vienna, proprio nel momento in cui egli doveva recarsi sul posto per dare esecuzione al progetto, lasciando a Lesseps tutte le opportunita di sfruttare il suo imponente disegno ingegneristico e la paternita dell'opera. Ancor oggi, all'ingresso del canale di Suez, giganteggia un monumento marmoreo con l'effigie di Ferdinand de Lesseps. In seguito, la storia ha cercato di recuperare il suo debito con Luigi Negrelli. Le sue spoglie, infatti, riposano dal 1929 nel cimitero monumentale di Vienna, all'interno del famedio che ospita le tombe dei grandi, mentre la capitale egiziana, Il Cairo, ha dedicato a Negrelli una delle sue vie principali. Bibliografia: - Alfred Birk: "Alois von Negrelli: die Lebensgeschichte eines Ingenieurs", Ed. Braumller, Vienna/ Lipsia, 1915 - 1925. - Zara Olivia Algardi, "Luigi Negrelli, l'Europa, il canale di Suez", Le Monnier Firenze, 1988. - Tindaro Gatani: "Luigi Negrelli: ingegnere trentino ed europeo" - con prefazioni di Bruno Simion, Aldo Degaudenz, Josef Concin (in appendice: "Luigi Negrelli ed il progetto definitivo del canale di Suez", di Armando Levi Cases, Ediz. EDAS Messina, 2000. - "Luigi Negrelli ingegnere e il canale di Suez: atti del convegno internazionale. / Luigi Negrelli ingegnere e il canale di Suez: Primiero, 15 - 18 settembre 1988", a cura di Andrea Leonardi, Ediz. Societa di studi trentini di scienze storiche, Trento 1990 . - "Un anno di vita: diario dell'anno 1831: Bregenz / Luigi Negrelli", a cura di Maria Beatrice Narzani Prosser, Ediz. Museo storico in Trento, 1999. - Luigi Negrelli e il canale di Suez: nelle carte del fondo Maria Grois Negrelli", a cura di Francesco Attilio Scaglione, Ediz. Abete Roma, 1971 - 1972. - Peter Bussjaeger, Joseph Concin, Karl Gerstgrasser: "Alois Negrelli und seine Spuren in Vorarlberg: (1822 - 1832): eine regional historische und verwaltungsgeschichtliche Untersuchung", Geschichtsverein Region Bludenz, 1997. - "Luigi Negrelli, il canale di Suez e la potenza coloniale inglese", tesi di laurea - Laureanda: Francesca Carli; relatore: prof. Vincenzo Cali. - anno accademico 1999 - 2000, Universita degli studi di Trento.

Nestore da Millano[modifica | modifica wikitesto]

Nestore da Millano (, – , ), .


Nicolo Alreim da Brno[modifica | modifica wikitesto]

Nicolo Alreim da Brno (, – , ), .


Nicolo conte d'Arco[modifica | modifica wikitesto]

Nicolo conte d'Arco (, – , ), .


Nicolo da Brno[modifica | modifica wikitesto]

Nicolo da Brno (Brno (Moravia) , A cavallo tra il 1200 e il 1300 – Moravia, novembre del 1347), Vescovo di Trento.

La scelta di Nicolo da Brno nel quadro di una politica di intesa fra la Moravia e la contea tiroleseIl fallimento dei piani della casa di Moravia e le animosita fra il vescovo e il nuovo conte del Tirolo. Il ritorno delle persecuzioni nei confronti dell'autorita vescovile, come al tempo di MainardoI sinodi diocesani indetti da Nicolo. L'origine dello stemma dell'aquila tridentina

Nicolo d'Arco[modifica | modifica wikitesto]

Nicolo d'Arco (Arco, c.1492 – , ), Poeta.

Nicolo d'Arco fu poeta ed umanista molto fine e letterato della corte di Isabella d'Este a Mantova. Di lui si hanno notizie biografiche piuttosto incerte: figlio di Odorico d'Arco e di Susanna Collalto Credazzo, nacque alla fine del XV secolo. Compi gli studi prima a Pavia, al Gymnasium Ticini, quindi a Padova e a Bologna, dove conobbe Bernardo Clesio ed Erasmo da Rotterdam. Fu soldato della casa d'Austria, ma preferi comunque in ogni occasione l'otium letterario alla vita militare e politica.Continua

Nitti Saverio[modifica | modifica wikitesto]

Nitti Saverio (, – , ), presidente del Consiglio dei Ministri del Regno d'Italia.


Nogarola Angela[modifica | modifica wikitesto]

Nogarola Angela (, – , ), .


Oberdan Guglielmo[modifica | modifica wikitesto]

Oberdan Guglielmo (, – , ), .


Oberinzer Giovanni[modifica | modifica wikitesto]

Oberinzer Giovanni (, – , ), .


Oberinzer Ludovico[modifica | modifica wikitesto]

Oberinzer Ludovico (, – , ), .


Odescalco[modifica | modifica wikitesto]

Odescalco (sconosciuto , A cavallo tra il 700 e l'800 – sconosciuto, Seconda meta dell'800), Vescovo di Trento.

Odescalco nell'epoca della frammentazione dell'ImperoIl "documento di Odescalco" e il suo valore per comprendere l'organizzazione e la vita delle pievi trentine

Odoacre[modifica | modifica wikitesto]

Odoacre (, – , ), imperatore.


Odorizzi Tullio[modifica | modifica wikitesto]

Odorizzi Tullio (, – , ), .


Onestinghel Gino[modifica | modifica wikitesto]

Onestinghel Gino (, – , ), .


Onorio[modifica | modifica wikitesto]

Onorio (, – , ), imperatore.


Orsi Paolo[modifica | modifica wikitesto]

Orsi Paolo (, – , ), archeologo .


Orso[modifica | modifica wikitesto]

Orso (sconosciuto, Intorno alla meta del 700 – sconosciuto, A cavallo fra il 700 e l'800), Vescovo di Trento.

Il vescovo viene nominato nel Dittico Uldariciano, ma non e stato possibile rintracciare altre notizie nelle fonti storiche.

Oss Mazzurana Paolo[modifica | modifica wikitesto]

Oss Mazzurana Paolo (, – , ), podesta di Trento.


Ossana Giovanni[modifica | modifica wikitesto]

Ossana Giovanni (Denno, 1870 – , 1952), Ingegnere e scienziato.


Ottolini Giuseppe[modifica | modifica wikitesto]

Ottolini Giuseppe (, – , ), .


Ottone Brentari[modifica | modifica wikitesto]

Ottone Brentari (Strigno, 4 novembre 1852 – Rossano Veneto, 17 novembre 1921), Giornalista e irredentista.

Ottone Brentari nasce a Strigno il 4 novembre 1852 da Michele, ufficiale giudiziario, e Elisabetta Negrelli, nipote del celebre ingegnere che progetto il Canale di Suez. Lasciato Strigno, segue il padre a Rovereto, a Male, a Fondo, a Cembra. Rimane orfano di padre in tenera eta e con la madre si stabilisce a Rovereto, dove segue i corsi elementari. Inizia, per volere della madre, gli studi tecnici, che piu tardi abbandona per dedicarsi ai classici. Consegue nel marzo 1873 la maturita classica a Rovereto e successivamente prosegue gli studi letterari (sezione storia e geografia) a Innsbruck, Vienna e Padova, dove si laurea nel 1877Continua

Pancheri Gino[modifica | modifica wikitesto]

Pancheri Gino (Trento, 23/08/1905 – , 1943), artista.

