Utente:-Kali Yuga-/Mitologia polinesiana

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La mitologia polinesiana è l'insieme delle credenze religiose e dei miti appartenenti alla cultura dei popoli polinesiani. Essa è composta di un gran numero di miti e leggende su divinità, spiriti ed eroi. Alcune delle divinità sono elementi naturali personificati e non mancano gli eroi semidivini. Sebbene i miti abbiano un'origine comune, a causa della dispersione dei gruppi di colonizzatori polinesiani e del loro isolamento più o meno accentuato nel corso dei secoli si sono diversificati assumendo caratteristiche peculiari a seconda degli arcipelaghi e delle isole, ciò fa sì che malgrado i numerosi tratti in comune vi siano delle differenze anche significative nelle versioni dei vari miti. La sopravvivenza di questo grande patrimonio mitologico è stata garantita nel tempo dalla tradizione orale, poiché i cicli di leggende e i miti sono stati redatti in forma scritta solo dopo l'arrivo degli europei. Lo schema fondamentale che è alla base della mitologia polinesiana è simile nelle varie isole e prevede l'unione di un padre (il cielo) con una madre (la terra) i cui figli sono divinità, ognuna con la sua sfera d'influenza.

Pantheon[modifica | modifica wikitesto]

Polinesia centrale[modifica | modifica wikitesto]

Ad Opoa, sull'isola di Raiatea, nacque un importante centro religioso la cui classe sacerdotale si occupò di redigere una versione ufficiale della mitologia che coincide con quella di altre isole colonizzate in seguito da esploratori provenienti da Opoa. Il pantheon polinesiano comprende diverse divinità i cui nomi potrebbero essere quelli di antichi marinai umani divinizzati ed elevati al rango di creatori dai loro lontani discendenti. Tra essi vi sono Tane, dio dell'artigianato e delle foreste, che occupa una posizione di preminenza nel pantheon; Ro'o, dio della pace e dell'agricoltura; Tu, dio della guerra; Ta'aroa, dio del mare e della pesca; Ra'a, dio degli elementi atmosferici.

Ta'aroa fu successivamente elevato ad un rango superiore rispetto a quello degli altri dei da parte dei sacerdoti di Opoa che gli attribuirono il ruolo di creatore. Ciò avvenne dopo l'espansione polinesiana nelle remote isole del Pacifico; nelle mitologie delle isole più distanti, infatti, egli è considerato come divinità marina e non vi è traccia del suo primato sugli altri dei né della sua opera di creatore dell'universo, segno che tali isole furono colonizzate prima dell'introduzione di questa sorta di riforma religiosa; riforma che fu adottata anche nelle Isole Cook e nelle Tuamotu, su cui si diffuse grazie alla vicinanza a Raiatea.

Sempre da Opoa partì una seconda riforma che vide l'introduzione di una nuova divinità, 'Oro, figlio di Ta'aroa, che divenne il dio principale venerato al tempio di Taputapuatea. 'Oro ebbe una grande importanza a Raiatea al punto che veniva considerato la divinità suprema. L'introduzione del nuovo culto non fu subito accettata a Tahiti, dove però infine si radicò al punto che fu costruito un tempio a lui dedicato chiamato Taputapuatea in onore dell'omonimo tempio di Opoa. Come nel caso precedente anche questa divinità è sconosciuta nelle isole più remote perché gli esploratori che le colonizzarono partirono dalla Polinesia centrale molto prima che venisse introdotta. Solo a Rarotonga, dove il dio veniva chiamato Koro, fu in qualche modo recepita.

Isole Cook[modifica | modifica wikitesto]

Secondo i miti diffusi nelle Isole Cook e più precisamente ad Atiu e Mauke Te Tumu ("Sorgente") e Papa ("Fondamento terrestre") generarono Tane, dio della foresta e dei suoi prodotti oltre che degli uccelli; egli ebbe due figli, Rongo-ma-tane e Tu, rispettivamente dei della pace e della guerra. Secondo questa versione Tangaroa ricopre il ruolo di guardiano di ogni cosa, nonché protettore contro agenti atmosferici come i forti venti e i mari in tempesta.

A Rarotonga la genealogia divina è differente. Dall'unione di Te Tumu e Papa nacquero le divinità Tane, Rongo, Tu, Tangaroa e Ruanuku; tale schema proviene da Havai'i, luogo di origine dei primi colonizzatori dell'isola, e fu successivamente rielaborato dai sacerdoti di Opoa.

