Utente:Afnecors/Personaggi storici trentini/3

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Giacomo[modifica | modifica wikitesto]

Giacomo (sconosciuto, Seconda meta dell'800 – sconosciuto, Prima meta del 900), Vescovo di Trento.

Il vescovo viene nominato nel Dittico Uldariciano, ma non e stato possibile rintracciare altre notizie nelle fonti storiche.

Gian Domenico Romagnosi[modifica | modifica wikitesto]

Gian Domenico Romagnosi (Salsomaggiore, 1761 – Milano, 1835), insigne giurista e scienziato.

da La terra dei morti (1841) di Giuseppe Giusti:Cos'era Romagnosi?Un'ombra che pensava,e i vivi sgomentavadagli eterni riposi.Gian Domenico Romagnosi nasce da una famiglia nobile l'11 dicembre 1761 a Salsomaggiore. Inizia gli studi presso i Gesuiti a Borgo San Donnino negli anni compresi fra il 1772 e il 1775; si sposta poi al collegio Alberoni di Piacenza dove studia dal 1775 al 1781. Si laurea in Giurisprudenza nel 1786 a Parma. Esercita, come il padre, il notariato a Piacenza, smette per dedicarsi alla letteratura e alle scienze, ma continua ad occuparsi di giurisprudenza. Compie le prime prove nella Societa letteraria di Piacenza. Nel 1791 pubblica il suo primo libro "Genesi del diritto penale" che avra molto successo.Fra il 1791 e il 1793 svolge a Trento le professioni di giurisdicente e di pretore, poi di avvocato fino al 1802. Viene arrestato nel 1799 per abuso nell'esercizio delle sue funzioni di pretore: per questo trascorre quindici mesi a Innsbruck, poi, riconosciuto innocente, viene rimesso in liberta.All'arrivo dei francesi in Italia diventa segretario del governo provvisorio presieduto da Pilati.Alla fine del 1802 ottiene di insegnare Diritto Pubblico all'Universita di Parma. In questi anni scrive "L'introduzione allo studio del diritto pubblico universale".Nel 1805 si reca a Milano per collaborare al progetto del codice penale e un anno piu tardi diventa consultore del Ministro di Giustizia e professore di diritto civile a Pavia.Gli anni fra il 1812 e il 1814 dirige il Giornale di Giurisprudenza Universale. Nei suoi articoli tratta i piu importanti problemi di giurisprudenza teorica e pratica e getta le basi della scienza dell'amministrazione. Nel 1813 Romagnosi continua l'insegnamento nella Scuola di alta legislazione fino al 1817, quando vengono soppresse le scuole speciali; insegna quindi privatamente. Alla sua scuola si formo, tra gli altri, Carlo Cattaneo.Nel 1821 viene coinvolto nel processo contro i Carbonari con l'accusa di correita nel delitto di alto tradimento per omessa denuncia. Romagnosi e continuamente sospettato e vigilato dagli austriaci per il suo passato liberale e per il suo patriottismo, infatti egli aveva incoraggiato segretamente i tentativi per la restaurazione di un regno italico indipendente, ma non si era mai affiliato alla Carboneria. Collabora alla rivista "Conciliatore" con Silvio Pellico, con il quale e arrestato per cospirazioni nel 1821. Dopo l'arresto e mandato a Venezia dove scrive "Difesa" per difendersi dalle accuse.Per difetto di prove legali il 10 dicembre 1821 e assolto e ritorna a Milano dove gli e tolta l'autorizzazione ad insegnare.Gli rifiutano il passaporto cosi non puo sfruttare l'invito del governo Inglese ad insegnare Giurisprudenza teorica nell'universita di Corfu.Povero ed infermo per un attacco di emiplegia vive gli ultimi dieci anni di lavoro letterario soccorso da umili e fedeli amici. In quest'ultimo periodo della sua vita si dedica particolarmente agli studi di economia, filosofia teoretica e civile. Infine muore a Milano l'8 giugno 1835.Romagnosi scienziato.Mente indagatrice per eccellenza non pot disinteressarsi di ricerche ed esperienze scientifiche, allora cosi di moda anche tra le diverse professioni.Giunto a Trento nel 1801, in qualita di segretario del Consiglio generale della citta, aveva installato in casa un piccolo laboratorio, facendo numerose esperienze, a cui spesso assistevano amici e conoscenti. Il Giornale di Trento, l'8 agosto 1802 poteva quindi pubblicare questa interessante notizia: "Il consigliere Giandomenico Romagnosi, abitante in questa citta, ben noto alla repubblica delle lettere, si affretta a comunicare ai fisici di Europa un esperimento relativo al fluido elettrico applicato al magnetismo". Dopo aver data una descrizione della disposizione usata, il giornale aggiungeva: "Preso un ago calamitato, fatto a modo di una bussola nautica, incastrato in mezzo ad un pezzo di legno quadrato, e levatone il vetro che lo copriva lo pose sopra un isolatore di vetro in vicinanza della pila. Dato il piglio alla catena d'argento che comunicava con essa ne avvicino l'estremita all'ago magnetico e cosi lo fece divergere di alcuni gradi dalla sua direzione polare". Quindi 18 anni prima di Orsted, Romagnosi aveva intuito e dimostrato i rapporti tra magnetismo ed elettricita.Sull'esperimento si puo consultare:S. Stringari, R.R. Wilson, "Romagnosi e la scoperta dell?elettromagnetismo", in Studi Trentini di Scienze Storiche, sez.1, a.80 (2001), n 1, pp.101 -122Se vuoi vedere un ritratto di Romagnosi. (http://www.cribecu.sns.it/ase/romagnosi.html)Fra le sue opere principali:Genesi del diritto penale (prima edizione nel 1791)Che cos'e uguaglianza? (1792)Che cos'e liberta (1793)Introduzione allo studio del diritto pubblico universale (1805)Principi fondamentali di diritto amministrativo (1814)Costituzione di una monarchia nazionale rappresentativa (1815)Della poesia considerata rispetto alle diverse eta delle nazioni (1818) (http://www.classicitaliani.it/ottocent/romagnosi01.htm)Che cos'e la mente sana? (1827)Della suprema economia dell'umano sapere in relazione alla mente sana (1828)Della ragion civile delle acque nella rurale economia (1829-30)Vedute fondamentali sull'arte logica (1832)Dell'indole e dei fattori dell'incivilimento con esempio del suo risorgimento in Italia (1832).

Gianferrari[modifica | modifica wikitesto]

Gianferrari (, – , ), .


Gianni Caproni[modifica | modifica wikitesto]

Gianni Caproni (Massone di Arco, 3 luglio 1886 – Roma, 27 ottobre 1957), ingegnere aeronautico.

Gianni Caproni nasce il 3 luglio 1886 a Massone da una famiglia benestante, filgio di Giuseppe e di Paolina Maini. Laureatosi in ingegneria al Politecnico di Monaco di Baviera nel 1907, si dedica da sempre alla tecnologia aeronautica; il primo aeroplano prodotto "Cal1" vede lo sforzo autonomo di Gianni e del fratello Federico, nel 1910 si trasferisce nella zona di Malpensa e quindi a Vizzola Ticino: fonda sia uno stabilimento per la produzione di aerei, sia una scuola di volo fra le piu quotate dei tempi. Ad Arco e nel Trentino crea numerose industrie collegate all'aeronautica e si impegna per il miglioramento delle condizioni sia della popolazione che dell'ambiente di Arco, con una lungimiranza rara. Muore a Roma il 27 ottobre 1957.Continua

Giano Pirro Pincio[modifica | modifica wikitesto]

Giano Pirro Pincio (, – , ), .


Giolitti Antonio[modifica | modifica wikitesto]

Giolitti Antonio (, – , ), presidente del Consiglio dei Ministri del Regno d'Italia.


Giolitti Giovanni[modifica | modifica wikitesto]

Giolitti Giovanni (, – , ), .


Giorgio di Lichtenstein[modifica | modifica wikitesto]

Giorgio di Lichtenstein (Nikolsburg (Moravia) , Intorno alla meta del 1300 – Spor, 20 agosto 1419), Vescovo di Trento.

Il contesto storico-politico che precedette la nomina di Giorgio di LichtensteinI positivi esordi e il tentativo di restaurazione politica. Il triste confronto con la realtaLa rivolta contadina contro la Chiesa: un nuovo interlocutore nel quadro politico del principato di Trento. L'azione di forza del duca Federico e l'esilio del vescovoDisinganni e speranze del ceto municipale trentino dopo l'esperienza della ribellioneL'aggravarsi dei contrasti col duca e la solidarieta nei confronti del vescovo espressa al Concilio di CostanzaLa malattia e la morte di Giorgio di Lichtenstein. L'importanza del manoscritto con la cronotassi dei pastori della Chiesa trentina

Giorgio Hack[modifica | modifica wikitesto]

Giorgio Hack (sconosciuto (in Slesia), A cavallo tra il 1300 e il 1400 – Matrei (Tirolo) , 22 agosto 1465), Vescovo di Trento.

Il ruolo dello scisma ai fini della designazione di Giorgio Hack a vescovo di TrentoLe difficolta relative all'effettivo insediamento di Hack presso la sede di Trento e la questione del rinnovamento delle "compattate"Il contenuto delle "compattate" del 1454Gli altri interventi di Giorgio Hack come vescovoLa ribellione dei trentini al vescovo e la riconciliazione, nell'ultima fase dell'episcopato

Giorgio Neideck[modifica | modifica wikitesto]

Giorgio Neideck (sconosciuto , Meta del 1400 – Verona , 5 giugno 1514), Vescovo di Trento.

Nascita, studi ed ascesa al soglio episcopaleLa politica di Giorgio Neideck all'interno del quadro storico del secolo nascente. La funzione della Repubblica di Venezia nel determinare la situazione del TrentinoIl "Libello dell'11" e il consolidamento del potere vescovileIl Sinodo del 1507

Giovan Battista Ferrari[modifica | modifica wikitesto]

Giovan Battista Ferrari (Brescia, 13 ottobre 1829 – Milano, 26 aprile 1906), pittore paesaggista.

Giovan Battista Antonio nacque a Brescia il 13 ottobre 1829 in contrada delle Grazie nella casa dove e stata aperta nel 1996 una galleria d'arte che porta il suo nome. Era il primo di sei figli di Giovan Battista originario di Caldes in Val di Sole. Ferrari si avvicino alla pittura frequentando a Brescia la scuola di Gabriele Rottini annessa alla Pinacoteca Tosio... Ferrari dipinse in maniera raffinata e molto dettagliata soprattutto le valli lombarde, in particolare quelle bresciane e la trentina Val di Sole, luogo d'origine della famiglia paterna. Spazio inoltre tra laghi e fiumi alla ricerca di scorci suggestivi da offrire allo spettatore. Nei suoi paesaggi spesso troviamo contadini intenti al lavoro della mietitura, della raccolta della canapa, dell'aratura, colti mentre svolgono le loro mansioni giornaliere. La figura umana e il lavoro sono costantemente presenti nei suoi dipinti, ma Ferrari non e un pittore verista; usa semplicemente i protagonisti del suo paesaggio come pretesto per poter descrivere la natura. L'artista infatti fu e rimase un pittore naturalista, uno tra quelli piu significativi del primo naturalismo lombardo a cavallo del secolo XIX. Ferrari non cedette alle nuove tendenze artistiche, anche quando il divisionismo si impose come nuova e avanzata proposta dell'arte lombarda e italiana di fine Ottocento. Vai alla biografia completa e alle opere >>

Giovanelli Benedetto[modifica | modifica wikitesto]

Giovanelli Benedetto (, – , ), conte, ispettore della Stampa e Libreria, podesta di Trento.


Giovanna Maria della Croce[modifica | modifica wikitesto]

Giovanna Maria della Croce (, – , ), .


Giovanni Battista Lampi[modifica | modifica wikitesto]

Giovanni Battista Lampi (Romeno, 31/12/1751 – , 11/02/1830), ritrattista di corte a Vienna, Varsavia e Pietroburgo.