Nasce a Trento il 23 agosto 1905. All'eta di 9 anni parte con il padre per la Boemia dove vivra durante la prima guerra mondiale. A causa delle traversie patite non frequenta un regolare corso di studi . Nel 1918, alla fine del conflitto, ritorna a Trento dove lavora come garzone da un falegname. Nel 1924 decide di lasciare la citta per trasferirsi a Milano, dove si iscrive ai corsi serali dell'Accademia di Brera. Conosce i pittori del Gruppo d'Avanguardia Berto Ricci, Dino Garrone, Renato Birolli, Giacomo Manzu e Aligi Sassu, gruppo sorto per opporre una valida alternativa a Novecento, creando la necessita di un'altra interpretazione dell'arte. Stringe amicizia con Raffaello Giolli, Edoardo Persico, critico delle riviste "La Casa Bella" e "Belvedere" e collaboratore della Galleria del Milione. Nel 1929, di ritorno a Trento, Pancheri fonda il Gruppo Trentino d'Avanguardia, che accoglie tra le sue fila gli artisti che tendono al "moderno". A Trento Pancheri espone con Mario Sandona, Guido Casalini, Roberto Larcher, Guido Polo, Carlo Segata, Francesco Di Terlizzi, Ermete Bonapace. Durante l'estate conosce Tullio Garbari, la frequentazione dell'artista si dimostro assai feconda per il giovane Gino. Garbari scrive nel 1931 "Incontro con Gino Pancheri", un breve e commosso resoconto dell'amicizia che li lego. Nel biennio 1930-31 Pancheri riceve l'incarico di Segretario fascista di Belle Arti per la Venezia Tridentina. La decorazione dell'atrio del Palazzo delle Poste di Trento, nel 1933, il suo primo lavoro importante seguito, nel 1935, dagli affreschi per l'atrio delle Scuole Raffaello Sanzio. La costruzione di Adalberto Libera, che aveva vinto il concorso indetto nel 1931, un mirabile esempio di architettura razionale. Durante l'inverno del 1935 Pancheri si trasferisce a Canazei dove insegna. L'anno seguente Manlio Belzoni, in un articolo pubblicato su "Trentino", osserva l'avvenuta evoluzione stilistica dell'artista rispetto alle opere databili al periodo milanese. A Trento, esegue nel 1938 la figura della Vittoria nella Galleria dei Legionari e nel 1940 realizza due pannelli figurativi per gli uffici Infail rappresentanti scene tratte dalla vita contadina e operaia. Nei primi anni Quaranta la sua attivita espositiva intensa: partecipa alle Biennali veneziane, alla Quadriennale di Roma e alla Triveneta di Padova. Espone in importanti personali, nel 1941 alla Galleria Mascioni e nel 1942 a Torino presso il Centro Azione per le Arti in un'esposizione organizzata da Giulio Carlo Argan. La sua ultima mostra a Trento nel 1943 anno della sua morte, avvenuta a dicembre in seguito ad un bombardamento che distrusse un intero quartiere. Bibliografia Seconda Mostra d?Arte del Gruppo Universitario Fascista di Trento, (cat. della mostra, Trento, Castello del Buonconsiglio), giugno 1931; Garbari T., Pancheri, in cat. della mostra, Trento, Circolo Sociale, 1931; Giolli R., Pittori trentini. La mostra personale di Gino Pancheri, in "Il Brennero", Trento, 1 novembre 1931; Garbari T., Incontro con Pancheri, Temi, Trento 1931; Belzoni M., La settima sindacale d?arte della Venezia tridentina a Bolzano, in "Trentino", Trento, a. XIV, n. 8, agosto, 1938, pp. 376-394; Nicodemi G. (a cura di),Gino Pancheri, (cat. della mostra, Trento), 1943; Branzi S., Pancheri, ed. Delfino, Rovereto, 1944; Prima Retrospettiva di Gino Pancheri (1905-1943), (cat. della mostra, Trento, Galleria d?Arte Trento )settembre 1944; De Carli G., Polo G., Pancheri R., Gino Pancheri, (cat. della mostra Trento, Universita Popolare Trentina), 1961; Secondo Premio Biennale per Artisti Contemporanei di Pittura Giorgione in Il Paesaggio Veneto, (cat. della mostra, Castelfranco Veneto, Palazzo Bolasco, (testo di Branzi S.) 1963; De Carli G., Gino Pancheri, Trento, Panorama, 1964; Branzi S., (a cura di) Gino Pancheri 1905-1943, (cat. della mostra, Trento, Roma), 1969; Mattei L., Due grandi artisti del nostro secolo, in "La Piazza d?Italia", Roma, 5 febbraio 1970; Ricordo di Gino Pancheri 1905-1943. Dodici Opere del Periodo Chiarista 1934-36, (cat. della mostra Ivano Fracena, Castel Ivano), Trento, 1983; Mascherpa G. (a cura di), Gino, Renato, Aldo Pancheri, (cat. della mostra Trento, Galleria d'arte Il Castello), 1983; Belli G. (a cura di), Gino Pancheri. L?opera, (cat. della mostra, Trento), 1989; Serravalli L., La fronda degli uomini rossi, in "Il Trentino", Trento, a. XXVI, n. 146, aprile, 1989, pp. 46-52; Mascherpa G., Tre Pancheri in sinfonia trentina, in Gino Renato Aldo Pancheri Una casa di pittori, catalogo della mostra, Milano, 1989 - 1990; Belli G., Marzari G., Boschiero N., Pettenella P.(a cura di), Artisti del '900 Protagonisti di Rovereto., (cat. della mostra Rovereto) Rovereto, 1991; Boschiero N. (a cura di), Gino Pancheri, in Espressione e Oggettivita, (cat. della mostra Innsbruck, Trento, Bolzano) Innsbruck, 1994, pp. 236; Arte e stato. Le esposizioni sindacali nelle Tre Venezie (1927-1944), (cat. della mostra Trieste, Museo Revoltella, poi Trento, Palazzo delle Albere) Milano, 1997; Scudiero M. (a cura di), Arte trentina del '900, 1900-1950, Trento, 2000; Chini E., Mich E., Pizzamano P. (a cura di), L'arte riscoperta. Opere delle collezioni civiche di Rovereto e dell'Accademia Roveretana degli Agiati dal Rinascimento al Novecento, Rovereto, 2000, pp. 274-277. a cura di Nicoletta Boschiero - Museo d'arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto

Pancheri Guido[modifica | modifica wikitesto]

Pancheri Guido (, – , ), .


Panizza Augusto[modifica | modifica wikitesto]

Panizza Augusto (, – , ), giurista e storico.


Paolo Diacono[modifica | modifica wikitesto]

Paolo Diacono (, – , ), storico e cronista.


Paolo III[modifica | modifica wikitesto]

Paolo III (, – , ), papa.


Papaleoni Giuseppe[modifica | modifica wikitesto]

Papaleoni Giuseppe (, – , ), .


Paride Lodron[modifica | modifica wikitesto]

Paride Lodron (Castel Noarna (TN), 13 febbraio 1586 – Salisburgo, 15 dicembre 1653), vescovo di Salisburgo.

La storia della famiglia Lodron e costellata di personaggi famosi uomini di guerra, di chiesa e di corte che nel corso dei secoli amplio il proprio potere per merito della felice e strategica ubicazione della terra d'origine, a guardia e controllo di una terra di grande transito, ma soprattutto per la raffinata destrezza politica che si espresse con alleanze feconde tali da acquisire privilegi, incarichi di grande prestigio e ruoli importantissimi in molte regioni dell'arco alpino. Paride Lodron nasce il 13 febbraio 1586 nella residenza fortificata di Castel Nuovo, oggi Castel Noarna. Il padre era il conte Niccolo Lodron, colonnello imperiale e luogotenente del Tirolo e la madre era la baronessa Dorotea Welsberg. All'eta di 11 anni segue i primi studi a Trento poi all'Universita di Bologna e successivamente nella famosa Universita di Ingolstad, retta dai Gesuiti dove si laurea nel 1604; tre anni dopo entra nel capitolo del Duomo di Salisburgo, dove inizia una rapida ascesa ecclesiastica culminata con l'elezione a Principe Arcivescovo di Salisburgo nel 1619. Mentre in Europa imperversava la lunga disastrosa Guerra dei Trent'anni l'Arcivescovo Lodron riesce, grazie alla sua arte diplomatica ed alle importanti opere di difesa realizzate negli anni precedenti, a preservare dalle battaglie la citta di Salisburgo, meritandosi il titolo di Padre della Patria. Notevoli sono le sue realizzazioni a Salisburgo come la costruzione delle fortificazione della citta, l'edificazione della "Lodron Stadt, la bonifica delle aree alla destra della Salzach. Grandiose le scelte in campo economico con l'impulso all'industria mineraria, alla produzione della birra, all'agricoltura, all'artigianato che consentono a Salisburgo di occupare una posizione di primaria importanza nel commercio europeo. Non meno importanti sono le sue azioni a favore dell'arte e della cultura con l'istituzione dell'Universita, il completamento e la consacrazione del Duomo. Non dimentica pero la sua terra d'origine ed a Villa Lagarina fa edificare una nuova chiesa arcipretale con la famosa cappella di S. Ruperto, ricca di pregevoli dipinti; per favorire l'economia della zona istituisce il Monte di Pieta e realizza un filatoio per la seta. Il Principe Arcivescovo conte Paris Lodron mori a Salisburgo il 15 dicembre 1653, all'eta di 67 anni dopo aver governato per 34 anni, 1 mese e 2 giorni.

