Utente:Afnecors/Personaggi storici trentini/1

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a Prato Giovanni[modifica | modifica wikitesto]

a Prato Giovanni (, – , ), deputato alle Assemblee costituenti di Francoforte e Vienna.


a Prato Napoleone[modifica | modifica wikitesto]

a Prato Napoleone (, – , ), .


Abbondanzio[modifica | modifica wikitesto]

Abbondanzio (sconosciuto , Verso la meta del 300 – sconosciuto, Seconda meta del 300), Vescovo di Trento.

Abbondanzio fu il secondo vescovo della Chiesa di Trento, successore di Giovino e diretto predecessore del piu celebre San Vigilio. Essendo egli appartenuto ad un periodo storico nel quale date e notizie sono alquanto rare ed incerte, non sappiamo con esattezza n l'inizio n la fine del suo episcopato. Esiste pero una data molto precisa, quella del 3 settembre 381, che costituisce in proposito un prezioso punto di riferimento e ci permette di ricostruire alcune informazioni essenziali. Nel corso di quest'anno, si tenne infatti ad Aquileia il Concilio dei vescovi di Occidente, al quale anche Abbondanzio prese parte. Il Concilio tenutosi in Aquileia era presieduto dal vescovo di quella citta, Valeriano, e dal piu celebre vescovo di Milano Ambrogio. Quest'ultimo ricoprira un ruolo di importanza fondamentale per il piano di azione missionaria sul Trentino, e puo essere ricordato come uno dei protagonisti per la nostra futura storia (1).L'assemblea era stata convocata per trattare un argomento allora di estrema attualita, quello dell'arianesimo. Sessant'anni prima, nel 321, ad Alessandria, era stata condannata l'eresia di Ario, che negava la consustanzialita tra il Padre e il Figlio e riduceva la figura di Cristo ad una funzione meramente profetica. Nel 325, la condanna contro Ario veniva rinnovata nel Concilio di Nicea. Ma il pensiero ariano, che si era gia abbondantemente diffuso presso le popolazioni dell'Europa orientale e dell'est, non tardava a propagarsi anche nella zona occidentale dell'Impero. Tre anni prima della seduta di Aquileia era morto nella celebre battaglia di Adrianopoli l'imperatore Valente, che a lungo era stato accusato di rappresentare l'esponente piu illustre dell'arianesimo di quei tempi. Ad Aquileia si discusse anche in merito alla posizione di due vescovi, Palladio e Secondiano, che abbracciarono l'eresia ariana e vennero scomunicati. Al termine della seduta, fu incaricato l'imperatore Graziano di curare l'applicabilita dei suoi disposti. Tutto il Concilio venne sapientemente orchestrato dalla regia di Ambrogio, vescovo di Milano, destinato poi a far parte del novero dei personaggi canonizzati dalla Chiesa. Senza nulla togliere alla dignita dell'operato pastorale del vescovo Abbondanzio, che lotto contro una delle dottrine che minarono piu fortemente alla base l'unita della Chiesa in tutta la sua storia e che pertanto agi per riportare l'armonia tra la popolazione in un periodo di contrasti assai accesi, fu dunque Ambrogio il protagonista assoluto sulla scena ecclesiastica, risultando decisivo anche per le sorti della Chiesa di Trento. Al suo confronto, la figura di Abbondanzio risulta essere quella di un degno comprimario. Note: 1. Per comprendere il valore della figura di Sant'Ambrogio per i destini del Trentino, si veda nella biografia di San Vigilio ai 2 e 4.

Aconcio Jacopo[modifica | modifica wikitesto]

Aconcio Jacopo (, – , ), .


Adelgiso[modifica | modifica wikitesto]

Adelgiso (sconosciuto , Prima meta dell'800 – sconosciuto, Seconda meta dell'800), Vescovo di Trento.

Il processo a carico del vescovo Adelgiso L'avvio del processo di feudalizzazione. Le tappe storiche fondamentali di questo percorso

Adelperone[modifica | modifica wikitesto]

Adelperone (sconosciuto, prima meta dell'XI secolo – sconosciuto, Primi anni del 1100 (ancora vivente nel 1104)), Vescovo di Trento.

Adelperone e stato, oltrech vescovo di Trento, un potente personaggio del mondo politico dell'epoca, e a testimonianza di questo depone il fatto che egli abbia ricoperto una carica importante, quella di vice - cancelliere imperiale. Di lui si conosce con precisione la data dell'inizio del suo pontificato, il 1084, esattamente l'anno precedente alla scomparsa di uno dei piu grandi pontefici della storia, Gregorio VII. Nel 1099 concesse il monastero di Gironda, nei pressi di Cremona, all'abate Pietro di Acquanegra, riservando pero a s stesso e ai suoi successori sul soglio tridentino il controllo sulla direzione e sulla vita del monastero, che si esercitava in massima parte nel diritto a nominarne l'abate. Dall'imperatore Enrico IV, col quale aveva un rapporto di estrema fiducia, ottenne anche il prestigioso incarico di dirigere l'abbazia di Benediktbeuern, situata nella diocesi di Augusta, per la quale si attivo al fine di promuoverne la riforma. Questo vescovo dedico un'attenzione particolare al culto di San Romedio, in Val di Non, che egli stesso, a quanto pare, venerava con fervore. Giunse, tra l'altro, a beneficiare il santuario di San Romedio di tre cospicue donazioni, che favorirono il rifiorire della vita di questo luogo sacro e contribuirono al consolidarsi e al diffondersi del culto del santo. Adelperone figura ancora vivente nel 1104, anno in cui e citato tra i partecipanti alla dieta di Regensburg.

Adelpreto[modifica | modifica wikitesto]

Adelpreto (sconosciuto , Fine dell'XI secolo – sconosciuto, Prima meta del 1100), Vescovo di Trento.

Non abbiamo una data sicura in merito all'inizio dell'episcopato di Adelpreto. Sappiamo piuttosto che fu il successore del vescovo Gebardo e che venne nominato a capo della diocesi trentina fra il 1120 e il 1124, per rimanervi soltanto pochi anni. Una delle poche notizie che abbiamo di lui ce la fornisce Giovanni Hinderbach, il vescovo di Trento vissuto nel XV secolo, che nella sua attivita di grande umanista fu anche ricercatore prezioso di notizie sulla vita di alcuni suoi predecessori (1). Secondo Hinderbach, Adelpreto fece costruire nella Cattedrale di San Vigilio, nel luogo dove e situato il monumento dei martiri d'Anaunia, l'altare vecchio a colonna. L'attendibilita di tale testimonianza sarebbe stata confermata anche dagli esiti degli scavi eseguiti piu recentemente in Duomo, nel corso dei quali sono stati rinvenuti dei punti di appoggio di un ciborio costruito a protezione di un altare. Questo tabernacolo marmoreo aveva, nelle basiliche paleocristiane, una copertura sostenuta da quattro colonne, le quali con tutta probabilita sono quelle di cui si parla nella nota di Hinderbach. Nel breve periodo in cui Adelpreto rimase sul seggio di San Vigilio accadde un avvenimento di fondamentale importanza per l'evoluzione delle relazioni tra Chiesa e Impero: si tratta del trattato di Worms, conclusosi nel 1122 tra l'imperatore Enrico V e il pontefice Callisto II, che prevedeva l'accordo tra le due potenze in merito alle procedure per la designazione dei vescovi. Il buon esito della trattativa, voluta insistentemente ed intelligentemente dal papa dopo avere constatato che i rapporti con il clero germanico stavano rischiando forti spaccature, concluse, perlomeno formalmente, il lungo periodo della "lotta per le investiture": le pretese assolute dell'imperatore ad essere l'unico a poter decidere sulle nomine dei vescovi non furono accolte, in quanto i patti prevedevano che i dignitari della Chiesa locale venissero nominati da un'assemblea di ecclesiastici. Tuttavia l'autorita imperiale, tramite una fitta rete di clientele che coinvolgevano molto da vicino il clero locale, riusci a controllare ancora a lungo le assegnazioni di sedi vescovili; inoltre, ad essa sarebbe spettata la scelta decisiva nei casi di disaccordo con la Chiesa sulla designazione. Una congettura relativa al vescovo Adelpreto e contenuta nelle ricerche di Fabio Cusin, secondo il quale questo presule avrebbe potuto, nel contesto del conflitto per le investiture, essersi schierato senza molto successo contro la posizione sostenuta dalla Santa Sede. Note:1. In merito alle raffinate qualita di umanista e di studioso proprie di Giovanni Hinderbach, si puo fare riferimento alla sua biografia, in particolare ai 4 e 5.

Adelpreto di Ravenstein[modifica | modifica wikitesto]

Adelpreto di Ravenstein (Ravenstein (presso Bolzano), Seconda meta del 1100 – sconosciuto, Prima meta del 1200), Vescovo di Trento.

Il periodo dell'insediamento dei frati a Trento Le figure di riferimento del vescovo Adelpreto nella sua azione politica

Adeodato I[modifica | modifica wikitesto]

Adeodato I (sconosciuto, Seconda meta del 400 – sconosciuto, Prima meta del 500), Vescovo di Trento.

Dalla menzione ricavata dal Dittico Udalriciano, Adeodato risulta essere il primo vescovo di Trento nel VI secolo. Esercito quindi il suo ministero durante il primo periodo del regno di Teodorico, il condottiero ostrogoto che, eliminando dalla scena politica Odoacre, il precedente dominatore dell'Italia, era diventato nel 493 sovrano della penisola ed aveva intrapreso una politica di equilibrio mirante a conciliare l'elemento barbarico con quello romanico. Un'epoca storica travagliata anche per la diocesi trentina, la cui popolazione fu costretta ad affrontare un duro periodo di carestia dopo la terribile pestilenza che era scoppiata ai tempi di Odoacre, senza che Teodorico fosse riuscito in tempi brevi a realizzare un decisivo miglioramento delle condizioni di vita. Siamo completamente privi di altre informazioni sul vescovo Adeodato, ma esiste a proposito una congettura interessante che ha dato luogo ad un singolare dibattito. Il suo nome potrebbe essere stato sdoppiato con la citazione di un altro Adeodato, segnalato nel Dittico Udalriciano relativamente alla seconda meta del secolo VI, immediatamente prima dell'episcopato di Agnello, quello nel quale avvenne il grande scisma della Chiesa trentina. Molte supposizioni sono state avanzate in merito alla sussistenza di questo doppio nome, ma quella oggi prevalentemente seguita sembra essere la seguente: mentre nessun dubbio si puo ormai avanzare in merito all'effettiva esistenza di un primo Adeodato, e probabile che anche il secondo sia veramente esistito, e sia stato designato vescovo di Trento nell'ambito di un progetto comune fra le diocesi di Trento e di Brescia per convertire al cattolicesimo romano quella frangia della popolazione ariana aderente al cosiddetto "scisma dei tre capitoli" (1). Cadrebbe pertanto, secondo questo orientamento, la supposizione relativa allo sdoppiamento del nome. Note: 1. Per una trattazione piu esaustiva sullo scisma dei tre capitoli, si veda nelle biografia dei vescovi Adeodato II ( 2) ed Agnello ( 1).

Adeodato II[modifica | modifica wikitesto]

Adeodato II (sconosciuto, Prima meta del 500 – sconosciuto, A cavallo tra il 500 e il 600), Vescovo di Trento.

La controversa identificazione del vescovo Adeodato e il progetto di evangelizzazione che nel Nord Italia coinvolgeva anche la diocesi di TrentoLe origini dello scisma dei tre capitoli e le sue conseguenze sulla diocesi trentinaIl dilagare delle divisioni all'interno della Chiesa durante l'episcopato di Adeodato II

Agnello[modifica | modifica wikitesto]

Agnello (sconosciuto , Prima meta del 500 – sconosciuto, A cavallo tra il 500 e il 600), Vescovo di Trento.

I momenti di formazione dello scisma dei tre capitoli in Oriente come premessa per le sorti della Chiesa trentina Il ruolo dei longobardi relativamente allo scisma della Chiesa trentina Le iniziative di pace del vescovo Agnello e le sue qualita diplomatiche La partecipazione del vescovo ai vari sinodi, in particolare a quello che sanci la separazione dalla Chiesa romana.

Alachi[modifica | modifica wikitesto]

Alachi (, – , ), duca longobardo.


Alberti Lutti Francesca[modifica | modifica wikitesto]

Alberti Lutti Francesca (, – , ), .


Alberto di Campo[modifica | modifica wikitesto]

Alberto di Campo (Campo (valli Giudicarie), prima meta del 1100 – sconosciuto, Fine del 1188), Vescovo di Trento.

L'elezione al vescovado Lo sviluppo dell'autorita del vescovo e il ruolo dell'imperatore nel processo di stabilizzazione Le altre iniziative e la morte del vescovo

Alberto di Ortenburg[modifica | modifica wikitesto]

Alberto di Ortenburg (Ortenburg (Carinzia), Prima meta del 1300 – Trento , 9 settembre 1390), Vescovo di Trento.

L'influenza del ducato d'Austria sulla scelta del nuovo vescovo Le condizioni contenute nelle "compattate" del 1363. La resa del potere vescovile di fronte a quello dei duchi d'AustriaLe perplessita degli studiosi sulla reale esistenza delle "compattate" del 1363 in rapporto a quelle del 1365La crisi del principato vescovile

Alboino[modifica | modifica wikitesto]

Alboino (, – , ), re longobardo.


Aldrighetto di Campo[modifica | modifica wikitesto]

Aldrighetto di Campo (Campo (Valli Giudicarie), A cavallo tra il 1100 e il 1200 – sconosciuto, inizio del 1247), Vescovo di Trento.

Le origini storiche dell'istituto dell' "avvocazia". Le insidie del conte Alberto Il cedimento di Aldrighetto alle pressioni del conte Alberto. Le accuse di ghibellinismo nei confronti del vescovo

Aldrighetto di Castelbarco[modifica | modifica wikitesto]

Aldrighetto di Castelbarco (, – , ), .


Alessandro[modifica | modifica wikitesto]

Alessandro (, – , ), martire del IV secolo.


Alessandro di Mazovia[modifica | modifica wikitesto]

Alessandro di Mazovia (Mazovia (Polonia), Seconda meta del 1300 – Vienna , 2 giugno 1444), Vescovo di Trento.

L'antagonismo con Federico "Tascavuota". Il principato di Trento nel gioco del conflitto fra Milano e Venezia Il contributo di Alessandro di Mazovia alla causa dell'autonomia del principato e della lotta alle eresie

Alessandro Maria Gottardi[modifica | modifica wikitesto]

Alessandro Maria Gottardi (Venezia, 30 aprile 1912 – Trento, 24 marzo 2001), Vescovo di Trento.

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Altemanno[modifica | modifica wikitesto]

Altemanno (Carinzia, A cavallo tra l'XI e il XII secolo – Trento , 26 o 27 marzo 1149), Vescovo di Trento.

La formazione agostiniana di Altemanno e la novita della designazione a vescovo con le nuove regole concordatarieI rinnovamenti negli edifici delle chiese, in particolare quelli effettuati con la valorizzazione dell'opera dei Canonici regolari. La solenne consacrazione della nuova Cattedrale di San Vigilio e la novita dei monasteri di San Michele all'Adige e di Suben sull'InnLa sua morte dopo la spedizione in Terrasanta. I tratti distintivi della sua azione politica

Amatore[modifica | modifica wikitesto]

Amatore (sconosciuto, Seconda meta del 700 – sconosciuto, Prima meta dell'800), Vescovo di Trento.

Amatore, vissuto alla conclusione del secolo VIII, e ricordato unicamente per via della sua menzione ricavata dal Dittico Udalriciano, ma proprio la sua semplice denominazione rivela un particolare interessante. Il Dittico infatti riporta il nome di Amatore come l'ultimo di una lunga serie di nomi di origine latina, mentre dopo di lui i responsabili della diocesi di Trento avranno origine franca, e successivamente, germanica. Cio significa che Amatore rappresento l'ultimo personaggio ai vertici della diocesi scelto tra le famiglie esponenti della cultura e della tradizione risalente al patriziato romano, prima di un generale cambiamento dovuto alla penetrazione della politica carolingia anche nel nostro territorio, frutto della collaborazione fra l'Impero franco e la Santa Sede.

Ambrosi Francesco[modifica | modifica wikitesto]

Ambrosi Francesco (, – , ), storico e letterato.


Ammiano Marcellino[modifica | modifica wikitesto]

Ammiano Marcellino (, – , ), storico.