Giovanni Battista Lampi nasce a Romno in Val di Non, territorio del Principato Vescovile di Trento, il 31 dicembre 1751. Il padre, Matthias Lamp, e un modesto pittore di Viae Crucis originario della Val Pusteria, mentre la madre, Margherita Lorenzoni di Cles, e la zia di Pietro Antonio Lorenzoni, pittore di gusto barocchetto attivo nel Salisburghese. Dopo un primo apprendistato nella bottega paterna, Giambattista viene inviato a Salisburgo ove il cugino provvede a collocarlo a bottega presso i pittori Franz Xaver Knig e Franz Nikolaus Streicher. Ritornato in patria, prosegue la sua formazione all?Accademia di Verona, della quale e nominato membro d?onore nel 1773. Si trasferisce frattanto a Trento dove diviene per tutto l?ottavo decennio del secolo il ritrattista prediletto dell?aristocrazia locale. Agli anni 1775-1781 risalgono pure i rari esempi di produzione sacra dell?artista, nei quali denuncia la sua formazione veronese. Dopo un soggiorno a Innsbruck, durante il quale ritrae l?arciduchessa Maria Elisabetta, sorella dell?imperatore Giuseppe II, passa a Klagenfurt per eseguire il ritratto dell?arciduchessa Marianna. Nel 1783, italianizzato il proprio cognome, si stabilisce con la famiglia a Vienna, citta che diverra la sua patria d?elezione. Nella capitale prosegue con successo l?attivita di ritrattista e riceve importanti commissioni dalla Corona. E la fase della sua decisiva affermazione di ritrattista, attraverso le immagini della famiglia imperiale, cui seguono quelle, particolarmente impegnative per formato e riferimenti iconografici, dei responsabili degli indirizzi politici e culturali di allora, come il grande imperatore riformista Giuseppe II e il suo potente e coltissimo cancelliere, il principe di Kaunitz. Altrettanto significativi sono i ritratti di altri importanti funzionari, come Joseph von Sperges e di aristocratici illuminati, come von Fries e von Born. Nel 1786, proprio grazie alla protezione del tirolese Joseph von Sperges, ottiene la cattedra di pittura di storia all?Accademia di Arti Figurative, che manterra fino al 1822. Tra il 1788 e il 1789 soggiorna in Polonia alla Corte di Stanislao Augusto Poniatowski. In soli due anni di attivita la sua abilita e riuscita a lasciarci una serie di opere bellissime, tra i ritratti di corte e quelli piu informali di un?aristocrazia molto aggiornata e dai gusti squisiti che, nello stesso tempo, si rivolgeva a Canova. Del grande scultore, in occasione poi del suo soggiorno a Vienna per l?erezione del magnifico monumento funebre a Maria Cristina d?Austria, Lampi ci lascera una delle immagini piu seducenti, quella recentemente identificata nelle collezioni granducali del Liechtenstein. Il culmine della sua carriera e raggiunto durante il soggiorno a San Pietroburgo (1791-1797), dove ritrae piu volte Caterina II e i principali membri della Corte. Tra i molti e importanti dipinti, ora rintracciati nelle raccolte pubbliche russe, dall?Ermitage ai musei della Crimea, sono emersi dei veri capolavori, dove egli accredita la sua affascinante maestria pittorica al livello di un moderno Van Dick. I suoi sontuosi ritratti dell?imperatrice sono i piu belli che di lei ci siano rimasti, ma quelli altrettanto monumentali ma piu originali nell?impianto, degli aristocratici della corte, granduchi, generali ed ammiragli, saranno la vera sorpresa, proprio per l?assoluta originalita nell?ambito della ritrattistica europea di quegli anni. Dopo la morte della zarina ritorna a Vienna e viene nominato Cavaliere dell?Impero (1798). Durante l?invasione napoleonica e capitano del Corpo accademico e si segnala cosi per la sua posizione lealista. Conduce vita agiata coadiuvato nell?intensa attivita ritrattistica dal primogenito Giovanni Battista junior (Trento, 1775 ? Vienna, 1837), mentre il secondo figlio Francesco (Klagenfurt, 1782 ? Varsavia, 1852) intraprende una carriera autonoma in Polonia. L?ultima grande stagione della sua vasta produzione ritrattistica si colloca negli anni del Congresso di Vienna, in occasione del quale riceve nel proprio atelier la visita dei reali di Baviera e dell?imperatrice di Russia. Elabora in questo periodo un modello che trovera un particolare seguito alla corte di Vienna nei pittori delle nuove generazioni come Ender e gli stessi Amerling e Waldmller, i due maggiori esponenti del periodo Biedermeier. Nel 1825 invia a Romeno la pala d?altare dell?Assunta, in gran parte di mano del figlio. Muore a Vienna l?11 febbraio 1830 all?eta di settantotto anni. Nonostante la sua importanza storica e la sua qualita, spesso altissima, della sua pittura, Lampi e stato per lungo tempo ingiustamente dimenticato. Sono trascorsi, infatti, gia cinquant?anni dalle ricerche pionieristiche, e per quel tempo davvero meritorie, di Nicolo Rasmo, al quale si deve una prima intelligente ricognizione della sua vastissima produzione di ritrattista e la compilazione di un catalogo dell?opera. Nuove possibilita dischiuse da una nuova metodologia negli studi sul Neoclassicismo, di cui Lampi e stato tra gli esponenti piu significativi, ed il piu facile accesso alle raccolte russe e polacche, hanno consentito di riconsiderarne l?opera, con decisive riscoperte ed aggiornamenti, ripercorrendone l?affascinante itinerario che lo porto, ogni volta acclamato e conteso, nel suo preciso ruolo di ritrattista ufficiale, nelle maggiori corti dell?Europa orientale. Qui egli riusciva ad elaborare una tipologia di ritratto, particolarmente fastosa, all?altezza dei migliori ritrattisti dell?epoca, come Mengs, Anton von Maron, Alexander Roslin, Pompeo Batoni, Angelika Kaufmann, Elisabeth Vige-Lebrun.

Giovanni Battista Trener[modifica | modifica wikitesto]

Giovanni Battista Trener (Fiera di Primiero, 07/01/1877 – Trento, 05/05/1954), scienziato, geologo, geografo.

Dagli Annali dell'Accademia degli Agiati una breve biografia http://www.agiati.it/STXUpload/art_01_tomasi.pdf

Giovanni Benedetto Gentilotti[modifica | modifica wikitesto]

Giovanni Benedetto Gentilotti (Trento, 11 luglio 1672 – Roma, 20 settembre 1725), Vescovo di Trento.

Gentilotti umanista e storico alla corte di Leopoldo I d'AustriaL'inattesa nomina a vescovo di Trento e il breve episcopato

Giovanni da Isny[modifica | modifica wikitesto]

Giovanni da Isny (, – , ), .


Giovanni da Pistoia[modifica | modifica wikitesto]

Giovanni da Pistoia (Pistoia, A cavallo tra il 1200 e il 1300 – forse Spoleto, Seconda meta del 1300), Vescovo di Trento.

Giovanni da Pistoia, come il suo predecessore Gerardo da Manhac, rimase per poco tempo al vertice della diocesi trentina e rappresento una figura di secondo piano. Fu nominato vescovo da papa Clemente VI il 28 ottobre del 1348, ma per le stesse ragioni storiche che impedirono al suo predecessore di prendere possesso effettivo della sua carica, non riusci mai ad entrare in Trento (1). Nel corso del viaggio intrapreso per raggiungere il principato, si trovo infatti bloccato a Riva del Garda, dove si trattenne nell'attesa che cessassero le ostilita. Trento a quel tempo era infatti assediata dal duca Corrado Teck, uomo di fiducia di Ludovico di Brandeburgo, conte del Tirolo; Corrado era piu che mai deciso ad impadronirsi del principato con la forza pretendendo l'avvocazia su di esso, in nome e per conto del suo signore (2). La citta era invece difesa dalle milizie di Jacopo da Carrara e dal vicario di Pergine Gian Dionisio Gardelli. Costui verra in seguito nominato capitano di Trento e sara delegato a difendere la citta e il principato in attesa del rientro del vescovo, ma tradira le aspettative dei trentini venendo a patti con il nemico (3).Tra le due fazioni contrapposte erano scoppiati violenti scontri. L'unica localita dell'intero territorio sulla quale Ludovico non era ancora riuscito a mettere le mani era appunto quella dell'Alto Garda. Il vescovo Giovanni, da Riva, si trovo a dover contribuire alle pesanti spese per i combattimenti, e per risanare le casse cedette alla signoria veronese di Mastino II della Scala la giurisdizione sui territori di Riva e Arco, della Valle di Ledro, di Tignale, di Tenno e della Valle di Cavedine, in cambio di 4.000 ducati d'oro. Costretto a questa decisione, Giovanni da Pistoia aveva praticamente rinunciato all'amministrazione di quell'unico lembo di principato vescovile del quale si era, anche se per breve tempo, occupato. Tale contributo rappresentava d'altra parte per il presule una cospicua contropartita, e permetteva di risanare in parte le casse della diocesi. Si confidava, inoltre, che la presenza dell'egemonia scaligera nella parte meridionale del principato potesse costituire un significativo deterrente ai desideri espansionistici di Ludovico, e si sperava che questi, prima o poi, avrebbe desistito anche dall'assediare Trento. Il signore di Brandeburgo, invece, continuava imperterrito ad investire tempo e risorse militari in quello che ormai era diventato il suo obiettivo fondamentale: la conquista del capoluogo del principato. La situazione stava diventando irreversibile. Sperare in un aiuto dalla Santa Sede appariva quanto mai proibitivo: la curia papale si trovava dall'inizio del secolo ad Avignone e il papa Clemente VI non aveva, da quel luogo, l'autorita che da Roma aveva avuto Bonifacio VIII nel difendere, cinquant'anni prima, il vescovo Filippo Bonacolsi dalle angherie di Mainardo II (4). A Roma, per contro, stava emergendo la figura di Cola di Rienzo, impegnato nel suo illusorio tentativo di restaurazione politica, col quale si vagheggiava un ritorno agli antichi fasti della gloria romana, in un ambiente che si stava poco alla volta estraniando dalle vicende relativa alla parte settentrionale della penisola. Il clima fini col farsi talmente teso che il vescovo Giovanni rinuncio alla sua carica soltanto un anno dopo la sua nomina ed ottenne il trasferimento presso la sede di Spoleto. La fase di "esilio" del vescovo dalla sua diocesi sarebbe stata destinata a continuare ancora a lungo e non si sarebbe risolta che nel 1363, peraltro in maniera del tutto formale e comunque umiliante per il presule di Trento (5). Note: 1. Si veda, per quanto riguarda il periodo che precedette l'episcopato di Giovanni da Pistoia, il riferimento alla turbolenta situazione politica nella biografia del vescovo Gerardo da Manhac. 2. Per ulteriori raffronti in merito all'istituto dell'avvocazia nel principato vescovile, si veda nella biografia del vescovo Arnoldo ( 1 e 2), in quella di Aldrighetto di Campo ( 1) e in quella di Udalrico I ( 1). 3. L'episodio del tradimento del capitano Gardelli e narrato nella biografia del vescovo Mainardo di Neuhaus, al 1. 4. Cfr. con quanto riportato al 4 della biografia di Filippo Bonacolsi. 5. Si veda, al 2 della biografia del vescovo Alberto di Ortenburg, il patto con i duchi d'Austria e l'inizio di una nuova fase di declino per il principato vescovile.

Giovanni Giacomo Della Bona[modifica | modifica wikitesto]

Giovanni Giacomo Della Bona (Gorizia, 18 novembre 1814 – Trento, 17 novembre 1885), Vescovo di Trento.

La carriera nel mondo educativo e scolastico prima della designazione a vescovo di TrentoL'attivita ordinaria e quella straordinariaUn bilancio complessivo del suo episcopato

Giovanni Hinderbach[modifica | modifica wikitesto]

Giovanni Hinderbach (Rauschenberg (Assia), 14 agosto 1418 – Trento, 21 settembre 1486), Vescovo di Trento.

I natali e il "curriculum" ecclesiasticoGli ostacoli all'esercizio del potere di principe - vescovo, fino alla stipulazione delle nuove "compattate" col duca SigismondoLa funzione di "capitano" del castello del Buonconsiglio. La resistenza nel tempo delle nuove compattateL'eclettismo culturale di Giovanni Hinderbach e i suoi interventi nell'architettura cittadinaLa valenza storica del catalogo - HinderbachGli interventi a carattere umanitario e sociale intrapresi dal vescovoLa raccapricciante vicenda del SimoninoLe persecuzioni degli ebrei a TrentoLa rivolta contadina degli ultimi anni e la politica demagogica dei nobili

Giovanni I[modifica | modifica wikitesto]

Giovanni I (sconosciuto, A cavallo tra il 600 e il 700 – sconosciuto, Prima meta del 700), Vescovo di Trento.

Il vescovo viene nominato nel Dittico Uldariciano, ma non e stato possibile rintracciare altre notizie nelle fonti storiche.

Giovanni II[modifica | modifica wikitesto]

Giovanni II (sconosciuto, Seconda meta dell'800 – sconosciuto, Prima meta del 900), Vescovo di Trento.

Il vescovo viene nominato nel Dittico Uldariciano, ma non e stato possibile rintracciare altre notizie nelle fonti storiche.

Giovanni Maria Sartori[modifica | modifica wikitesto]

Giovanni Maria Sartori (Vicenza, 11 luglio 1925 – Innsbruck, 26 settembre 1998), Vescovo di Trento.


Giovanni Michele Spaur[modifica | modifica wikitesto]

Giovanni Michele Spaur (Mezzolombardo, 7 luglio 1638 – forse Trento, 22 aprile 1725), Vescovo di Trento.

Le circostanze relative alla nomina di Giovanni Michele Spaur al vescovado tridentinoLe sue idee moralizzatrici e l'episodio dell'apparizione della Madonna di PineL'assedio di Trento nel quadro delle conflittualita tra l'Austria e la Francia, e le vicende post-belliche riguardanti il possedimento di Castellaro MantovanoEstimatori e detrattori dello Spaur. La sua morte e il rapporto di stima con le monache Orsoline

Giovanni Nepomuceno de Tschiderer[modifica | modifica wikitesto]

Giovanni Nepomuceno de Tschiderer (Bolzano, 15 aprile 1777 – Trento , 3 dicembre 1860), Vescovo di Trento.

Personalita e sensibilita del vescovo L'azione pastorale di Giovanni Nepomuceno attraverso il potenziamento del Seminario e i restauri delle chiese. Il problema della residenza vescovile Il ruolo fondamentale del vescovo durante le agitazioni del '48 La posizione di Giovanni Nepomuceno nell'anno dell'insurrezione di Andreas HoferL'importanza di una presenza pastorale nei luoghi della circoscrizione vescovile. La sua morte e la centralita della sua figura per la Chiesa

Giovanni Segantini[modifica | modifica wikitesto]

Giovanni Segantini (Arco, 15 gennaio 1858 – , 18 settembre 1899), pittore.

Giovanni Segantini nasce ad Arco il 15 gennaio 1858, figlio di Agostino e Margherita Girardi, che avevano trovato ospitalita, provenienti da Mori, in una piccola casa all'ingresso della citta, proprio al limite del ponte sul fiume Sarca. Gia nel 1865, morta la madre, si allontana da Arco, trasferendosi con il padre a Milano; alla morte del padre viene affidato alla sorellastra Irene, ma in realta cresce abbandonato a se stesso, tanto da essere arrestato per vagabondaggio e venir condotto al riformatorio Marchiondi. Successivamente affidato all'altro fratellastro, Napoleone, Segantini torna in Trentino per un breve periodo, dal 1873 al 1875. Tornato a Milano, inizia a lavorare come garzone nella bottega di decoratore di Luigi Tettamamnzi e comincia a farsi strada il talento artistico, che ben presto si segnala con l'opera "Il coro di S.Antonio", premiato a Brera nel 1879. L'incontro con i fratelli Grubicy cambia la vita del giovane Segantini, che comincia ad ottenere in tutta Europa riconoscimenti e premi. Sposa Bice (Luigia) Bugatti e si trasferisce prima in Brianza e poi in Svizzera. Per tutta la vita mantiene contatti con Arco, ma non riuscira piu a tornarvi. Muore improvvisamente il 18 settembre 1899.Continua

Giovino[modifica | modifica wikitesto]

Giovino (sconosciuto, IV secolo – sconosciuto, IV secolo), Vescovo di Trento.