Pavone Tommaso[modifica | modifica wikitesto]

Pavone Tommaso (, – , ), .


Pecori-Giraldi Guglielmo[modifica | modifica wikitesto]

Pecori-Giraldi Guglielmo (, – , ), generale, governatore militare del Trentino-Ampezzano-Alto Adige.


Pedrotti Giovanni[modifica | modifica wikitesto]

Pedrotti Giovanni (Rovereto, 26/05/1867 – , 15/07/1938), botanico, pubblicista.

Fu, prima della Grande Guerra, uno dei maggiori esponenti dell?irredentismo trentino. Frequento per un anno la facolta di scienze naturali dell?Universita di Monaco e per due quella di Roma, dedicandosi specialmente agli studi di botanica, dei quali rimase poi sempre un appassionato cultore. Nel 1889 una vistosa eredita avuta dallo zio Pietro Pedrotti lo indusse a troncare gli studi e a prendere stabile residenza a Trento. Qui entro subito nelle societa irredentistiche e nazionali. Liberale, fu membro attivissimo e munifico del comitato per l?erezione del monumento a Dante a Trento e della direzione della Societa degli Alpinisti Tridentini. Fu pure nella direzione della Lega Nazionale e suo fiduciario nelle relazioni con la Dante Alighieri. Scrisse alcuni articoli anonimi nel periodico L?Italia all?Estero (Roma) per diffondere nel Regno le aspirazioni irredentistiche. Nel 1904, con un forte investimento di capitale, costrui l?Albergo Pordoi a difesa dalla penetrazione pangermanista nella Val di Fassa. Alla Societa degli Alpinisti Tridentini regalo nel 1906 il rifugio al Passo della Fedaia. Informatore dell?esercito italiano, nel 1909, all?inizio di un processo contro parecchi suoi conoscenti ed amici, imputati di spionaggio ed alto tradimento, per evitare un possibile arresto, riparo nel Regno dove rimase quasi un anno. Il 10 agosto 1914 firmo con Guido Larcher e Cesare Battisti una petizione dei Trentini al re d?Italia per l?intervento. Nell?agosto 1914 si trasferi con la famiglia a Roma, dove si prodigo nell?assistenza dei fuorusciti e profughi delle terre irredente. Fu vicepresidente della Commissione centrale di Patronato in Roma e membro di direzione della Commissione dell?Emigrazione Trentina di Milano, che presiedette dal 1920 al 1922, nell?ultimo periodo di attivita della medesima. Per due volte gli venne formalmente offerta la nomina a senatore, ma egli non l?accetto. Collaboro all?Archivio per l?Alto Adige di Ettore Tolomei per fare meglio conoscere la regione trentina e altoatesina agli Italiani, a Tridentum, agli Atti dell?Accademia roveretana degli Agiati, all?Annuario della SAT, alla Pro Cultura, a Studi Trentini, a Trentino - Rivista della Legione Trentina, e ad altre riviste e periodici trentini ed anche nazionali. Necrologio a cura di LAMBERTO CESARINI SFORZA e bibliografia a cura di BRUNO EMMERT in Studi Trentini di Scienze Storiche, XIX (1938), pp. 213-215 e 216-220, e di G.M. (GINO MARZANI) in AAA, 1940, serie IV, vol. XIV, pp. XXXVI-XXXVII. Su di lui si veda pure: ERNESTA BATTISTI, Con Cesare Battisti attraverso l?Italia, Milano, 1938, e ANTONIETTA GIACOMELLI, Giovanni Pedrotti - in memoria in Trentino - Rivista della Legione Trentina, 1938, n. 7, pp. 236-238.

Pedrotti Pietro[modifica | modifica wikitesto]

Pedrotti Pietro (Rovereto, 04/08/1875 – , 24/07/1956), storico.

Si laureo in Lettere presso l?Istituto di Studi Superiori di Firenze, per poi dedicarsi agli studi di storia risorgimentale che furono la passione costante della sua vita. Irredentista, liberale, collaboro a giornali e riviste culturali regionali, quali: Alto Adige, Vita Trentina diretta da Cesare Battisti, Archivio per l?Alto Adige e Pro Cultura. Assieme ai fratelli Giovanni e Tommaso partecipo all?attivita di societa a carattere nazionale ed anche irredentistico: fu presidente della S.A.T. dal 1912 al 1914, del Gruppo Vannetti della Lega Nazionale, e fu direttore del Comitato roveretano della Dante Alighieri. Al momento dell?intervento dell?Italia nella prima guerra mondiale, il Pedrotti riparo con la famiglia a Firenze, per cui fu condannato in contumacia per diserzione. Fu tra gli organizzatori della locale Commissione di Patronato per i fuorusciti e i profughi, che aveva la sede centrale a Roma. Trasferitosi nella capitale, fu membro dell?Associazione Politica Italiani Irredenti. E? di quegli anni e del primo dopoguerra la sua collaborazione ai periodici Alba Trentina, Assistenza Civile, Il Giornale d?Italia e L?Idea Nazionale. Dopo il 1918 fu consigliere comunale di Rovereto e, dal 1921 al 1926, diresse l?Ufficio di Emigrazione istituito presso la locale Camera di Commercio. Collaboro assiduamente con articoli e note di carattere storico alla rivista di Studi Trentini di Scienze Storiche, a Trentino, Atesia Augusta, Rassegna Storica del Risorgimento Italiano e agli Atti dell?Accademia roveretana degli Agiati. Fu presidente della Societa di Studi Trentini di Scienze Storiche nel biennio 1947-1948 e per vari anni consigliere di direzione del Museo del Risorgimento di Trento. Necrologio a cura di G.B.E. (GIULIO BENEDETTO EMERT) e bibliografia a cura di PAOLO PEDROTTI (nipote di Pietro) in Studi Trentini di Scienze Storiche, XXXV (1956), pp. 518-519 e 519-521.

Pella Giuseppe[modifica | modifica wikitesto]

Pella Giuseppe (, – , ), .


Pellegrino[modifica | modifica wikitesto]

Pellegrino (sconosciuto, Prima meta del 500 – sconosciuto, Seconda meta del 500), Vescovo di Trento.

Il vescovo viene nominato nel Dittico Uldariciano, ma non e stato possibile rintracciare altre notizie nelle fonti storiche.

Perini Agostino[modifica | modifica wikitesto]

Perini Agostino (, – , ), .


Perini Ivo[modifica | modifica wikitesto]

Perini Ivo (, – , ), .


Pertarito[modifica | modifica wikitesto]

Pertarito (, – , ), re longobardo.


Pervardo[modifica | modifica wikitesto]

Pervardo (sconosciuto, Prima meta dell'XI secolo – sconosciuto, Fine dell'XI secolo (forse il 1084)), Vescovo di Trento.

Non abbiamo in merito a questo vescovo notizie di rilievo; pertanto, la sua posizione nella successione cronologica dei pastori della Chiesa tridentina e rilevabile in base alle date degli episcopati del vescovo precedente (Enrico I) e del suo successore (Adelperone) . Si sa quindi con certezza che il periodo del suo ministero duro molto poco (circa un anno) e si presume con buona approssimazione che esso sia coinciso con il 1084. Anche se la persona di Pervardo passa praticamente inosservata alla storia della Chiesa trentina, il suo episcopato cade in un periodo importante per quella della Chiesa universale. E' questo infatti l'anno immediatamente precedente alla scomparsa di Gregorio VII, il grande pontefice che riporto il papato in una posizione di primissimo piano, preannunciando con la riscossa della Chiesa il periodo del conflitto delle investiture, e che provvide in pochi anni ad una riforma della Chiesa destinata a lasciare il segno. L'applicazione della riforma, uno dei cui punti centrali era il rispetto assoluto per l'obbligo del celibato per tutti i religiosi, raggiunse e coinvolse in breve tempo anche la diocesi tridentina. Nei cataloghi posteriori a quello Udalriciano, il nome di Pervardo venne anche storpiato in quello di Bernardo o di Burkardo, ma e certo che si tratta della stessa persona.

Piaz Tita[modifica | modifica wikitesto]

Piaz Tita (, – , ), .


Piccolomini Enea Silvio[modifica | modifica wikitesto]

Piccolomini Enea Silvio (, – , ), .


Pietrapiana Gerolamo[modifica | modifica wikitesto]

Pietrapiana Gerolamo (, – , ), .


Pietro Vigilio Thun[modifica | modifica wikitesto]

Pietro Vigilio Thun (Trento, 13 dicembre 1724 – Castel Thun, 17 gennaio 1800), Vescovo di Trento.