Antonio da Trento[modifica | modifica wikitesto]

Antonio da Trento (, – , ), .


Antonio Domenico Wolkenstein[modifica | modifica wikitesto]

Antonio Domenico Wolkenstein (sconosciuto , 29 gennaio 1662 – forse Trento, 5 aprile 1730), Vescovo di Trento.

Gli esordiIl rischio, per la diocesi di Trento, di venire subordinata alla circoscrizione arcivescovile di Salisburgo. Gli interventi della curia trentina a difesa dello status quo anteLa conclusione positiva della vicenda

Anzoletti Luisa[modifica | modifica wikitesto]

Anzoletti Luisa (, – , ), .


Arcangeli Maurizio[modifica | modifica wikitesto]

Arcangeli Maurizio (Montecosaro,MC, 1959 – , ), artista.

Nasce a Montecosaro vicino a Macerata nel 1959. Inizia ad esporre nel 1986 con la mostra Palinsesti a Ravenna alla galleria 420WB. Le sue opere si fondano sul linguaggio che piega, forza, come se fosse una materia. Negli anni novanta sono numerose le partecipazioni a mostre, tra le quali si ricordano: Ibrido neutro. Ipotesi di Evoluzione nella scultura italiana a Spoleto nel 1993, l'anno seguente Soggetto-soggetto a Rivoli, nel 1997 La bellezza e difficile - Ezra Pound e le arti a Milano presso il Palazzo Bagatti Valsecchi, e la galleria di Monica De Cardenas ospita a Milano La danza della pioggia nel 1993, MA! nel 1997 e nel 2001 Life, Thought, Art, Love.L'artista privilegia, in un'epoca che e un inno alla sveltezza e al consumo, la pazienza, la lentezza, e l'attenzione del vivere. Tutti modi che attaverso il paradosso e il gioco attribuiscono nuovi sensi al linguaggio. La scritta UN QUADRO si tramuta in una decorazione a forma di quadro, la scritta SCULTURA diventa, attraverso le lettere tridimensionali, una scultura, la scritta affresco dipinta sul muro un affresco vero, eccetera. Arcangeli dunque pratica uno spiazzamento "il nome delle cose non corrispone alle cose nominate". In un'altra operazione evidenzia la punteggiatura di una strofa poetica omettendo le parole, sottolinea i dettagli attraverso, come commentavano i itoli programmatici di sue mostre nuove sinergie e punti di vista. Sua ultima esposizione Otto lettere +- presso il museo virgiliano di Pietole nel maggio 2001.BibliografiaAltamira A., Linguaggio/ immagine (cat. mostra), Milano, Archivio Nuova Scrittura, 1993;I musicanti di Brema (cat. mostra), Viterbo, Galleria Miralli, 1994Bellini R. (a cura di), Anni '90. Arte a Milano (cat. mostra), Milano, Galleria Credito Valtellinese, Biblioteca Nazionale Braidense. Spazio Vigentina 1995;Ectoplasmi (cat. mostra), Lecco, Galleria Effe, 1997;Deho V. (a cura di), Maurizio Arcangeli, Yumi Karasumaru, Spazio Aperto (cat. mostra), Bologna, Galleria d'Arte Moderna, 1998;Il grande Vetro (cat. mostra), Bologna, Severiarte, 1998;Acqua Arie (cat, mostra), Lecco, Galleria Effe, 2000;Life, Thought, Art, Love (cat. mostra), Milano, Galleria Monica De Cardenas, 2001;Grazzi A., Scardi G., Feletra M. (testi di), Otto lettere (cat. mostra), Pietole, Museo Virgiliano, 2001Boschiero N. (a cura di), Il deposito della Grazia e l'archivio di Nuova Scrittura, (cat. mostra), Rovereto, Archivio del '900, 2001

Arduino d'Ivrea[modifica | modifica wikitesto]

Arduino d'Ivrea (, – , ), marchese.


Arnaldo[modifica | modifica wikitesto]

Arnaldo (sconosciuto (forse Pavia), Prima meta del 900 – sconosciuto, Verso la conclusione del 900), Vescovo di Trento.

Le protezioni del vescovo Arnaldo e le scarse informazioni riportate sulla sua vitaLe caratteristiche di una crescente autonomia raggiunta gradualmente dalla diocesi trentinaI fermenti della conflittualita fra papato e Impero come premessa per i destini futuri della diocesi di Trento

Arnoldo[modifica | modifica wikitesto]

Arnoldo (sconosciuto, A cavallo tra l'XI e il XII secolo – sconosciuto, 15 febbraio 1152), Vescovo di Trento.

Le notizie biografiche pervenute sul vescovo Arnoldo e la prima "avvocazia" sulla Chiesa di TrentoLe origini dell' "avvocazia" e le sue conseguenze per la diocesi

Aspidio[modifica | modifica wikitesto]

Aspidio (sconosciuto, Fine del 300 – sconosciuto, Prima meta del 400), Vescovo di Trento.

Il vescovo viene nominato nel Dittico Uldariciano, ma non e stato possibile rintracciare altre notizie nelle fonti storiche.

Asterio[modifica | modifica wikitesto]

Asterio (sconosciuto, A cavallo tra il 400 e il 500 – sconosciuto, Verso la seconda meta del 500), Vescovo di Trento.

Il vescovo viene nominato nel Dittico Uldariciano, ma non e stato possibile rintracciare altre notizie nelle fonti storiche.

Attone[modifica | modifica wikitesto]

Attone (sconosciuto, Prima meta dell'XI secolo – sconosciuto, Il 14 settembre di un anno compreso tra il 1057 e il 1068), Vescovo di Trento.

Non abbiamo gran quantita di notizie riguardo a questo vescovo, che il Dittico Udalriciano presenta come il successore dello stesso Udalrico II. Di lui e stata riportata la menzione soltanto nell'anno 1055, in occasione di una cronaca che riporta alcuni avvenimenti relativi all'ultimo viaggio che l'imperatore Enrico III effettuo in Italia. L'imperatore rientrava nella circostanza in Germania e Attone lo accompagnava con la sua scorta. Della sua morte si conosce soltanto il giorno, ossia il 14 settembre, come ci conferma un necrologio del capitolo di San Pietro a Bamberga, ma risulta sconosciuto l'anno. Si sa comunque con certezza che essa sia avvenuta dopo il 27 dicembre 1057, ossia dopo il giorno della consacrazione del vescovo Gundekar all'episcopato di Eichstadt. Sono questi anni decisivi per la storia, in procinto di accogliere due eventi che avrebbero influito in modo determinante sulle sorti del continente europeo. Il primo era rappresentato dal conflitto fra il papa Gregorio VII e l'imperatore Enrico IV, che stava ormai per divampare e che avrebbe visto di fronte due tra i piu grandi protagonisti dell'epoca medievale. Il secondo invece, l'avvento delle crociate, avrebbe conosciuto la sua espressione massima nel giro di un trentennio; tuttavia i suoi fermenti erano gia in pieno sviluppo ed esso si sarebbe rivelato un avvenimento destinato a spostare verso Oriente il baricentro politico, sociale e culturale dell'Europa.

Avancini Augusto[modifica | modifica wikitesto]

Avancini Augusto (, – , ), .


Bacchi Egidio[modifica | modifica wikitesto]

Bacchi Egidio (, – , ), .


Baldessari Iras Roberto[modifica | modifica wikitesto]

Baldessari Iras Roberto (Innsbruck, 26/01/1894 – , 22/06/1965), artista.

Nasce a Innsbruck il 23 marzo 1894. Nel 1904 il padre, in seguito ai moti anti-italiani, decide di fare ritorno a Rovereto, suo paese natale. Il Caffe Accademia, di proprieta della famiglia Baldessari, nei primi anni del secolo diviene fulcro d?incontro per irredentisti. Nel 1908 Baldessari s'iscrive all'Accademia di Belle Arti di Venezia, e ha come docenti Guglielmo Ciardi ed Emanuele Brugnoli. A Venezia, frequenta Umberto Moggioli, Tullio Garbari, Gino Rossi, Arturo Martini e Ugo Valeri, artisti legati alle vicende di Ca' Pesaro. Nel 1914 Baldessari si diploma ed ottiene il premio Scala; nel 1915, allo scoppio della guerra, si trasferisce a Firenze dove frequenta la Scuola d'Arte Santa Croce ed il caffe delle Giubbe Rosse; qui conosce Marinetti, Emilio Settimelli, Remo Chieti, Achille Lega, Primo Conti, Ardengo Soffici e Ottone Rosai. Nel 1916 aderisce al futurismo, dipingendo opere come Donna+Finestra e Chanteuse. A partire da quest'epoca, e presente nelle sue opere una scomposizione e dinamizzazione delle forme: si avvale di nuove tecniche artistiche, integrando oli e disegni con ritagli di giornali, inserti tipografici, ecc.. Verso l'inizio degli anni '20, Baldessari conclude la sua esperienza futurista, attratto dal costruttivismo di De Stijl, per cui intraprende un viaggio nei paesi del Mare del Nord e del Baltico. Incontra Archipenko e Schwitters e partecipa alla mostra futurista di Parigi. L'amicizia con Schwitters, spinge IRAS, (che cosi si firma a partire dal 1923 per differenziarsi dall'omonimo Luciano Baldessari), verso la sperimentazione di un piu rigoroso astrattismo. Nel 1925 torna in Italia: e ancora in debito con l'avanguardia, ma recupera la pittura figurativa, cercando le proprie radici in Czanne. Tra il 1926 e il 1930 risiede a Roma ? citta a cui dedica una serie di puntasecche di grande interesse - ma viaggia in Svizzera, Belgio, Olanda e Germania. Negli anni seguenti, vive a lungo all'estero, in Germania e in Francia. Nel 1939, con i pittori Bramante e Nannetti, affresca il padiglione per la mostra d'Oltremare a Napoli e le Scuole Centrali Antincendio Roma - Capannelle. Dal 1940 vive a Rovereto conducendo una vita molto ritirata. Nel 1950 partecipa alla mostra ?Futurismus und Metaphisik? a Zurigo. E' assiduo di manifestazioni promosse dall'Associazione Incisori Veneti. Negli anni Sessanta, sull'onda di un rinnovato interesse nei confronti del futurismo, espone ad alcune importanti mostre, come quella alla Galleria Toninelli di Milano nel 1962. Roberto Iras Baldessari muore il 22 giugno 1965, a 71 anni, a Roma. Bibliografia Corti, R. Roberto Iras Baldessari. Il periodo futurista, 1916-1924, (cat. della mostra, Varese) 1957; Maroni R. (a cura di), Roberto Iras Baldessari pittore e incisore, in C.A.T., Trento, 1962; Drudi Gambillo M.; Fiori T., Archivi del Futurismo, Roma 1962; Passamani B., Roberto Iras Baldessari, (cat. della mostra, Rovereto) 1967; Grafica 1900-1950 Alto Adige Sudtirolo Tirolo Trentino, (cat. della mostra Bolzano, Trento, Innsbruck) Innsbruck 1981-1982, p.128; Crispolti E. - Serravalli L., L'opera futurista di R. I. Baldessari, (cat. della mostra, Rovereto) 1982; Scudiero M., Roberto Marcello Baldessari. Opere futuriste, L?Editore, Trento 1989; Belli G., Marzari G., Boschiero N., Pettenella P., (a cura di) Artisti del '900. Protagonisti di Rovereto., (cat. della mostra Rovereto) Rovereto, 1991; Bortolatto L., (a cura di), Arte Italiana 1895-1952 dai Musei Triveneti, (cat. della mostra Praha, poi Budapest, poi Treviso) 1991; Dall?avanguardia con amore e amarezza. Cent?anni fa in Austria nasceva Baldessari, in ?Arte?, n.251, maggio 1994; Scudiero M., R.M. Baldessari. Catalogo ragionato delle opere futuriste, 1914-1937 Opere inedite, aggiunte, integrazioni, vol. 2, La Grafica, Trento 1996; Arte e stato. Le esposizioni sindacali nelle Tre Venezie (1927-1944),(cat. della mostra Trieste, Museo Revoltella, poi Trento, Palazzo delle Albere) Milano, 1997; Degasperi F., Nicoletti G., Pisetta R. (a cura di), Dizionario degli artisti trentini tra ?800 e ?900, Edizioni Il Castello, Trento, 1998, pp. 38-41; Scudiero M. (a cura di), Arte trentina del '900, 1900-1950, Trento, 2000, pp. 176-177; Chini E., Mich E., Pizzamano P. (a cura di), L'arte riscoperta. Opere delle collezioni civiche di Rovereto e dell'Accademia Roveretana degli Agiati dal Rinascimento al Novecento, Rovereto, 2000. a cura di Nicoletta Boschiero - Museo d'arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto

Baldessari Luciano[modifica | modifica wikitesto]

Baldessari Luciano (, – , ), architetto.


Baldessari Luciano[modifica | modifica wikitesto]

Baldessari Luciano (Rovereto, 10/12/1896 – , 26709/1982), artista.

Nasce a Rovereto il 10 dicembre 1896. Nel 1909, seguendo un apprendistato che lo accomuna a tanti altri artisti trentini, si iscrive alla Scuola Reale Superiore Elisabettina. A questo periodo risale l'incontro con Fortunato Depero il quale ha un'influenza non lieve sul piu giovane compagno: gia nel 1913 infatti Baldessari aderisce al Circolo futurista, acquisendo l'idea di un arte interdisciplinare rivolta, in particolare, al teatro e alla scena. Nel 1919, dopo la guerra, Baldessari si iscrive al Politecnico di Milano dove si laurea nel 1922. Il neo architetto vive negli anni successivi a Berlino, nuovo centro culturale europeo simbolo avanguardia per dada, sperimentazione espressionista e razionalismo, soggiornando anche a Parigi e Amburgo. Frequenta artisti come Kokoschka, Otto Dix, Korint e Gropius. Nel 1926 ritorna in Italia, l'esperienza tedesca e soprattutto espressionista ritorna nelle scenografie e allestimenti eseguite in quegli anni. E' restio ad aderire a movimenti o gruppi ha tuttavia continui contatti con il mondo artistico e intellettuale, con Savinio, Sironi, Garbari e Fontana. Nel 1928 partecipa alla I Esposizione Italiana di Architettura Razionale. Nel 1930 progetta con Figini e Pollini il caffe Craja alla cui decorazione interna collaborano Fausto Melotti e Marcello Nizzoli. Durante gli anni Trenta porta a termine alcuni progetti, tra i quali, lo Stabilimento Italcima di Milano (1932-36), il Padiglione della stampa per la Triennale (1933), il Complesso architettonico a piazza San Babila (1936) invece, non viene realizzato. Alla fine del 1939 Baldessari parte per New York dove si trattera fino al 1948. La sua attivita torna a concentrarsi sulla scenografia, la pittura e il disegno. Tornato in Italia, nel 1951, membro della giunta esecutiva della Triennale, ne cura l'allestimento, collaborando con i migliori artisti del momento: Crippa, Dova, Soldati, Radice, Cassinari e Fontana. Negli anni Cinquanta e impegnato nel dibattito internazionale sull'architettura moderna. Alla Triennale del '51, come membro della giunta esecutiva, invita a collaborare artisti e architetti, tra cui Fontana, Cassinari, Crippa, Soldati, Radice, Cappello, Fabbri. Sempre nel 1951 e fino al 1956 realizza per la Fiera di Milano alcuni padiglioni espositivi il primo dei quali per le Acciaierie Breda. Ancora negli anni Sessanta e Settanta proseguono numerosi gli allestimenti di stand fieristici e mostre d'arte. Molto apprezzato e conosciuto all'estero, unico italiano invitato negli anni '50 a collaborare alla ricostruzione dell'Hansaviertel di Berlino, opera anche a Rovereto progettando la nuova sistemazione della Campana dei Caduti (1963) che pero non sara realizzata. Saranno invece edificati alcuni condomini e l'Istituto tecnico Fratelli Fontana (1961-73). Baldessari si spegne a Milano il 26 settembre 1982. Bibliografia Belli C., Luciano Baldessari pittore, in ?Trentino?, a. II, n.7, luglio 1926, pp. 171-174; Piovan C., La mostra di Luciano Baldessari a Rovereto, in ?Trentino?, a. II, n.11, novembre 1926, pp. 258-259; Veronesi G., Luciano Baldessari architetto, C. A. T., Trento, 1957; Luciano Baldessari, (cat. della mostra Munchen, Frankfurt) Munchen , 1958; Pica A. (a cura di) Luciano Baldessari, (cat. della mostra, Trento), Trento, 1959-60; Cinti I., Luciano Baldessari architetto, Tamari, Bologna, 1963; Monteverdi M. (a cura di ) Avanguardia a teatro dal 1915 al 1955, (cat. della mostra, Milano, Teatro della Scala), 1969-1970; Grafica 1900-1950 Alto Adige Sudtirolo Tirolo Trentino, (cat. della mostra Bolzano, Trento, Innsbruck) Innsbruck 1981-1982, p.124; AA.VV., Gli anni trenta arte e cultura in Italia, (cat. della mostra Milano) Milano, 1982, pp. 46, 50, 318, 639, 641-644; Fagone V., Baldessari Progetti e scenografie, Milano, Electa, 1982; Mosca Baldessari Z., Luciano Baldessari, (cat.della mostra Trento, Milano), Milano, 1985; Belli G., Marzari G., Boschiero N., Pettenella P., (a cura di) Artisti del '900. Protagonisti di Rovereto., (cat. della mostra Rovereto) Rovereto, 1991; Boschiero N., (a cura di) Luciano Baldessari, in Espressione e Oggettivita, (cat. della mostra Innsbruck, Trento, Bolzano) Innsbruck, 1994, pp. 128-135; Ciaga G. L., Luciano Baldessari Nelle carte dell?archivio del ?900, Angelo Guarini e associati, Milano, 1997 Degasperi F., Nicoletti G., Pisetta R. (a cura di), Dizionario degli artisti trentini tra ?800 e ?900, Edizioni Il Castello, Trento, 1998, pp. 34-37; Scudiero M. (a cura di), Arte trentina del '900, 1900-1950, Trento, 2000, p. 176; Chini E., Mich E., Pizzamano P. (a cura di), L'arte riscoperta. Opere delle collezioni civiche di Rovereto e dell'Accademia Roveretana degli Agiati dal Rinascimento al Novecento, Rovereto, 2000. a cura di Nicoletta Boschiero - Museo d'arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto

Barbacovi Francesco Vigilio[modifica | modifica wikitesto]

Barbacovi Francesco Vigilio (, – , ), giurista.