Di Giovino non si sa pressoch nulla, ma la sua figura assume comunque una notevole rilevanza nella storia della Chiesa locale, essendo stato indicato come il primo dei suoi vescovi. Possiamo trovare menzione di lui, infatti, nel cosiddetto "Dittico Udalriciano", ossia in quella parte del Sacramentario che il vescovo Udalrico II commissiono per la Cattedrale di Trento intorno all'anno 1040 e dal quale possiamo ricavare la cronologia dei vescovi a lui antecedenti (1). Il nome di Giovino e segnato infatti al primo posto del Dittico medesimo e precede immediatamente quello di Abbondanzio e di San Vigilio. In base al riferimento contenuto nella Passio Sancti Vigilii, che indica come terzo della successione il piu celebre vescovo della Chiesa tridentina, si presume pertanto che il pontificato di Giovino possa risalire a non molto tempo dopo la meta del secolo IV. E' proprio durante questa fase storica, nella quale e realizzata la stabilizzazione voluta da Costantino, che inizia la diffusione del messaggio cristiano nel nostro territorio. Questo vescovo potrebbe aver rivestito altri incarichi ecclesiastici importanti prima di essere stato designato al vertice della Chiesa di Trento. Gli annali dell'epoca ricordano infatti un Giovino arcidiacono di Aquileia verso la meta del IV secolo, poi divenuto vescovo, anche se e sconosciuta la sede dell'episcopato. Alcuni studi autorevoli hanno avanzato l'ipotesi che si trattasse della stessa persona. Sulla figura di Giovino ha elaborato una sua personale teoria lo studioso roveretano Girolamo Tartarotti, il quale, confutando l'enunciato del Dittico Udalriciano, ha identificato questo personaggio con il vescovo Ciriaco, ritenuto il sedicesimo della serie. Le teorie del Tartarotti, in verita, erano accreditate nel '700; ricerche successive hanno potuto approfondire la questione al punto che oggi non esistono piu dubbi sul fatto che Giovino sia stato il primo vescovo trentino e che precedette di non molti anni la grande opera di evangelizzazione intrapresa da San Vigilio (2). Note: 1. Si veda, in merito alla valenza storica del Dittico Udalriciano, la biografia del vescovo Udalrico II, in particolare il 5. 2. Per conoscere ulteriori opinioni di Tartarotti relative alla vita di altri vescovi di Trento vissuti nei primi secoli dell'era cristiana, si puo fare riferimento anche alle biografie di Magurio ( 1 e 2) e di Claudiano.

Gisolfo[modifica | modifica wikitesto]

Gisolfo (sconosciuto, Verso la meta dell'800 – sconosciuto, A cavallo fra l'800 e il 900), Vescovo di Trento.

L'episcopato di Gisolfo fu probabilmente l'ultimo, o quantomeno uno degli ultimi, prima dell'inizio di una fase di grande crisi e di ridimensionamento della situazione politica in Italia, con notevoli ripercussioni anche nel Trentino. E' presumibile che il suo ministero abbia occupato l'ultimo periodo del IX secolo, fino ad estendersi forse ad alcuni anni del successivo. La zona settentrionale della penisola era infatti sprofondata in uno stato di anarchia dopo la deposizione dell'ultimo imperatore carolingio Carlo il Grosso, nell'887, e dopo l'inizio delle dispute che avevano portato, nel giro di pochi anni, all'alternarsi di figure di secondo piano alla guida del paese: prima il duca di Spoleto, Guido, poi il figlio Lamberto, poi Arnolfo di Carinzia (nominato anche imperatore) e in seguito Berengario del Friuli. I benefici apportati dalla dominazione franca erano quindi volti al termine, e l'anarchia dipendeva dal fatto che, mancando un forte potere centralizzatore, si erano costituiti come centri di potere autonomi moltissimi staterelli governati dai nobili locali, arricchitisi con i vari territori che si erano spartiti prima i sovrani longobardi e in seguito quelli franchi. Questi signorotti, che in precedenza governavano la rispettiva zona ma sottostavano all'autorita imperiale, si trovarono improvvisamente sprovvisti di ogni forma di controllo proveniente dall'esterno. Poich spesso si imponevano grazie alla forza e all'arroganza, essi avevano non soltanto istituito centri di potere autarchico nei dintorni dei loro castelli e delle loro rocche, ma miravano ad ingrandirsi, innescando continue situazioni di conflittualita. Quest'assenza di continuita nel governo del paese non porto al subentrare di alcuna forza politica che avesse il carisma necessario ad adempiere con dignita e responsabilita a questo compito. Si ando cosi diffondendo il fenomeno dei cosiddetti "reucci d'Italia ", una serie di nobilotti locali che tentarono di dare una qualche forma di unita nazionale e ricevettero uno dietro l'altro le corone di sovrano della penisola. Si tratto, per l'appunto, di tentativi del tutto velleitari e privi di risultato, ai quali pose termine alcuni decenni dopo l'autorita dell'imperatore tedesco Ottone I, allorch scese in Italia per riconquistarla (951) e rifondare un nuovo Sacro Romano Impero germanico. Non abbiamo gran copia di notizie in merito a questo periodo della storia dell'episcopato di Trento, ma possiamo presumere con buon margine di certezza che anche la nostra diocesi avesse risentito in maniera determinante di questa fase di transizione, con conseguenze pesanti sul piano della stabilita politica, tanto da rendere per nulla facile l'esercizio dell'attivita pastorale al vescovo Gisolfo, riguardo al quale non sono state rese ai posteri informazioni che permettano di ricostruire spunti biografici degni di nota.

Giulio III[modifica | modifica wikitesto]

Giulio III (, – , ), papa.


Giuseppe II[modifica | modifica wikitesto]

Giuseppe II (, – , ), imperatore d'Austria .


Giuseppe Sebesta[modifica | modifica wikitesto]

Giuseppe Sebesta (Trento, 24/07/1919 – Fondo, 09/03/2005), etnografo, scrittore, documentarista, pittore.

Giuseppe Sebesta e uno dei padri della moderna museografia etnografica italiana, fondatore del Museo degli Usi e Costumi della Gente Trentina di San Michele (1968), del Museo degli Usi e Costumi della Gente di Romagna di Santarcangelo (1971) e del Museo etnografico degli Zattieri del Piave di Codissago di Castellavazzo (2001).Etnografo e saggista, operatore e regista, pittore, favolista e narratore, creatore di pupi animati, Giuseppe Sebesta e nato a Trento il 24 luglio 1919 da madre trentina e padre cecoslovacco, nativo di Tyn nad Vltavou nella Boemia meridionale. Dopo il liceo scientifico, si iscrive alla Facolta di Chimica presso l'Universita di Pavia, insegna applicazioni tecniche e chimica docimastica a Trento per poi lavorare come perito industriale nel Trentino e a Milano. In seguito, sempre a Milano, lavora come ricercatore al centro sperimentale della Ducati. Il suo primo cortometraggio a pupi animati che ne fara uno dei cinque grandi in campo internazionale porta la data del 1947. A partire dal 1948 trascorre lunghi periodi nella valle dei Mocheni, che sara per anni la sua terra di frontiera e di esplorazione etnografica.Nel 1951 si trasferisce a Roma dove realizza numerosi documentari scientifici e di folklore sia come regista che come operatore, servendosi talvolta dello pseudonimo di Venceslao Moldavia. Viaggia a lungo un po' ovunque in Italia, in Sardegna, nell'Est europeo e in Asia Minore. Nel 1963 si segnala al Festival di Venezia con il documentario Le formiche. Nel 1965, grazie anche al benevolo sprone del presidente della Giunta Provinciale Bruno Kessler, fonda il "Comitato Etnografico Trentino", progettando il primo allestimento del Museo degli Usi e Costumi della Gente Trentina, inaugurato nel 1968 a San Michele all'Adige nei locali dell'antica Prepositura agostiniana. Il Museo viene istituito con Legge Provinciale nel 1972.Nel 1973 fonda il "Comitato Etnografico Romagnolo" di Santarcangelo di Romagna, e programma la prima raccolta dei materiali per un nuovo Museo, di cui progetta i primi tre "canali chiusi" (agricoltura - molinologia - tessitura), che saranno aperti al pubblico nei locali del vecchio mattatoio nel 1981.La sua attivita scientifica e focalizzata principalmente sulla museologia e lo studio dell'esperienza materiale dell'uomo. Nel 1980/ 81 tiene un corso sul lavoro umano presso la Facolta di Sociologia dell'Universita degli Studi di Trento. Viene chiamato a collaborare in qualita di etnografo all'Atlante Storico-Linguistico-Etnografico Friulano (ASLEF, 1982-1986) diretto da Giovan Battista Pellegrini.Socio della Societa di Studi Trentini di Scienze Storiche, Accademico degli Agiati, membro della Societa di etnostoria di Palermo, nel 1979 viene insignito dall'sterreichische Museum fr Volkskunde della Medaglia "Michael Haberlandt" e nel 1986 della medaglia d'oro "Premio Internazionale di Etnografia Alpina Michelangelo Mariani". E consigliere dell'AIMA (Associazione Italiana Musei Agricoli) socio del comitato nazionale dell'ICOM (International Council of Museums) e dell'Association Internationale des Muses d'Agricolture. Dal 1977 al 1988, come specialista del costume, fa parte della giuria per il concorso folcloristico internazionale "Citta di Gorizia". Dal 1979 al 1981 collabora con l'Accademia Olimpica di Vicenza alla realizzazione del volume Introduzione a ricerche etnografiche nel Veneto. Nello stesso Veneto, partecipa all'elaborazione e alla progettazione di alcune nuove esperienze museali.Nel 1990, insignito dell'Aquila Ardente di San Venceslao, sigillo storico della Citta di Trento, espone al Castello del Buonconsiglio la sua produzione pittorica. Nel 1998, una mostra "Faust & Sebesta. Incontri con la cultura boema nel Trentennale del Museo di San Michele", curata da Giovanni Kezich e Nadezda Syrova Bonaventura, presso il Centro S. Chiara di Trento, ne celebra, alla presenza delle autorita consolari della Repubblica Ceca, il legame ideale con la terra d'origine. L'opera vasta e cosi profondamente eclettica di Giuseppe Sebesta, che abbraccia pittura e arti applicate, documentaristica scientifica, narrativa e saggistica etnoantropologica, manca ancora di una ricognizione critica adeguata. La bibliografia e sterminata, con centinaia di articoli, studi, libri e pubblicazioni. La monografia Per Giuseppe Sebesta. Scritti e nota bio-bibliografica per il settantesimo compleanno a cura della Biblioteca comunale di Trento (1989) raccoglie gli elementi dell'opera narrativa e saggistica.Fu anche artista e pittore, come testimonia il catalogo della mostra tenutasi a Trento nel 1990-1991, a cura di Gabriella Belli Pittura e animazione (Milano, Electa, 1990). Fondamentale, ma ancora in corso di ricognizione, la sua opera filmica: sono ancora in corso ricerche presso l'Universita di Trento, l'Istituto Luce, la Scuola Sperimentale di Cinematografia, la Biennale di Venezia e il Wissenshaftlichen Filminstitut di Goettingen dove sue opere sono custodite.

Giuseppe Vittorio Alberti d'Enno[modifica | modifica wikitesto]

Giuseppe Vittorio Alberti d'Enno (Pergine, 24 luglio 1623 – Trento, 31 dicembre 1695), Vescovo di Trento.

Gli anni di "vacatio sedis" prima della nomina dell'Alberti d'Enno e il loro contesto politicoL'attenzione del vescovo per il culto dei Santi martiri tridentini e il ridimensionamento dell'attivita negli ultimi anni dell'episcopato

Giustiniano[modifica | modifica wikitesto]

Giustiniano (, – , ), imperatore.


Gozzer Giovanni[modifica | modifica wikitesto]

Gozzer Giovanni (, – , ), .


Gratismo[modifica | modifica wikitesto]

Gratismo (sconosciuto, Prima meta del 500 – sconosciuto, Seconda meta del 500), Vescovo di Trento.

Il periodo storicoI presupposti per la divisione della Chiesa

Grazioli Giuseppe[modifica | modifica wikitesto]

Grazioli Giuseppe (, – , ), .


Gregorio I[modifica | modifica wikitesto]

Gregorio I (, – , ), papa.


Gruber Karl[modifica | modifica wikitesto]

Gruber Karl (, – , ), ministro degli esteri austriaco.


Gschnitzer Franz[modifica | modifica wikitesto]

Gschnitzer Franz (, – , ), .


Guadagnini Giuseppe[modifica | modifica wikitesto]

Guadagnini Giuseppe (, – , ), prefetto della Venezia Tridentina.


Guetti Lorenzo[modifica | modifica wikitesto]

Guetti Lorenzo (Vigo Lomaso, 06/02/1847 – , 19/04/1898), .