I miti di Mangaia vedono come protagonista Vatea (variante locale del tahitiano Atea) che al posto di Te Tumu sposa Papa e genera varie divinità, tra cui Tangaroa, Rongo, Tane e Tonga'iti; in questa versione del mito egli non è però padre di Tu. Rongo era originariamente connotato come una divinità pacifica legata all'agricoltura, specialmente nel contesto del pantheon tahitiano; a conferma di ciò vi è un antico mito secondo cui Vatea decise di dividere l'eredità tra i figli lasciando a Tangaroa tutto il cibo. Papa però si oppose perché a causa di un tabù tipicamente polinesiano che vietava alla madre di mangiare in compagnia del proprio primogenito non avrebbe potuto gustare nessuna pietanza riservata a quest'ultimo. Propose quindi che a Tangaroa fossero riservati i cibi di colore rosso, che nelle culture polinesiane è tradizionalmente associato all'idea di regalità. Vatea acconsentì e quando fu imbastito un banchetto vennero serviti a Tangaroa solo cibi rossi tra cui crostacei, taro, alcuni pesci e qualche noce di cocco mentre a Rongo spettò il resto del cibo disponibile, che gli fu deposto davanti fino a formare un mucchio talmente enorme che tutti i commensali si saziarono prima di riuscire a finirlo. Proprio quest'idea di sazietà a e abbondanza associata alla figura di Rongo suggerisce il suo legame con il mondo agricolo. Egli tuttavia assunse in seguito una connotazione non più agricola ma guerriera al punto che in suo onore venivano praticati sacrifici umani, con i corpi delle vittime che venivano poi gettati nei cespugli come offerta per placare la fame di Papa.

In seguito all'episodio del banchetto Tangaroa lasciò l'isola di Mangaia per la gelosia e Rongo assunse il ruolo di divinità preminente.

Tu, generalmente venerato come dio della guerra nelle altre mitologie polinesiane, a Mangaia era considerato un guerriero eroico che viveva nel sottosuolo e che aveva insegnato l'arte della guerra alla popolazione dell'isola, ma nonostante ciò Rongo restava la principale divinità guerresca. Altre divinità di Mangaia sono Tangiia e Motoro, presenti anche nella mitologia di Rarotonga anche se in veste di progenitori umani.

Miti sulla creazione[modifica | modifica wikitesto]

Tahiti[modifica | modifica wikitesto]

Secondo la mitologia tahitiana Ta'aroa, il Creatore di tutto, nacque da sé stesso e rimase seduto in un guscio a forma d'uovo di nome Rumia per un tempo lunghissimo. In quel periodo, detto po tinitini ("oscurità infinita") e po ta'ota'o ("oscurità impenetrabile") non esisteva nulla se non lo spazio sconfinato. Ta'aroa quindi ruppe il guscio e ne uscì, ponendosi in piedi sopra di esso, e lanciò richiami a cui però non rispose nessuno; decise perciò di tornare dentro a Rumia, in cui era racchiuso Tumu-iti ("strato inferiore"), un secondo guscio in cui giacque intorpidito per un altro periodo. Successivamente decise di uscire dal guscio, e con Tumu-iti costruì le fondamenta delle rocce e della terra, mentre con Rumia creò la volta celeste, che però era bassa e chiusa. Soffiò la propria essenza nelle rocce e nel suolo, personificandoli in Tumu-nui, che avrebbe dovuto svolgere il ruolo di marito; soffiò poi la propria essenza anche nel cielo, che fu personificato in Paparaharaha, con ruolo di moglie. Comandò quindi alle due entità di accostarsi, ma esse non obbedirono perché volevano mantenere il loro posto. Sotto Rumia vi era una completa oscurità, e in tale oscurità Ta'aroa creò o evocò diverse divinità tra cui Uru, Tu e Atea, poi nacquero i venti e gli astri. Ta'aroa creò le rocce, la terra e la sabbia e chiese aiuto a Tu, il grande artefice, per proseguire nella sua opera. Insieme crearono le radici e innalzarono la volta celeste tramite dei pilastri, lo spazio sotto di essa si allargò e fu chiamato Atea, dal nome dello spirito divino che lo pervase. Il mondo sotterraneo fu separato dalla terra e dallo spazio che furono allargati. Comparvero piante e animali. Le montagne con i loro corsi d'acqua furono personificate in Tu-mou'a; sul mare regnava Tino-rua, signore dell'oceano. Al di sotto di esso vi era Rua, l'Abisso, e al di sopra Atea, lo Spazio. La terra era Havai'i.

Dall'unione di Ta'aroa e di Atea, che inizialmente era di genere femminile, nacque Tane, che però era informe. Per plasmarlo con una forma ben definita furono convocate diverse coppie di artigiani esperti dotati di strumenti in pietra, i quali però rinunciarono intimoriti dalla grandezza di Atea. Fu quindi Atea ad assumersi questo compito e plasmò Tane in maniera tanto perfetta che egli assunse il ruolo di dio della bellezza. Divenne anche il dio degli artigiani grazie al potere che gli fu conferito da Ta'aroa. Ro'o, altra figura divina e messaggero di Tane, nacque invece da una nuvola.