Bartolomeo Bezzi[modifica | modifica wikitesto]

Bartolomeo Bezzi (Fucine di Ossana, 6 febbraio 1851 – Cles, 8 ottobre del 1923), pittore.

Nato in Val di Sole (Trento) nel 1851, a undici anni rimane orfano e lascia il Trentino per lavorare come venditore ambulante; a vent'anni si trasferisce a Milano e frequenta l'Accademia di Brera, dove e allievo di Giuseppe Bertini. In questi anni giovanili, stringe amicizia con Filippo Carcano, considerato il fondatore del Verismo lombardo, e viene attratto dall'antiaccademismo degli artisti scapigliati, approdando ad un'elaborazione libera e sognante del tema del paesaggio. All'esposizione di Brera del 1882 vince il premio Fumagalli con l'opera Pescarenico. E' il primo di una serie di riconoscimenti ottenuti in numerosi concorsi italiani ed esteri. I suoi cinque paesaggi esposti alla mostra nazionale di Roma del 1883, riscuotono un enorme successo e vengono acquistati dal Re d'Italia, dal Vicer d'Egitto e dalla Galleria Nazionale d'Arte Moderna di Roma. Il legame con la sua terra d'origine e sempre presente nella sua vita e nei soggiorni in Trentino frequenta il salotto culturale della baronessa Giulia Turco Lazzari, in compagnia di Eugenio Prati, Luigi Nono, Angelo dall'Oca Bianca e di tanti altri artisti, critici, scrittori e musicisti. Da Milano si trasferisce a Verona e poi a Venezia dove, oltre ad avvicinarsi alla pittura veneta, diviene organizzatore culturale e promotore per le Biennali. E' proprio Bezzi, infatti, ad insistere perch le esposizioni veneziane assumano un carattere internazionale. L'organizzazione delle Biennali gli consente di viaggiare in Scozia, Inghilterra, Germania, Austria e Francia. A partire dal 1883 partecipa alle piu importanti esposizioni artistiche internazionali, come la Secession di Monaco di Baviera e l'Exposition International di Parigi del 1900, dove vince una medaglia d'argento per il dipinto Giorno di magro (Trento, Mart). Nel 1911 e a Roma per organizzare l'Esposizione Universale, nel 1913 torna a Verona, dove e colpito da una malattia nervosa. Con la sospensione forzata dell'attivita pittorica, rientra in Trentino e vive a Cles dove si spegne il 7 ottobre 1923. La sua ricca produzione e quasi interamente dedicata al paesaggio; Bezzi infatti e abbastanza parco nel ritratto e nei quadri di figura. Alla fine degli anni Ottanta si avvicina ad un'elaborazione lirica e crepuscolare del tema della natura, che caratterizzera la sua produzione fino al primo decennio del Novecento. La luce e uno degli elementi fondamentali dei suoi lavori. E' un irraggiamento ottenuto con brevi pennellate, tocchi soffici di colore depositato delicatamente sulla tela. Nei suoi quadri lo spazio raggiunge orizzonti indefiniti e misteriosi. La rappresentazione del vero e ottenuta con una finezza di colorito straordinaria che mostra una predilezione per le tonalita grigie. Il suo successo, oltre che decretato dagli acquisti da parte dei piu importanti musei italiani ed esteri, e confermato dagli elogi pressoch unanimi della critica del tempo. Piu volte paragonato al francese Corot, Nino Barbantini lo definisce il piu intimo e aristocratico tra i paesisti viventi e dopo la sua morte "chi dettera la storia dei pittori italiani dei nostri tempi, quando il campo sara sgombro di quelli che fanno troppa fortuna da vivi, scrivera il nome di Bezzi in grande", Vittorio Pica gli riconosce " il dono, davvero raro e prezioso, di far cantare l'anima delle cose", mentre per Ugo Ojetti e "il poeta delle sottili e delicate sensazioni luminose"

Bartolomeo da Trento[modifica | modifica wikitesto]

Bartolomeo da Trento (, – , ), domenicano.


Bartolomeo Querini[modifica | modifica wikitesto]

Bartolomeo Querini (Treviso, Intorno alla meta del 1200 – incerto (Trento ?), 23 giugno 1307), Vescovo di Trento.

I nuovi accordi fra la diocesi di Trento e gli eredi di Mainardo IIL'attribuzione dell' "avvocazia" sul principato tridentino ai conti del TiroloL'ospitalita fornita da Bartolomeo Querini a Dante Alighieri

Battisti Cesare[modifica | modifica wikitesto]

Battisti Cesare (Trento, 4 febbraio 1875 – Trento, 12 luglio 1916), geografo, irredentista, politico.

Per una breve biografia clicca qui >>(http://www.degasperi.net/scheda_fonti.php?id_obj=4080&obj_type=f12&parent_cat=)

Battisti Gigino[modifica | modifica wikitesto]

Battisti Gigino (Trento, 1901 – Sessa Aurunca, 1946), Antifascista, politico.

Per una breve biografia clicca qui >>(http://www.degasperi.net/scheda_fonti.php?id_obj=4082&obj_type=f12&parent_cat=)

Bazzanella Emanuele[modifica | modifica wikitesto]

Bazzanella Emanuele (, – , ), deputato al Parlamento di Vienna.


Beato Adelpreto[modifica | modifica wikitesto]

Beato Adelpreto (sconosciuto, Prima meta del 1100 – Arco, 20 settembre 1172), Vescovo di Trento.

Le vicissitudini della vita di Adelpreto: i presupposti per il delinearsi di una figura leggendaria nel corso dei secoliLo scisma della Chiesa e la posizione assunta dal vescovo. L'eresia arnaldistaL'imboscata contro Adelpreto ad Arco e il suo assassinioIl tentativo di confutazione della santita di Adelpreto e i suoi sviluppi. L'evoluzione dell'atteggiamento della Chiesa nei confronti del culti spontaneiIl Sacramentario e la sua funzione di sostegno alla storiografia. Il rinvenimento dei resti del vescovo nel corso dei recenti scavi sotto il Duomo

Belenzani Rodolfo[modifica | modifica wikitesto]

Belenzani Rodolfo (, – , ), capitano del popolo.


Belli Pietro[modifica | modifica wikitesto]

Belli Pietro (, – , ), vicario generale e suffraganeo di Carlo Gaudenzio Madruzzo.


Benedetto da Trento[modifica | modifica wikitesto]

Benedetto da Trento (, – , ), abate benedettino.


Benedetto Riccabona[modifica | modifica wikitesto]

Benedetto Riccabona (Cavalese, 23 marzo 1807 – Trento , 31 marzo 1879), Vescovo di Trento.

Dal periodo giovanile agli esordi nella diplomazia ecclesiale, fino al primo periodo dell'episcopatoLa risposta del vescovo agli attacchi della corrente anticlericaleLe "epurazioni" del governo imperiale e l'attivita pastorale del vescovo

Berebgario I[modifica | modifica wikitesto]

Berebgario I (, – , ), re d'Italia.


Bernardo[modifica | modifica wikitesto]

Bernardo (sconosciuto, Seconda meta dell'800 – sconosciuto, probabilmente il 932), Vescovo di Trento.

Il nome di Bernardo appare per la prima volta nel 927 in un testamento del vescovo di Verona Notkero, nel quale egli e nominato affidatario di alcuni diritti , probabilmente relativi a dei feudi situati in Val Lagarina. Una seconda volta, invece, troviamo menzione di Bernardo nel contesto di un'altra disposizione testamentaria, quella di Dagiberto, che ricopriva gli uffici di diacono e di vicedomino, sempre a Verona. In quest'atto di volonta, Dagiberto affidava al vescovo di Trento la tutela dell'ospedale da lui fondato, situato fuori porta San Fermo. Non sappiamo molto di piu in merito a questo personaggio, che visse in un'epoca dalla quale sono sopravvissute notizie alquanto scarse per la storia della Chiesa tridentina. Si tratta di un periodo nel quale covavano nel mondo cristiano potenti fermenti di rinnovamento. Lo stato di corruzione nel quale gli esponenti della Chiesa versavano era notevole, tanto che le abitudini di appaltare i vescovadi e la pratica del concubinato da parte dei sacerdoti rappresentavano ormai delle consuetudini frequenti; naturalmente, risultavano anche al centro delle contestazioni piu roventi rivolte al mondo ecclesiale. Si rendevano percio indispensabili dei radicali cambiamenti, che avvennero grazie alla spinta propulsiva fornita in Francia proprio durante questi anni dal movimento cluniacense. I benefici di questo spirito di rinnovamento non tardarono probabilmente ad emergere anche all'interno della Chiesa di Trento, ma occorsero diversi anni per poterne vedere i risultati. Si deve riconoscere che i primi decenni del secolo decimo, quelli in cui esercito il suo episcopato il vescovo Bernardo, rappresentarono forse il momento di maggior corruzione all'interno della Chiesa romana. Sarebbe tuttavia superficiale estendere questo stato di fatto anche alla situazione del clero nella nostra diocesi, senza disporre di notizie storiche piu fondate sull'argomento. La morte di Bernardo avvenne il 14 novembre 932, se riteniamo attendibile la testimonianza che ci forniscono gli Annali di Fulda; questi, infatti, fanno risalire a questa data la scomparsa di un vescovo con lo stesso nome, che con tutta probabilita si identifica con il Bernardo vescovo di Trento.

Bernardo Clesio[modifica | modifica wikitesto]

Bernardo Clesio (Cles, 12 marzo 1485 – Bressanone , 30 luglio 1539), Vescovo e cardinale.

L'AFFACCIARSI DELLA FIGURA DI BERNARDO CLESIO SULLA SCENA INTERNAZIONALE NEI CONTRASTATI EVENTI DEL PRIMO '500GLI SVILUPPI DELLA POTENZA CLESIANAIL VESCOVO INNOVATORE E MECENATE RINASCIMENTALELA SVOLTA POLITICA E LEGISLATIVA

Bertaldo[modifica | modifica wikitesto]

Bertaldo (sconosciuto, Seconda meta dell'800 – sconosciuto, A cavallo tra l'800 e il 900), Vescovo di Trento.

Il vescovo viene nominato nel Dittico Uldariciano, ma non e stato possibile rintracciare altre notizie nelle fonti storiche.

Bertanza Giovanni[modifica | modifica wikitesto]

Bertanza Giovanni (, – , ), .


BERTOLLA, Bartolomeo Antonio[modifica | modifica wikitesto]

BERTOLLA, Bartolomeo Antonio (Mocenigo di Rumo (Valle di Non - TN), 13/05/1702 – Mocenigo di Rumo (Valle di Non - TN), 17/01/1789), orologiaio.