Lorenzo Guetti nacque il 6 febbraio 1847 a Vigo Lomaso da Girolamo e Rachele Molinari, primo di 13 figli. La sua vocazione religiosa avvenne nel 1863, quando entro nel Collegio-convitto Principesco Arcivescovile, istituito a Trento con le funzioni di seminario minore, dove compi gli studi liceali, fino ad entrare nel Seminario teologico, dove venne ordinato sacerdote il 31 luglio 1870. Quello stesso anno inizio l'esperienza pastorale, come cooperatore alla parrocchia di Terragnolo nel Roveretano, una delle aree meno abbienti dell'intera provincia, con un'agricoltura provata da varie epidemie, e proprio allora comincio a maturare un notevole interesse per il campo agricolo, partecipando nel 1972 ad alcune sedute del terzo "Congresso bacologico internazionale" organizzato a Rovereto dalla "Societa Agraria". Il 28 febbraio 1878 si trasferi come curato a Quadra nel Bleggio, che divenne la base di partenza di tutte quelle realizzazioni che lo avrebbero reso famoso. Preoccupato per l'emigrazione che stava progressivamente spopolando i piccoli paesi delle Giudicarie, comincio una corrispondenza con lo pseudonimo di "Renzo" al giornale "La Voce Cattolica", organo ufficiale dei cattolici trentini, in cui riportava lettere di emigrati, segnalando partenze e ritorni. Nel 1888 usci in opuscolo una sua statistica sull'emigrazione trentina in America a partire dal 1870, frutto di un enorme lavoro di rilevazione, attraverso questionari inviati a tutti i curati e alle autorita comunali. In quello stesso anno il sacerdote rischio di morire per una grave malattia e perse la madre, ma divenne anche presidente del Consorzio agrario distrettuale di S. Croce, comprendente il distretto di Stenico, uno dei 27 organi periferici in cui si articolava la sezione di Trento del "Consiglio provinciale dell'agricoltura per il Tirolo", istituito dalla Dieta di Innsbruck per migliorare le sorti dell'agricoltura. Entrato a far parte degli organi direttivi del Consiglio, fece relazioni su allevamento, apicoltura e credito agrario. L'impegno sociale nei confronti dei suoi compaesani lo porto ad interessarsi anche di politica: sostenendo l'autonomia del Trentino dal Tirolo tedesco si aggrego con i "cattolici-nazionali", riunitisi dal 1888 al 1891 attorno all'esperienza del giornale "Il Popolo Trentino". Eletto nel dicembre 1891 per il collegio delle Giudicarie deputato alla Dieta del Tirolo a Innsbruck, non vi ci si reco mai, abbracciando il metodo dell'astensione, in segno di protesta contro i rifiuti tirolesi alle domande di auonomia. Dichiarato per questo decaduto dal mandato, fu rieletto nel 1892, 1893, 1895, 1896, 1897. Intanto nel Consorzio Agrario di S. Croce si avevano i primi sintomi della nascita della cooperazione e fu proprio don Guetti, nel 1890, a dare il via al movimento cooperativo nel Trentino, con la realizzazione a Villa S. Croce di una societa cooperativa rurale di smercio e consumo. A fine 1893 erano sorte altre 8 Famiglie cooperative, come vennero dal curato presto chiamate. Fu sempre da lui fermamente voluta la fondazione nel 1892 della prima Cassa rurale di prestiti e risparmio, a Quadra, che doveva costituire il supporto finanziario di tutte le altre realizzazioni cooperative. Ma accanto ai grandi successi ottenuti in campo cooperativo, quell'anno don Guetti fu colpito da un altro lutto, la morte del padre. Trasferito nel 1893 a Fiave in qualita di curato, diede li vita alla seconda Cassa rurale del Trentino, di cui divenne direttore. Grazie all'opera di don Guetti il movimento cooperativo stava vincendo le ultime resistenze dei contadini, e cio era dovuto anche alla martellante propaganda sulla stampa. Dopo gli articoli, poi riuniti in opuscolo, dal titolo Societa cooperative rurali, tra il 1894 e il 1895 uscirono su "Famiglia Cristiana" i Dialoghi di un curato di campagna coi suoi curaziani.curazini Nel 1894 il curato comincio a maturare l'idea di riunire le cooperative in un centro unico, cosi che, il 20 novembre 1895, nacque la Federazione delle Casse rurali e dei Sodalizi Cooperativi del Trentino, a cui aderirono subito 42 societa. Organo di promozione della Federazione era il "Supplemento al Bollettino agrario del Consiglio provinciale dell'agricoltura", che dal 1898 assunse la nuova testata "La Cooperazione Trentina". Entrato a far parte del Parlamento Asburgico a Vienna, vide pero i suoi ultimi anni amareggiati da un'aspra polemica con i "confessionali", la nuova corrente emergente del movimento cooperativo trentino, che divergevano ormai dal fondatore per scelte e obiettivi. Attaccato dal foglio cattolico "Fede e Lavoro", don Guetti ribadi la sua fiducia in un movimento unitario, nel quadro di una societa basata sul "galantomenismo", in cui non esistevano grosse distinzioni economiche. Il 19 aprile 1898 don Guetti mori a Fiave per un cancro all'esofago, mentre era ancora nel pieno delle sue attivita. Tratto da E. Agostini, Lorenzo Guetti: la vita e l'opera nella realta trentina del secondo Ottocento, Padova, Editoriale Programma, 1984, pp.13-23 Vedi anche >> Don Lorenzo Guetti >> Alcune pagine di Don Guetti "L'edificio del bene comune" >> Storia del movimento cooperativo >> Storia della cooperazione trentina

Gui Luigi[modifica | modifica wikitesto]

Gui Luigi (, – , ), .


Hafner Giovanni[modifica | modifica wikitesto]

Hafner Giovanni (, – , ), .


Halbherr Bernardino[modifica | modifica wikitesto]

Halbherr Bernardino (, – , ), .


Halbherr Federico[modifica | modifica wikitesto]

Halbherr Federico (Rovereto, 20/2/1857 – , 17/7/1930), archeologo.

Federico Halbherr (Rovereto 20.2.1857 - Roma 17.7.1930) epigrafista e archeologo. Di antica famiglia di origine svizzera, dopo aver compiuto gli studi superiori nella nativa Rovereto, Halbherr si trasferi a Roma dove si laureo con Beloch nel 1880 con una tesi in storia antica e, nello stesso anno, si diplomo anche alla sezione storica di Magistero. Negli anni 1880-81 e 1881-82 frequento il corso di perfezionamento presso il R. Istituto di studi superiori di Firenze dove divenne allievo di Comparetti. Per interessamento del maestro nel 1882 ottenne una borsa di studio del ministero della Pubblica istruzione per "una missione scientifica in Grecia" e, giunto ad Atene, si iscrisse all'universita dove frequento il corso di epigrafia greca del Mylonas, studio il greco moderno ed ebbe modo di impratichirsi sulle iscrizioni dei principali musei. Nel 1883 compi una ricognizione nelle Cicladi in cerca di epigrafi e visito Keos, Thera, Amorgos e Melos. Nel 1884 giunse a Creta con lo scopo di recuperare un'iscrizione di Axos e sperando di poter fare presto ritorno nelle Cicladi, ma la scoperta della Grande Iscrizione di Gortina, ad appena un mese dallo sbarco a Creta, lego per sempre il destino di Halbherr all'isola. Per superare i numerosi ostacoli posti dai proprietari del mulino alimentato da un torrente nel cui letto si trovava il muro semicircolare dell'ekklesiasterion sulle cui pareti era la "Grande Iscrizione", Halbherr si avvalse della collaborazione di Chatzldakis e di Ernst Fabricius, studioso tedesco giunto come Halbherr a Creta in cerca di epigrafi.La scoperta della "Grande Iscrizione" trasformo di colpo Halbherr da giovane epigrafista in studioso di fama internazionale. Negli anni immediatamente seguenti Halbherr inizio l'esplorazione dell'isola tra mille difficolta contingenti dovute sia all'asperita del terreno sia alla turbolenta situazione politica dell'isola, caratterizzata da continue rivolte della popolazione greca contro la dominazione ottomana. Nel 1885 torno a Creta e scavo l'Antro Ideo con una missione del Sillogo culturale di Iraklion e affido lo studio dei celeberrimi bronzi all'amico Paolo Orsi. Nello stesso anno esegui saggi a Gortina per riportare alla luce l'edificio sul quale aveva scoperto la "Grande Iscrizione". Nello stesso tempo, visti fallire i tentativi di Schliemann di acquistare la collinetta di Cnosso, tento di convincere Comparetti a concludere l'acquisto, ma il Maestro non intui le possibilita del sito e nego i fondi necessari. Nel 1886 esegui con Chatzldakis numerosi saggi nell'isola. Il 1887 segno la fine del primo periodo della presenza italiana a Creta. In questo anno Halbherr, che fin dal 1885 aveva rinunciato alla cittadinanza austriaca a favore di quella italiana, ottenne la cattedra, gia ricoperta da Comparetti, di epigrafia greca alla scuola di perfezionamento di Roma che tenne sino al 1891, per divenire poi professore straordinario dal 1891 al 1904 e da questo anno ordinario. Halbherr fu tra i primi studiosi italiani ad avvertire l'urgenza di completare ed aggiornare la propria preparazione all'estero con soggiorni in Spagna, a Parigi, in Germania e in Inghilterra, dove ebbe modo di conoscere Arthur Evans e di invitarlo a Creta. Si reco anche due volte negli Stati Uniti, dall'agosto al novembre 1892 e dal luglio all'ottobre 1893 e qui ottenne l'incarico, affidatogli dall'Archeological Institute of America, di tornare a Creta nel novembre 1893 e di restarvi quasi tutto l'anno successivo per continuare lo scavo di Gortina e, dal 1894, per iniziare l'esplorazione di Lebena. Insieme ad Halbherr si recarono nell'isola John Alden, Antonio Taramelli, Gaetano De Sanctis e Luigi Savignoni. Ma ogni attivita fu interrotta a causa dei nuovi disordini scoppiati a Creta e nel 1898 Halbherr si reco nuovamente in Germania, a Monaco, per studiare alcune epigrafi. Nel 1899, dopo che l'isola di Creta, con l'aiuto delle grandi potenze, si fu liberata dalla dominazione diretta dell'impero ottomano, il governo italiano fondo la missione archeologica di Creta e ne affido la direzione ad Halbherr che riusciva cosi ad assicurarsi una certa garanzia di continuita nell'appoggio sia politico che finanziario. La nascita della Missione segno anche l'inizio dell'esplorazione sistematica dell'isola. Halbherr infatti, che non era per formazione n si sentiva archeologo, pote cosi avvalersi della collaborazione continuativa di molti giovani archeologi cui affido la direzione e, con la generosita che sempre lo contraddistinse, la pubblicazione stessa degli scavi. Oltre a Luigi Pernier e Enrico Stefani, che divennero presto collaboratori insostituibili del maestro e che seguirono per decenni i lavori in Creta, ebbero cosi l'occasione di formarsi sul terreno intere generazioni di archeologi destinati ad assumere ruoli di primo piano sulla scena culturale italiana, come De Sanctis, Gerola, Levi, Savignoni, Taramelli, Mariani, Aurigemma, Roberto Paribeni e l'ultima, carissima allieva, Margherita Guarducci. Precedute da esplorazioni preliminari coordinate da Halbherr, in un pirotecnico susseguirsi di nuovi cantieri, si aprirono in questi anni gli scavi di Axos, nello stesso 1899, di Festos, sotto la direzione di Pernier che ne segui le sorti dal 1900 al 1909, e di Haghia Triada nel 190, l'unico sito per il quale Halbherr avoco a s la direzione dei lavori sino all'interruzione del 1905. Nel 1906 si apri il cantiere di Prinias, affidato all'instancabile Pernier sino al 1908, mentre nel 1909 De Sanctis e, nel 1924, Levi esplorarono Arkades. Frattanto Halbherr vide finalmente realizzarsi un altro sogno lungamente accarezzato, la nascita della Scuola archeologica italiana di Atene, che fu inaugurata nell'aprile 1910 e affidata alla direzione di Pernier. Il fondo Comparetti della "Colombaria" evidenze pienamente il ruolo avuto da Halbherr nella fondazione della SAIA. Gia dal 1883, infatti, Halbherr lamentava con il Maestro la mancanza di un simile punto di riferimento culturale italiano in Grecia, laddove tutte le altre grandi potenze avevano gia provveduto. La scelta di Pernier per la direzione della SAIA rende, del resto, tangibile ed inevitabile il legame tra il neonato istituto e la missione di Creta, che divenne una vera "palestra" per i giovani archeologi italiani. Un ennesimo successo di Halbherr e costituito dalla ricognizione topografica compiuta in Cirenaica e Tripolitania nel 1910 ma progettata sin dal 1900 e preparata fin nel minimi dettagli in strettissima collaborazione con gli Esteri ed in particolare con il ministro Antonino di Sangiuliano, come ben documenta l'epistolario Halbherr di Rovereto. L'interesse scientifico di Halbherr per la Cirenaica e la Tripolitania maturo di pari passo con la consapevolezza politica del governo italiano dell'assoluta necessita di espandere gli interessi economici e politici dell'Italia verso nuovi territori all'indomani della sconfitta di Adua. Halbherr, volendo assicurare all'Italla lo scavo di Cirene, valuto anche la possibilita di trasportarvi l'intera Missione cretese, considerando per il momento esaurita l'attivita italiana a Creta. Il progetto di Halbherr e del governo italiano di assicurare lo scavo di Cirene all'Italia sembro bruscamente infrangersi allorch la Sublime Porta concesse agli americani un firmano per scavare il sito. Mentre le trattative diplomatiche procedevano, ad opera principalmente dell'ambasciatore a Costantinopoli, Edmondo Mayor de Planches, Halbherr compi nel 1910 una prima spedizione. La missione, composta da Halbherr, De Sanctis, un medico, i due soprastanti della missione cretese, alcuni servitori, un interprete e accompagnata da un contingente militare, servi anche per preparare l'occupazione militare della zona. L'archivio Halbherr di Rovereto documenta infatti minuziosamente il percorso e gli intenti stessi della spedizione, non limitati all'individuazione di siti archeologia ma tesi anche alla scoperta e alla segnalazione di pozzi d'acqua e di possibili itinerari per le truppe. Dopo la partenza da Bengasi la missione tocco varie localita della Cirenaica tra cui Tocra, Tolmeta, Slonta, Cirene, Apollonia, Derna e percorse la zona costiera della Tripolitania visitando tra l'altro Leptis Magna. All'indomani del rientro a Creta Halbherr inizio subito a preparare una missione per il 1911 che iniziasse effettivamente a scavare. Vincendo numerose difficolta riusci infine a assicurarsi la collaborazione di Salvatore Aurigemma e Francesco Beguinot, che agli inizi del 1911 partirono per la Cirenaica. Poco dopo, un grave incidente, l'uccisione di un epigrafista americano membro della missione di Cirene, sembro distruggere ogni possibilita d'azione per gli italiani che furono indicati da piu parti come mandanti dell'omicidio tanto che venne loro revocato il permesso di iniziare gli scavi a Tolmeta. Halbherr decise quindi di inviare Aurigemma e Beguinot in Tripolitania per completarne l'esplorazione, ma pochi mesi dopo, il 22 settembre, l'inizio della guerra italo-turca mise fine alle pretese degli americani, che si videro costretti a rinunciare alla concessione di scavo di Cirene. Grazie all'opera di Halbherr, quindi, l'Italia veniva cosi ad assicurarsi lo scavo di Cirene, altra pietra miliare nella storia dell'archeologia. Ma gli interessi di Halbherr non si fermarono a Creta e a Cirene. Assecondando anche in questo precisi interessi politici del governo italiano, Halbherr scelse Roberto Paribeni come capo di una missione archeologica che inizio l'esplorazione dell'Anatolia meridionale mentre Giangiacomo Porro fu inviato nelle Cicladi; lo stesso Porro con il Gerola indago le isole del Dodecanneso e Amedeo Maiuri fu incaricato di dirigere una missione italiana a Rodi e nel Dodecanneso, occupato dall'Italia nel 1912 durante la guerra italo-turca. Creta, comunque, resto sempre al centro dei pensieri di Halbherr, con i suoi monumenti veneziani, censiti minuziosamente da Gerola con fondi dell'istituto Veneto ma per interessamento di Halbherr, con la Loggia veneziana, restaurata su progetto di Ongaro, e Creta con i suoi abitanti, che Halbherr sostenne, anche finanziariamente, nei momenti piu bui della dominazione turca. Halbherr, sempre occupatissimo a creare e mantenere contatti con le maggiori personalita del mondo politico e culturale, trovo anche il modo di dare ascolto a decine di studenti cretesi che, grazie al suo interessamento, ebbero modo di studiare in universita italiane, e a Creta, nell'amata Iraklion, Halbherr apri una scuola di italiano per promuovere la diffusione nell'isola della cultura italiana. Con il passare del tempo, ed in particolare dopo la prima guerra mondiale, che lascio profonde ferite nella sua Rovereto finalmente divenuta italiana, Halbherr si distacco sempre piu dal lavoro sul campo, mai avvertito peraltro come particolarmente congeniale, e completo la propria evoluzione da archeologo ad organizzatore di cultura, quasi un "archeologo ministeriale", come scrive La Rosa, pazientemente intento a reperire fondi, sempre penosamente insufficienti, ad appianare ostacoli, in continuo e stretto contatto con i vari dicasteri. Ed e in effetti questo aspetto "sotterraneo" dell'attivita di Halbherr, ben documentato dalle carte conservate a Rovereto, che pone questo studioso dalla personalita cosi poliedrica al centro di tutte le maggiori iniziative culturali italiane nell'oriente ellenico della prima meta del nostro secolo. Halbherr nelle sue decennali peregrinazioni trascrisse nei suoi taccuini centinaia di epigrafi per lo piu inedite, che egli progettava di raccogliere e di pubblicare complessivamente. Purtroppo impegni di altro genere, piu urgenti sempre ma spesso meno gratificanti, impedirono ad Halbherr di portare a termine questo progetto il cui testimone e stato poi raccolto da Margherita Guarducci che, sulla base dei taccuini del maestro, ha pubblicato i quattro volumi delle Inscriptiones Creticae, opera et consilio Federici Halbberr collectae. Profilo di Federico Halbherr a cura di Elena SorgeTratto da "Inventario delle carte di Federico Halbherr", a cura di Marta Petricioli e Elena Sorge, Accademia Roveretana degli Agiati, 1994 Pubblicazioni