La controversa interpretazione della sua personalitaLe misure a sostegno del bilancio. Il "giuseppinismo" austriacoLa stipulazione dei patti del '77 e le contestazioni rivolte al vescovo. La visita di papa Pio VI a TrentoL'invasione napoleonica in Trentino e le sue conseguenze. La transazione del feudo di Castellaro MantovanoGli altri suoi interventi politici e le innovazioni giuridiche

Pilati Carlo Antonio[modifica | modifica wikitesto]

Pilati Carlo Antonio (, – , ), giurista.


Piscel Antonio[modifica | modifica wikitesto]

Piscel Antonio (, – , ), .


Polo da Mantova[modifica | modifica wikitesto]

Polo da Mantova (, – , ), .


Polo Guido[modifica | modifica wikitesto]

Polo Guido (Borgo Valsugana, 1898 – , 1988), artista.

Studia a Trento avendo come insegnanti di disegno Bonazza, Rasmo e Ratini. Durante la guerra e profugo in Austria con la famiglia. A Vienna frequenta la scuola reale italiana allievo di Comel, gia docente dell?Istituto Elisabettino di Rovereto. In questi anni, fino al 1916, ha occasione di affrontare viaggi e di studiare alcuni artisti come Klimt e Schiele, segue inoltre lezioni dell'architetto Max Fabiani. Ritornato a Trento dopo la guerra, nel 1920 si trasferisce a Milano; dove esegue anche disegni di moda per vivere. Espone a Venezia, a Ca? Pesaro, nel 1923. Dal 1928 al 1930 e a Monaco, dove segue il corso di nudo tenuto da Knig. Sperimenta varie tecniche d?incisione, in particolare la xilografia col ciclo dello Spettro. Nel corso degli anni Trenta soggiorna specialmente a Milano conoscendo Tosi e de Pisis. L?attivita espositiva e vivace, testimoniata dalle presenze alle mostre Sindacali di Trento, biennali di Bolzano e intersindacali di Padova. Conquista numerosi riconoscimenti, Premio del Duce negli anni 1935, '36, '38 e '39 e il premio Caproni nel 1937. Durante il secondo conflitto mondiale si dedica all?insegnamento a Trento. Nel secondo dopoguerra e spesso a Parigi dove al Louvre copia dal vero, nel 1952, aderisce all?Associazione Incisori Veneti partecipando alle manifestazioni organizzate dalla corporazione. Nel 1978 riceve dal comune di Borgo una targa in occasione del suo ottantesimo compleanno. Bibliografia VI Mostra Sindacale della Venezia Tridentina, (cat. della mostra Trento, Scuole Raffaello Sanzio), Trento, 1937; Depero F., Fortunato Depero nelle opere e nella vita, Trento, 1940, p.372; Branzi S., Guido Polo, Rovereto, 1945; Munari C., Guido Polo, Milano, 1955; Maroni R. (a cura di), Guido Polo, C.A.T., Trento, 1958; Vollmer H., Kuenstler Lexicon, Leipzig, vol. VI, 1962, p.355; Trentini F., Wolf R., Gli artisti dell?Accademia degli Agiati, dagli Atti dell?a. acc. 211, serie VI, vol.III, fasc.A, 1962, pp.52-53; Cerrina G., Guido Polo, Trento, 1963; Fracalossi M. (a cura di), Guido Polo, (cat. della mostra Trento, Galleria Fogolino) Trento, 1975; Passamani B., Guido Polo, Trento, 1981; Grafica 1900-1950 Alto Adige Sudtirolo Tirolo Trentino, (cat. della mostra Bolzano, Trento, Innsbruck) Innsbruck 1981-1982; pp. 38, 198, 294; Serravalli L., Omaggio a Guido Polo, in Situazioni arte nel Trentino dal '45, (cat. della Mostra, Trento) Milano, 1988, pp. 36-43, 164; Barbera G., voce Guido Polo, in La pittura in Italia, Il Novecento, tomo secondo, Milano, 1992, p. 1024 (con bibliografia); Fabiani E. (a cura di), Guido Polo, Trento, 1992; Omaggio a Guido Polo, (cat. della mostra, Borgo Valsugana),1993; Arte e stato. Le esposizioni sindacali nelle Tre Venezie (1927-1944), (cat. della mostra Trieste, Museo Revoltella, poi Trento, Palazzo delle Albere) Milano, 1997; Prosser G., (a cura di), Guido Polo, (cat. della mostra, Trento, Palazzo Trentini) Trento, 1998; Scudiero M. (a cura di), Arte trentina del '900, 1900-1950, Trento, 2000; Chini E., Mich E., Pizzamano P. (a cura di), L'arte riscoperta. Opere delle collezioni civiche di Rovereto e dell'Accademia Roveretana degli Agiati dal Rinascimento al Novecento, Rovereto, 2000. a cura di Nicoletta Boschiero - Museo d'arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto

Prati Eugenio[modifica | modifica wikitesto]

Prati Eugenio (Caldonazzo, 1842 – , 1907), artista.

Nasce a Caldonazzo nel 1842. Appena quattordicenne, spronato dal decano di Levico e dal padre Domenico, si trasferisce a Venezia per studiare all'Accademia di Belle Arti, rimanendovi dal 1856 al 1866. Grazie al benevolo intervento di Giovanni a Prato, che viene economicamente in suo aiuto, l'artista nel 1866 sceglie di abitare a Firenze, frequentando la scuola di Antonio Ciseri. Si dedica in questo periodo prevalentemente a pitture di genere storico: data 1868 il dipinto Michelangiolo che incoraggia il giovine Barroccio, grazie al quale ricevela medaglia d'oro al concorso triennale dell'Accademia fiorentina di Belle Arti. Nel 1871 la Giunta Provinciale della contea Principesca del Tirolo assegna a Prati un appannaggio di 500 fiorini. Le opere eseguite in questi anni sono ancora accademiche, solo Piccola mendicante del 1875 , premiata all'Esposizione fiorentina nel 1877, Amor non prende ruggine, esposto nel 1879 a Monaco rappresentano tentativi verso un linguaggio piu personale. Dal 1880, poco dopo il suo matrimonio, e fino al 1893 si stabilisce ad Agnedo in Valsugana. Cambiano i temi della sua pittura, rivolti alle consuetudini contadine, a piccoli racconti di vita agreste. Sequestro (1880), Nozze d'oro (1881), acquistato dall'imperatore d'Austria, Abbandonata (1883), Momento propizio (1884) Uomo che piange preso (1886) sono alcuni titoli di dipinti presenti ad esposizioni importanti. Dal 1893 l'artista si stabilisce a Trento. Diffidente nei confronti delle audacie dell'arte moderna, vicino ai modi di Cremona e Previati, Prati insegna pittura ad alcuni aristocratici trentini, come Giulia Turco Lazzari e il marito Raffaello Lazzari, e intorno al 1900 al conte Pizzini di Ala. Partecipa alla prima biennale veneziana nel 1895 coi dipinti Solitudine e Prendete! Numerose sono le sue composizioni a carattere sacro presenti in Trentino: tra cui S.Adalberto (1873) nella cappella di villa Bernardelli a Gocciadoro di Trento; S.Antonio (1875) nella chiesa di Lasino, pala commissionatagli della contessa Revedin Bassetti per la guarigione della figlia Antonia, Cristo morto (1884) nella chiesa dei Francescani di Borgo, S.Luigi (1895) a Pergine; SS. Cosma e Damiano a Vela di Trento. Prati muore a Caldonazzo nel 1907, nel 1925 viene eretto un busto alla sua memoria eseguito dal nipote Edmondo Prati. E' del 1957 una grande antologica a lui dedicata in Palazzo Pretorio a Trento. Bibliografia: Ambrosi F., Scrittori ed artisti trentini, Trento, 1894, pp. 488ss.; Catalogo I Esposizione Internazionale d?arte della citta di Venezia, 1895, p.121; De Gubernatis A., Piccolo dizionario dei contemporanei italiani, Roma, 1895, p.719; Catalogo delle Belle Arti dell'Esposizione Nazionale 1898, Torino, 1898, nn. 267, 268, 432, 854; Zippel V., Una mostra di belle arti a Trento, in "Tridentum", 1898, p.279; Paoletti S., Artisti trentini, in "Strenna dell'Alto Adige", 1902, pp. 32-35; Mostra di quadri di Eugenio Prati, in "Archivio Trentino", Trento, 1907, pp. 121-122; Bessone Aurelj M.A., Dizionario dei pittori italiani, SE Dante Alighieri, 1928, p.522; Somar E., Storia dei pittori italiani dell?Ottocento, 1928, vol. I, pp. 242-243; Weber S., Artisti trentini ed artisti che operarono in Trentino, Trento, 1933, pp. 237-239; Thieme U.Becker F., Allgemeines Lexikon der bildenden- Kunstler, Leipzig, 1933, Comanducci A.M., Dizionario illustrato dei pittori e incisori italiani e moderni (1800-1900), Milano, 1945, vol. II, pp. 628-629; Mostra della pittura trentina dell?Ottocento e Novecento, Trento, 1946, pp. 9-10, 16; Galetti U. - Camesasca E., Enciclopedia della pittura italiana, 1951, vol. III, p. 2030; Maroni R. - Wenter G., Eugenio Prati pittore, C.A.T, Trento, 1956; Marzani G., Eugenio Prati nel cinquantenario della morte, in "Studi Trentini di Scienze Storiche", fasc.IV, 1957, pp. 390-392; Mostra del pittore Eugenio Prati nel cinquantenario della morte, (cat. della mostra Trento), Trento 1957; Bnzit E.C., Dictionnaire critique et documentaire des Peintres, sculpteurs,dessinateurs et graveurs, Paris,1976, vol.VIII, p.472; Passamani B., Trento, Trento, 1977, pp. 210, 213; Rasmo N., Storia dell?arte nel Trentino, Trento, 1982, pp. 371-372; Dall?impressionismo allo Jugendstil - Alto Adige - Tirolo - Trentino, (cat. della mostra, Innsbruck, Bolzano, Trento) Innsbruck, 1983, pp. 36-38, pp. 110 -119; Belli G., La pittura dell?Ottocento nel Trentino e in Alto Adige, in La pittura in Italia. L?Ottocento, (a cura di Castelnuovo E.), Electa, Milano, 1991, p.226; Belli G., Boschiero N., Pettenella P., L?Ottocento Museo di Arte Moderna e Contemporanea di Trento e Rovereto Catalogo ragionato delle collezioni del XIX secolo, Milano, Skira, 1999 a cura di Nicoletta Boschiero - Museo d'arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto

Prati Giovanni[modifica | modifica wikitesto]

Prati Giovanni (, – , ), poeta.


Probo[modifica | modifica wikitesto]

Probo (sconosciuto, Seconda meta del 400 – sconosciuto, Prima meta del 500), Vescovo di Trento.

Il vescovo viene nominato nel Dittico Uldariciano, ma non e stato possibile rintracciare altre notizie nelle fonti storiche.

Protaso[modifica | modifica wikitesto]

Protaso (, – , ), martire.


Quaresima Enrico[modifica | modifica wikitesto]

Quaresima Enrico (Tuenno, 24/03/1883 – , 27/05/1969), linguista.

Nel 1906 consegui nell?Universita di Innsbruck l?abilitazione all?insegnamento dell?italiano, francese e tedesco negli istituti tecnici, e la laurea in lettere neolatine e germaniche. Insegno come professore straordinario presso l?accademia di Commercio di Innsbruck e nell?Istituto tecnico di Rovereto; da questo passo, come professore ordinario, a quello di Klagenfurt. Pochi mesi dopo venne richiesto per l?insegnamento della lingua e della letteratura italiana nell?Universita di Innsbruck. Al tempo dell?intervento dell?Italia nella prima guerra mondiale, il prof. Quaresima venne incarcerato con l?imputazione di alto tradimento e di spionaggio ai danni dell?Austria. Sospeso il processo per mancanza di prove, egli venne internato in Polonia dove rimase fino alla fine della guerra. Dopo la guerra, dal febbraio 1919 fu titolare di lingua italiana e francese presso l?Accademia di Commercio di Trento. Fu in seguito preside del Liceo scientifico di Merano (1923-24), poi dell?Istituto tecnico di Bolzano (1924-1927), del Liceo Ginnasio Giovanni Prati di Trento (1927-1934), dell?Istituto Magistrale Carlo Tenca di Milano e degli Istituti Magistrali di Lodi, Vicenza e Bolzano (1934-1942). Nel 1942 si ritiro in pensione a Cles. Nel 1950 si trasferi definitivamente a Trento, dove prosegui con passione gli studi linguistici. Il prof. Quaresima dedico le sue ricerche soprattutto ai problemi glottologici e filologici riguardanti i linguaggi e il dialetto trentino. Collaboro alla rivista di Studi Trentini di Scienze Storiche fin dal suo primo anno di uscita, per quasi mezzo secolo. Tra le sue pubblicazioni, alcune apparse su riviste specializzate tedesche di linguistica, ricordiamo in particolare il Vocabolario anaunico-solandro, edito nella Collana dell?Istituto per la collaborazione culturale, Venezia - Roma 1964. L?opera venne premiata con medaglia d?oro dalla Fondazione Cini di Venezia. Altri suoi studi apparvero sulle riviste trentine dell?ante guerra San Marco (1910), Pro Cultura (1910, 1913) e negli Atti dell?Accademia roveretana degli Agiati (1956). Necrologio con bibliografia a cura di GIULIO BENEDETTO EMERT in Studi Trentini di Scienze Storiche, XLVIII (1969), pp. 108-110.

Quartino[modifica | modifica wikitesto]

Quartino (sconosciuto, Prima meta del 500 – sconosciuto, Seconda meta del 500), Vescovo di Trento.

Il vescovo Quartino, che sostenne il proprio ministero verso la meta del VI secolo, apparteneva probabilmente ad una nobile famiglia di origine romana che alcuni documenti permettono di rintracciare nella Valle dell'Isarco tra il VI e il IX secolo, e alla quale non si esclude siano riconducibili anche le origini del vescovo Quarto, vissuto circa un secolo prima. Non si conoscono comunque con precisione gli anni del suo episcopato. Nei suoi approfondimenti sulla storia della Chiesa tridentina, l'abate Girolamo Tartarotti ipotizzo che il nome del vescovo Quartino non fosse altro che uno sdoppiamento del nome "Quarto", e che pertanto non fosse chiara la distinzione tra i due personaggi (Tartarotti, in "De origine Ecclesiae tridentinae", Venezia, 1743). Tale congettura, del resto, come altre espresse dallo studioso roveretano in merito alla successione cronologica dei vescovi, e stata ritenuta alquanto azzardata, e confutata da teorie piu recenti, molto piu propense ad attribuire una maggiore attendibilita alla menzione del Dittico Udalriciano, secondo il quale Quartino sarebbe stato un personaggio reale, per la precisione il ventesimo vescovo della storia di Trento, e quindi distinto dal suo quasi omonimo. Il momento in cui Quartino divento pastore della Chiesa e un momento estremamente importante, poich fu proprio nella seconda meta del VI secolo che Trento conobbe il ritorno, anche se per pochissimi anni, della dominazione romano - bizantina. Si puo ritenere con una certa approssimazione che Quartino abbia potuto ricoprire la carica di vescovo tra gli ultimi anni dei regni gotici di Totila e Teia, e il ritorno sotto le insegne di Costantinopoli.

Quarto[modifica | modifica wikitesto]

Quarto (sconosciuto, Seconda meta del 400 – sconosciuto, Prima meta del 500), Vescovo di Trento.

Il vescovo Quarto era un'illustre esponente di una famiglia di possidenti romani, sulla cui presenza nella Valle dell'Isarco tra il VI e il IX secolo testimoniano alcune autorevoli fonti papiracee. Quarto, tuttavia, esercito il proprio ufficio nel V secolo, e questo avrebbe spinto altri studiosi a non ritenere del tutto pacifica la sua appartenenza a tale genealogia. E' probabile che egli sia vissuto negli anni tra la fase conclusiva della dominazione barbarica degli Eruli di Odoacre e quella iniziale degli Ostrogoti di Teodorico, il quale sconfisse il re degli Eruli in una sanguinosa battaglia tenutasi nei pressi di Verona ed estese la sua sovranita su Trento nel 493. Certamente, a questo vescovo si presento un quadro politico e sociale di estrema desolazione e drammaticita, dovuto al terribile stato di miseria nel quale erano sprofondati il nord Italia ed il Trentino durante la dominazione di Odoacre; le frequenti carestie e pestilenze che imperversarono in quegli anni avevano infatti ridotto la popolazione allo stremo. Con gradualita, sotto la dominazione di Teodorico, si assistette comunque ad un miglioramento del tenore di vita anche nel nostro territorio.Lo storiografo e letterato Girolamo Tartarotti, nella ricerche da lui svolte sui vescovi di Trento, ha considerato la citazione del vescovo Quarto nel catalogo Udalriciano come uno sdoppiamento nominale del vescovo Quartino (considerato dalla cronologia Udalriciana come il ventesimo della serie). Sarebbero stati, a suo avviso, la medesima persona: tale tesi e stata seguita per tutto il '700 ed anche oltre. Piu recentemente, in seguito all'apporto di nuovi studi sulla materia, il Dittico Udalriciano ha conseguito l'autorevolezza di fonte cronologica principale sui vescovi della diocesi ed e stato considerato come la base di tutti i cataloghi successivi. Si ritiene, pertanto, ai nostri giorni, che l'inserimento di Quarto nel novero dei pastori della Chiesa trentina, il dodicesimo per l'esattezza, rispecchi piu fedelmente la verita storica.