Il primo uomo, Ti'i o anche Ti'i-ahu-one ("Ti'i plasmato con la terra"), fu creato da Ta'aroa con l'aiuto dell'artefice Tu. Sposò Hina, una dea figlia di Te Fatu ("Signore") e di Fa'ahotu ("Cominciare a formare"); quest'ultima in origine era di genere maschile, ma poi scambiò il proprio genere con Atea. La progenie del primo uomo e della sua sposa divina si unì in matrimonio con gli dei e generò a sua volta altri figli: quelli nati dal matrimonio con le divinità diventarono, secondo la leggenda, gli antenati delle classi sociali più elevate; quelli creati con rituali magici divennero i progenitori della plebe. Esistono altre versioni del mito: secondo una di queste, Ti'i creò una donna con la terra, la sposò e dalla relazione incestuosa tra lui e la figlia nata da questa unione ebbero origine gli uomini. Un'altra versione invece vede Ta'aroa unirsi in matrimonio con Hine-ahu-one ("Ragazza plasmata con la terra") e generare Ti'i.

Il mondo giaceva però immerso nell'oscurità poiché la volta celeste era troppo vicina alla terra. Il semidio Maui riuscì a sollevarla grazie all'intervento di Tane, permettendo così alla luce di entrare. Il sollevamento di Rumia, però, aveva sconvolto la posizione degli astri. Tane affidò quindi a Ra'i-tupua, che risiedeva nella Via Lattea, l'incarico di risistemarli, così il sole, la luna e le stelle tornarono al loro posto.

La prima terra emersa a essere creata era Havai'i, che i tahitiani facevano coincidere con Raiatea. Da essa nacquero altre terre, emerse una dopo l'altra prima a occidente e poi a oriente, quasi "evocate" dalla risacca, che nei canti tradizionali viene descritta come "tamburo dell'oceano". La prima isola a nascere in questo modo fu Vavau (Bora Bora), seguita da Tupai, Maurua, Mapiha'a, Putai e Papaiti a occidente; a oriente furono create Maiao-iti, le Tuamotu, le Marchesi e le Hawaii.

Il mito racconta anche di come il braccio di mare tra Havai'i-Raiatea e Tahaa fosse una lingua di terra emersa. Ad Opoa, importante centro spirituale di Raiatea, furono imposte delle restrizioni in occasione di una cerimonia religiosa. Tra queste prescrizioni vi era quella che proibiva agli esseri umani di uscire di casa prima della cerimonia. Tuttavia una fanciulla di nome Tere-he violò il tabù e si recò al fiume che scorreva poco lontano da casa per fare il bagno; gli dei la punirono facendola annegare e il suo corpo fu divorato intero da un'anguilla gigante. Tuttavia lo spirito della ragazza ne prese il controllo e nuotò fino al mare dove, in preda alla collera, distrusse le fondamenta della lingua di terra che univa le due isole, che andò alla deriva nuotando liberamente come un pesce. Tu vi salì sopra e la governò verso est e verso sud, e dai pezzi che si staccavano ebbero origine molte isole. Una volta tornato ad Havai'i, lasciò Tahiti senza divinità.

A questi eventi seguì un periodo di quiete piuttosto lungo per l'isola di Tahiti che vide fiorire la società e prosperare l'agricoltura. Tuttavia i capi temevano che la terra si staccasse nuovamente dalle fondamenta e che ricominciasse ad andare alla deriva proprio come avrebbe potuto fare un pesce[1]. Un guerriero di nome Tafa'i propose di colpire l'isola in modo da "tagliare i nervi del pesce" per immobilizzarlo per sempre, e insieme a molti altri guerrieri si diedero da fare per colpire ripetutamente il terreno con delle asce, invano. A questo tentativo seguì una preghiera di Tafa'i alle divinità del mare, del cielo e della luna, che però rimase senza risposta. Decise quindi di chiedere l'aiuto di Marere-nui, re dell'isola di Tupua'i, che gli chiese quali divinità lo avessero aiutato nella sua opera. Tafa'i rispose che le sue invocazioni erano rimaste inascoltate perché Tahiti non aveva dei. Marere-nui, dopo aver riflettuto, consegnò al guerriero un'ascia magica chiamata Te-pa-huru-nuima-te-vai-tau con cui finalmente fu possibile recidere i nervi del "pesce" Tahiti, spezzando addirittura una catena montuosa che correva lungo tutta l'isola e dando così origine all'istmo di Taravao.

Successivamente gli dei di Opoa si recarono a Tahiti trasportati dai venti terrorizzando gli abitanti che in preda al panico si rifugiarono tra le montagne, nelle caverne, andando incontro ad un periodo di stenti. Gli dei si stabilirono a Mo'orea e poi a Tautira, dove tiranneggiarono. La popolazione fuggì poiché gli dei esigevano la testa dei guerrieri, ma col tempo desistettero e si placarono, ascoltando le suppliche degli uomini che li imploravano di non annientarli. Dal centro di Tautira si diffusero in tutta Tahiti e gli uomini, vinto ogni timore, lasciarono i loro nascondigli sulle montagne per tornare alle proprie case dove ripresero a vivere normalmente; cominciarono quindi a erigere templi e a dedicarli ai nuovi dei.