Heimperto[modifica | modifica wikitesto]

Heimperto (sconosciuto, Seconda meta del 700 – sconosciuto, Prima meta dell'800), Vescovo di Trento.

Il sinodo di Mantova come unico riferimento per la vita di HeimpertoLe vicende relative alla spartizione dell'impero carolingio e le sue conseguenze per la diocesi di TrentoIl rinnovamento liturgico della Chiesa trentina

Hofer Andreas[modifica | modifica wikitesto]

Hofer Andreas (, – , ), capo degli insorti tirolesi .


Iltigario[modifica | modifica wikitesto]

Iltigario (sconosciuto, Seconda meta del 700 – sconosciuto, Prima meta dell'800), Vescovo di Trento.

La sensibilita del vescovo per il culto di San VigilioIltigario come personaggio dal quale prende avvio la metamorfosi carolingia nel Trentino. La riforma liturgica

Imbriani Matteo Renato[modifica | modifica wikitesto]

Imbriani Matteo Renato (, – , ), iredentista.


Ines "Serena" Pisoni[modifica | modifica wikitesto]

Ines "Serena" Pisoni (Trento, 28 aprile 1913 – Roma, 4 ottobre 2005), Partigiana, sindacalista, giornalista.

Dire che Ines Pisoni fu la compagna di Mario Pasi e molto riduttivo. Ma in un mondo al maschile, e piu facile ricordarla come la donna dell'eroe partigiano, che per quello che fu davvero: una comunista, grande combattente sul fronte della dignita delle donne, per la parita di diritti sul lavoro, in epoche in cui il femminismo era ben la da venire. Due o tre cose da tenere a mente: oltre che partigiana - con il nome di battaglia di Serena - Ines Pisoni fu giornalista (vinse il Premio Saint Vincent, il piu prestigioso d'Italia, nel 1960) e prima donna italiana a parlare all'assemblea della Cee. Sua la firma (per la Cgil nazionale) sull'accordo che sanci la parita di salario fra uomini e donne. Infine, non va dimenticato che in anni davvero pesanti (nel 1952, segretario Togliatti) avvio sulla rivista del Pci una attualissima polemica sulla necessita per i politici di parlare con un linguaggio chiaro e semplice! Insegnante di economia domestica: prima a Riva sul Garda, poi in Istria, e di nuovo a Levico, Fiera di Primiero, poi direttrice di una scuola d'arte a Riva sul Garda e poi a Trento fino al 1942, anno in cui ? dopo una intensa preparazione culturale e ideologica assieme a Mario Pasi (medaglia doro della Resistenza) ? medico e fondatore del Partito comunista a Trento ? aderisce al Pci. Da subito inizia la pubblicazione e diffusione di un giornale clandestino antifascista: Il Proletario. Contemporaneamente estende i suoi contatti antifascisti a Trento, Rovereto, Borgo Valsugana, Camparta, Tavernaro, Cognola e, dopo il 25 luglio 1943 con la Romagna. Ines Pisoni e diventata Serena, il suo nome da partigiana. Il 5 maggio 1944 ? dopo una intensa attivita formativa e di collegamento con varie zone del Trentino ? si trasferisce in Romagna dove assolvera un intenso lavoro politico e organizzativo di collegamento ? come segretaria di segreteria dell'organizzazione clandestina del Pci ? in varie zone: vi rimarra fino alla Liberazione. Nell'autunno del 1945 ? dopo un breve ritorno a Trento - viene chiamata a Roma, alla direzione del Pci, dove e rimasta fino allinizio del 1946, quando ? per una grave insufficienza cardiaca, conseguenza delle fatiche e delle tensioni sopportate nella guerra e nella Resistenza, fu ricoverata per un lungo periodo in una casa di cura. In quella lungodegenza scrisse il manoscritto dal quale e stato tratto, dopo trent'anni, il suo diario partigiano Mi chiamero Serena: pubblicato nel 1978 a Ravenna dalle Edizioni del Girasole e, in seconda edizione, a Trento nel 1990 dalla Casa Editrice Publiprint. Dal 1948 Ines Pisoni ha ripreso la sua attivita a Roma, dapprima nell'Udi (Unione Donne Italiane), impegnandosi a fondo sui problemi dell'infanzia e dell'emancipazione femminile e poi nella Cgil, dove ha svolto un ruolo primario nella battaglia per le parita di salario tra lavoratori e lavoratrici, impegnandosi a realizzare l'unita con le altre organizzazioni sindacali in tempi pur difficili. Il 16 luglio 1960 fu stipulato il primo accordo sindacale sulla parita di salario tra lavoratori e lavoratrici per tutti i settori dell'industria. Tale accordo, porta anche le firme di Ines Pisoni per la Cgil e di Sandra Codazzi (futura senatrice) per la Cisl. Dopo una intensa attivita giornalistica sui problemi delle donne lavoratrici ? fin dall1 gennaio 1952 ? ottiene l'iscrizione all'albo dei giornalisti della Regione Lazio. Contemporaneamente al suo lavoro sindacale partecipa periodicamente ai lavori della sezione femminile del Pci e ? nell'estate del 1952 ? riassume in un articolo per Rinascita la sua aspirazione a un rinnovamento ? in senso umano oltre che formale ? del linguaggio politico, partendo dalla sua esperienza in campo femminile e da quella piu generale in campo sindacale. Dopo un primo rifiuto della segreteria di redazione (che riteneva l'articolo fuori campo) Ines Pisoni insiste per avere un giudizio di Togliatti e, dopo qualche giorno ebbe la gradita sorpresa di rivedere il proprio dattiloscritto con una precisa annotazione di Togliatti: subito in tipografia. Venne pubblicato col titolo redazionale Per un linguaggio politico piu accessibile e umano. Il dibattito suscitato dal suo contenuto si protrasse per diversi mesi e cioe dal n. 8 fino al n. 12 della rivista, con la partecipazione di compagni e compagne dirigenti e anche lavoratori in fabbrica. Per la sua sempre piu intensa attivita giornalistica sui problemi delle lavoratrici Ines Pisoni e, a quel punto, chiamata a svolgere il suo impegno anche a livello internazionale e cioe alla Commissione Bureau International du Travail della Cee. Per iniziativa della Federazione Sindacale Mondiale a Ines Pisoni sara affidato il compito (verso la fine degli anni 1960) di presentare la relazione introduttiva alla prima riunione sindacale dei paesi della Cee svoltasi a Parigi. Durante lo sviluppo della piu generale battaglia per i diritti delle lavoratrici Ines Pisoni intensifico sempre piu il suo impegno giornalistico e nel 1960 per una serie di articoli sul lavoro femminile le fu assegnato il Premio Saint Vincent per il giornalismo. Nel 1971 ? a causa di un grave intervento chirurgico per aneurisma cerebrale ? fu costretta a rinunciare all'attivita professionale. Pot cosi riprendere in mano il suo primo scritto del 1946 e dedicarsi in seguito alla stesura della prima e poi della seconda edizione del suo diario partigiano Mi chiamero Serena (1978 e 1990): a Ravenna e poi a Trento. La vicenda personale di Ines Pisoni e Mario Pasi - narrata nel libro autobiografico "Mi chiamero Serena" - e diventata anche film. Con il titolo Montagna Serena (dai nomi di battaglia dei due), e diretto dal romano Roberto Marafante e dal trentino Andrea Tombini. Le location del video hanno interessato il centro di Trento, Povo, la Val di Ledro e le scuole Crispi utilizzate per ricostruire il vecchio ospedale S. Chiara. Filo rosso della narrazione e l'intervista con Ines Pisoni, compagna nella vita e nella lotta partigiana di Pasi, realizzata nell'estate de 1999. Le sue parole si intrecciano con una serie di flashback narrativi e di interviste che permettono di conoscere la storia di Pasi. Nella mente e nella memoria di Ines - ci hanno spiegato i due registi - il tempo misurato non ha spazio perch ancora puo rivivere davanti ad una telecamera digitale la dirompente emozione, quasi disperata, della notizie della morte del suo compagno, torturato e poi impiccato dai nazisti.

Innocenti Silvio[modifica | modifica wikitesto]

Innocenti Silvio (, – , ), prefetto di Bolzano.


Ippoliti Baldassarre[modifica | modifica wikitesto]

Ippoliti Baldassarre (, – , ), .


Isgro' Emilio[modifica | modifica wikitesto]

Isgro' Emilio (Barcellona, ME, 1937 – , ), artista.