Biografia a cura di Antonio LennerTratta dal catalogo della mostraLA MISURA DEL TEMPOL'antico splendore dell'orologeria italiana dal XV al XVIII secolo: Catalogoa cura di Giuseppe BrusaTrento, Castello del Buonconsiglio, monumenti e collezioni provinciali, 2005669 pagine, illustrato, cm 28, euro 62Bartolomeo Antonio Bertolla fu il piu celebre orologiaio che opero nel Principato Vescovile Trentino durante il XVIII secolo. I numerosi autori che di lui si occuparono ci consentono di ricostruire facilmente i tratti piu significativi della sua vita. Della sua biografia si occuparono Giangrisostomo Tovazzi (1731-1806), i cui manoscritti si conservano presso la Biblioteca dei Padri Francescani di Trento, Gioseffo Pinamonti, La Naunia descritta al viaggiatore, 1829, e Francesco Ambrosi, Scrittori ed artisti trentini, 1894. Piu recenti ricerche hanno condotto il Pippa (articolo su La Clessidra, 1961) ed il Bedini nel 1964, con un approfondito studio sul grande orologio astronomico del Bertolla oggi presso la Smithsonian Institut, National Museum of History, di Washington. Nel 2002, in occasione della mostra tenuta a Rumo per celebrare il tricentenario dalla nascita, Roberto Pancheri ha svolto ulteriori ricerche che saranno pubblicate negli atti stampati a cura della locale comunita. Bartolomeo Antonio nacque a Mocenigo di Rumo (Valle di Non) il 13 maggio 1702, figlio di Giovanni Battista Bertolla e di Agata Stanchina, primo di tre fratelli. Dimostro fin da giovane grande predisposizione per la meccanica: a 17 anni fu inviato in Austria, a Neu Lempach, a prestare apprendistato presso il maestro orologiaio Johann Georg Butzjager. Si dice che il Bertolla abbia cambiato in tre mesi ben nove orologiai, prima di trovare un maestro capace di assecondare le sue naturali inclinazioni. Degno maestro fu il Butzjager, nella cui bottega gia si trovava un altro apprendista con cui il Bertolla allaccio una grande amicizia. Dopo tre anni di studi e di pratica, tra il 27 dicembre 1719 e il 27 dicembre 1722, due membri della Corporazione dei Fabbri di Sankt Plten, Giovanni Cristiano Winz e Pietro Wisshofer rilasciarono al giovane allievo un attestato di abilitazione. Il certificato, tuttora conservato presso il Museo della Scienza e della Tecnologia di Milano dice testualmente: "Noi superiori ed altri maestri dell'intera ed onorevole corporazione dei civici fabbri, armaiuoli, orologiai e costruttori manifattori di misure e di martinelli, nell'Imperiale Citta di St. Plten in Austria sotto il fiume Enns. Dichiariamo con la presente in forza di questo documento a chiunque spetti di sentirlo, che l'onorevole ed abile Bartolomeo Antonio BERTOLLA da Rumo in Lentzberg Tirolo, il giorno 27 del mese di dicembre dell'anno 1719 e stato consegnato come apprendista per tre anni, in presenza dei due maestri padrini a cio pregati e disposti, vale a dire dell'onorevole Sig. Johann Christian Winz e del Sig. Peter Wisshofer, tutti e due maestri magnani di qui davanti a noi rappresentanti d'una intera ed onorevole corporazione ed a bottega aperta, all'onorevole Sig. Johann George Butzager, incorporato con noi, cittadino e maestro orologiaio per orologi grossi nel villaggio-mercato di Neulendgbach nel Wienerwald, come suo maestro dell'arte, dove ha poi perfettamente e dovutamente lavorato ed imparato, e che dopo nel giorno ed anno apposto qui in calce e stato nuovamente dichiarato libero ed indipendente davanti a noi rappresentanti di una intera ed onorevole corporazione ed a bottega aperta, dal suo sopra menzionato maestro e dai due maestri padrini menzionati, ed avendoci con zelo pregato di conceder gli un veritiero certificato di tirocinio per il suo onesto tirocinio ed il I suo buon comportamento, e noiavendo tanto piacere quanto dovere di favorire la verita ed anche ben sapendo che il detto Bartolomeo Antonio BERTOLLA ha imparato onestamente l'arte dell'orologiaio per orologi grossi presso il suo predetto maestro e si e comportato sempre onesto, pio, fedele e diligente sia verso il suo maestro sia verso di noi ed in genere, tanto che ne abbiamo avuto pieno piacere, e percio non potendo in nessun caso rifiutare la sua domanda, bensi volendo esaudirla con piena coscienza. Rivolgiamo percio a tutti ed ad ognuno di qualsiasi stato e rango, ma in particolare a coloro interessati al nostro ramo di questa arte, la nostra rispettosa e cortese preghiera e richiesta di considerare ben raccomandato il suddetto Bartolomeo Antonio BERTOLLA per il suo onesto tirocinio ed il suo buon comportamento, e di volerlo favorire in ogni modo, cio che assicurera la nostra riconoscenza qualora se ne presentasse l'occasione. A documentazione di cio rilasciamo come dichiariamo di aver voluto rilasciare, a Voi BARTOLOMEO ANTONIO BERTOLLA questo certificato di tiwcinio, attaccandovi il. sigillo della nostra corporazione. Eseguito nella citta St. Plten il 27 dicembre 1722" Tornato a Rumo, poco piu che ragazzo, il Bertolla comincio ad organizzarsi ed apri un laboratorio, oggi integralmente trasferito nel suddetto Museo milanese. Il successo e la notorieta furono immediati, come testimonia il notevole numero di orologi che recano la sua firma e che si conservano presso vari palazzi e castelli in Valle di Non e nelle valli circostanti. Il lavoro fu tanto che Bartolomeo dovette farsi aiutare da figli e nipoti. Nella seconda meta del Settecento, forse non contemporaneamente, furono a bottega due figli, due nipoti e pure un pronipote. L'esistenza di molti orologi di caratteristiche identiche a quelle che si riscontrano negli esemplari attribuiti con certezza al Bertolla ma privi di firma, inducono a ritenere che essi siano stati costruiti dai suoi allievi nel laboratorio stesso. Il Bertolla si dedico prevalentemente alla costruzione di orologi "grossi", come dice il certificato di tirocinio. Costrui molti orologi da campanile. Le memorie riportate sul Giornale d'Affari e di Famiglia dal Dr. Antonio Torresani segnalano che nel 1873 egli fece orologi per le comunita di Marcena e Preghena (Valle di Rumo), per quelle di Terzolas e Vermiglio (Valle di Sole), per la Porta della gardesana Salo e per la comunita di Vagolino, vicino a Brescia. A meta degli anni '50 del Novecento l'orologio di Preghena fu ceduto anch'esso al Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia di Milano. Verso il 1737-1739 Bartolomeo ricevette 185 troni quale acconto per il batacchio della nuova campana della torre di piazza a Trento. Nello stesso periodo fece un orologio per il Palazzo Pretorio di Trento. Nel 1740 abitava a Trento e risultava creditore di un sacerdote di Ala, Bartolomeo Pasini, per la somma di 256 fiorini alessandrini, prezzo pattuito per due orologi che aveva costruito ad Arco e a Cologna di Tenno. Nel 1747 fu pagato per le riparazioni all'orologio della chiesa di Pressano, per la quale esegui nel 1770 - 1772 un nuovo orologio che reca incise la data e le sue iniziali. Nel 1752 riparo a Cles l'orologio del campanile della chiesa dell'Assunta. Nel 1769 ricevette il saldo per l'orologio del campanile di Sant' Antonio, a Preghena. La sua fama di costruttore di orologi da torre fu tale che il Ferracina, cui venne affidata la ricostruzione dell' orologio "dei Mori" a Venezia, chiese consiglio al Bertolla per risolvere alcune difficolta sorte durante il lavoro. NeI 1752 Bartolomeo completo a Cles il restauro dell' orologio da campanile della Chiesa dell' Assunzione di Maria Vergine. Installato nel 1522, esso fu parzialmente ammodernato dal Bertolla, che lascio inalterata la suoneria e modifico solo il 'treno del tempo' (i ruotismi che provvedono all' avanzamento delle lancette), applicandovi uno scappamento ad ancora di Graham.All'inizio degli anni '80 l'orologio costruito dal Bertolla per la Chiesa di Marcena esisteva ancora, pur smontato e accantonato in una soffitta della canonica. Purtroppo, nell'estate del 1988 orologio non c'era piu, eliminato per consentire una ristrutturazione della canonica. Dalle memorie del Torresani sappiamo anche che Bartolomeo fece numerosi orologi per comunita religiose e senza alcun compenso. Probabilmente tra essi vi sono i due, non firmati, che appaiono qui illustrati e che comunque, per caratteristiche tecniche e costruttive, possono essere ascritti alla bottega del Bertolla. Sul quadrante di entrambi e dipinta l'insegna dei frati Cappuccini, due braccia incrociate. Uno proviene dal Convento di Condino, l'altro e in una collezione privata.La maggior fama del Bertolla e peraltro legata agli orologi da arredo domestico, a cassalunga o da soprammobile. Nella seconda meta del Settecento la presenza di una sua pendola era segno di distinzione e privilegio per ogni palazzo della nobilta e della borghesia delle Valli di Non e di Sole. Di fatto in Trentino l'orologio divenne l'elemento comune nell' arredo di dimore palazzi della ricca borghesia solo all'inizio del Settecento. Prima d'allora esso era di prevalente uso pubblico, installato su torri o campanili, o appannaggio esclusivo delle classi piu agiate. Preziosi congegni erano perlopiu importati da Germania e Inghilterra, o commissionati in altre regioni d'Italia: il numero degli orologiai trentini operanti nel XVI e XVII secolo era assai esiguo. Esaminiamo la tipologia privilegiata dai committenti del Bertolla, l'orologio a cassalunga. L'elegante cassa, generalmente stretta e slanciata, e lastronata in noce o ebanizzata, con applicazione di fregi cesellati e dorati. La sua altezza e compresa fra m 2,40 e 3,25. Nella maggior parte dei casi il quadrante e costituito da una fascia d'ottone incisa, applicata su una piastra di rame sbalzato (poi orata o argentata). A decoro del quadrante sono spesso applicati fregi d'argento sbalzato, alcune volte a rappresentare simboli gentilizi. Il movimento appare sempre costruito con criteri di grande solidita, privo di inutili elementi decorativi. La carica e il piu delle volte a chiave. Lo scappamento e generalmente ad ancora a rinculo o ad ancora di Graham, con pendolo da un secondo, assai piu raramente e a verga con pendolo corto oscillante davanti al quadrante.Se lo scappamento e ad ancora, la ruota di scappamento non si trova nella posizione usuale, cioe al centro del lato superiore delle platine, bensi sotto il movimento e proprio sotto il quadrante; l'accorgimento serve ad evidenziare l'oscillazione del pendolo all'interno della cassa. La suoneria delle ore e dei quarti e generalmente del tipo 'a rastrello'. Quella delle ore agisce al passaggio. Per attivare la 'gran suoneria' di ore e quarti, che e a richiesta e del tipo 'a svincolo', occorre tirare una funicella che fuoriesce dalla cassa. Per realizzare questo tipo di suoneria il Bertolla studio un sistema originale, che utilizza un unico martello: mediante un particolare asse di rotazione esso bascula durante la funzione e rintocca le ore e i quarti su due campane di differente tonalita. Tale sistema appare variamente realizzato nei diversi esemplari, ma il principio e sempre lo stesso. Fra gli orologi a cassalunga ancor oggi in perfette condizioni segnaliamo quelli destinati alla fine del Settecento alle piu eminenti personalita del Principato Vescovile trentino. Spiccano quello commissionato dal Principe Vescovo Sizzo de Noris, oggi presso il Museo Diocesano di Trento, e quello realizzato per Carlo Antonio Pilati, illustre illuminista di Tassullo, in Valle di Non. Il Bertolla realizzo anche orologi da soprammobile, comunemente collocati sui cassettoni, consolles o mensole. Generalmente essi forniscono anche indicazioni astronomiche o di calendario, da leggersi su quadrantini ausiliari disposti nella parte superiore della mostra: ad esempio la data, il giorno della settimana, il mese, il segno zodiacale, le fasi e l'eta della luna. Non risulta che Bartolomeo abbia prodotto orologi da tasca. Probabilmente non possedeva nemmeno la necessaria attrezzatura. Certamente la sua fama nelle valli trentine, quale costruttore di esemplari da arredo, fu consolidata dalla realizzazione di pendole astronomiche di grande complicazione e supero alfine i confini regionali, affermandosi in tutto l'impero di Maria Teresa d'Austria. Verso il 1760 il Bertolla, quasi sessantenne, gestiva un laboratorio ben avviato ed oberato da sempre nuove commesse. Ma invece di considerare il meritato godimento di una tranquilla e agiata maturita, decise di realizzare un progetto molto ambizioso. A quel tempo fu inviato come parroco a Rumo Don Francesco Borghesi, nato a Mechel, piccolo paese non distante da Cles. Appassionato studioso di astronomia, egli rimase affascinato dalla geniale abilita del Bertolla e gli propose di costruire uno straordinario orologio con numerose indicazioni astronomiche. Tra cui, oltre quelle tradizionali, la posizione dei pianeti, la loro longitudine e latitudine nella sfera celeste, il momento delle loro congiunzioni relative, delle opposizioni nell' eclittica, ecc. Bartolomeo, convinto dei propri mezzi, si mise all' opera con grande entusiasmo per realizzare l'ambizioso disegno. Studio i cinematismi, li modifico piu volte e calcolo i ruotismi fino ad ottenere un progetto completo; poi inizio subito a realizzare i vari componenti della complessa macchina astronomica. Dopo pochi mesi si rese conto che l'impresa era ben piu ardua di quanto previsto e certamente al di sopra delle sue pur vaste conoscenze. Quindi convoco il Borghesi per comunicargli di voler abbandonare il lavoro. La reazione del religioso fu di massima fermezza. Cerco di convincere il Bertolla con ogni mezzo e tanto lo prego, che alla fine riusci a farlo rimettere all' opera. Non fu l'unica interruzione e piu di una volta il Borghesi dovette confortare il Bertolla che, a meta del lavoro e certo non piu in tenera eta, ebbe seri problemi di salute (oggi li definiremmo 'esaurimento nervoso'). Inoltre maestro e assistenti erano distratti dal lavoro di ordinaria amministrazione - la pendoleria destinata alla clientela locale - che pur sempre garantiva una cospicua fonte di guadagno. Finalmente, dopo tre anni di lavoro lento e discontinuo, l'astrario fu completato e il risultato apparve subito superiore a qualsiasi aspettativa o speranza iniziale. Quindi il Borghesi decise di descrivere le funzioni dell' orologio in un opuscoletto che fu pubblicato a Trento nel 1763 da Monauni con il titolo: Novissima ac Perpetua Astronomica Ephemeris Authomatica theorico-pratica ... Successivamente il parroco si impegno in un secondo progetto, portato a termine con l'aiuto del Bertolla, che prevedeva la realizzazione di un secondo orologio astronomico piu semplice del primo, ma di grande utilita. Come sopra detto, esso e conservato presso la Smithsonian Institut, National Museum of History, di Washington. Ignota invece e la sorte del primo orologio, che secondo la tradizione ed alcune fonti, sarebbe stato presentato all'Imperatrice Maria Teresa d'Austria. Ma non esiste prova che sia stato effettivamente portato a corte e a tutt'oggi non sappiamo se esso sia superstite e, in tal caso, dove possa essere conservato. E assai probabile che fosse destinato alla casa del Borghesi a Mechel, ove potrebbe essere rimasto anche quando la dimora fu donata da un discendente, Don Luigi Borghesi, alle Suore Orsoline di Verona. Purtroppo le Religiose, ignare del valore storico e scientifico della macchina astronomica, devono averla ceduta in tempi recenti, a quanto pare in cambio di alcuni pezzi di mobilio di scarso valore ad un raccoglitore di oggetti di antiquariato. Speriamo che presto se ne possa rintracciare la collocazione. La costruzione del secondo orologio, grazie alla minore complessita e all' esperienza accumulata dal Bertolla durante la prima realizzazione, duro circa un anno. La falsa piastra del secondo esemplare e dorata e le indicazioni appaiono su dischi argentati. Non ci sono le tradizionali lancette, ma tre anelli concentrici che ruotano attorno ad un disco centrale. Sugli anelli si rilevano 12 distinte funzioni, mentre 14 aperture praticate nel quadrante forniscono altrettante indicazioni. Il congegno fu inserito in una bella cassa di mogano e rimase per alcuni anni presso il Bertolla. Nel 1764 il Borghesi pubblico la descrizione del funzionamento del secondo orologio astronomico in un libretto intitolato Novissimum theorico praticum Astronomicum Authoma juxta pariter Novissimum mundi systema ... Con esso il prelato volle dimostrare come il meccanismo aiutasse a comparare "astronomicamente e phisicamente" i sistemi del mondo copernicano e tychoniano. II secondo congegno fu effettivamente presentato alla Corte di Maria Teresa d'Austria dallo stesso Borghesi, come ricorda Carlo Antonio Pilati. Egli si reco a Vienna e dovette rimanervi per piu di un anno prima di poter sottoporre finalmente, grazie alla intercessione del Barone Joseph von Sperges, la sua ingegnosa macchina astronomica ai matematici di stato. Il giudizio scientifico di costoro fu favorevole, sicch l'orologio fu montato dal Borghesi nel 'Fisico Matematico Gabinetto di Corte'. Poi, superato un attento e severo esame del Direttore di Fisica, il canonico Marcy, esso fu presentato all'Imperatrice, che corrispose quale compenso al costruttore una pensione annua di 400 fiorini. Queste notizie apparvero sul "Giornale di Trento", n. XXVI, il 18 giugno 1768. Il Bertolla trascorse i suoi ultimi anni prestando la sua esperienza al servizio di figli e nipoti, suoi successori nell' attivita del laboratorio, e cercando sempre nuove soluzioni. Nel suo laboratorio c'e ancor oggi un orologio, realizzato con soluzioni innovative, il cui quadrante reca incisa l'iscrizione: "Questo orologio l'ideai e lo feci nella mia avanzata eta d'anni 80". Bart.o Ant.o Bertolla. Il grande orologiaio trentino mori all' eta di quasi 87 anni, il 17 gennaio 1789.Presso diretti discendenti del Bertolla si trova un ritratto che lo raffigura accanto ai suoi strumenti di lavoro. E un'iscrizione ricorda: "BARTOL.ANT.BERTOLA CELEBRE MECCANICO INVENTORE DI VARI STROMENTI RIFORMATORE DI OROLOGI IN VENEZIA, VERONA, TRENTO,ED ALTRI, FABBRICATORE DELL'OPERA, CHE UNISCE IL SISTEMA COPERNICANO E TICONICO,ISTUDIATA DA DON FRANCESCO BORGHESE DI MECHEL MATEMATICO CESAREO,ED UMILIATA ALLA MAESTA' DI MARIA TERESA AUGUSTA,PIAMENTE E MORTO IN SUA CASA A RUMO LI 15 GENN.1789 D'A 86". Per la bibliografia e le fonti consultare il catalogo

Bettineschi Mariella[modifica | modifica wikitesto]

Bettineschi Mariella (Brescia, 1948 – , ), artista.