Mangaia[modifica | modifica wikitesto]

Anche nella mitologia di Mangaia è presente il periodo di oscurità all'inizio del mondo, personificato nelle figure di Po-tangotango e Po-kerekere. L'interpretazione di questi nomi suggerisce che secondo le leggende l'oscurità regnasse ovunque nel mondo tranne che a occidente. Anche su quest'isola come a Tahiti è presente una versione del mito in cui il cielo si appoggiò sulle foglie dell'arrowroot conferendo loro la tipica forma e venendo poi sollevato da Ru-te-toko-rangi ("Ru che sollevò il cielo").

Raiatea[modifica | modifica wikitesto]

A Raiatea sono diffusi miti, a volte "rievocati" in rappresentazioni rituali, che riguardano la nascita degli astri tra cui le stelle della costellazione detta Pipiri-ma ("Le stelle gemelle dello Scorpione"). Secondo la leggenda, nei tempi antichi visse un pescatore che mangiò assieme alla moglie tutto il pesce che era riuscito a prendere lasciando i due figli senza cena. I ragazzini per dispetto uscirono di casa durante la notte e raggiunsero la cima di una montagna, e quando i genitori se ne accorsero li inseguirono e li implorarono di tornare a casa, senza riuscire a convincerli. Così quando i genitori cercarono di raggiungerli sulla vetta del monte i bambini si lanciarono in un balzo tanto potente da permettere loro di salire fino in cielo, diventando due stelle.

Samoa[modifica | modifica wikitesto]

La cosmogonia samoana pone Leai, ("il Nulla") all'origine di tutto.

Maui, il pescatore di isole[modifica | modifica wikitesto]

Illustrazione raffigurante Maui mentre cattura il sole

Una delle figure più importanti della mitologia polinesiana è quella di Maui. A lui si deve la nascita delle terre emerse che trasse dalle profondità oceaniche durante una battuta di pesca. Altre figure leggendarie di eroi-viaggiatori notevoli sono Rata, considerato lo scopritore di diverse isole della Polinesia centrale, Atiumuri, scopritore di Atiu, Ru, scopritore di Maupiti, Porapora e Havai'i, e Kupe, a cui è attribuita la scoperta della Nuova Zelanda.

Ogni arcipelago possiede una propria versione del racconto mitico.

Nuova Zelanda[modifica | modifica wikitesto]

Nella versione tramandata dal popolo Māori, Maui, figlio di Taranga, nacque da un feto abortito. Taranga aveva già partorito quattro figli maschi ma secondo la leggenda abortì il quinto e lo gettò nell'oceano avvolto in un panno. Il dio del mare Tangaroa ebbe pietà di lui, gli costruì un giaciglio con delle alghe e lo cullò con le sue onde finché non raggiunse la maturità. A quel punto Maui tornò a casa dei genitori guidato da Tangaroa, si introdusse nottetempo nella capanna dove dormivano i suoi fratelli e si sdraiò accanto a loro. Il mattino seguente Taranga guardando i figli si accorse che insieme a loro dormiva un estraneo; chiese a Maui chi fosse ed egli le raccontò di essere il suo quinto figlio, salvato dal dio del mare. Ella quindi lo riconobbe come il proprio ultimogenito e lo chiamò col nome di Maui-tiki-tiki-a-Taranga.

Successivamente Maui compì diverse grandi imprese. Rubò il fuoco alla divinità infernale Mahuika e lo portò agli uomini, insegnando loro come crearlo ogni volta che ne avessero bisogno. Catturò Ra, il sole, con una fune di capelli umani intrecciati e gli impose di percorrere più lentamente il proprio cammino nel cielo, donando agli uomini giornate più lunghe. Creò inoltre Irawuru, il primo cane (che nella versione diffusa nelle isole Tuamotu si chiama invece Ri), a partire dal proprio cognato: invidioso perché durante una battuta di pesca aveva avuto più successo di lui, una volta sbarcati lo schiacciò sotto la propria canoa per immobilizzarlo, gli tirò naso, orecchie e spina dorsale fino ad allungarli trasformandolo così in un cane.