Nasce a Barcellona, in provincia di Messina, nel 1937. Compiuti gli studi classici si trasferisce a Milano nel 1956. Si dedica alla poesia pubblicando nello stesso anno Fiere del Sud, presso l'editore Arturo Schwarz. All'inizio degli anni sessanta esordisce come poeta visivo: imposta il proprio lavoro ritagliando titoli di giornale, isolandoli e proponendoli come poesie. In seguito elabora questo procedimento eliminando con segni di pennarello nero brani del testo. "Io cancello le parole per custodirle, e un gesto di salvezza. Le mie tecniche di linguaggio espressivo mi consentono di sparire per poi riemergere" ha dichiarato Isgro in una recente intervista. La serie delle cancellature nasce infatti nel 1964, anno in cui realizza Poesia Volkswagen, presentata in seguito nel volume antologico Poesie visive, a cura di Pignotti (Bologna 1975). Le cancellature sono mostrate in numerose installazioni: Il Cristo Cancellatore, 1968, L'enciclopedia Treccani cancellata, 1970, Dichiaro di non essere Emilio Isgro, 1971. Nel 1965 e 1966 e tra i protagonisti delle manifestazioni di Poesia Visiva organizzate a Genova, Firenze, Perugia. Nel corso degli anni Ottanta realizza una serie di opere ove brandelli di immagini fanno capolino da uno spesso strato di pittura bianca, esposte poi a Modena, Galleria Fonte d'Abisso, nel 1987. Dal 1982 si dedica al teatro come drammaturgo realizzando tra l'altro l' Orestea di Ghibellina. Nel 2001 presso Santa Maria dello Spasimo a Palermo, ha luogo una mostra antologica a cura di Achille Bonito Oliva che ripercorre il suo itinerario artistico,dalle opere cancellate degli anni settanta alle storiche Chopin, del 1979- realizzata con 15 pianoforti, alla Veglia di Bach, fino alla piu recente Seme d'arancia.BibliografiaFagone V. (prefazione di), Raccolta italiana di Nuova Scrittura, Milano, 1977;Viaggio temporale (cat. mostra), Milano, Studio Veder, 1984;Della Grazia P., Carrega U., Accame V., Fagone V. (testi di), Archivio Della Grazia di Nuova Scrittura, Milano, 1989;Bentivoglio M. (a cura di), Il Librismo (cat. mostra), Fiera di Cagliari, Ed. Arte Duchamp, 1990;Giavieri M. (a cura di), Emilio Isgro. C'e chi dice Madame Bovary (cat. mostra), Aosta, Tour du Lpreux, 1991;Bellini R. (a cura di), Anni '90. Arte a Milano (cat. mostra), Milano, Galleria Credito Valtellinese, Biblioteca Nazionale Braidense. Spazio Vigentina 1995;Bentivoglio M. (a cura di), Ascoltare l'immagine. L'esperienza del suono negli artisti della visualita (cat. mostra), Saravezza, Palazzo Mediceo, 1996Zanchetti G. (a cura di), Text-image (cat. mostra), La Chaux-de-Fonds, Muse de beaux-arts, Rovereto, Mart, Bolzano, Mouseion, 1999-2000;Dalle cinque alle otto - Si comincia con Emilio Isgro (cat. mostra), Bagheria, Museum, 2001;Emilio Isgro - Antologica (cat. mostra), Palermo, S. Maria dello Spasimo, 2001Boschiero N. (a cura di), Il deposito della Grazia e l'archivio di Nuova Scrittura, (cat. mostra), Rovereto, Archivio del '900, 2001

Kathrein Theodor von[modifica | modifica wikitesto]

Kathrein Theodor von (, – , ), deputato liberale tedesco alla Dieta di Innsbruck.


Kessler Bruno[modifica | modifica wikitesto]

Kessler Bruno (, – , ), .


La Fosca Francesco[modifica | modifica wikitesto]

La Fosca Francesco (San Lorenzo Bellizzi, CO, 1957 – , ), artista.

Nasce a San Lorenzo Bellizzi, in provincia di Cosenza, nel 1957. Nel 1971 si trasferisce a Milano, dove vive e lavora. Dal 1996 presso l'Archivio di Nuova Scrittura apre il proprio studio realizzando una serie di opere e installazioni.Pur non appartenendo alla generazione storica degli artisti di poesia visiva, attraverso il suo lavoro di scultore ha saputo ben rappresentare la commistione tra linguaggi diversi: la scrittura e l'immagine. Inizia ad esporre nel 1980 allo studio AM di Roma e a Brescia alla Galleria Sincron, la prima personale e del 1984 con Viaggio temporale ha luogo presso lo studio Veder di Milano. Lungo gli anni ottanta e novanta partecipa a numerose rassegne alla Galleria Cavellini di Brescia, nel 1992 e a Bruxelles alla Galerie Etienne Tilman e realizza le scenografie per il lungometraggio Favola Contaminata di Claudio Pappalardo. Nel 1999 partecipa al Premio Marche 1999 ad Ancona e con la mostra Genealogia della luce chiude la ventennale attivita dell'Archivio di Nuova Scrittura a Milano. Due delle installazioni presenti in questa mostra sono poi arrivate nella collezione Paolo Della Grazia, Gog e Magog, del 1994 e Genealogia della luce del 1998. Questa installazione riporta alcuni motti, Scacco al re, Cambia la forma, La musa inquieta.. dietro i quali si celano le identita di artisti come Duchamp, Picasso, de Chirico, che propongono a chi guarda un gioco divertente di identificazione del personaggio occultato. BibliografiaForum est plenum (cat. mostra), Bruxelles, Galerie Etienne Tilman, 1992;Altamira A., Linguaggio/ immagine (cat. mostra), Milano, Archivio Nuova Scrittura, 1993;Ri-flessioni di stile (cat. mostra), Torino, Galleria Marco Noire, 1993;Nel pensiero sta la fragilita delle cose (cat. mostra), Roma, Studio Bocchi, 1993;I musicanti di Brema (cat. mostra), Viterbo, Galleria Miralli, 1994Il Veltro - un finito sconosciuto (cat. mostra), Milano, Studio Oggetto, 1995;Zanchetti G. (a cura di), Franceso La Fosca: Genealogia della luce (cat. mostra), Milano, Archivio Nuova Scrittura, 1999Boschiero N. (a cura di), Il deposito della Grazia e l'archivio di Nuova Scrittura, (cat. mostra), Rovereto, Archivio del '900, 2001

Lantramno[modifica | modifica wikitesto]

Lantramno (probabilmente Termeno, Inizio del 900 – sconosciuto, Seconda meta del 900), Vescovo di Trento.

I presupposti politici che portarono alla nomina del vescovo LantramnoLe origini di Lantramno e il contesto storico in cui venne ad operare

Larcher Gudo[modifica | modifica wikitesto]

Larcher Gudo (, – , ), .


Lasta Attilio[modifica | modifica wikitesto]

Lasta Attilio (Villalagarina, 27/04/1886 – , 20/01/1975), artista.

Nasce a Villa Lagarina il 27 aprile 1886. Nel 1902 partecipa ad una mostra al Palazzo della Gran Guardia a Verona, quindi nel 1906 si trasferisce a Milano, dove e assiduo di Cesare Tallone e di Bartolomeo Bezzi, suo conterraneo. Durante la sua permanenza nella capitale lombarda viene a contatto con la tecnica della pittura divisa. A Venezia, dove abita nella prima meta degli anni Dieci, frequenta gli artisti Moggioli e Garbari ed espone a Ca' Pesaro nel 1912 e 1913. E' presente inoltre con Alba sul Grost, una delle sue opere migliori, alla "Esposizione di alcuni artisti rifiutati alla Biennale", organizzata da Arturo Martini all'Hotel Excelsior nel 1914 e partecipa nello stesso anno alla II Rassegna Internazionale della Secessione Romana . Durante la I guerra mondiale si arruola nell'esercito austro-ungarico. Negli anni Venti abbandona la consuetudine con la pratica del colore diviso per approdare ad una pittura piu naturalistica e orientata verso un repertorio di opere di paesaggio. Nel 1928 Lasta lascia per alcuni anni la pittura impiegandosi presso una banca. Riprende la propria attivita artistica nel 1932 dedicandosi prevalentamente alla natura morta. E? assiduo delle mostre sindacali che hanno luogo alternativamente a Trento e Bolzano tra gli anni Trenta e Quaranta. Nel 1957, a settant'anni, Lasta viene celebrato con un importante mostra personale a Merano al Pavillon des fleurs dove espone una quarantina di nature morte. Negli anni Settanta il Comune di Villa Lagarina promuove il Premio Lasta affiancato da un'esposizione antologica che ripercorreva oltre settant'anni di attivita del maestro. Attilio Lasta muore il 20 gennaio 1975. Bibliografia Mostra d'Arte della Venezia Tridentina, (cat. della mostra Bolzano, Teatro Civico) 1922; Terza mostra sindacale, (cat. della mostra Trento) Trento, 1933; Piovan C., La III Mostra sindacale d'Arte, in ?Trentino?, Trento, ottobre 1933; VI mostra sindacale, (cat. della mostra Trento), Trento 1937; Prima mostra nazionale d'arte a celebrazione dell'agricoltura nei fiori e negli animali, (cat. della mostra Verona), Verona 1942; Personale di Attilio Lasta, (cat. della mostra Merano, Pavillons des Fleurs), 1957; Trentini F., Wolf R., Gli artisti dell'Accademia Roveretana degli Agiati, Rovereto, Manfrini 1963; Munari C., Gli artisti di Ca' Pesaro, Rovereto, Manfrini, 1967; Baldessarelli E., La vita e le opere di Attilio Lasta, pittore di Villa Lagarina (1886-1975), Villa Lagarina, Pizzini edizioni, 1980; Belli G. (a cura di) Divisionismo Italiano, (cat. della mostra Trento), Milano, 1990; Boschiero N., (a cura di) Attilio Lasta, in Espressione e Oggettivita, (cat. della mostra Innsbruck, Trento, Bolzano) Innsbruck, 1994, pp. 206-213; Arte e stato. Le esposizioni sindacali nelle Tre Venezie (1927-1944), (cat. della mostra Trieste, Museo Revoltella, poi Trento, Palazzo delle Albere) Milano, 1997; Degasperi F., Nicoletti G., Pisetta R. (a cura di), Dizionario degli artisti trentini tra ?800 e ?900, Edizioni Il Castello, Trento, 1998, pp. 260-265; Scudiero M. (a cura di), Arte trentina del '900, 1900-1950, Trento, 2000, p. 186; Chini E., Mich E., Pizzamano P. (a cura di), L'arte riscoperta. Opere delle collezioni civiche di Rovereto e dell'Accademia Roveretana degli Agiati dal Rinascimento al Novecento, Rovereto, 2000. a cura di Nicoletta Boschiero - Museo d'arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto

Laurence Feininger[modifica | modifica wikitesto]

Laurence Feininger (Berlino, 1909 – , 1976), musicologo.

Laurence Feininger nacque a Berlino nel 1909.Il padre Lyonel venuto dagli Stati Uniti per perfezionare gli studi musicali, si era invece imposto come caricaturista politico; Walter Gropius lo chiamera nel 1919 ad insegnare alla Bauhaus di Weimar insieme a Kandisnskij e Klee. La formazione musicale del giovane Laurence avviene sotto la guida di maestri come Willy Apel e Heinrich Besseler, col quale si laureo ad Heidelberg nel 1935 con una tesi sulla storia del canone fino a Josquin Desprez. Gli anni universitari vedono in lui una profonda trasformazione e significative maturazioni spirituali, e coincidono con la presa di distanza dall'insorgente nazismo e con la conversione al Cattolicesimo. Nel 1937 (quando la famiglia, pressata dalle intimidazioni naziste, ritorna in America) Laurence si trasferisce in Italia, dando inizio alle sue peregrinazioni per archivi e biblioteche allo scopo di investigare le fonti della polifonia legata al culto della Chiesa cattolica. La sua aspirazione e quella di apportare un po? di luce intorno alla monumentale collezione di polifonie quattrocentesche custodita nei sette codici musicali trentini, partendo da basi paleografiche e filologiche di assoluta coerenza e affidabilita. La residenza a Trento e quindi alternata ai viaggi per consultare i manoscritti delle biblioteche di Roma, Firenze, Bologna, Modena, Treviso, che egli stesso fotografa o fa microfilmare, ponendo cosi le basi di quel cospicuo archivio fotografico che e uno dei vanti della sua biblioteca. Lo scoppio della Seconda guerra mondiale non interferisce con il suo lavoro sui codici, fino a quando, nella primavera nel 1943, arrestato perch cittadino americano, viene rinchiuso nel campo per internati civili del Castello di Montechiarugolo, presso Parma. L'esperienza della prigionia deve aver favorito la maturazione di una seconda svolta nella sua vita: prende corpo in lui l'idea di abbracciare il ministero sacerdotale. Inizia gli studi teologici a Trento e a Roma al Collegio Capranica e nel marzo del '47 viene ordinato sacerdote. Successivamente, la collaborazione scientifica con la Biblioteca Vaticana e con il Pontificio Istituto di Musica Sacra, offre a Feininger l'opportunita di venire a contatto con le fonti della musica policorale romana del Sei-Settecento. Sono gli anni in cui fonda la Societas Universalis Sanctae Ceciliae, con lo scopo di pubblicare e mettere a disposizione degli studiosi i tesori nascosti e dimenticati di un'arte posta al servizio della liturgia. Nel 1949, declinate le offerte di incarichi accademici che ormai gli giungevano da piu parti, decide di stabilirsi definitivamente a Treno dove fonda il Coro del Concilio, col quale, nell'arco di un ventennio, fara rivivere nelle chiese d'Italia e d'Europa le opere a piu cori dei polifonisti da lui riscoperti e pubblicati. In questo periodo stringe profonda amicizia con Edward Lowinsky, Gustav Reese, Nino Pirrotta, Willy Ape, Benvenuto Disertori, Renato Lunelli, Higinio Agles. Negli ultimi anni, dopo il Concilio Vaticano II che di fatto escludeva i canti di rito latino dalle celebrazioni liturgiche, Feininer si dedica spasmodicamente alla raccolta e allo studio delle fonti di canto piano, acquistando e cercando di salvare dai mercati e antiquari di tutta Europa quello che rimanete delle testimonianze del canto cristiano e della liturgia. Lorenzo Feininger mori in un incidente automobilistico presso Vipiteno nel gennaio del 1976.

Leonardi Celestino[modifica | modifica wikitesto]

Leonardi Celestino (, – , ), deputato alla Dieta di Innsbruck.


Leopoldo d'Asburgo[modifica | modifica wikitesto]

Leopoldo d'Asburgo (, – , ), arciduca e conte del Tirolo.


Leopoldo I[modifica | modifica wikitesto]

Leopoldo I (, – , ), imperatore del Sacro Romano Impero di Germania.


Leopoldo II[modifica | modifica wikitesto]

Leopoldo II (, – , ), imperatore.


Libera Adalberto[modifica | modifica wikitesto]

Libera Adalberto (Villa Lagarina, 16 luglio 1903 – , 17 marzo 1963), architetto.