Nasce nel 1948 a Brescia. Nel 1970 si diploma all'Accademia Carrara di Bergamo. Negli anni ottanta manifesta fortemente la necessita di una ricerca a largo raggio legata alla manipolazione dei materiali.Nel 1988 partecipa alla XLIII Biennale di Venezia, invitata da Achille Bonito Oliva, dove espone Colonna d'ombra e Dove la notte tende le sue trappole; nel 1990 esce la sua prima monografia curata da Achille Bonito Oliva. Il forte interesse per l'architettura e lo spazio che la contiene la portano, nel 1992, a lavorare per alcune installazioni in tre luoghi differenti, Paesaggio in nero, alla Villa Reale di Monza: consistente in tre sculture nere che si frammentano in Sii plurale come l'universo, alla galleria Gariboldi di Milano e si tramutano in 100 carrelli a colori nella mostra Paesaggio plurale presso l'ex chiesa dalla Maddalena a Bergamo.Concepisce il progetto Textile produkt nel 1993 insieme ad altri artisti che intervengono a costruire le loro opere direttamente in fabbrica. L'anno seguente espone per la prima volta disegni, progetti di architettura, fotografie nella mostra Appunti alla galleria Casati di Bergamo, presentata da un testo di Paolo della Grazia. Nel 1995 l'artista realizza i Mobili: oggetti in vetroresina e nel 1997 gli Abiti, una riflessione legata all'abito come architettura e costruito di volta in volta, in rete d'acciaio, carta, poliuretano, piombo, carta da lucido. La mostra La vestizione della sposa e del 1999 presentata presso il Kunsterein di Heidelberg. La sposa che era stata messa a nudo da Marcel Duchamp qui si riveste conquistandosi una collocazione di primo piano nel mondo. Nel 2001 inaugura con Aurelio Andrighetto a Genova Concentrazione, Disseminazione, un'esposizione presso la Galleria Rosa Leonardi. BibliografiaAltamira A., Linguaggio/ immagine (cat. mostra), Milano, Archivio Nuova Scrittura, 1993;I musicanti di Brema (cat. mostra), Viterbo, Galleria Miralli, 1994Vettese A. (a cura di), Contemporanei, dalle collezioni private di Bergamo (cat. mostra), Sala dell'Assessorato alla Cultura della Provincia di Bergamo, 1995;Grazioli E. (testo di), Periferie 1996 (cat. mostra), Fermo, Villa Vitali, 1996;Grazioli E. (testo di), Abiti/Clothes, Milano, 1997;Grazioli L. (testo di), Rubata al tempo (cat. mostra), San Gimignano, Galleria Continua, 1998;Gercke H., Romano G., Verzotti G. (testi di), La vestizione della sposa (cat. mostra), Darmstadt, Galerie Doris Wullkopf, 1999;De Carli C. (a cura di), Mariella Bettineschi: ritratti (cat. mostra), Bergamo, Facolta di Lingue e Letterature Straniere, 2001Boschiero N. (a cura di), Il deposito della Grazia e l'archivio di Nuova Scrittura, (cat. mostra), Rovereto, Archivio del '900, 2001

Bittanti Battisti Ernesta[modifica | modifica wikitesto]

Bittanti Battisti Ernesta (Brescia, 1871 – Trento, 1957), Antifascista, storica.

Per una breve biografia clicca qui >>(http://www.degasperi.net/scheda_fonti.php?id_obj=4081&obj_type=f12&parent_cat=)

Bonacina Carlo[modifica | modifica wikitesto]

Bonacina Carlo (Mestrino, 29/09/1905 – , 2001), artista.

Nasce a Mestrino, in provincia di Padova, il 29 settembre 1905; da genitori di origine lombarda. Nonostante inizi a frequentare l'Accademia di Brera, nel 1922 si trasferisce a Venezia, dove prosegue i propri studi con i maestri Virgilio Guidi per la pittura e Emanuele Brugnoli per l'incisione. Tra il 1926 e il 1929 viene invitato ad esporre a Ca' Pesaro. Nel 1928, e poi frequentemente durante negli anni Trenta, partecipa alla Biennale Internazionale di Venezia. Nel 1930 ha luogo la sua prima personale a Crema presso Palazzo Bonzi, dove presenta opere influenzate dall'ambiente artistico milanese legato a Novecento. Nel 1932 si trasferisce definitivamente nel Trentino dove prosegue la ricerca avviata con ottimi risultati e riconoscimenti a Milano, accanto ai grandi maestri italiani del tempo. Si dedica con passione all'affresco murale, realizzando cicli di soggetto religioso per molte chiese trentine, ma anche lombarde e veronesi. A Trento stringe amicizia con Gino Pancheri, artista come lui allineato con la poetica di Novecento E' presente a Firenze (1933) alla Mostra del Sindacato Fascista di Belle Arti, poi a Roma nel 1935, e ancora nel 1939, alla Quadriennale d'Arte Nazionale. Assai significative sono le sue mostre di incisione negli anni Quaranta e soprattutto Cinquanta. E' impegnato ad eseguire opere a carattere religioso come testimoniano le numerose esposizioni di arte sacra a Bergamo (1946,1948) ma anche a San Paolo (1952), Rio de Janeiro (1953). Durante la sua lunga carriera realizza numerose decorazioni parietali ad affresco in edifici pubblici ed ecclesiastici in Veneto, Trentino e Lombardia; tra le altre S. Innocenzo nel 1942 per la chiesa di Cloz e Maternita e infanzia del 1951 per la casa dell'O.N.M.I. di Trento. Nel secondo dopoguerra trasforma il proprio linguaggio pittorico, sperimentando e ridefinendo nuovi modelli compositivi. Scrive di critica d'arte su alcune riviste e giornali: "Alto Adige" e "Corriere di Trieste". Importanti mostre negli ultimi anni - a Castel Stenico nel 1985, l'anno seguente a Palazzo delle Albere a Trento ed infine a Palazzo Trentini nel 1993 - lo consacrano tra i maestri degli artisti trentini. Alla fine degli anni Quaranta nella sua pittura si ravvisa l'avvenuto distacco dalle forme arcaiche degli anni Trenta; la pittura si fa piu fluida, libera dall'imposizione plastica, prima rivolta ad un generico neo-espressionismo, poi attratta nell'area di un astrattismo lirico, che viene a coincidere con la ripresa postbellica di molta pittura italiana. Alle soglie degli anni Sessanta Bonacina ha ormai abbandonato tutti i referenti figurativi in favore di un'astrazione segnica, che caratterizza tutta la produzione della piena maturita. Bibliografia: Verga G., Mostra di un novecentista a Palazzo Bonzi, in ?La voce di Crema?, Crema, 27 dicembre 1930; IV Esposizione d'Arte Sindacato Interprovinciale Fascista Belle Arti, (cat. della mostra: Trento) Trento, 1935; Piovan, C., La Quarta Sindacale d'Arte, in ?Trentino?, settembre-ottobre 1935; Gaifas E. (a cura di) Carlo Bonacina, (cat. della mostra, Rovereto), Rovereto 1944; Cinti I., Carlo Bonacina, Universita Popolare Trentina, Trento 1954; Grafica 1900-1950 Alto Adige Sudtirolo Tirolo Trentino, (cat. della mostra Bolzano, Trento, Innsbruck) Innsbruck 1981-1982, p. 250; Eccher D., Premio Stenico Carlo Bonacina, (cat. della mostra, Stenico), Trento, 1985; Belli G. (a cura di) Carlo Bonacina, Quaderno di documentazione, Trento, 1986; Situazioni arte nel Trentino dal '45, (cat. della mostra Trento), Milano, 1988, pp. 22-23; AA.VV., Una vita per la cultura Tredici illustri contemporanei raccontano, (Francescotti R./Carlo Bonacina)1992; Belli G., Eccher D., (a cura di) Carlo Bonacina l'opera, (cat. della mostra, Trento), Trento 1993-1994; Boschiero N., (a cura di) Carlo Bonacina, in Espressione e Oggettivita, (cat. della mostra Innsbruck, Trento, Bolzano) Innsbruck, 1994, pp. 138 - 145; Arte e stato. Le esposizioni sindacali nelle Tre Venezie (1927-1944), (cat. della mostra Trieste, Museo Revoltella, poi Trento, Palazzo delle Albere) Milano, 1997; Scudiero M. (a cura di), Arte trentina del '900, 1900-1950, Trento, 2000, p. 178; Chini E., Mich E., Pizzamano P. (a cura di), L'arte riscoperta. Opere delle collezioni civiche di Rovereto e dell'Accademia Roveretana degli Agiati dal Rinascimento al Novecento, Rovereto, 2000.

Bonazza Luigi[modifica | modifica wikitesto]

Bonazza Luigi (Arco, 01/02/1877 – , 04/11/1965), artista.

Nasce ad Arco il 1 febbraio 1877. Tra il 1893 e il 1897 frequenta con ottimi risultati l'Istituto Elisabettino di Rovereto. Contrariamente ad artisti trentini piu giovani che al termine dell'identica formazione scelgono di vivere in Italia, Bonazza si reca a Vienna dove si iscrive alla Hochkunstgewerbeschule nel 1897. Quest'esperienza influenzera tutta la sua vita artistica che lo vede abile incisore, pittore e decoratore murale, fine conoscitore di tecniche e di stili diversi. I suoi insegnanti sono Franz von Matsch e Felician von Myrbach, figure fondamentali nell' educazione del giovane Bonazza, orientato tuttavia verso gli artisti della secessione, Klimt in testa. E proprio sulla loro scia, attratto dall'atmosfera simbolista, l'artista esegue La leggenda d'Orfeo. L'opera appare in pubblico nel 1906 all'Esposizione Internazionale di Milano e nel 1907 alla XXIX Mostra della Secessione. Diplomato nel 1901, Bonazza continua a vivere a Vienna dove si mantiene come pittore di ritratti e illustratore incisore, attivita perfezionata proprio in questi anni, come testimoniano le tavole Jovis Amores, immediatamente successive all'Orfeo, opere anch'esse di soggetto mitologico. Solo nel 1912, nominato professore ordinario della Scuola Reale Superiore di Trento, Bonazza rientra nella provincia natale. Tra i fondatori del Circolo Artistico Trentino assieme all'amico Oddone Tomasi e altri, inizia a costruire la propria casa a Trento, interamente decorata con motivi d'ispirazione klimtiana per farne un luogo da consacrare all'arte. Nel 1915, scoppiata la guerra, l'artista si trasferisce a Milano dove apre uno studio; poco dopo viene assunto come disegnatore d'aerei presso le officine Caproni a Vizzola Ticino. Nel 1918, a guerra finita, stabilisce nuovamente a Trento, dove torna per insegnare e riprendere il progetto decorativo della sua casa, lavoro che lo assorbira per decenni. Gli anni Venti consolidano il successo di Bonazza, grazie alla sua partecipazione ad importanti mostre, alla Biennale (1920, 1922), a Ca' Pesaro e al Salone di Torino (1923). Alla fine del decennio si avvertono i primi sintomi di un progressivo isolamento, la giovane generazione rompe col circolo e Depero, Baldessari e Pancheri formano il Gruppo d'Avanguardia, accusando Bonazza d'accademismo. Vincitore di un concorso, decora nel 1932-33 il palazzo delle Poste costruito da Mazzoni con l'affresco Il ricevimento dei tre cardinali nel Palazzo a Prato ai tempi del Concilio. Dopo quest'opera l'artista si dedica sempre piu alla pittura di cavalletto, proseguendo l'attivita fino verso il 1960 quando accusa problemi alla vista che lo costringono ad abbandonare la pittura. Muore il 4 novembre 1965. Bibliografia Emert G. B., Dell'arte di Luigi Bonazza, in "Trentino", gennaio 1932; Esposizione del pittore Luigi Bonazza, (cat. della mostra, Trento), 1932; VI Esposizione Sindacale d'Arte, (cat. della mostra, Trento), Trento, 1937; Belzoni M., Arte e artigianato nelle sindacali trentine, in ?Trentino?, Trento, 1937; Emert G. B., Affreschi di Luigi Bonazza, in "Trentino", a. XIV, n. I, 1938; Emert G. B., Luigi Bonazza pittore- incisore, Vicenza, 1957; Wolf D., Luigi Bonazza pittore- incisore, in ?Trentino?, Trento, n.17, marzo 1968; Emert G.B. (a cura di) I Mostra postuma di Luigi Bonazza, (cat. della mostra, Trento) Trento, 1969; Grafica 1900-1950 Alto Adige Sudtirolo Tirolo Trentino, (cat. della mostra Bolzano, Trento, Innsbruck) Innsbruck 1981-1982, p. 47; Dall?impressionismo allo Jugendstil - Alto Adige - Tirolo - Trentino, (cat. della mostra, Innsbruck, Bolzano, Trento) Innsbruck, 1983, pp. 232-239; Bossaglia R. (a cura di) Luigi Bonazza (1877-1965), (cat. della mostra Trento, poi Vienna) Trento, 1984; Belli G., Marzari G., Boschiero N., Pettenella P., (a cura di) Artisti del '900. Protagonisti di Rovereto, (cat. della mostra, Rovereto) Rovereto, 1991. Bortolatto L., (a cura di), Arte Italiana 1895-1952 dai Musei Triveneti, (cat. della mostra Praha poi Budapest, poi Treviso, ) 1991; Kunst und Diktatur, (cat. della mostra Wien, Knstlerhaus), presentazione di Jan Tabor, 1994; Boschiero N., (a cura di) Carlo Bonacina, in Espressione e Oggettivita, (cat. della mostra Innsbruck, Trento, Bolzano) Innsbruck, 1994, pp. 146-151; Arte e stato. Le esposizioni sindacali nelle Tre Venezie (1927-1944), (cat. della mostra Trieste, Museo Revoltella, poi Trento, Palazzo delle Albere) Milano, 1997; Degasperi F., Nicoletti G., Pisetta R. (a cura di), Dizionario degli artisti trentini tra ?800 e ?900, Edizioni Il Castello, Trento, 1998, pp. 82-89; Scudiero M. (a cura di), Arte trentina del '900, 1900-1950, Trento, 2000, pp. 178-179; Chini E., Mich E., Pizzamano P., (a cura di), L'arte riscoperta. Opere delle collezioni civiche di Rovereto e dell'Accademia Roveretana degli Agiati dal Rinascimento al Novecento, Rovereto, 2000, pp. 111, 228, 229, 274, 284.

Bonelli Benedetto[modifica | modifica wikitesto]

Bonelli Benedetto (, – , ), .


Bonomi Agostino[modifica | modifica wikitesto]

Bonomi Agostino (, – , ), .


Bonporti Francesco Antonio[modifica | modifica wikitesto]

Bonporti Francesco Antonio (Trento, 1672 – , 1749), compositore.