Con il tempo i fratelli di Maui divennero invidiosi di lui e delle sue gesta al punto da proibirgli di partecipare ad una battuta di pesca insieme a loro. Egli entrò quindi nella stiva della loro canoa e si nascose sotto una stuoia per poi rivelare la propria presenza ai fratelli una volta al largo. Li convinse a raggiungere una zona particolarmente pescosa ignorando le loro proteste ma era sprovvisto di esche e i suoi fratelli si rifiutarono di condividere le loro. Così si colpì il naso fino a ferirsi e innescò sull'amo un grumo di sangue che ne uscì. Gettata la lenza in acqua si accorse che si era impigliata in qualcosa e la trasse in superficie al ritmo di un canto magico: si trattava di una parte del fondale oceanico che diventò l'Isola del Nord. Seguirono poi le Tonga, Rakahanga e le Hawaii, tutte pescate nello stesso modo.

Mangareva[modifica | modifica wikitesto]

Il mito della pesca delle isole tramandato dagli abitanti di Mangareva è sostanzialmente uguale a quello neozelandese sebbene sussistano delle differenze minori. Infatti nella versione di Mangareva Maui per salire di nascosto sull'imbarcazione dei fratelli si trasformò in un topo e scelse un rotolo di corda come nascondiglio, e al posto del sangue uscito dal suo naso usò come esca un orecchio che si tagliò.

Rakahanga[modifica | modifica wikitesto]

I miti di Rakahanga, "rievocati" tramite rituali che consistono in una sorta di rappresentazione teatrale, oltre a Maui vedono come protagonista anche Huku, originario di Rarotonga, che scoprì una sporgenza sul fondo dell'oceano durante una battuta di pesca. Tornando a Rarotonga fu colto da una tempesta a cui sopravvisse a malapena. Successivamente Maui (che in questa versione del mito viene ribattezzato "Maui l'ultimo") si recò in visita a Hine-i-te-papa (la "Signora degli Abissi") che viveva sul fondale oceanico prendendo accordi con lei e spiegandole cosa avrebbe dovuto fare il giorno seguente in occasione di una battuta di pesca che lui e i suoi fratelli avrebbero organizzato in quel luogo. L'indomani Maui tornò sul posto insieme ai fratelli "Maui il primo" e "Maui di mezzo" e gettò l'ancora vicino alla capanna di Hine-i-te-papa. Entrambi i fratelli lanciarono le loro lenze con esche diverse e Hine-i-te-papa agganciò due differenti pesci ai loro ami; quando essi chiesero a Maui l'ultimo di indovinare cos'avessero pescato egli vi riuscì senza problemi poiché i pesci erano quelli che aveva concordato con Hine-i-te-papa il giorno prima. Quando fu il suo turno la Signora degli Abissi attaccò all'amo la sporgenza vista da Huku ed egli, analogamente a quanto accade nelle altre versioni del mito, "pescò" la terraferma, riuscendo a mettervi piede. L'impresa creò però creò non pochi sconvolgimenti nelle correnti marine, facendo sì che i due fratelli cadessero in acqua e venissero risucchiati dai flutti scomparendo nell'oceano. Successivamente Huku tornò e vedendo che la sua scoperta era stata tratta in superficie e occupata da Maui ingaggiò con esso una battaglia durante la quale Maui spaccò in due l'atollo dando origine a Rakahanga e Manihiki.

Tahiti[modifica | modifica wikitesto]

La versione tahitiana del mito vede Maui compiere diverse imprese straordinarie ma a differenza delle altre mitologie non gli attribuisce la pesca di nessuna isola; è invece uno dei protagonisti dei miti relativi alla creazione.

Maui nacque da Ruahea, figlia di Ru, e da Hihi-ra ("Raggio di sole"). Da quest'unione nacquero cinque figli, tutti di nome Maui e distinti da un epiteto, e una figlia, Hina. L'ultimo figlio era prematuro e fu gettato nell'oceano, dove fu raccolto dagli dei del mare che mossi da pietà lo fecero crescere in una caverna di cristallo sul fondale marino. Gli spuntarono otto teste e pertanto fu chiamato Maui-Upo'o-varu ("Maui dalle otto teste"). Tutto questo secondo il mito avvenne nel remoto periodo in cui la volta celeste costituita da Rumia era ancora chiusa e il mondo era immerso nell'oscurità. A molti artigiani fu chiesto di alzare il cielo per permettere alla luce di entrare, ma tutti si ritirarono intimiditi dalla maestosità di Atea, dio dello spazio. Allora Ru tentò di sollevare il cielo al di sopra delle montagne, ma questo si appoggiò su di esse schiacciando le foglie dell'arrowroot che da quel momento hanno la loro caratteristica forma piatta; tuttavia Ru non riuscì nell'intento e anzi divenne addirittura gobbo per lo sforzo. Fu quindi la volta di Tino-rua, signore dell'oceano, ma anche in questo caso il tentativo fu vano. Fu Maui a capire come risolvere il problema: era necessario rimuovere i pilastri su cui poggiava Rumia e allentare la stretta di Atea sulla terra. Non riuscendoci chiese aiuto a Tane, che con strumenti fatti con gusci di molluschi e grandi tronchi usati a mo' di leva riuscì a staccare Atea dal suolo e a spingerlo in alto.