Raab Julius[modifica | modifica wikitesto]

Raab Julius (, – , ), .


Ragilone[modifica | modifica wikitesto]

Ragilone (, – , ), conte "de Lagare", lugotenente di Evino.


Rainoardo[modifica | modifica wikitesto]

Rainoardo (sconosciuto, Intorno alla meta del 900 – sconosciuto, Il 25 febbraio di un anno tra il 995 e il 1007), Vescovo di Trento.

L'indicazione di Rainoardo nei documenti ufficiali. La nuova dominazione sul territorio di TrentoGli albori del principato vescovile

Ratini Luigi[modifica | modifica wikitesto]

Ratini Luigi (Trento, 1880 – , 1934), artista.

Dal 1899 al 1901, assolti gli studi professionali in patria, frequenta l?Accademia a Monaco, con i maestri Herterich e Marr. Nel 1901 si trasferisce all'Accademia di Vienna - allievo di Griepenkerl - concludendo la sua formazione artistica in quella romana, sotto la guida di Rosso (1903-1904). Ritornato a Trento si dedica con grande perizia tecnica soprattutto ai ritratti, realizzati in stile pointillistico. La sua istruzione, grazie alla permanenza in Austria, e indubbiamente influenzata dal clima della Secessione e dai maestri, come Bcklin, Klinger e von Stuck, autori di opere dallo spiccato taglio mitologico. Nel 1906 all'Esposizione Internazionale d'Arte di Milano presenta il trittico Tomba di Segantini. Tra il 1910 e il 1921, eccettuato il periodo della I guerra mondiale quando si rifugia con la famiglia in Boemia, si dedica all'insegnamento in alcuni istituti trentini tra i quali la Scuola Reale Elisabettina di Rovereto. Ritornato in Italia, grazie all?incarico dell'editore parigino Richardon negli anni tra il 1921 e 1923 si dedica principalmente all'illustrazione dell'Iliade. Realizza inoltre per lo stesso editore le illustrazioni di tre episodi tratti dalle Metamorfosi di Ovidio, Deucalione e Pirra, Orfeo, Apollo e Dafne. Il tema della Leggenda di Orfeo, che aveva interessato anche Bonazza nel 1905, si compone di 6 tavole e la copertina di deciso orientamento klimtiano. Esegue inoltre le immagini di commento per Il racconto della Bibbia ai fanciulli e al popolo, di Ostilio Lucarini pubblicata da Mondadori nel 1924, oltre a copertine, diplomi e pergamene commemorative, come quella per Zandonai ?cittadino onorario di Trento? del 1926. A partire dal 1926 l?artista si cimenta con grande impegno ai disegni per l'Eneide, progettata da lungo tempo, in vista delle celebrazioni virgiliane del 1930; un lavoro imponente purtroppo mai portato a termine, solo 29 delle 72 tavole programmate sono state ultimate. Anche la tecnica d?esecuzione delle tavole cambia improvvisamente, nel 1930 Ratini utilizza l?acquerello per le rimanenti illustrazioni invece del carboncino che permetteva una piu alta definizione dei particolari decorativi. Bibliografia Gerola G., Artisti trentini all?estero, Trento, 1930; Bonapace E., Luigi Ratini, in "Studi Trentini", n. 4, 1934, pp. 402-404; VI Mostra Sindacale della Venezia Tridentina retrospettiva, (cat. della mostra Trento, Scuole Raffaello Sanzio), Trento, 1937; Bonapace E., in Depero F., Fortunato Depero nelle opere e nella vita, Trento, 1940, p.368; Wolf D., Luigi Ratini Pittore e illustratore, C.A.T., Trento, 1953; Vollmer H., Kuenstler Lexicon, vol. IV, Leipzig, 1958, p.22; Comanducci A. M., Dizionario illustrato dei pittori disegnatori e incisori italiani moderni e contemporanei, Milano, IV Ed., Vol. IV, Milano 1973, p.2662; Grafica 1900-1950 Alto Adige Sudtirolo Tirolo Trentino, (cat. della mostra Bolzano, Trento, Innsbruck) Innsbruck 1981-1982 pp. 34, 36, 90-93; Lupo M., ( a cura di), L'Eneide di Virgilio illustrata da Luigi Ratini, (cat. della mostra Trento, Palazzo delle Albere) Trento, 1982; Barbera G., Luigi Ratini, in La pittura in Italia, Il Novecento, tomo secondo, Milano, 1992, p. 1068 (con bibliografia precedente); Arte e stato. Le esposizioni sindacali nelle Tre Venezie (1927-1944), (cat. della mostra Trieste, Museo Revoltella, poi Trento, Palazzo delle Albere) Milano, 1997; Degasperi F., Nicoletti G., Pisetta R. (a cura di), Dizionario degli artisti trentini tra ?800 e ?900, Edizioni Il Castello, Trento, 1998; Scudiero M. (a cura di), Arte trentina del '900, 1900-1950, Trento, 2000; Chini E., Mich E., Pizzamano P. (a cura di), L'arte riscoperta. Opere delle collezioni civiche di Rovereto e dell'Accademia Roveretana degli Agiati dal Rinascimento al Novecento, Rovereto, 2000. a cura di Nicoletta Boschiero - Museo d'arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto

Reich Desiderio[modifica | modifica wikitesto]

Reich Desiderio (, – , ), storico.


Riccabona Carlo de[modifica | modifica wikitesto]

Riccabona Carlo de (, – , ), deputato alla Dieta di Innsbruck.


Riccabona Vittorio de[modifica | modifica wikitesto]

Riccabona Vittorio de (, – , ), .


Riccardo Zandonai[modifica | modifica wikitesto]

Riccardo Zandonai (Sacco di Rovereto, Trento, 1883 – Pesaro, 1944), musicista.

Allievo di Pietro Mascagni al liceo musicale di Pesaro, si impone all'attenzione del pubblico e della critica con le opere Il grillo del focolare (1907), commmissionata dall'editore Ricordi e Conchita (1911), seguite da Francesca da Rimini (1914), la sua opera piu riuscita e conosciuta, Giulietta e Romeo (1922), I cavalieri di Ekebu (1925), Giuliano (1928), Una partita (1933), La farsa amorosa (1933), tutte chiaramente influenzate dal verismo.Ha lasciato alcuni poemi sinfonici (tra i quali Quadri di Segantini, Primavera in Val di Sole, Patria lontana, Fra gli alberghi delle Dolomiti), concerti (Concerto Andaluso per cello e orchestra e Concerto romantico per violino e orchestra), musica sacra (Messa da Requiem e Te Deum), il balletto Biancaneve, musica da camera e per film. Ha anche esercitato l'attivita di direttore d'orchestra e dal 1940 ha coperto la carica di direttore del conservatorio di Pesaro.(tratto da http://www.operaitaliana.net/zandonai.htm)

Ricci Vittore[modifica | modifica wikitesto]

Ricci Vittore (, – , ), segretario del Comitato dei fuoriusciti trentini in Piemonte.


Roberti Giacomo[modifica | modifica wikitesto]

Roberti Giacomo (Rovereto, 20/01/1874 – , 03/08/1960), archeologo.