La storia della riscoperta moderna della riservata grandezza bonportiana passa attraverso un riconoscimento precoce di un suo grandissimo contemporaneo ed una svista musicologica: alcune delle Invenzioni op. X ebbero gia nel ?700 una certa diffusione, e copiate da J. S. Bach per suo studio, furono a lui attribuite nella prima edizione critica dei suoi opera omnia. Successivamente venne chiarito l?equivoco e prese avvio l?interesse per il musicista trentino che si e sempre mantenuto discretamente vivo, sia sul versante delle ricerche storico-biografiche, ad opera soprattutto dei musicologi trentini Renato e Clemente Lunelli, che su quello stilistico ed esecutivo (A. Schering, G. Barblan, H. Hutchings). Appartenente ad una famiglia dimorante a Trento da due secoli, il padre, avvocato, ebbe interessi musicali provati dall?esistenza di un suo libretto per un?opera in musica (1662). Compiuti gli studi presso i Gesuiti a Trento, F. A. Bonporti li prosegui all?Universita di Innsbruck in fisica e metafisica. Dal 1691 al 1695 studio teologia al Collegio Germanico di Roma ove prese gli ordini del suddiaconato e del diaconato. Contemporaneamente pare abbia studiato composizione con Ottavio Pitoni e violino con Arcangelo Corelli o il migliore allievo di questi, Matteo Fornari. Visse quasi esclusivamente a Trento, pur desiderando almeno inizialmente ritornare a Roma, e, come si ricava dalle lettere e le dediche delle sue musiche, cerco vanamente protezione per la sua carriera ecclesiastica e, di riflesso, musicale. Investito di un beneficio ecclesiastico per il coro della cattedrale, non fece mai parte ufficiale della cappella musicale del duomo, bench dichiarasse nel 1699 di suonarvi gratuitamente. La cappella dell'antica cattedrale costituiva il fulcro dell'attivita musicale del principato-vescovile, ed aveva avuto notevole rinomanza nel Quattrocento, quando da quell'ambiente erano scaturiti i famosi sette codici polifonici, tuttora considerati uno dei principali tesori del patrimonio musicale europeo. Successivamente la corte vescovile aveva dato il meglio di s in occasione del Concilio (1542-1563), con il mecenatismo del cardinale Cristoforo Madruzzo e, tra Cinque e Seicento, con quello dei nipoti suoi successori (Ludovico, Carlo Gaudenzio, Carlo Emanuele). Quando Bonporti iniziava la sua carriera poteva contare su una buona tradizione violinistica, anche se non cospicua. Tra la prima e la seconda meta del Seicento affiorano pochi nomi di musicisti della cappella, che sul finire del secolo si attesta attorno alle 14 unita (7-8 cantori, 3-4 violinisti, un violone, piu l'organista e maestro di cappella, che prestavano la loro opera anche in diverse altre occasioni della vita musicale di Trento come ad esempio per gli oratori filippini in S. Maria Maggiore). Durante la carriera di Bonporti, fino ad oltre la meta del Settecento, sotto la direzione di vari maestri - il bresciano Pietro Agliardi, il romano Antonio Quintavalle, il trentino Carlo Antonio Prati - la cappella del duomo non muta sostanzialmente organico, confermato anche dal repertorio che si deduce da un inventario del 1792. A parte la presenza del Bonporti stesso con i suoi mottetti opera III, e dei maestri di cappella citati, il repertorio infatti si presenta quasi esclusivamente italiano, e segnatamente padano, veneto, lombardo ed emiliano, con autori quali Bassani, Legrenzi, Cossoni, Colonna, con opere a poche voci e soli archi concertanti con basso continuo per l'organo, una sola raccolta di sonate (Sonate a tre opera 6 di G. M. Bononcini, 1677). Presenze episodiche sul finire del '600 (J. M. Gletle, Augusta 1684), gli autori non italiani affiorano solo a meta Settecento, di norma sempre con organici e generi adatti ad esigenze ridotte, tranne l'aggiunta di trombe in un caso (M. Knigsperger di Regensburg, e altri autori della Germania meridionale quali J. A. Kobrich e B. Geisler). La cappella del duomo si sarebbe allargata stabilmente (oboi, corni, flauti, trombe e timpani) solo alla fine del Settecento, sotto la direzione di G. B. Runcher (1714-1791) quando parallelamente, nella vicina Rovereto veniva chiusa l'orchestra di San Marco, finanziata dalla comunita, che tale organico possedeva almeno dalla meta del secolo, sotto la direzione di D. Pasqui (1722-1780). Se si eccettuano sporadiche testimonianze, via via piu frequenti nella seconda meta del Settecento, la vita musicale anche cameristica e teatrale del principato ruotava attorno alla corte vescovile e alla sua cappella musicale. Bonporti si stacco da questa realta probabilmente solo per poter seguire da vicino la stampa delle sue opere, in particolare a Bologna (1712), ma spero in incarichi di corte a Vienna, per limitarsi poi a chiedere un canonicato a Trento: la vicenda relativa a quest?ultimo si trascino parecchi anni per chiudersi negativamente e definitivamente nel 1739. Fin dai primi del secolo quasi a ridosso delle prime edizioni italiane e talora forse anche a sua insaputa, a Londra, a Parigi e ad Amsterdam vedevano la luce le ristampe di quasi tutte le sue opere, segno di un apprezzamento generale tutt'altro che casuale. L'opera X, le famose Invenzioni a violino solo dedicate a Carlo VI imperatore, ebbe anche il titolo La Pace con riferimento alle paci di Utrecht e Rastadt del 1713-1714. Trascorse gli ultimi anni a Padova, pur essendo testimoniato anche a Trento per questioni ereditarie e famigliari. Del 1746 e l?ultima sua lettera all?imperatrice Maria Teresa, volta a chiedere ancora un appoggio per il canonicato a Trento. Si spense a Padova, ove fu sepolto nella basilica del Santo, lasciando meta dei beni agli eredi legittimi e meta ai poveri di Trento: fra gli oggetti musicali inventariati di sua proprieta figurava solo un violino. La vicenda umana del Bonporti appare dunque segnata da una sorte avversa che solo a tratti pare rasserenata da alcuni bagliori di soddisfazione artistica, come ci dicono le lettere in cui afferma che le sue Invenzioni erano state suonate dal grande Francesco Maria Veracini alla corte di Dsseldorf (1715), oppure che aveva inviato sue composizioni al re d?Inghilterra (1716), o di aver composto una messa (non piu rintracciata) ad istanza del principe-vescovo di Schnborn (1724). Quale riconoscimento per aver ricevuto in dedica l'opera X, l?imperatore Carlo VI gli conferi il puramente onorifico diploma di famigliare aulico, fatto che trasse in inganno i suoi primi biografi, i quali lo diedero per residente alla corte di Vienna. Non si conosce peraltro alcuna testimonianza diretta sulla sua attivita esecutiva, che al pari di quella compositiva egli comunque pare non aver mai voluto sottolineare come professionale, definendosi spesso, nei frontespizi, analogamente ai grandi veneti Marcello ed Albinoni, dilettante di musica, nobile o gentiluomo di Trento. Dal 1696 al 1712 pubblico dieci raccolte, tutte esclusivamente strumentali (archi e basso continuo), tranne l'opera III, costituita da sei mottetti per soprano e archi (1701). Le ultime due opere (XI e XII) non sono datate sulla stampa: la prima, in un'esemplare napoletano, reca manoscritto l?anno 1714, la seconda e nota in una edizione tedesca databile al 1736. Un?Aria cromatica e variata manoscritta porta la data del 1720. La critica musicologica oggi non manca di sottolineare come l?isolamento umano ed artistico di Bonporti, con la lontananza dalle varie correnti musicali dell?epoca, gli valsero in realta una liberta d?ispirazione e una individualita stilistica di grande rilievo, che, pur nei confini del linguaggio formale del suo tempo, si caratterizza per una fluente e sempre originale invenzione musicale e strutturale. Fra i suoi tratti singolari vanno annoverati il ?recitativo? strumentale, mutuato da Bonporti dalla musica vocale - successivamente impiegato anche da F. J. Haydn -, e una ricerca armonica di grande interesse. Nella tecnica violinistica, come nella conduzione della struttura del concerto per archi (op. XI), Bonporti muove dalla scuola corelliana per affermare una sua propria logica esecutiva e compositiva, introducendo la grande liberta del recitativo e la stimolante natura dialogica di quella che sara la sinfonia concertante. Bibliografia essenziale W. WOLFFHEIM, Bachiana Bach-Jahrbuch, 7 (1911). A. SCHERING, Geschichte des Instrumentalkonzerts bis auf die Gegenwart, Leipzig, 1927. G. BARBLAN, Un musicista trentino: F.A. Bonporti (1672-1749). La vita e le opere, Firenze, 1940. H. HUTCHINGS, The Baroque Concerto, London, 1961. R. LUNELLI, La musica nel Trentino dal XV al XVIII secolo (Voci della Terra Trentina, 4), Trento, 1967. C. LUNELLI, La corrispondenza bonportiana, Le opere nelle prime edizioni e Musicisti del Settecento nel Trentino, in Francesco A. Bonporti nel 3o centenario della nascita, Trento, 1972. L. FEININGER, Francesco Antonio Bonporti. Catalogus Thematicus Operum Omnium, Societas Universalis Sanctae Ceciliae, Trento, 1975. H. HUTCHINGS, Bonporti's works for violin, The Strad, 1980. F. BALLARDINI, Storia e storiografia: il caso Bonporti, in Musica e societa nella storia trentina, a cura di R. Dalmonte, Trento, 1994, pp. 281-306.

Bonvesin da Riva[modifica | modifica wikitesto]

Bonvesin da Riva (, – , ), .


Borsieri Giovanni Battista[modifica | modifica wikitesto]

Borsieri Giovanni Battista (, – , ), .


Bresadola Giacomo[modifica | modifica wikitesto]

Bresadola Giacomo (, – , ), .


Brugnara Luigi[modifica | modifica wikitesto]

Brugnara Luigi (, – , ), deputato dietale.


Bulow Bernhard von[modifica | modifica wikitesto]

Bulow Bernhard von (, – , ), ambasciatore austriaco.


Cainelli Carlo[modifica | modifica wikitesto]

Cainelli Carlo (Rovereto, 23/05/1896 – , 07/021925), artista.

Nasce a Rovereto il 23 maggio 1896. Rimasto orfano del padre in tenerissima eta, frequenta la Scuola Reale Elisabettina a Rovereto, allievo di Luigi Comel e Luigi Ratini. Nel maggio del 1915 termina il corso di studi e si trasferisce a Firenze dove s'iscrive all'Accademia di Belle Arti. Stabilitosi a Firenze, compie, in seguito, numerosi viaggi di studio e di lavoro in diverse localita, quali S. Gimignano, Siena, Orvieto, Lucca, Roma e Trento. Verso la fine del 1918 partecipa all'Esposizione ?Francesco Francia? di Bologna, vincendo il primo premio per l'acquaforte Via di Galuzza, Siena. Gli anni '20 sono caratterizzati da un'intensa partecipazione ad esposizioni. Venne invitato alla Biennale di Venezia del 1920, 1922 e 1923; quindi alle Biennali Romane del 1921 e del 1923; come pure alle esposizioni di Brera, a Milano del 1918, 1920, 1922 e 1923. Espone, inoltre alla Mostra d'Arte Moderna di Tornio del 1921, 1923, 1924 e 1925 della Societa Amici dell'Arte. Nel 1922 e presente all' Esposizione Primaverile di Firenze; alla Mostra d'Arte della Venezia Tridentina di Bolzano e in seguito all'Esposizione Internazionale di Arti Decorative di Monza. Muore improvvisamente di broncopolmonite a soli 29 anni il 7 febbraio 1925. Dopo la sua scomparsa molte sono state le testimonianze di stima nei confronti di questo artista vissuto cosi brevemente: nel novembre 1925 Wenter Marini e Riccardo Maroni gli dedicano un?importante retrospettiva; nel 1946 la citta di Trento commemora il cinquantenario della nascita, piu recentemente Rovereto, sua citta natale ha ospitato la grande mostra del centenario nel 1995. Le sue incisioni rappresentano le creazioni piu interessanti, l?ambito in cui l?artista si confronta con la tecnica caricando il segno inciso di uno spessore tridimensionale; il risultato ottenuto da una serie d?interventi in successione. Bibliografia Wenter Marini G., Per l?anniversario della morte di Carlo Cainelli, in ?Il nuovo Trentino?, 7 febbraio 1926; VI Mostra Sindacale della Venezia Tridentina retrospettiva, (cat. della mostra Trento, Scuole Raffaello Sanzio), Trento, 1937; Depero F., Fortunato Depero nelle opere e nella vita, Trento, 1940, p.368; Zampetti G.P., Graziola E., (a cura di), Mostra retrospettiva di Carlo Cainelli nel cinquantenario della nascita, (cat. della mostra Galleria d'Arte, Trento), Trento 1946; Maroni R., Carlo Cainelli, incisore e pittore, C. A. T., Trento, 1951; Grafica 1900-1950 Alto Adige Sudtirolo Tirolo Trentino, (cat. della mostra Bolzano, Trento, Innsbruck) Innsbruck 1981-1982; pp. 140-143; Belli G., Marzari G., Boschiero N., Pettenella P., (a cura di) Artisti del '900. Protagonisti di Rovereto, (cat. della mostra Rovereto) Rovereto, 1991; Scudiero M., Carlo Cainelli. Mostra retrospettiva 1917/1925, (cat. della mostra, Rovereto) Rovereto, 1994; Carlo Cainelli 1896-1925. Incisioni, dipinti e disegni, (cat. della mostra, Firenze) 1995; Mostra del centenario della nascita 1896-1996, (cat. della mostra, Rovereto, Palazzo Todeschi) 1996; Arte e stato. Le esposizioni sindacali nelle Tre Venezie (1927-1944), (cat. della mostra Trieste, Museo Revoltella, poi Trento, Palazzo delle Albere) Milano, 1997; Cainelli C. (a cura di), Carlo Cainelli 1896-1925 Il segno e il colore. (cat. della mostra, Corbetta), 1999; Degasperi F., Nicoletti G., Pisetta R., (a cura di), Dizionario degli artisti trentini tra ?800 e ?900, Edizioni Il Castello, Trento, 1998, pp. 102-107; Cainelli C. (a cura di), Carlo Cainelli 1896-1925 Il segno e il colore. (cat. della mostra, Corbetta) 1999; Scudiero M. (a cura di), Arte trentina del '900, 1900-1950, Trento, 2000, pp. 179-180; Chini E., Mich E., Pizzamano P., (a cura di), L'arte riscoperta. Opere delle collezioni civiche di Rovereto e dell'Accademia Roveretana degli Agiati dal Rinascimento al Novecento, Rovereto, 2000. a cura di Nicoletta Boschiero - Museo d'arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto

Calepino dei Calepini[modifica | modifica wikitesto]

Calepino dei Calepini (, – , ), .


Canestrini Giovanni[modifica | modifica wikitesto]

Canestrini Giovanni (Revo, 1835 – , 1900), naturalista.

Nato a Revo da Giuseppe e Silvia Carneri il 26 dicembre 1835, Giovanni Canestrini studio prima a Gorizia e a Merano, fino a laurearsi nel 1861 all'universita di Vienna, in filosofia e scienze naturali. Durante gli studi, tenne per un anno il posto di aiuto presso il Museo di storia naturale di Genova e appena laureato venne nominato dottore aggregato alla facolta di scienze di Genova. Nel 1862 divenne ordinario di storia naturale nell'universita di Modena, citta nella quale fondo la Societa dei Naturalisti Modenesi. Nel 1869, in seguito al riordinamento dell'ateneo dopo l'annessione del Veneto al Regno d'Italia, venne nominato ordinario di zoologia, anatomia e fisiologia comparata a Padova. Proprio a Padova insegno per trentun'anni svolgendo un'intensa opera di ricerca e organizzazione: qui fondo la Societa veneto-trentina di scienze naturali ed il primo laboratorio batteriologico d'Italia conducendovi anche ricerche pionieristiche e originali. Personaggio eclettico e poliedrico, tradusse e lancio in Italia le opere di Charles Darwin, di cui contribui a diffondere il pensiero scientifico con i volumi La teoria dell'evoluzione esposta nei suoi fondamenti (1887) e Per l'evoluzione. Recensioni e nuovi studi (1894), getto le basi dell'acarologia con il Prospetto dell'Acarofauna italiana (1885-99), si occupo con buoni risultati di preistoria e craniologia (compiendo studi sui resti di personaggi illustri) e diede vita all'insegnamento dell'antropologia in Italia, istituendo a Padova la prima cattedra di questa disciplina. Il suo pensiero ha influenzato, oltre che gli studi scientifici specifici, la cultura del tempo, tanto che egli e stato elevato a simbolo della lotta per la liberta della scienza, della persona umana, delle nazioni, contro le posizioni conservatrici di Chiesa e politica.Tratto da B. Baccetti, U. Corsini, Canestrini Giovanni, in Dizionario biografico degli italiani, Roma, Istituto Enciclpedico Italiano, 1960, vol. 18, pp. 24-25

Canestrini Giuseppe[modifica | modifica wikitesto]

Canestrini Giuseppe (, – , ), .


Carbonari[modifica | modifica wikitesto]

Carbonari (, – , ), .


Carlo Antonio de Martini[modifica | modifica wikitesto]

Carlo Antonio de Martini (Revo, 1726 – , 1800), giurista al servizio di Maria Teresa.

Nato a Revo il 15 agosto 1726, da Carlo Ferdinando de Martini e Margherita de Pretis di Cagno, viene avviato alla carriera ecclesiastica. Frequenta infatti il Collegio dei Gesuiti a Trento e la Facolta di Teologia e Diritto a Innsbruck; veste inoltre, per breve tempo, l?abito cappuccino, su volonta del padre. Nel 1747, disobbedendo al volere paterno, si trasferisce a Vienna, dove studia Filosofia e Diritto ottenendo il dottorato. Proprio nella capitale austriaca comincia in breve tempo la sua lunga carriera all?interno dell?amministrazione asburgica. Segretario del consigliere aulico conte Friedrich von Haugwitz, nel 1752 si reca a Madrid al seguito dell?ambasciatore d?Austria, il futuro cardinale Cristoforo Migazzi ed al suo ritorno ottiene la cattedra di Diritto naturale e Istituzioni all?Universita di Vienna. Viene quindi chiamato dall?imperatrice Maria Teresa in qualita di consigliere giuridico e precettore dei suoi figli, in particolare dell?arciduca Leopoldo che ascende al trono imperiale nel 1790 dopo essere stato granduca di Toscana. Intanto riorganizza le scuole elementari e gli atenei, approfondisce l?ordinamento civile e penale, entra a far parte delle Commissioni auliche per la Censura, per gli Studi e per gli Affari Ecclesiastici, e viene nominato barone e consigliere di Stato. Nel 1792 gli viene conferita la carica di presiedere il Tribunale supremo di giustizia, il massimo grado di magistratura dell?Impero asburgico. Durante il suo mandato migliora l?ordinamento giudiziario in Lombardia, predispone il codice civile della Galizia e ammoderna i codici penali austriaci. Tre anni prima della morte, avvenuta a Vienna l?8 agosto 1800, si dimette dalla Commissione aulica di legislazione.

