Utente:ACB1974/Sandbox

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Quinto Martini nasce a Seano, vicino a Firenze, il 31 ottobre 1908. Figlio di contadini, è artista autodidatta. All'età di 18 anni, contatta Ardengo Soffici che vive in ritiro bucolico a Poggio a Caiano, vicino Seano, per presentargli alcuni suoi lavori. Grazie a questo incontro, Quinto Martini conosce l'arte contemporanea italiana ed europea e viene educato dalle opere di Cézanne, Degas, Rousseau, Picasso, degli italiani come Giorgio Morandi o Armando Spadini, dei cubisti e dei futursti.

Nel febbraio del 1927 partecipa alla mostra del "Selvaggio", su presentazione di Soffici che diviene suo mentore, dove espongono anche Mino Maccari, Carlo Carrà, Ottone Rosai, Giorgio Morandi, Achille Lega, Pio Semenghini, e lo stesso Soffici. La partecipazione a questa mostra segna il suo ingresso nella vita culturale ed artistica fiorentina.

Durante la leva a Torino (1928-29), Quinto Martini frequenta Felice Casorati, Cesare Pavese ed il Gruppo dei Sei Pittori interpreti di una cultura antifascista che guardava ai pittori francesci Cézanne e Manet. In questi anni conosce anche Carlo Levi, col quale stringerà un rapporto di stima ed amicizia. Tornato a Firenze, Quinto Martini prosegue nella pittura ma al tempo stesso concentrerà il suo interesse sulla scultura, arte con la quale si guadagna il favore della critica.

Nel 1934 presenta alla XIX Biennale di Venezia la "Ragazza seanese" in terracotta, sintesi della sua naturale predisposizione verso l'essenziale che lo porta ad una forma espressiva antiaccademica ed alla scelta di materiali poveri. Quinto Martini conserverà la stessa semplicità anche nei lavori in bronzo. Dal 1935, Martini partecipa a numerose manifestazioni artistiche italiane fra le quali tutte le edizioni della Quadriennale romana. Nel 1938 cura le prime mostre personali di scultura alla Galleria d'arte Firenze ed alla Galleria d'arte Cometa di Roma, entrambe presentate da Soffici. Critici come Giuseppe Marchiori, Aniceto Del Massa, Michelangelo Masciotta iniziano ad occuparsi di lui.

Nel 1943 espone al Lyceum di Firenze un'antologia dei dipinti dei "Mendicanti", tema al quale si era particolarmente dedicato nel decennio ’33 – ’43, ma dopo pochi giorni la mostra viene chiusa dalla autorità perchè considerata critica al regime. Poco tempo dopo Quinto Martini viene incarcerato con l'amico Carlo Levi. Dopo la liberazione ripara nei boschi del Chianti per sfuggire alla cattura dei tedeschi, e qui metterà per iscritto i ricordi della sua prigionia e quella del fratello dando vita al romanzo "I giorni sono lunghi", pubblicato nel 1957 con prefazione di Carlo Levi.

Dopo la guerra, Quinto Martini riprende con l'attività artistica e costituisce, nel 1947, il gruppo di artisti "Nuovo Umanesimo" insieme ad Ugo Capocchini, Emanuele Cavalli, Giovanni Colacicchi, Oscar Gallo e Onofrio Martinelli. Il loro "manifesto" dichiarerà la loro opposizione ad ogni idea di arte astratta. Oltre alle mostre personali, partecipa ad alcune collettive in Italia ed all'estero venendo riconosciuto soprattutto per l'opera scultorea.

Dal 1960 tiene la cattedra di scultura presso l'Accademia di Belle Arti di Firenze. Quinto Martini continua a scolpire, dipingere, e scrivere fino alla morte avvenuta il 9 novembre del 1990.