Nacque a Villa Lagarina il 16 luglio 1903 e frequento le scuole inferiori a Trento. Dal 1915, profugo con la famiglia a Parma, vi frequento le scuole secondarie. Nel 1923 sostenne gli esami di ammissione al Corso speciale di Architettura presso l'Istituto Statale d'Arte dove si diplomo con lode. Dal 1924 al 1925, sempre a Parma, frequento inoltre la Scuola superiore di Matematica. Nel 1926 si iscrisse alla Scuola superiore di Architettura di Roma dove consegui la laurea nel luglio del 1928. Sempre nel 1926, ancora studente, fu invitato a far parte dei "Gruppo 7" di Milano. Espose con il Gruppo alla III Triennale di Monza, nel maggio del 1927. Nello stesso anno compi, con Rava e Pollini, un "viaggio d'istruzione" in Germania. Nel settembre del 1927 partecipo con varie opere alla Mostra del Weissenhof di Stoccarda, organizzata da Mies van der Rohe. Quindi nel 1928 organizzo a Roma, per il "Gruppo 7" la 1a Esposizione Italiana di Architettura Razionale, al Palazzo delle Esposizioni. partecipo alla stesura delle Note del "Gruppo 7", che vennero pubblicate su "Rassegna Italiana" tra il dicembre del 1926 e il maggio 1927. Nel 1930 Libera assunse il ruolo di Segretario generale del MIAR la nuova organizzazione che gli architetti razionalisti si erano voluti dare a scala nazionale e l'anno successivo organizzo a Roma, alla galleria di Pier Maria Bardi, in via Veneto, la 2a Esposizione Italiana di Architettura Razionale, celebre per la "Tavola degli orrori". In quel periodo Libera elaboro alcuni dei suoi migliori progetti: dai villini di Ostia (1931-35) alla Mostra della Rivoluzione Fascista (con Valente e De Renzi, 1933), dal padiglione di Chicago (con De Renzi, 1933) alle proposte per Castelfusano (1933-34) e al Palazzo postale all'Aventino (sempre con De Renzi, 1933-34). Il rapporto col regime, sia pure con discontinuita, era chiaramente stabilito e in seguito soprattutto con il Palazzo dei Ricevimenti e dei Congressi all'E42 si tradusse nella ricerca di una nuova monumentalita e di una particolare eloquenza dell'architettura. Tuttavia la svolta decisamente neoclassica imposta dal regime a partire dal '37 rese dei tutto inattuale il tentativo di Libera di porre le basi di una nuova, moderna, architettura di Stato. Negli anni della guerra, da sfollato, si ritiro in provincia di Trento e si dedico allo studio delle tipologie abitative.Nel dopoguerra, e direttore della sezione architettura dell'Ina-Casa, nel cui ambito realizza l'unita orizzontale del TuscolanoA partire dalla meta degli anni cinquanta l'attivita divenne particolarmente intensa: del '54 fu il concorso, da lui vinto, per il Palazzo della Regione Trentino-Alto Adige. Del '57 fu invece il progetto per la sede della DC all'EUR; e del '59-'60 il Villaggio Olimpico, in collaborazione con Cafiero, Luccichenti e Monaco; infine del '61-'63 il progetto, con varianti, della Cattedrale de La Spezia (opera postuma). Dal 1954 Libera era impegnato anche nell'attivita accademica, divenuto ordinario di Composizione alla facolta di Architettura di Firenze dove insegno sino al 1962, anno in cui si trasferi all'ateneo romano. Mori improvvisamente il 17 marzo del 1963. (estratto da: Vieri Quilici, Adalberto Libera. L'architettura come ideale, Roma, 1981)

Lorenzoni Francesco[modifica | modifica wikitesto]

Lorenzoni Francesco (, – , ), .


Lotario[modifica | modifica wikitesto]

Lotario (, – , ), imperatore.


Ludovico di Brandeburgo[modifica | modifica wikitesto]

Ludovico di Brandeburgo (, – , ), .


Ludovico il Pio[modifica | modifica wikitesto]

Ludovico il Pio (, – , ), imperatore.


Ludovico Madruzzo[modifica | modifica wikitesto]

Ludovico Madruzzo (Trento, 1532 – Roma, 2 aprile 1600), Vescovo e cardinale.

La scalata di Ludovico Madruzzo ai vertici della gerarchia ecclesiale Gli esordi del Madruzzo all'episcopato e la copiosita delle sue relazioni diplomatiche Ferdinando II d'Asburgo e l'avvento del "Temporalienstreit" La controffensiva diplomatica del cardinale a Roma La vittoria del vescovo-cardinale attraverso le tappe di Spira e Ratisbona, e le sopraggiunte difficolta seguite alla ripresa del principato vescovile Il sostegno accordato alla potenza bavarese. La scarsita di conferme in merito alla passione per il collezionismo Il sinodo del 1593 con l'istituzione del Seminario. La grande importanza che il Madruzzo attribuiva a questo progetto nella testimonianza delle ampie dotazioni previste in favore del nuovo Istituto

Luigi Bressan[modifica | modifica wikitesto]

Luigi Bressan (Sarche, 9 febbraio 1940 – , ), Vescovo di Trento.

Vai al sito dell'Arcidiocesi di Trento

Lunelli Italo[modifica | modifica wikitesto]

Lunelli Italo (, – , ), .


Lutero Martin[modifica | modifica wikitesto]

Lutero Martin (, – , ), .


Magnago Silvius[modifica | modifica wikitesto]

Magnago Silvius (, – , ), vicepresidente del Consiglio regionale esponente della Sudtiroler Volkspartei.


Maguriano[modifica | modifica wikitesto]

Maguriano (sconosciuto, Seconda meta del 400 – sconosciuto, Prima meta del 500), Vescovo di Trento.

E' risultato sino ai nostri tempi impossibile reperire notizie in merito a quello che il Dittico Udalriciano segnala come il tredicesimo vescovo della Chiesa trentina, come del resto accade per gran parte dei vescovi vissuti in un periodo cosi carente di indicazioni storiche quale quello alto medievale. Di lui conserviamo soltanto la menzione nel Sacramentario Udalriciano, quella parte del Dittico con funzioni specificamente liturgiche che risale all'XI secolo e che veniva adoperato con una certa regolarita durante le celebrazioni religiose piu solenni. Nel corso di queste, infatti, vigeva l'usanza di elencare pubblicamente i nomi dei capi della Chiesa di Trento dalle origini. Maguriano fu per Trento l'ultimo presule del secolo V, e probabilmente assistette all'insediamento della dominazione Ostrogota di Teodorico, avvenuta nel 493 in seguito alla calata delle orde gotiche in Italia e destinata a protrarsi fino al 552, anno nel quale l'Italia ritorno sotto il controllo dell'Impero Romano d'Oriente, in virtu delle imprese dei generali Belisario e Narsete. Per la popolazione trentina, il lungo periodo che sta a cavallo tra il V e il VI secolo e forse tra i piu terribili della sua storia, a causa delle carestie e delle pestilenze scoppiate sotto gli Eruli di Odoacre in tutta l'Italia del nord. Il governo di Teodorico affronto questa spaventosa situazione e dopo qualche tempo riusci in parte a venirne a capo; ma va detto che quel parziale miglioramento fu realizzato tramite decisioni drastiche che portarono all'inasprimento di tasse e balzelli, rimpinguando da un lato le casse dello stato, ma gravando dall'altro in maniera assai pesante anche sul tenore di vita degli abitanti dell'intera diocesi trentina.

Magurio[modifica | modifica wikitesto]

Magurio (sconosciuto, Seconda meta del 300 – sconosciuto, Prima meta del 400), Vescovo di Trento.

I dubbi sulla reale attribuzione a Magurio dell'episcopato di TrentoLe opinioni piu attuali

Mainardo di Neuhaus[modifica | modifica wikitesto]

Mainardo di Neuhaus (sconosciuto , Prima meta del 1300 – Praga, 1362), Vescovo di Trento.

Il perdurare delle tensioni all'interno del principato e il tradimento del capitano Gardelli La vicenda del matrimonio di Ludovico di Brandeburgo e il graduale ritorno alla normalita

Mainardo II[modifica | modifica wikitesto]

Mainardo II (, – , ), conte del Tirolo.


Mainardo III[modifica | modifica wikitesto]

Mainardo III (, – , ), conte di Gorizia poi Mainardo I del Tirolo.


Malfatti Andrea[modifica | modifica wikitesto]

Malfatti Andrea (Mori, 1832 – , 07/02/1917), artista.

Figlio di un sagrestano nasce a Mori nel 1832. A Trento studia disegno alla scuola serale presso il pittore Fortunato De Pauli e Agostino Perini e contemporaneamente lavora come falegname Fino al 1856 studia, allievo di Hayez e Cacciatori, all'Accademia di Brera a Milano, e contemporaneamente compie tirocinio presso l'intagliatore Leonardo Gaggia di Cusiano. In occasione del matrimonio, si trasferisce nel 1861 a Trento dove apre un piccolo studio per scolpire marmo. Tra i primi lavori esegue "le teste" per la facciata di casa Ranzi, che ritraggono cittadini illustri come Giambattista Lampi, Andrea Pozzo, Alessandro Vittoria. Fervente patriota, viene arrestato nel 1862 perch intento a preparare il terreno ad una marcia delle Camicie Rosse, e nuovamente due anni dopo e tradotto nelle carceri di Innsbruck, quando raccoglie denaro per finanziare le fila garibaldine. Nel 1865 esegue un busto di Dante, per celebrare il sesto centenario della morte, in marmo di Carrara, da collocare nella biblioteca comunale. Nel 1869 viene invitato dal municipio di Trento ad eseguire il restauro della fontana del Nettuno in piazza del duomo, eretta nel 1767 da Antonio Giongo e gravemente danneggiata dai fuochi d'artificio in occasione della festa di S. Vigilio. I lavori, ovvero l'esecuzione di gruppi di statue raffiguranti tritoni, su disegno di Ferdinando Bassi e fedeli all'originale, hanno inizio nel 1872. Nel periodo in cui risiede a Milano, partecipa a numerose mostre, presentando I Girovaghi al Salon di Parigi nel 1876, Triste Realta a Torino nel 1880, Schiava ribelle, Giuditta all'esposizione di belle Arti di Roma nel 1883 ambedue raffiguranti forse il Trentino assoggettato all'Austria. Nel 1888 all"esposizione Internazionale di Parigi Malfatti presente con La deposizione che verra posta al cimitero di Trieste (commissionatagli da Enrico Montel: famiglia Saxida)datata 1899. L'anno seguente sempre a Parigi alla Exposition Universelle ottiene una medaglia d'argento. Nel 1891 partecipa al concorso per il monumento a Dante Alighieri, pur non vincendolo, s'aggiudica un premio di 400 fiorini. Il 9 marzo 1912 conclude con il podesta di Trento un contratto di rendita vitalizia in cambio della sua gipsoteca. Muore il 7 febbraio 1917 a Trento. Bibliografia: Ambrosi F., Scrittori ed artisti trentini, Trento,1894, pp.500 ss.; Zippel V., Una mostra di belle arti a Trento, in "Tridentum", 1898, p.279; Paoletti S., Artisti trentini ,in "Strenna dell'Alto Adige", 1902, p.36 ; Callari L. , Storia dell?arte contemporanea italiana, Roma, 1909,p.94; Necrologio, in "L'Illustrazione Italiana", XLIV, n.11, Milano, 18 marzo 1917; Thieme U.Becker F.: Allgemeines Lexikon der bildenden- Kunstler, Leipzig, 1929, p.38; Weber, Artisti trentini ed artisti che operarono in Trentino, Trento, 1933, pp.183-184; Bonapace E., Andrea Malfatti, in "Il Brennero", Trento, 21 gennaio 1941; Bonapace E. , Andrea Malfatti ,in "Il Brennero", Trento, 3 febbraio 1942; Emert G. B., Visuali di Trento.11.Le ?teste? di Andrea Malfatti, in "Trentino", Trento, n; 11-12, 1942, pp. 191-194; Rasmo N. , La scultura dell?Ottocento in Trentino Alto Adige, Trento, 1970-1971; Bnzit E.C., Dictionnaire critique et documentaire des Peintres, sculpteurs,dessinateurs et graveurs, Paris,1976, vol. VII, p.118; Passamani B., Trento, Trento, 1977,pp.214-215,217; Menapace L., Il cammino dell?arte nel Trentino, Trento,1982, pp.131-132; Rasmo N., Storia dell?arte nel Trentino, Trento,1982,p.367; Belli G., La pittura dell?Ottocento nel Trentino e in Alto Adige, in La pittura in Italia. L?Ottocento, (a cura di Castelnuovo E.), Electa,Milano, 1991, pag. 222; Boschiero N., La gipsoteca di Andrea Malfatti, in L?Ottocento Museo di Arte Moderna e Contemporanea di Trento e Rovereto Catalogo ragionato delle collezioni del XIX secolo, Milano, Skira, 1999, pp. 19- 21 e 98-179 Manoscritti: Rendita vitalizia municipale allo scultore A.Malfatti, 1912, Archivio Museo Storico Trento, E.10/I; Maroni, Riccardo (a cura di), Materiale preparatorio per una monografia C.A.T. su Andrea Malfatti scultore, 1952-1957, Manoscritto 8020/XIV, Biblioteca Civica "Tartarotti" - Rovereto (TN) a cura di Nicoletta Boschiero - Museo d'arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto

Malfatti Bartolomeo[modifica | modifica wikitesto]

Malfatti Bartolomeo (, – , ), .


Malfatti Valeriano[modifica | modifica wikitesto]

Malfatti Valeriano (, – , ), deputato al Parlamento di Vienna.


Mammone[modifica | modifica wikitesto]

Mammone (sconosciuto, Prima meta del 700 – sconosciuto, Seconda meta del 700), Vescovo di Trento.

Il vescovo viene nominato nel Dittico Uldariciano, ma non e stato possibile rintracciare altre notizie nelle fonti storiche.

Manasse I[modifica | modifica wikitesto]

Manasse I (sconosciuto, Seconda meta del 500 – sconosciuto, Prima meta del 600), Vescovo di Trento.

Il vescovo viene nominato nel Dittico Uldariciano, ma non e stato possibile rintracciare altre notizie nelle fonti storiche.

Manasse II[modifica | modifica wikitesto]

Manasse II (Arles, A cavallo tra l'800 e il 900 – sconosciuto, Seconda meta del 900), Vescovo di Trento.