Le leggende tahitiane narrano di antichi progenitori deificati tra cui Ru (la cui figura potrebbe coincidere con lo stesso Ru che cercò invano di sollevare la volta celeste), un navigatore che scoprì diverse terre insieme alla sorella Hina.

Miti sugli antichi eroi[modifica | modifica wikitesto]

La mitologia polinesiana comprende un certo numero di racconti su eroi che pur essendo personaggi leggendari non avevano origini divine o semidivine. Questi antichi eroi erano marinai colonizzatori e tra essi vi erano Hema, Tafa'i, Vahieroa e il già citato Rata.

Tahiti[modifica | modifica wikitesto]

Le leggende narrano di un re chiamato Tumu-nui che viveva nella parte settentrionale di Tahiti. Egli aveva una sorella di nome Mamae-a-rohi che sposò l'eroe Vahieroa; la coppia ebbe un figlio che fu chiamato Rata. Tumu-nui inoltre diede in sposa la propria figlia a Tu-i-hiti, capo di un'isola remota, che dopo il matrimonio tornò in patria con la moglie. Ma poiché Tumu-nui soffriva molto per la mancanza della figlia decise di salpare alla volta dell'isola di Tu-i-hiti per convincerlo a trasferirsi a Tahiti con la moglie e per farlo armò una spedizione composta dai migliori equipaggi disponibili, affidando temporaneamente il potere al fratello 'Iore-roa. Durante il viaggio incontrò diversi mostri (in realtà fenomeni naturali personificati) e riuscì a superarne alcuni indenne, tuttavia una notte fu inghiottito insieme alle sue imbarcazioni da una tridacna gigante. A comunicare l'accaduto agli abitanti di Tahiti furono gli dei. Il reggente 'Iore-roa era intenzionato a recuperare i resti del fratello e armò anch'egli una spedizione insieme a Vahieroa, riuscendo a superare i vari avversari mostruosi grazie a dei sacrifici propiziatori che aveva effettuato prima di partire. Tuttavia una volta raggiunta la tridacna ne fu risucchiato con la sua nave; un'altra imbarcazione che era rimasta indietro riuscì a salvarsi e a fare ritorno in patria, avvisando la popolazione della nuova tragedia. Allora 'Iore-poto, 'Iore-mumu e 'Iore-vava, i tre fratelli superstiti di Tumu-nui e 'Iore-roa, tentarono altrettante spedizioni ma tutte si conclusero con lo stesso epilogo. Dato il vuoto di potere Rata divenne re, ma sua madre Mamae-a-rohi assunse il ruolo di reggente in sua vece e ordinò alla popolazione di restare a terra e di dedicarsi alle normali attività agricole e domestiche per permettere alle nuove generazioni di prendere il posto dei marinai deceduti durante le spedizioni. Seguì un periodo di prosperità durante il quale Rata crebbe a dismisura fino ad assumere dimensioni enormi. Quando Mamae-a-rohi decise di ritirarsi dal suo ruolo di reggente e di lasciare il potere al figlio ci furono dei grandi festeggiamenti con una battuta di caccia al cinghiale a cui avrebbero partecipato due squadre formate ciascuna da due rappresentanti dei quattro distretti in cui era diviso il regno. A Rata fu proibito di parteciparvi ma colto dall'entusiasmo del momento non seppe resistere e prese parte alla caccia parteggiando per una squadra e buttando a terra gli avversari che lo intralciavano, provocando la morte di alcuni di essi a causa della sua forza smisurata. Mamae-a-rohi lo rimproverò aspramente e partì per l'isola di Hiti-au-rereva insieme alla sorella per andare in visita alla figlia di quest'ultima.