Laureatosi in filologia all?Universita di Vienna, rivolse i suoi interessi all?archeologia. Famosi archeologi trentini, quali il Campi, l?Halbherr, il Gerola e Paolo Orsi lo spinsero ad approfondire le ricerche in quella disciplina nel Trentino, dalla preistoria alla romanita. Fu professore di latino e greco, e preside nei Licei di Trento, Rovereto, Riva e Bressanone. Dopo il 1918 venne eletto presidente della Pro Cultura. Socio dell?Accademia roveretana degli Agiati, della Societa di studi per la Venezia tridentina e della Deputazione Veneta di Storia Patria, diede numerosi contributi di studio sulle antichita trentine sotto i titoli di bricciche e memorie, il maggior numero dei quali nella rivista Studi Trentini di Scienze Storiche. Questi contributi trovarono la loro sistemazione nelle Carte archeologiche, fogli di Trento, Riva, Adamello, Rovereto, edite dalla Direzione generale delle Antichita e Belle Arti. Altri studi significativi del Roberti sono: L?eta neolitica nel Trentino (1909), Dimore preistoriche nella Valle di Cavedine (1912); Usi, costumi e credenze nel Trentino (1932); Archeologia trentina (1935); Tabula synoptica omnium Inscriptionum Latinarum?(1952); Le origini di Rovereto (1955). Necrologio a cura di G.B.E. (GIULIO BENEDETTO EMERT) con bibliografia a cura di CARLO SECONDIANO PISONI in Studi Trentini di Scienze Storiche, XXXIX (1960), pp. 381-382 e 382-389, e di FERRUCCIO TRENTINI in AAA, 1964, serie VI, vol. IV, fase. B, p. 159.

Roberto da Sanseverino[modifica | modifica wikitesto]

Roberto da Sanseverino (, – , ), comandante dell'esercito veneziano.


Rodolfo II[modifica | modifica wikitesto]

Rodolfo II (, – , ), imperatore.


Rodolfo IV d'Asburgo[modifica | modifica wikitesto]

Rodolfo IV d'Asburgo (, – , ), duca d'Austria e conte del Tirolo.


Romani Pietro[modifica | modifica wikitesto]

Romani Pietro (, – , ), .


Romanino (Girolamo Romani)[modifica | modifica wikitesto]

Romanino (Girolamo Romani) (, – , ), pittore.


Romano[modifica | modifica wikitesto]

Romano (sconosciuto, Prima meta del 600 – sconosciuto, A cavallo fra il 600 e il 700), Vescovo di Trento.

Il vescovo viene nominato nel Dittico Uldariciano, ma non e stato possibile rintracciare altre notizie nelle fonti storiche.

Romolo Augustolo[modifica | modifica wikitesto]

Romolo Augustolo (, – , ), imperatore.


Rosmini Antonio[modifica | modifica wikitesto]

Rosmini Antonio (Rovereto (Trento), 24 marzo 1797 – Stresa, 1 luglio 1855), Sacerdote, filosofo.

Grande e complessa figura del cattolicesimo dell'Ottocento, che solo recentemente e stato riscoperto e rivalutato dalla Chiesa, che ha autorizzato l'apertura della causa di beatificazione nel febbraio 1994. Antonio Rosmini nacque a Rovereto (Trento) il 24 marzo 1797 da Pier Modesto, patrizio del Sacro Romano Impero e da Giovanna dei Conti Formenti di Biascesa sul Garda; trascorse la fanciullezza in un ambiente impregnato di virtu patriarcali e religiosita, governato dalla madre, donna intelligente e amorosa che seppe imprimere nel fanciullo quei semi di bonta e religiosita, che piu tardi daranno frutto di autentico umanesimo cristiano. Da giovane si manifesta subito in lui una serieta morale e un'apertura agli interessi culturali con spiccata inclinazione alla filosofia, gia nel 1813 a 16 anni rivela l'inizio di una vera aspirazione ascetica, pur essendo aperto a tutti gli interessi culturali e conoscenze in tutti i campi, scopre che non vi e altra sapienza che in Dio. Decide di farsi sacerdote vincendo le resistenze dei familiari, che vedevano in lui l'erede del casato, nel 1816 e all'Universita di Padova, dedicandosi come studente ad ogni specie di ricerca filosofica, scientifica, storica e letteraria, qui conobbe Niccolo Tommaseo che gli restera amico per tutta la vita, come piu tardi nel 1826 avverra a Milano con Alessandro Manzoni. Viene ordinato sacerdote il 21 aprile 1821, poi trascorrera un periodo di raccoglimento e riflessione a Rovereto, dove nel frattempo nel 1820 era morto il padre e diventando erede di tutto il patrimonio familiare, che comportera per lui una delle croci piu grandi della sua vita, il rapporto non facile con il fratello Giuseppe; mentre l'altra sorella Gioseffa Margarita, anima sensibile come la sua, si fara suora nelle Figlie della Carita, Istituto fondato da santa Maddalena di Canossa (? 1835). Antonio Rosmini, spirito straordinariamente ricco di doti, di tendenze universali, d'ingegno vigorosissimo, imposto la sua vita e il suo agire su un principio ascetico: da parte sua vorra soltanto attendere alla purificazione dell'anima dal male e all'acquisto dell'amore o carita di Dio e del prossimo, in cui consiste la perfezione. Continua>>Il pensiero di Antonio Rosmini >>Link Sito ufficialeLa questione rosminianaLe opere di RosminiBibliografia rosminianaUna scelta di articoli su RosminiIl filosofo e i suoi seguaci: i discepoli di Antonio RosminiIl progetto Rosmini - Istituto trentino di culturaIl monumento a Rosmini a MilanoIl monumento a Rosmini a RoveretoCongregazione delle Suore della Provvidenza RosminianeI RosminianiLa casa natale di Antonio Rosmini a Rovereto

Rossi Emiliano[modifica | modifica wikitesto]

Rossi Emiliano (, – , ), .


Rovisi Valentino[modifica | modifica wikitesto]

Rovisi Valentino (Moena, 1715 – , 1783), .