Manasse II nacque ad Arles verso la fine del IX secolo. Era nipote di re Ugo di Provenza, il quale gli affido nel 934 l'amministrazione delle Chiese di Trento, Verona e Mantova. Alcuni storici sono del parere che, essendo questa la prima volta in cui risulta ufficialmente documentato l'affidamento di un ruolo politico di questo genere al vescovo di Trento da parte di un sovrano, Manasse sia stato il primo vescovo trentino investito del potere temporale. L'ipotesi e considerata a tutt'oggi alquanto fondata. Fu quindi, in un primo tempo, uomo di fiducia di re Ugo. Peraltro, circa dieci anni dopo la sua elezione al soglio vescovile, accadde un fatto che muto radicalmente i rapporti con il suo patrocinatore. Manasse ricevette infatti l'improvvisa visita di Berengario d'Ivrea, il marchese che era stato cacciato da Ugo di Provenza ed era in lotta con quest'ultimo per il possesso della corona di re d'Italia. L'avvenimento incise in modo determinante sulla carriera ecclesiastica di Manasse II. Berengario, ancor prima di diventare vassallo dell'imperatore Ottone I di Germania, si presento con il suo imponente schieramento di forze al cospetto del vescovo di Trento e chiese di poter transitare verso sud, dove intendeva dirigersi per essere incoronato sovrano della penisola. Il vescovo, spaventato dall'incombente minaccia, non ebbe probabilmente molta scelta, e gli concesse di passare: in quel momento stava favorendo il maggior rivale di suo zio, che si era personalmente prodigato per sostenere l'ascesa dello stesso Manasse al soglio vescovile e contava sulla fattiva collaborazione del nipote per portare a compimento i suoi ambiziosi progetti politici. Questo episodio e stato da qualcuno ritenuto sufficiente per considerare Manasse non certo una personalita di spicco nel firmamento dei pastori tridentini. Posto sul soglio vescovile per via delle sue relazioni di parentela con un personaggio passato alla storia come uno dei protagonisti della corruzione dilagante nel periodo di fine millennio, pago di persona la sua debolezza. Ugo di Provenza morira alcuni anni piu tardi dopo avere trescato a lungo con la corrotta nobilta romana dei tempi per recuperare il trono che aveva perduto; ma fece in tempo a ricordarsi dell'episodio, che valuto come un vero e proprio sgarbo. Nel 948 risolse di togliere d'autorita a Manasse i tre episcopati che gli aveva conferito quattordici anni prima, per giubilarlo nell'arcidiocesi di Milano, e la responsabilita della circoscrizione di Trento venne affidata a Lantramno.

Manci Giannantonio[modifica | modifica wikitesto]

Manci Giannantonio (Trento, 14/12/1901 – Bolzano, 6/7/1944), partigiano.

Nasce a Trento, il 12 dicembre del 1901 da famiglia nobile. Dopo aver frequentato il ginnasio a Trento, durante la I Guerra Mondiale prosegue gli studi a Firenze e Milano dove si diploma ragioniere. A diciotto anni si arruola come volontario dell'esercito italiano con il fratello Sigismondo nel battaglione alpino "Valbrenta", alla fine della guerra partecipa all'impresa di Fiume.Infiammato dagli ideali repubblicani, matura la sua iscrizione al Partito Repubblicano Italiano e dal 1920 e' l'animatore della sezione trentina. Da subito si oppone al fascismo, nel 1924 partecipa, assieme a Randolfo Pacciardi, alla costituzione del gruppo "Italia libera" che a Trento, nell'inverno 1926-1927, organizzava, con la collaborazione di Gigino Battisti, l'espatrio in Svizzera di molti amici perseguitati politici. Nel 1929 aderisce al movimento "Giustizia e Liberta' e si convince della necessita' di una collaborazione piu' stretta tra le varie forze antifasciste, infatti collabora a livello nazionale con il gruppo che fondera' il Partito d'azione. Nell'agosto 1943 e' tra i fondatori del Movimento socialista trentino e tra gli estensori, assieme a Egidio Bacchi e Giuseppe Ferrandi, di un "manifesto programmatico" con cui i socialisti trentini uscirono allo scoperto. Capo riconosciuto e attivissimo del Comitato liberazione nazionale trentino, viene arrestato dalla Gestapo nella retata del 28 giugno 1944, assieme a tanti altri attivisti e partigiani, in seguito alla delazione di una spia. E' trasferito da Trento, alla sede dell'ex comando del Corpo d'armata di Bolzano, dove viene ripetutamente interrogato e ferocemente torturato, in un attimo di solitudine, il 6 luglio si toglie la vita gettandosi dalla finestra. A Gianantonio Manci, assurto a simbolo della lotta di liberazione, e' stata conferita la medaglia d'oro al valor militare.Per approfondimenti si consiglia la lettura di: Giannantonio Manci: 14 dicembre 1901-6 luglio 1944, a cura di Beppino Disertori, Trento 1946; 6 luglio 1944. Dedicato a Giannantonio Manci, a cura di Vincenzo Cali', Trento 1984; Giannantonio Manci, 1944-1994, a cura di Vincenzo Cali', Trento 1994; Giorgio Tosi, Zum Tode-a morte, Trento 1997; Giuseppe Ferrandi, "Sulle orme di Marx e Mazzini: appunti per una storia delle idee della Resistenza trentina", in: Archivio trentino, 1999, n. 2,

Manci Sigismondo[modifica | modifica wikitesto]

Manci Sigismondo (, – , ), conte, affiliato alla Giovine Italia.


Mansueto Barcatta da Valfloriana[modifica | modifica wikitesto]

Mansueto Barcatta da Valfloriana (Valfloriana, 27/05/1863 – Taubate (Brasile), 01/02/1921), missionario e glottologo.

Mansueto Barcatta da Valfloriana vissuto a cavallo del 1900 e l'autore di un dizionario e di una grammatica che sono diventati strumenti preziosi per glottologi di tutto il mondo. I Kaingang, chiamati dai Brasiliani Coroados, per il loro costume di tonsurarsi i capelli a forma di corona fratesca, la loro lingua senza articoli o declinazioni, senza un vero plurale, regolata specialmente da particelle posposte, e una delle lingue piu primitive

Marchetti Giacomo[modifica | modifica wikitesto]

Marchetti Giacomo (, – , ), .


Marchetti Giovanni[modifica | modifica wikitesto]

Marchetti Giovanni (, – , ), sacerdote, primo direttore della "Cesarea Regia Scuola Normale ai confini d'Italia".


Marco Pola[modifica | modifica wikitesto]

Marco Pola (Roncegno (Trento), 29 agosto 1906 – Trento, 1991), poeta.

vedi >> Ma anche il numero monografico a lui dedicato nel giugno 2006 dalla rivista PosterTrentino >>

Margherita di Boemia[modifica | modifica wikitesto]

Margherita di Boemia (, – , ), .


Maria Teresa[modifica | modifica wikitesto]

Maria Teresa (, – , ), imperatrice d'Austria.


Mariani Michel'Angelo[modifica | modifica wikitesto]

Mariani Michel'Angelo (, – , ), .


Mariano[modifica | modifica wikitesto]

Mariano (sconosciuto, Prima meta del 700 – sconosciuto, Seconda meta del 700), Vescovo di Trento.

Il vescovo viene nominato nel Dittico Uldariciano, ma non e stato possibile rintracciare altre notizie nelle fonti storiche.

Marighetto Ancilla[modifica | modifica wikitesto]

Marighetto Ancilla (, – , ), .


Mario Pasi[modifica | modifica wikitesto]

Mario Pasi (Ravenna, 21/07/1913 – Belluno, 10/03/1945), partigiano, medaglia d'oro della Resistenza.

Mario Pasi, figlio unico di un operaio elettricista e di una bracciante, nacque a Ravenna il 21 luglio 1913. Compiuti gli studi nella citta natale, si iscrisse alla Facolta di medicina di Bologna. Qui conobbe Aldo Cucchi e Mario Tobino, coi quali strinse rapporti di fraterna, saldissima amicizia. Insieme a loro, cercando faticosamente una via alternativa al fascismo, maturo la sua scelta comunista. Nel 1936, conseguita la laurea, Pasi decise di arruolarsi nella Brigata Garibaldina che combatteva in Spagna per difendere la Repubblica democratica dall'attacco di Franco, ma fu costretto a rinunciare perch chiamato ad assolvere gli obblighi militari a Firenze, dove frequento la Scuola allievi ufficiali di sanita. Nel luglio 1938, congedato, tento nuovamente di raggiungere la Spagna ma non pot andare oltre Parigi: ormai i fascisti avevano vinto. Tornato in Italia, nell'autunno entro come chirurgo all'ospedale S. Chiara di Trento, dove oltre a svolgere con grande professionalita il lavoro di medico, stabili i primi contatti con antifascisti trentini. Richiamato alle armi nel maggio 1940, fu mobilitato sul fronte occidentale e poi su quello greco-albanese, ufficiale medico nell'ospedale da campo della 5a divisione alpina Pusteria. Congedato per ragioni di salute nell'aprile del 1941, in agosto torno a Trento per riprendere il suo posto di chirurgo. Nel frattempo era riuscito a stabilire solidi legami col Partito Comunista a Ravenna e cio gli consenti di proseguire con maggior vigore ed ampiezza l'attivita cospirativa antifascista. Si mosse con abilita fra Trento e la citta natale, riuscendo a creare nuovi collegamenti con antifascisti trentini e ravennati. Nel settembre 1942, aiutato dalla fidanzata Ines Pisoni e da Carlo Scotoni, fondo e fece stampare "Il Proletario", unico periodico d'opposizione pubblicato nel Trentino prima della caduta del fascismo e unica testata clandestina uscita con continuita durante l'occupazione nazista. Dopo la caduta del fascismo Pasi si adopero per mettere insieme un comitato antifascista e quando nella seconda meta di settembre, dopo l'armistizio e l'invasione tedesca, ci fu la prima riunione del C.N.L. trentino, sostenne con forza la necessita di passare subito alla lotta armata. Per evitare di essere arrestato, lui stesso, ormai sospettato dalla polizia tedesca, decise di prendere la strada della montagna: nel febbraio 1944 raggiunse i partigiani nella zona del Piave. Due mesi dopo, col nome di battaglia Montagna, era commissario politico e combattente della Divisione Nannetti, che operava nel bellunese. Qui nella notte del 10 novembre 1944, dopo aver partecipato ad una riunione di capi partigiani, fu catturato dalle SS allertate da una spiata. Sottoposto a lunghe ed atroci torture resistette senza mai tradire i compagni. Il 10 marzo 1945 fu impiccato, assieme ad altri dieci patrioti, in localita Bosco delle Castagne sopra Belluno. Fu insignito della Medaglia d'oro.

Marsilli Francesco Antonio[modifica | modifica wikitesto]

Marsilli Francesco Antonio (, – , ), .


Martini Martino[modifica | modifica wikitesto]

Martini Martino (Trento, 1614 – Hangzhou, 1661), Gesuita geografo sinologo.

Martino Martini S.J. nasce a Trento il 20 settembre 1614 in una famiglia di mercanti. A 18 anni si trasferisce a Roma ed entra nel Collegio Romano (l'attuale Pontificia Universita Gregoriana) per diventare gesuita. Nel marzo del 1640 salpa da Lisbona con 24 confratelli alIa volta delle Indie orientali. Tocca in successione Goa, in India, e Macao, in Cina. Nell'ottobre 1643 si stabilisce ad Hangzhou, prov. Zhejiang, dove inizia la sua attivita missionaria, mentre il Paese e sconvolto dalla guerra fra la dinastia autoctona dei Ming e quella tartara dei Qing. A seguito di spostamenti dettati dai suoi superiori visita alcune province della Cina lungo il Canale Imperiale, acquisendo un profonda conoscenza della geografia, dell'economia e della popolazione di quel grande Paese. Nel 1651 parte per raggiungere Roma in qualita di procuratore della missione, ma la nave sulla quale si era imbarcato dopo quasi un anno di attesa nelle Filippine, viene catturata dagli olandesi, che lo trattengono a Batavia (Giacarta) per altri otto mesi. Nel settembre del 1653 sbarca a Bergen, in Norvegia, da dove prosegue alla volta di Amburgo, Amsterdam, Anversa e Bruxelles. Nel marzo del 1654 ad Anversadall'editore B. Moret viene pubblicata la De Bello Tartarico Historia, che riscosse un successo straordinario. In quel anno si ebbero quattro edizioni del testo latino e cinque traduzioni (tedesca, italiana, francese, inglese e olandese). Nella seconda meta del 1655, ad Amsterdam presso l'editore J. Blaeu, viene dato alle stampe il Novus Atlas Sinensis, che oggi e presentato per la prima volta interamente tradotto in italiano e corredato da due indici di caratteri cinesi. Giunto a Roma nell'ottobre 1654, Martini affida all'editore I. de Lazzeris la stampa della Brevis Relativo de Numero et Qualitate Christianorum apud Sinas. Davanti al Santo Ufficio sostiene la legittimita dei riti confuciani cinesi, ottenendo l'avvallo della Congregazione Propaganda Fide col decreto di papa Alessandro VII del 23 marzo 1656. Salpa da Lisbona alIa volta della Cina il 4 aprile 1657, con altri 16 gesuiti e rientra ad Hangzhou nel giugno del 1659, dopo un viaggio reso drammatico a causa di un attacco pirata, terribili tempeste e una grave epidemia a bordo che non risparmia il missionario trentino. Mentre Martini era ancora in viaggio, a Monaco di Baviera, i suoi confratelli fecero pubblicare (1658) dall'editore L. Straub la Sinicae Historiae Decas Prima, in lingua latina. Ricordiamo il grande prestigio che in Europa ebbe la Grammatica Sinica del Martini, testo base per i sinologi deI Nord Europa, rimasto manoscritto. Postumo fu pubblicato in lingua cinese il Trattato sull'Amicizia. M. Martini muore il 6 giugno 1661, a seguito di una breve malattia, dopo essere riuscito a completare la costruzione della piu grande chiesa cristiana della Cina. Oggi Ie sue spoglie riposano in un mausoleo presso la citta di Hangzhou.

Martirio[modifica | modifica wikitesto]

Martirio (, – , ), martire del IV secolo.