Rata volle quindi riprendere le ricerche delle ossa dei dispersi e per farlo decise di costruire una nuova nave, ma gli alberi migliori erano già stati usati per le imbarcazioni delle precedenti spedizioni e dovette cercarne di adeguati nelle terre alte. Per farlo si recò in una foresta e abbatté un albero senza prima aver chiesto il permesso alle divinità tramite i riti tradizionali, e dopo averlo abbattuto tagliò i rami e lo lo scortecciò, ritirandosi successivamente per la notte. L'indomani tornò sul posto e scoprì che l'albero era miracolosamente intatto. Lo abbatté nuovamente e si nascose nelle vicinanze per cercare di capire chi fosse il responsabile dell'incredibile rigenerazione, e poco dopo giunsero numerosi spiriti dei boschi che si riunirono intorno all'albero caduto e intonarono un canto col quale fecero sì che i pezzi si ricomponessero magicamente. Vedendo che le sue fatiche erano state nuovamente vanificate Rata uscì furibondo dal nascondiglio e rimproverò gli spiriti, che gli risposero che non aveva il diritto di abbattere alberi appartenenti a qualche divinità senza prima chiedere il permesso. Rata fu costretto ad ammettere l'errore e fu così aiutato dagli stessi spiriti che gli costruirono una nave, la consacrarono a Ta'aroa che la benedisse con un acquazzone e la posero su un arcobaleno facendola scivolare su di esso per vararla nella laguna davanti alla casa di Rata. Fu armata una nuova spedizione e prima della partenza vennero effettuati i consueti rituali propiziatori; la nave partì e l'equipaggio arrivò finalmente all'immensa tridacna che emergeva parzialmente dalle acque. La nave si avvicinò al mostruoso mollusco che fece per inghiottirla ma prima che la valva superiore si chiudesse sull'imbarcazione come una gigantesca bocca i marinai usarono le loro lance per recidere il muscolo che teneva insieme le due valve con un'abile manovra. Così la tridacna rimase bloccata e immobile. All'interno del suo corpo furono rinvenute le ossa di Tumu-nui e degli altri capi, e perfino i corpi di Mamae-a-rohi e della sorella, che erano state inghiottite poco prima mentre tornavano a Tahiti da Hiti-au-rereva. Ma poiché erano morte da poco i loro corpi erano ancora caldi e per i sacerdoti fu possibile riportarle in vita con l'aiuto di Ta'aroa. I guerrieri staccarono la base della tridacna dal sostegno di corallo su cui era ancorata, facendola sprofondare nell'oceano. Rata tornò a Tahiti con la regina madre ancora in vita e con i resti dei membri delle precedenti spedizioni, che furono restituiti ai parenti, e in seguito partì nuovamente per eliminare altri mostri che rappresentavano un pericolo per i naviganti.

Isole Cook[modifica | modifica wikitesto]

Nelle isole Cook è diffuso il mito di Ru, che viveva ad 'Avaiki (Havai'i). Poiché la popolazione della sua isola stava aumentando eccessivamente decise di scegliere una stella dietro alla quale avrebbe trovato una nuova terra da colonizzare con la famiglia. Così preparò una spedizione a cui presero parte, oltre ai propri familiari, venti donne appartenenti a famiglie di rango elevato. La nave riuscì a superare indenne un vortice, una zona di mare resa pericolosa da rocce affioranti e una tromba d'aria anche grazie a Ru che incoraggiò gli uomini dell'equipaggio ricordando loro il suo status di condottiero e la sua esperienza. Tuttavia giunse una tempesta e a causa del cielo nuvoloso divenne impossibile seguire la stella prescelta; dopo tre giorni e tre notti di maltempo Ru invocò l'aiuto di Tangaroa, chiedendo che la divinità dell'oceano spazzasse via le nubi per consentirgli di vedere le stelle e poter giungere così a destinazione. Il dio intervenne e l'equipaggio poté riprendere il viaggio verso sud-ovest, giungendo ad Aitutaki, che secondo il mito era originariamente ancorata al fondale marino tramite una liana che le impediva di andare alla deriva. Anche in questo caso le leggende vengono rievocate tramite rappresentazioni pubbliche.

Dopo Ru fu la volta di altri antichi navigatori. Te Erui salpò a bordo di una nave a nessuna delle cui parti, contrariamente alle usanze polinesiane, aveva dato il nome di una divinità. Questo attirò su di lui la cattiva sorte e nonostante il viaggio fosse stato intrapreso nella stagione più propizia la spedizione si imbatté in un uragano che danneggiò la nave. Tornato in patria, Te Erui costruì un'altra imbarcazione, dando ai due alberi i nomi di Tangaroa e di Rongo, e così facendo poté viaggiare senza problemi. Arrivato ad Aitutaki incontrò i discendenti di Ru che gli impedirono di sbarcare, intimandogli di cercarsi un'altra isola, ma egli non si diede per vinto e approdò ugualmente, uccidendo molti nemici. A colpi d'ascia praticò un'apertura nella scogliera corallina che circonda l'isola creando un ampio passaggio[2].