Carlo De Ferrari[modifica | modifica wikitesto]

Carlo De Ferrari (Montechiaro (Val Venosta), 2 ottobre 1885 – Trento, 14 dicembre 1962), Vescovo di Trento.

L'attivita pastorale del primo periodo a contatto con i giovaniDalla seconda guerra mondiale al rinnovamento della diocesi nell'immediato dopoguerraLe altre iniziative e l'ultimo periodo, con la malattia e la morte

Carlo Emanuele Madruzzo[modifica | modifica wikitesto]

Carlo Emanuele Madruzzo (Castello d'Issogne (Val d'Aosta), 5 novembre 1599 – Trento, 15 dicembre 1658), Vescovo di Trento.

Gli anni della giovinezza e dello studio. Il percorso politico che condusse Carlo Emanuele al soglio vescovileIndole ed aspirazioni dell'ultimo dei Madruzzo. La peste a Trento tra le pesanti conseguenze degli attraversamenti militari sul territorioLe numerose vicissitudini di Carlo Emanuele con i suoi interlocutori e il clima ostile che aleggiava intorno alla famiglia MadruzzoGli attriti con il Capitolo e la poco fortunata reputazione del vescovoLo "Steuerstreit" con Claudia de' Medici e le sue infauste premesseL'inasprimento dello "Steuerstreit" e la collaborazione tra i vescovi di Trento e di Bressanone per risolvere il conflitto a loro vantaggioL'inimicizia dell'antica nobilta trentina verso il vescovo. La tendenza della critica storica ad esprimere giudizi poco lusinghieri nei suoi confrontiLa leggenda del legame tra Carlo Emanuele e Claudia ParticellaIl collezionismo dei Madruzzo sotto Carlo Emanuele. La consacrazione della chiesa dell'Inviolata a Riva del GardaLe travagliate vicende del principato - vescovile dopo la scomparsa di Carlo Emanuele: la reggenza di Sigismondo Francesco d'Austria e il ripristino della normalita con la transazione del 1662

Carlo Gaudenzio Madruzzo[modifica | modifica wikitesto]

Carlo Gaudenzio Madruzzo (Castello d'Issogne (Val d'Aosta), 1562 – Roma, 14 agosto 1629), Vescovo e cardinale.

Il consolidamento della potenza dei Madruzzo con l'ascesa di Carlo Gaudenzio al soglio vescovile di TrentoI nuovi accordi con Massimiliano del Tirolo per la difesa del territorioLa lotta alla stregoneria nelle valli trentineL'evoluzione del Seminario diocesano e l'incoraggiamento alle nuove comunita religiose. La costruzione della Chiesa dell'Inviolata a Riva del GardaIl soggiorno a Roma e l'agevolazione nei confronti del nipote in vista dell'avvicendamento all'episcopatoI contrasti con la "classe media" trentina e l'ultimo scorcio della vita di Carlo Gaudenzio. L'opinione dei posteri nei suoi confronti

Carlo IV, gia Carlo di Lussemburgo[modifica | modifica wikitesto]

Carlo IV, gia Carlo di Lussemburgo (, – , ), imperatore.


Carlo Magno[modifica | modifica wikitesto]

Carlo Magno (, – , ), imperatore.


Carlo V[modifica | modifica wikitesto]

Carlo V (, – , ), imperatore del Sacro Romano Impero.


Carlo VI[modifica | modifica wikitesto]

Carlo VI (, – , ), imperatore del Sacro Romano Impero.


Carrega Ugo[modifica | modifica wikitesto]

Carrega Ugo (Genova, 17/08/1935 – , ), artista.

Nasce a Genova il 17 agosto del 1935. Nel 1958 entra in contatto Anna e Martino Oberto fondatori della rivista "Ana Etcetera".Da quest'esperienza si sviluppa il suo lavoro, teorizzato nel 1965 in Tool, quaderni della scrittura simbiotica. Colori, segni grafici e materia (carta o plastica) abbinati a parole, composizioni poetiche, slogan, che collocati sul foglio o sulla tela trovano un inedito ordine spaziale.Carrega sperimentando le questioni linguistiche poste dal fare poesia e reinterpreta la scrittura sondandone le caratteristiche fonetiche e visive. Sulla base delle esperienze di poesia visiva (riunite in parte nel volume Poemi per azione, del 1969) formula la dizione di Nuova Scrittura (1967), che contraddistinguera, a partire dal 1974, l'attivita del Mercato del Sale a Milano, citta dove l'artista si trasferisce nel 1966. Nel 1970 espone alla galleria Schwarz. Nuova Scrittura definisce il proprio programma nel 1975 in un manifesto firmato da Carrega con Accame, D'Ottavi, Ferrari, Liliana Landi, Mignani, Anna e Martino Oberto.Negli anni Settanta e Ottanta affianca il lavoro di critico e teorico ad un'intensa attivita espositiva in molte rassegne nazionali e internazionali di poesia visiva . Oltre a "Tool", realizza "aaa", (con Mario Diacono), "Quaderno di Tool", "Bollettino da dentro". Dirige due numeri della rivista "Estra". Crea e avvia, a Milano, i centri culturali: Centro Suolo (1969), Centro Tool (1971) e Mercato del Sale (1974). Nel 1982 sostiene l'Artescrittura, redigendo un piccolo manifesto firmato da Ferrari, Patella e Mussio. Nel 1986 inizia la collaborazione con Sarenco, Eugenio Miccini, Lamberto Pignotti e Stelio Maria Martini per la rifondazione della poesia visiva. In occasione di una sua personale presso l'Archivio di Nuova Scrittura nell'estate del 1995 viene pubblicata la monografia Emorragia dell'io- l'esperimento di poesia di Ugo Carrega a cura di Giorgio Zanchetti.Miccini E., Sarenco (a cura di), Poesia visiva 1963-1988 (cat. mostra), Verona, Palazzo Forti, Firenze, Museo Mediceo, Napoli, Castel dell'Ovo, 1988-1989;Della Grazia P., Carrega U., Accame V., Fagone V. (testi di), Archivio Della Grazia di Nuova Scrittura, Milano, 1989;BibliografiaBarilli R. (prefazione di), Fra significante e significato (cat. mostra), Pavia, Collegio Cairoli, 1975;Fagone V. (prefazione di), Raccolta italiana di Nuova Scrittura, Milano, 1977;Barilli R. (a cura di), Parlare e scrivere, Macerata, Ed. La Nuova Foglio, 1977;Bentivoglio M. (a cura di), Il Librismo (cat. mostra), Fiera di Cagliari, Ed. Arte Duchamp, 1990;Dorfles G., Arias-Misson A. (a cura di), Sei Lirici della Poesia Visuale Internazionale (cat. mostra), Milano, Archivio Nuova Scrittura, 1990;Tola L. (a cura di), Le stanze d'Agora. Poesia visiva a Genova (cat. mostra), Genova, Teatro della Tosse in Sant'Agostino, 1991;Bellini R. (a cura di), Anni '90. Arte a Milano (cat. mostra), Milano, Galleria Credito Valtellinese, Biblioteca Nazionale Braidense. Spazio Vigentina 1995;Zanchetti G. (a cura di), Emorragia dell'io: l'esperimento di poesia di Ugo Carrega (cat. mostra), Milano, Archivio Nuova Scrittura, 1995Zanchetti G. (a cura di), Text-image (cat. mostra), La Chaux-de-Fonds, Muse de beaux-arts, Rovereto, Mart, Bolzano, Mouseion, 1999-2000;Boschiero N. (a cura di), Il deposito della Grazia e l'archivio di Nuova Scrittura, (cat. mostra), Rovereto, Archivio del '900, 2001

Cassiodoro[modifica | modifica wikitesto]

Cassiodoro (, – , ), .


Cedino[modifica | modifica wikitesto]

Cedino (, – , ), duca Longobardo.


Celestino Endrici[modifica | modifica wikitesto]

Celestino Endrici (Don, 14 marzo 1866 – Trento, 29 ottobre 1940), Vescovo di Trento.

Gli studi e le qualita personali di Celestino EndriciLe vicissitudini della Chiesa e dell'episcopato durante la prima guerra mondialeGli anni del fascismoL'ultimo periodo dell'episcopato di Celestino Endrici. L'aggravarsi delle sue condizioni di salute e la morte

Cesarini Sforza Lamberto[modifica | modifica wikitesto]

Cesarini Sforza Lamberto (Terlago, 29/09/1864 – , 22/03/1941), storico.

Di famiglia nobile (i conti Cesarini si stabilirono a Trento agli inizi del 1800), studio Lettere nell?Universita di Torino e poi nell?Istituto di Studi Superiori di Firenze, dove si laureo nel 1889. Insegno per un anno al Ginnasio di Bivona in Sicilia e per un altro a quello di Albenga in Liguria, passo poi al Ginnasio di Vigevano, dove rimase per dieci anni. Si ritiro quindi a vita privata, curando i suoi interessi familiari. Fu attivo membro della Pro Patria e del consiglio centrale della Lega Nazionale, presidente della S.A.T. dal 1910 al 1912. Irredentista, si batt per la difesa della nazionalita e della lingua italiana, ed anche per la valorizzazione del dialetto trentino. Si vedano a questo proposito i suoi scritti nel Didascalico, organo della Societa Magistrale Trentina, degli anni 1911-1912 e nell?Annuario della S.A.T. del 1895. Nella rivista L?agricoltore, organo del Consorzio agrario trentino, pubblico nel 1895 la Nomenclatura orticola, e negli anni 1896-1897 e 1902 la Nomenclatura agraria. Nel 1914 apparve il suo volume Per la storia del cognome nel Trentino (Tip. ed. Zippel, Trento), in cui veniva raccolta una serie di articoli sullo stesso tema, pubblicati tra il 1910 e il 1913 nella rivista Archivio Trentino. Allo scoppio della prima guerra mondiale il Cesarini riparo a Parma, dove riprese l?insegnamento in quell?Istituto tecnico per tutta la durata della guerra. Ritornato nel Trentino, fu nominato direttore della Biblioteca Comunale di Trento, carica che tenne dal 1920 al 1933. A lui va il merito del riordino della Biblioteca nella nuova sede secondo moderni criteri di biblioteconomia. Fu pure membro della regia Consulta araldica della Venezia Tridentina, della Commissione toponomastica per le Venezie e della Commissione per la conservazione dei monumenti. Ai numerosi lavori di argomento laografico, dialettologico, geografico-alpinistico, nazionale ed anche agricolo, alternava gli studi onomatologici, toponomastici, linguistici, di arte e di storia. Scrisse nelle riviste Archivio Trentino, Archivio Veneto, Tridentum, Studi Trentini, Archivio per l?Alto Adige, Annuario della Societa degli Alpinisti Tridentini, Bollettino dell?Alpinista, L?agricoltore, Atti dell?Accademia roveretana degli Agiati, Didascalico, Le Nuove Provincie (Roma), Archivio storico di Belluno, Feltre e Cadore. Scrisse pure numerosi articoli sui giornali Alto Adige, La Liberta, L?eco del Baldo, il Nuovo Trentino e su atti di congressi, strenne e numeri unici. Fu socio e collaboratore dell?Accademia degli Agiati di Rovereto, della Dante Alighieri, della Deputazione di Storia patria per le Venezie, dell?Ateneo Veneto e di altre associazioni culturali regionali e nazionali. Nell?agosto 1919 fu eletto primo presidente della Societa per gli Studi trentini. Necrologi a cura di ADOLFO CETTO in Studi Trentini di Scienze Storiche, XXIII (1942), pp. 77-84; di VITTORIO STENICO in Trentino - Rivista della Legione Trentina, XVII (1941), n. 10, p. 300; di GIACOMO ROBERTI (necrologio con bibliografia) in Archivio Veneto, Venezia, 1941, V serie, vol. XXIX, pp. 192-196, 197-201.

Chiari Giuseppe[modifica | modifica wikitesto]

Chiari Giuseppe (Firenze, 1926 – , ), artista.

Giuseppe Chiari nasce a Firenze, dove ancora oggi vive e lavora, il 26 settembre del 1926. Compie studi universitari di Matematica e Ingegneria. Dal 1950 scrive musica e a partire dagli anni sessanta elabora il concetto della musica al comportamento con azioni atte a mettere in discussione il sistema istituzionale dell'arte e cercando di coinvolgere nell'esperienza musicale il piu alto numero di persone. Nel 1962, in occasione del Festival Fluxus a Wiesbaden, Chiari invia alcune partiture dal titolo Gesti sul piano accompagnate da istruzioni per l'esecuzione che vengono distribuiti al pubblico. I fogli sono solo sintetiche tracce per l'esecuzione, simboli grafici delle movenze da compiere. Fluxus propone una concezione dell'arte come disubbidienza delle regole specifiche di ogni azione artistica, sperimentando l'uso di nuove tecnologie per oltrepassare i confini dell'opera-oggetto.Chiari travolge la sintassi del discorso: partiture, disegni e scritti, eventi musicali servono all'artista in circostanze scelte per interagire con i diversi materiali della vita quotidiana. In questi interventi e manifesto uno forte legame con le operazioni J. Cage: la casualita, l'improvvisazione sono le parti fondamentali dei suoi lavori.L'artista propone modi possibili per Suonare l'Acqua, Suonare la stanza e Suonare la citta, forzando gli strumenti tradizionali ad usi e suoni difformi da quelli abituali. Nel 1964 partecipa alla mostra Gesto e segno alla Galleria Blu di Milano, inaugurando il periodo che lo vede esecutore-performer delle proprie opere. Nel 1969 per le Edizioni Lerici di Roma esce Musica senza contrappunto, nel 1973 Prearo pubblica a Milano il suo Musica madre dichiarazione d'intenti di un'arte totale in cui musica, arte visiva ed editoria s'intrecciano. Nel 1984 ad Hannover si stampa Estetica, nel 1992 Pedrini gli dedica Giuseppe Chiari e la teoria dell'arte in Fluxus. Nel 1992 partecipa presso il Palazzo Mediceo di Seravezza alla mostra Ascoltare l'immagine. L'esperienza del suono negli artisti della visualita a cura di Mirella Bentivoglio.Bibliografia Vergine L., Il corpo come linguaggio (La "Body-art" e storie simili), Milano, 1974;Palazzoli D., Thiemann E. (testi di), Fotomedia (cat. mostra), Milano, Rotonda di via Besana, 1975;Barilli R. (a cura di), Parlare e scrivere, Macerata, Ed. La Nuova Foglio, 1977;Dorfles G. (a cura di), Il metodo di suonare di Giuseppe Chiari, Torino, 1979;Della Grazia P., Carrega U., Accame V., Fagone V. (testi di), Archivio Della Grazia di Nuova Scrittura, Milano, 1989;Improvvisazione libera (cat. mostra), Prato, Museo Pecci, 1990;Bentivoglio M. (a cura di), Ascoltare l'immagine. L'esperienza del suono negli artisti della visualita (cat. mostra), Saravezza, Palazzo Mediceo, 1996Decarli A. (a cura di), Giuseppe Chiari: scritti tratti da Chiari Storia 1998 (cat. mostra), Trento, Argo Agenzia d'Arte, 1998Zanchetti G. (a cura di), Text-image (cat. mostra), La Chaux-de-Fonds, Muse de beaux-arts, Rovereto, Mart, Bolzano, Mouseion, 1999-2000;Boschiero N. (a cura di), Il deposito della Grazia e l'archivio di Nuova Scrittura, (cat. mostra), Rovereto, Archivio del '900, 2001

Chiesa Damiano[modifica | modifica wikitesto]

Chiesa Damiano (, – , ), irredentista.


Chini Eusebio Francesco[modifica | modifica wikitesto]

Chini Eusebio Francesco (Segno, 1645 – , 1711), missionario, storico, geografo.