Figlio di Pietro e di Maria Felicetti, Valentino Rovisi nacque a Moena ove fu battezzato, nella chiesa di San Vigilio, il 23 dicembre 1715. Il padre, Pietro Rovisi, figlio di Cristiano de Rovis di Roncadizza svolgeva qui l'attivita di mercante di legname, dedicandosi in particolare al commercio ed al traffico di scambio con Venezia. E cosi che Valentino Rovisi, dopo un primo apprendistato svolto in ambito locale sia attraverso lo studio delle opere dei numerosi artisti presenti in valle sia presso il pittore Martino Gabrielli, all'eta di dodici anni fu mandato a Venezia come apprendista-garzone ove le relazioni commerciali del padre e probabile gli abbiano consentito di alloggiare il giovane presso qualche persona di sua conoscenza o, per il tramite di questa, in qualche bottega ove Valentino pot svolgere il garzonato. Giunto a Venezia nel 1728 egli ando infatti a vivere, come dichiaro in occasione della sua interrogazione matrimoniale, nella parrocchia di San Silvestro, in calle del Sturion, nei pressi di Rialto e della Riva del Vin, luogo in cui si trovava anche la Dogana di terra, organo deputato dalla Repubblica Veneta a svolgere le funzioni di controllo, ma anche di magazzino, di fondaco e di esazione del dazio dei traffici provenienti e destinati alla terra ferma, base pertanto dell'attivita commerciale del padre. Valentino rimase nella citta lagunare per almeno cinque anni, tanto durava infatti mediamente l'alunnato presso un "Capo Maestro Depentor". Scarse sono le notizie relative alla prima formazione del pittore di Moena, tutta l'analisi stilistica delle opere risalenti a questo periodo consente di ritenere che Rovisi avesse frequentato la bottega di Giambattista Tiepolo gia durante gli anni del primo soggiorno, forse svolgendo il garzonato proprio presso l'illustre maestro, e che in seguito vi fosse tornato in qualita di lavorante e di collaboratore.Tra il 1733 ed il 1734 e possibile collocare il primo rientro in patria, mentre nella primavera del 1743 il suo ritorno a Venezia, ove risiedette sino al 1752-53. Due distinti soggiorni in laguna dunque, uno di tipo formativo dal 1728 al 1733-1734, l'altro di collaborazione dall'autunno del 1743 a quello del 1752 (forse posticipabile all'inizio del 1753).Al suo secondo soggiorno veneziano risale l'assidua frequentazione della bottega di Giambattista Tiepolo, questa volta non piu come apprendista garzone, ma come lavorante e verosimilmente collaboratore. In questi anni Rovisi lavoro dunque a stretto contatto con Giambattista Tiepolo, la cui bottega, unita all'atmosfera culturale che si poteva respirare nella citta lagunare, dovettero certo rappresentare per lui un'importante occasione per la sua maturazione di uomo e di artista. Al pittore fiemmese, come a molti altri allievi-collaboratori, veniva offerta l'opportunita di lavorare alla maniera del maestro, di attingere ai suoi repertori, di perfezionarsi a contatto con la sua arte, di metabolizzarla cosi da non lasciare spesso neppure trasparire le proprie peculiarita, in un contesto in cui le singole personalita venivano annullate in favore di quella del maestro e in cui l'armonia dell'opera veniva in primo luogo. Egli si alimento delle sue figure, delle sue composizioni, dipingendo nel suo stile e rispondendo in questo alle specifiche necessita artistiche ed alla prassi di quella bottega.Il 22 aprile 1748 Valentino sposo Lucia Ghisler, figlia del quondam Zuane Ghisler di Mezoldo in val Brembana, bastazo (ovvero facchino) della dogana di Terra. A Venezia gli nacquero tre figli: il 26 gennaio 1749 Maria Giovanna, il 28 maggio 1750 Vincenza Giovanna, il 23 luglio 1752 Giuseppe Pietro. E questo l'ultimo documento che lo testimonia a Venezia.Al momento del suo rientro in patria Valentino giunse cosi carico di immagini e riferimenti desunti dalle opere di Tiepolo, ad alcune delle quali aveva certamente preso parte, ma fornito anche di un vero e proprio taccuino di disegni in seguito impiegati in molteplici opere, adattando e trasformando le figure a seconda delle necessita compositive ed espressive. La dipendenza dalle opere di Tiepolo rimase d'altro canto un elemento costante lungo tutta l'attivita, tanto nelle opere immediatamente successive al suo rientro dalla Serenissima che in quelle piu tarde.Il 18 aprile 1755 a Moena venne battezzata la quarta figlia, Anna Domenica Leopoldina, mentre nel 1756 Valentino Rovisi si trasferi a Chiusa con la famiglia ove, il 19 novembre nacque la quinta figlia, Giovanna Catherina. Il fatto che si fosse spostato con tutta la famiglia, lascia supporre avesse ricevuto un'importante incarico, non certo identificabile nei due Santi affrescati sulla facciata del duomo, o nel gonfalone di Lion o in altre piccole opere sparse: non e pensabile che egli si fosse trasferito solo nell'illusione di trovare nella valle dell'Isarco maggiori opportunita di lavoro. Nel 1758 rientro a Moena.L'anno successivo lavoro a Cembra, tanto ai perduti affreschi della chiesa di San Rocco che al grandioso affresco della chiesa di San Pietro con il Giudizio Universale. Altri importanti cicli a fresco li realizzo nella chiesa di Santa Lucia di Grumes, in quella di Cencenighe, di cui resta solo la decorazione della seconda campata e, nel 1773, nella chiesa dei Santi Pietro e Paolo a Roncegno, ove dipinse, nel soffitto della navata L'Ascensione di Cristo, nell'abside La caduta di Simon Mago e La Conversione di S. Paolo sulla via di Damasco, nella sacrestia L'Adorazione dei Pastori e La Samaritana al pozzo.All'ultimo periodo risale la pala dell'altare maggiore di Moena con San Vigilio, Santa Massenza, San Giovanni Nepomuceno in cui e ancora vivo il ricordo di Tiepolo ed in particolare dal Martirio di San Giovanni vescovo di Bergamo e del Miracolo di San Patrizio d'Irlanda dipinti dal maestro rispettivamente nel 1745 per il Duomo di Bergamo e nel 1746 per la chiesa di San Giovanni di Verdara a Padova.Ultima importante commissione, che lo vide artefice della decorazione di un'intera chiesa, gli giunse da Cavedine: i lavori risultano avviati nel 1779 tuttavia, per l'eta avanzata e l'incedere della malattia, Valentino dovette avvalersi della collaborazione della figlia Vincenza e parte della decorazione, rimasta incompleta, venne conclusa dal pittore Giacomo Antonio Pellegrini.Accanto alle commissioni piu prestigiose, di cui si e detto, vanno ricordati i numerosi affreschi di carattere votivo popolare che Rovisi dipinse sulle facciate delle case a Moena, Predazzo, Ziano, Panchia, Brusino, nei quali si fondono elementi di tradizione colta e di gusto popolare, ed i capitelli, quali quelli a Pra di Sorte ed ai Cernadoi (Moena), a Vigo Cavedine, a Vallada Agordina (Sacello "dei Gat"); o ancora le svariate Via Crucis che esegui a fresco per le chiese di Tesero, Moena, Panchia, Varena, o ad olio su tela per Torcegno, e infine i gonfaloni per i quali le chiese piu ricche e le Regole investivano ingenti somme di denaro, sebbene si trattasse di apparati in certo qual modo effimeri.L'insieme di queste opere delinea la figura di Valentino Rovisi quale interprete di una pittura di tipo devozionale - familiare nel caso degli affreschi di facciata, o rappresentativa della religiosita dell'intera comunita per i capitelli o le Via Crucis; e i numerosi pagamenti giunti a Rovisi dalla Regole della valle di Fiemme, in modo particolare da quella di Moena, lasciano ritenere che con la sua arte egli interpretasse, in quello specifico tessuto sociale, il ruolo di una sorta di "pittore della Comunita", fatto questo che parrebbe trovare riscontro nella prassi che caratterizzava questi pagamenti, erogati parte in denaro, parte in natura.Il 12 marzo 1783 Valentino Rovisi mori a Moena lasciando erede della sua tradizione artistica la figlia Vincenza.

Ruperto[modifica | modifica wikitesto]

Ruperto (, – , ), governatore del Trentino.


Rustico[modifica | modifica wikitesto]

Rustico (sconosciuto, A cavallo fra il 500 e il 600 – sconosciuto, Seconda meta del 600), Vescovo di Trento.

Il vescovo viene nominato nel Dittico Uldariciano, ma non e stato possibile rintracciare altre notizie nelle fonti storiche.

Salomone[modifica | modifica wikitesto]

Salomone (sconosciuto , Prima meta del 1100 – sconosciuto, 30 dicembre 1183), Vescovo di Trento.

Non si conosce con precisione l'anno dell'investitura di Salomone a responsabile della diocesi di Trento, ma da alcuni documenti risulta che egli ricopriva quest'incarico almeno dal 1166. Questo vescovo e noto per aver preso parte a Venezia alla solenne stipulazione della pace fra il papa Alessandro III e l'imperatore Federico Barbarossa, nel 1177, nel contesto di un trattato che sanci ufficialmente il fallimento del disegno politico dell'imperatore svevo. Questa pacificazione fu importante anche per la conferma di Salomone sul soglio vescovile di Trento, attribuzione che era stata messa in discussione nelle trattative preliminari alla pace di Venezia e che pareva fosse destinata ad un altro dignitario ecclesiastico. Salomone, riuscendo a giovarsi dell'intervento mediatore del patriarca di Aquileia, Udalrico II di Treffen, pot ottenere la riconferma all'episcopato di Trento. Tra l'altro, assieme al suo amico e mallevadore Udalrico II di Treffen, Salomone partecipo anche al Concilio Laterano III, tenutosi a Roma nel 1179. Una certa stabilita politica era quindi tornata nel principato tridentino e il vescovo poteva esercitare con tranquillita la propria supremazia. Pochi anni dopo, questo stato di fatto fu consolidato ufficialmente da un famoso decreto dello stesso imperatore Federico, firmato a Wimpfen nell'anno 1182, che ripristino completamente l'egemonia del vescovo sulla citta di Trento e sull'intero territorio, confermando la validita delle incorporazioni di beni e feudi acquisiti negli ultimi anni dalla Chiesa trentina. L'imperatore decise anche la soppressione del controllo dei consoli imperiali in Trento, e stabili il diritto del vescovo di coniare la propria moneta; di comminare pedaggi e stabilire liberamente pesi e misure; e impose a tutti i cittadini il divieto di erigere fortificazioni o castelli all'interno del territorio del principato senza che il vescovo ne avesse autorizzato la costruzione. Da questo momento si assistette ad un incremento notevole del potere temporale della Chiesa di Trento e, al contempo, ad una progressiva tendenza del principato ad affrancarsi dal regno d'Italia. Pochi mesi prima di morire, il vescovo Salomone investi una considerevole somma di denaro per ricostruire ed abbellire la chiesa di Santa Croce, fondando contemporaneamente l'ospedale dei Crociferi; l'Ordine dei Crociferi tenne in gestione l'Istituto per ben tre secoli. Mori negli ultimi giorni dell'anno 1183, probabilmente il 30 dicembre.

Salvadori Giovanni[modifica | modifica wikitesto]

Salvadori Giovanni (, – , ), deputato al Parlamento di Vienna.


Salvotti Antonio[modifica | modifica wikitesto]

Salvotti Antonio (, – , ), giudice.


Salvotti Scipione[modifica | modifica wikitesto]

Salvotti Scipione (, – , ), .