Il 14 febbraio 1965, nella "National Hall of Statuary" di Washington, il giovane Stato dell'Arizona, entrato a far parte degli Stati Uniti solo nel 1911, vive un giorno di grande festa: nel Capitol della Confederazione stellata viene dedicata la statua del padre fondatore dello Stato, Eusebio Francisco Kino, accanto ai piu famosi personaggi degli Stati Uniti, George Washington, Samuel Adams, Sam Houston, Andrew Jackson. "Explorer, Historian, Rancher, Mission builder and Apostle to the Indians" recita la scritta sul basamento, e sintetizza una vita intera dedicata a Dio e agli indiani Pima.Eusebio nasce a Segno, nella trentina Val di Non, il 10 agosto 1645 da Francesco e Margherita. Battezzato nella chiesa del vicino villaggio di Torra, intraprende dopo gli studi elementari quelli ginnasiali nel Collegio gesuita di Trento, per completarli ad Hall in Tirolo dove, guarito da una grave malattia, fa voto di entrare nella Compagnia di Gesu per dedicarsi alle missioni nelle Indie come, pochi anni prima di lui, aveva fatto un altro illustre figlio di Trento, Martino Martini. Ordinato sacerdote ad Eichstatt in Baviera nel 1677, compie la sua preparazione in Spagna nel Collegio di Siviglia e finalmente, il 3 maggio 1681, raggiunge il Messico, la "Nuova Spagna", sbarcando a Vera Cruz dopo tre mesi di navigazione. Il gesuita Eusebio Francesco Chini ha 36 anni. Esauriti rapidamente i tentativi spagnoli di creare insediamenti stabili nella penisola della Bassa California, cui egli partecipa come missionario e cosmografo reale, padre Francisco Kino - cosi aveva nel frattempo ispanizzato il suo nome - da nizio il 13 marzo 1687 all'impresa della sua vita: l'evangelizzazione e lo sviluppo civile, sociale, economico delle genti che abitano la Pimeria Alta, le tribu del popolo Pima, a nord-est del Rio Sonora.L'avventura durera fino alla morte, nel 1711: per ventiquattro anni Padre Kino sara l'anima delle molte missioni da lui fondate, oggi fiorenti citta degli Stati di Sonora e di Arizona. Sara uomo di Dio e insieme difensore dei diritti degli indiani. Posto fra Dio e il creato, fu esploratore, storiografo, cartografo, pioniere, cow-boy, ranchero. Insegno la coltivazione di frutti e verdure sconosciuti in quelle terre, introdusse l'allevamento del bestiame e la lavorazione del ferro. Tutelo strenuamente la dignita e gli interessi dei suoi indiani contro la prepotenza dei conquistatori, ottenendo il decreto reale che esonerava i convertiti dal lavoro nelle miniere e dal pagamento dei tributi. Forgia e determina lo sviluppo economico di una terra desertica bruciata dal sole. Compie molti viaggi di esplorazione verso nord, fino al Rio Colorado, fornendo la prova scientifica del fatto che la California e una penisola. Da un calcolo approssimato per difetto delle sue spedizioni risulta un totale di 12.800 km. percorsi a cavallo attraverso il desertodi Sonora. Un'impresa gigantesca, i cui frutti sono le anime portate a Dio, la vita donata al deserto, la dignita riconosciuta agli indiani. Mori alla mezzanotte del 15 marzo 1711, a Magdalena, come era vissuto: "in pace e in poverta sul limitare di qualcosa di molto pi? grande" (P. Charles W. Polzer), mentre a Magdalena nasce il culto del Padre Kino fra i fedeli di Sonora, Arizona, Sinaloa, Chihuahua e Bassa California. Un culto che trasforma, da trecento anni, la devozione di Padre Kino a S. Francesco Saverio nell'omaggio degli Indios al Padre Pioniere della Pimeria Alta.La grande e profonda devozione popolare, tramandata per generazioni, trova fondamento scientifico agli inizi del nostro secolo, quando vengono ritrovati negli archivi di Citta del Messico i diari di Padre Kino, i "Favori celestiali di Gesu e di Maria Santissima" sperimentati nelle avventure della Pimeria. E' la storia della sua vita di missione, delle difficolta incontrate, delle instancabili esplorazioni compiute. Ne esce la figura di un gigante, mosso dalla fede e dall'amore, un uomo che lascia la sua impronta nella storia. Si comincia a ricercare il luogo della sua sepoltura, per onorarne i resti: e finalmente, dopo vari tentativi infruttuosi, il 19 maggio 1966 si localizza la tomba del Padre Kino nella citta di Magdalena e si da inizio ai lavori di costruzione del mausoleo e di trasformazione del luogo in piazza monumentale, inaugurati entrambi il 2 maggio 1971 alla presenza del Presidente del Messico, Luis Echeverria.Vengono intitolate a Padre Kino scuole, universita, ospedali; sorgono monumenti fin nei piccoli villaggi sperduti nel deserto, la citta di Tucson inaugura uno splendido bassorilievo in cui l'infaticabile pioniere e raffigurato insieme ad un indio Pima sullo sfondo del deserto. Si apre, nella cattedrale di Hermosillo, il processo di canonizzazione tuttora in corso, nel riconoscimento della chiara evidenza della santita di padre Kino, che aveva tra l'altro protetto lo Stato di Sonora dalle persecuzioni antireligiose del generale Calles dopo la prima guerra mondiale.

Chiocchetti Emilio[modifica | modifica wikitesto]

Chiocchetti Emilio (Moena, 20/09/1880 – , 27/07/1951), filosofo.

Vesti l?abito francescano ad Arco nel 1895. Intraprese a Trento gli studi teologici e il 5 luglio 1903 fu ordinato sacerdote. Due anni dopo venne mandato a Roma dove studio filosofia nel Collegio internazionale di S. Antonio. Nel 1908 ritorno nel Trentino e inizio ad insegnare filosofia a Rovereto nel Liceo dei Padri Francescani. Collaboro alla Rivista di filosofia neoscolastica e diresse la Rivista Tridentina. Nel 1910 si reco a Lovanio, dove frequento l?Universita e l?Istituto di S. Tommaso, e poi a Fulda, Bonn e, infine, a Vienna. Questo soggiorno nelle universita estere lo mise in contatto con le piu moderne correnti filosofiche. Rientrato a Rovereto nell?autunno 1912, riprese l?insegnamento della filosofia. Nel dicembre 1912 tenne a Trento cinque lezioni di filosofia che furono poi pubblicate nel saggio Trattenimenti filosofici, Tip. del Comitato Diocesano, Trento 1913, ma la sua opera maggiore fu La filosofia di Benedetto Croce, la cui prima edizione usci a Firenze, Libreria edit. Fiorentina, nel 1915. Durante la prima guerra mondiale il Chiocchetti fu internato per irredentismo a Schwaz, presso Innsbruck. Ritorno nel Trentino a guerra finita e riprese l?insegnamento scolastico a Cles. Il 30 aprile 1919 fece conoscenza personale con Benedetto Croce, venuto per la seconda volta a Trento. L?incontro tra i due filosofi avvenne nel Convento dei Francescani in via Grazioli. L?anno 1921, su invito di padre Agostino Gemelli, ando a Milano a continuare i suoi studi filosofici. Nel 1924 consegui la libera docenza in storia della filosofia moderna ed inizio ad insegnare presso l?Universita Cattolica. Nel 1931 fu nominato professore ordinario, ma l?anno successivo, colpito da encefalite, dovette lasciare la cattedra universitaria. Ritornato a Rovereto, insegno ancora filosofia nel Liceo dei Padri Francescani e prosegui i suoi studi e le pubblicazioni fino a pochi anni dalla morte, finch le condizioni di salute glielo consentirono. Vari suoi studi filosofici apparvero nella Rivista di filosofia neoscolastica. Tra le sue opere maggiori, oltre la ricordata Filosofia di Benedetto Croce, pubblico La filosofia di Giovanni Gentile, Societa edit. Vita e Pensiero, Milano 1922; La filosofia di Giambattista Vico, id., 1935; I Pragmatisti, ed. La Scuola, Brescia 1944, e alcuni importanti saggi sul pensiero filosofico e pedagogico di Antonio Rosmini. Necrologio e bibliografia essenziale a cura di P. ORAZIO DELL?ANTONIO in Studi Trentini di Scienze Storiche, XXX (1951), pp. 451-458; GIUSEPPE CONSOLATI, Bibliografia di P. Emilio Chiocchetti, filosofo trentino, Archivio dei Padri Francescani, Quaderno II, Tip. Saturnia, Trento 1968; GIOVANNI ROSSI, Emilio Chiocchetti e Rosmini, in Rosmini e il rosminianesimo nel Veneto, Padova 1970, pp. 379-385; ARMANDO VADAGNINI, P. Emilio Chiocchetti e il movimento cattolico trentino, in AAA, 1981, serie VI, vol. 21, pp. 33-46; AA.VV., L?interrogativo della filosofia. A trent?anni dalla morte di Chiocchetti, Centro di Cultura Antonio Rosmini, Quaderno n. 5 [Trento 1981]; GIANNI FAUSTINI, Padre Emilio Chiocchetti nella cultura trentina e nel mondo cattolico, in Mondo Ladino, VI (1982), n. 1-2, pp. 23-56, Istituto culturale ladino, Vigo di Fassa; P. RAFFAELE CENTI, Un filosofo francescano, P. Emilio Chiocchetti, in Civis, XIII (1989), n. 38, Biblioteca dei Cappuccini, Trento (Scritti di e su Emilio Chiocchetti, pp. 94-129 e 146-167).

Ciani Giovanni[modifica | modifica wikitesto]

Ciani Giovanni (, – , ), deputato al Parlamento di Vienna.


Ciriaco[modifica | modifica wikitesto]

Ciriaco (sconosciuto, Seconda meta del 400 – sconosciuto, Prima meta del 500), Vescovo di Trento.

Il vescovo viene nominato nel Dittico Uldariciano, ma non e stato possibile rintracciare altre notizie nelle fonti storiche.

Civettini Luciano[modifica | modifica wikitesto]

Civettini Luciano (Trento, 1967 – , ), artista.

Nasce a Trento nel 1967. Frequenta l'Istituto d'Arte Vittoria a Trento e l'Accademia di Belle Arti a Venezia. Esordisce nel 1989 con una mostra presso il centro sociale Mozart a Rovereto col gruppo Astil Kunst, che fin dal nome individua un proprio indirizzo lontano dalle etichette e dalle connotazioni artistiche troppo definite. A cominciare dal 1990 lavora come grafico e artigiano serigrafo.Nel 1993 espone alla rassegna No war- artisti trentini contro la guerra presso il Museo della Guerra di Rovereto. A partire dal 1996 l'attivita espositiva si intensifica, partecipa infatti all'Arte Fiera di Bologna e all'esposizione Oriente presso la Casa del Giorgione a Castelfranco Veneto. Nel 1998 espone con altri, tra cui Chia e Paladino, alla mostra Kunst aus Italien presso la Kunstverein di Gtersloh. I colori della poesia e il titolo di una personale inaugurata nel 1999 alla Galleria il Castello di Trento. Nello stesso anno pubblica un volume dedicato all'isola di Salina facente parte di una collana sulle isole Eolie, ideata dal gallerista ed editore Jesse, che coinvolge anche altri artisti come Paladino, e i tedeschi Helmut Sieverding e Hans Zimmerman. Il legame del lavoro dell'artista con la poesia e forte: pittura e scrittura poetica si intersecano e invadono i relativi ambiti. Suoi punti di riferimento sono Novelli, Paladino e De Maria. Nel 2000 espone a Lippstad presso la Deutsche Bank con la mostra Luciano Civettini Bilder Graphiken Bcher e a Sennestadt Der Garden Von Matisse. Nel 2001 viene invitato alla biennale della grafica Argealpe dove presenta tre acquerelli. In novembre espone una raccolta di lavori presso la galleria Spazio-arte a Rovereto.BibliografiaDegasperi F. (a cura di), Ad Oriente (cat. mostra), Castelfranco Veneto, Galleria del Teatro Accademico e Casa di Giorgione, 1996;Scudiero M. (testo di), Mostra personale "Strada dell'est" di Luciano Civettini (cat. mostra), Verona, Sede Car Due s.p.a.,1996;Forchini R. (a cura di), Tre piu tre (cat. mostra), Trento, Palazzo Pretorio, Rovereto, Palazzo Todeschi, 1997;Nicoletti G. (a cura di), Vedere attraverso il volto inatteso della montagna (cat. mostra), Wiesbaden, Hessisches Ministerium fr Wissenschaft und Kunst, 1997;Luciano Civettini - Lavori 1998-2001, Rovereto, Spazio Arte, 2001Boschiero N. (a cura di), Il deposito della Grazia e l'archivio di Nuova Scrittura, (cat. mostra), Rovereto, Archivio del '900, 2001

Claudia de' Medici[modifica | modifica wikitesto]

Claudia de' Medici (, – , ), arciduchessa d'Austria e contessa del Tirolo.


Claudiano[modifica | modifica wikitesto]

Claudiano (sconosciuto, Seconda meta del 300 – sconosciuto, Prima meta del 400), Vescovo di Trento.

Il nome di Claudiano figura nella "Passio Sancti Vigilii", l'opera scritta molto probabilmente intorno alla meta del VI secolo che ci fornisce notizie in merito al patrono della Chiesa trentina (1). Tuttavia la Passio designa Claudiano non come vescovo, ma come fratello di San Vigilio, sostenendo in particolare che egli (insieme all'altro fratello Magurio e all'altro sacerdote Giuliano) avrebbe accompagnato il santo durante il viaggio in Val Rendena nel 405, l'ultimo in quanto conclusosi col celebre martirio dello stesso Vigilio. Secondo altre autorevoli testimonianze, prima fra tutte quella di Francesco Lanzoni, studioso vissuto nel XX secolo, Claudiano rappresento il successore di Vigilio sulla cattedra di Trento e pertanto il quarto vescovo della serie. Il suo episcopato sarebbe dunque collocabile all'inizio del V secolo. Nel '700, l'abate roveretano Girolamo Tartarotti, nei suoi studi di storia del Trentino ebbe modo di approfondire le dinamiche che portarono all'avvento del cristianesimo nei nostri territori ed elaboro una sua personale congettura, secondo la quale Claudiano non sarebbe da annoverare nell'elenco dei vescovi di Trento. Egli formulo questa teoria partendo dal presupposto, per lui fondamentale, che la Passio Sancti Vigilii lo citava solamente come fratello germano di San Vigilio, unitamente con Magurio. In effetti il testo della "Vita di San Vigilio" rivela che "Vigilio, in compagnia degli uomini di Dio Claudiano e Magurio suoi fratelli, e del sacerdote Giuliano, prosegui il viaggio verso il luogo destinato." , ossia verso i paesi della Val Rendena che i tre compagni avevano incluso nel loro programma di evangelizzazione. Nondimeno, quest'ipotesi formulata dal Tartarotti oggi e stata praticamente svuotata di fondamento. Gli ultimi studiosi sono alquanto concordi nell'attribuire veridicita al catalogo Udalriciano, che inserisce il nome di Claudiano nella cronologia dei vescovi in qualita di successore di San Vigilio. Molto probabilmente, l'autore anonimo della "Vita di San Vigilio", sapendo con certezza che Claudiano era stato voluto proprio dal santo come continuatore della sua azione apostolica e che con il santo aveva intrapreso il viaggio decisivo, lo nomina come suo fratello. Va ricordato, per l'appunto, che il termine "fratello" aveva, presso le comunita cristiane alto medievali, in particolare nei primi secoli dopo Cristo, un'accezione assai piu ampia di quanto non abbia nel linguaggio comune dei giorni nostri, e si riferiva anche a legami particolari di amicizia nei quali valori ed ideali comuni venivano concordemente condivisi. Esso non si limitava, pertanto, ad identificare un semplice vincolo di parentela, ma sottintendeva una relazione piu profonda tra le persone. Note:1. Per informazioni piu dettagliate in merito alla Passio Sancti Vigilii, detta anche "Vita di San Vigilio", si puo fare confronto con quanto indicato nella biografia di San Vigilio, al 1.

Clemenziano[modifica | modifica wikitesto]

Clemenziano (sconosciuto, Verso la meta del 700 – sconosciuto, A cavallo tra il 700 e l'800), Vescovo di Trento.

Il vescovo viene nominato nel Dittico Uldariciano, ma non e stato possibile rintracciare altre notizie nelle fonti storiche.

Cobelli Giovanni[modifica | modifica wikitesto]

Cobelli Giovanni (, – , ), .


Cobelli Ruggero[modifica | modifica wikitesto]

Cobelli Ruggero (, – , ), .