Successivamente ad Aitutaki giunse Ruatapu, a cui si attribuisce l'introduzione della palma da cocco e della Gardenia taitensis. Secondo la leggenda, il luogo in cui per la prima volta egli piantò questo fiore porta ancora il nome di Tiaré, che è il nome locale della pianta. Ruatapu strinse relazioni amichevoli col capo dell'isola, Taruia, ma era intenzionato a usurpargli il potere. Per suscitare la sua curiosità iniziò a raccontargli di tutte le cose meravigliose che aveva visto durante i suoi viaggi e lo convinse ad intraprendere a sua volta viaggi simili, offrendosi di accompagnarlo. Prepararono quindi una spedizione ma Ruatapu partì di proposito prima che Taruia fosse pronto e nonostante quest'ultimo lo avesse pregato di aspettarlo non lo fece, promettendogli di precederlo a Rarotonga e di accoglierlo al suo arrivo sulla spiaggia. Raggiunto un piccolo isolotto nelle vicinanze, Ruatapu si fermò ad aspettarlo e non appena lo vide arrivare rovesciò la propria canoa. Taruia lo raggiunse e Ruatapu lo pregò di aspettarlo, ma similmente a come si era sentito rispondere poco prima Taruia gli promise che lo avrebbe preceduto a Rarotonga e che lo avrebbe aspettato sulla spiaggia, dopodiché partì. Quando fu abbastanza lontano, Ruatapu raddrizzò l'imbarcazione, fece ritorno ad Aitutaki e si proclamò nuovo capo dell'isola. Taruia giunse invece a Tongareva (più nota come Penrhyn) e vi si stabilì; il suo nome è ancora presente negli alberi genealogici delle dinastie locali.

Secondo i miti indigeni l'isola di Atiu fu scoperta e popolata da navigatori di origine divina figli di Tangaroa; essi erano tre fratelli di nome Mariri, Atiu-mua e Atiu-muri; fu Mariri a dare un nome all'isola chiamandola 'Enua-manu, che significa "Terra degli insetti", poiché non vi erano esseri umani. Successivamente il nome fu cambiato in onore di Atiu-mua.

Anche gli abitanti di Mauke si attribuiscono lontane origini mitiche tramite legami con i figli di Tangaroa: secondo le leggende l'isola fu scoperta da un progenitore di nome Uke, la cui figlia sposò un figlio di Atiu-mua.

Nela mitologia di Rarotonga sono presenti miti su personaggi eroici, tra cui spicca 'Ui-te -rangiora. Egli salpò verso sud e vide una serie di terre lontane e fenomeni sconosciuti tra cui alcuni descritti come dei lunghi capelli che galleggiavano sull'acqua, una strana schiuma bianca che ricopriva il mare, animali mai visti prima che si tuffavano tra i flutti, un tratto di oceano perennemente al buio e dei grandi scogli bianchi.

Miti sugli antichi colonizzatori[modifica | modifica wikitesto]

Diverse isole hanno in comune delle leggende riguardanti un antico popolo di colonizzatori mitici che le abitava prima dell'arrivo dei progenitori degli abitanti attuali.

Samoa[modifica | modifica wikitesto]

I miti delle Samoa parlano di un antico popolo di esseri umani originatisi sul posto a partire dai vermi nati da una liana in putrefazione.

Isole della Società[modifica | modifica wikitesto]

Nelle Isole della Società sono diffusi miti riguardanti una popolazione primitiva, i Manahune.

Tahiti[modifica | modifica wikitesto]

Dopo la nascita di Tahiti da uno dei pezzi staccatisi dall'isola galleggiante guidata da Tu, il quale poi tornò a Raiatea lasciando le nuove terre senza divinità, sull'isola si stabilì una popolazione primitiva, anche in questo caso chiamata Manahune. Nessuna delle famiglie di alto lignaggio dei secoli successivi fece risalire ai Manahune la propria origine, il che denota la loro mancanza di nobiltà nell'immaginario dei polinesiani dell'epoca. Il nome di questa antica popolazione divenne sinonimo di "plebeo" e caratterizzò l'isola al punto che venne chiamata anche Tahiti-manahuna, ossia "Tahiti priva di capi di sangue reale e di dei".

Hawaii[modifica | modifica wikitesto]

Secondo questa versione del mito l'arcipelago delle Hawaii era anticamente abitato da un popolo di nani chiamati Menehune, versione che è associata a una leggenda su un capo di nome Hawai'i-loa.

Mangaia[modifica | modifica wikitesto]

I miti di Mangaia sull'origine dei primi colonizzatori differiscono molto da quelli di altre isole; secondo la tradizione essi erano infatti i figli nati dall'unione di Rongo con sua figlia ed erano già presenti sull'isola quando essa emerse dal mondo sotterraneo di 'Avaiki.

Altri miti[modifica | modifica wikitesto]

Rarotonga[modifica | modifica wikitesto]

Secondo il mito, il nome originario di Rarotonga era Nuku-tere ("Isola fluttuante") poiché galleggiava muovendosi secondo le correnti; la dea Ari si tuffò in mare e la assicurò ancorandola al fondale con una liana.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Nelle culture polinesiane le isole sono spesso considerate dei pesci (si vedano ad esempio i miti relativi alla "pesca" delle isole) tant'è che alle parti di un'isola potevano essere associate quelle di un pesce anche quando la somiglianza non era per nulla evidente: un promontorio poteva rappresentare una pinna o la testa e così via. I pezzi di terra staccatisi dall'isola alla deriva governata da Tu che furono poi all'origine di varie altre isole nel mito vengono paragonati a diverse parti anatomiche di un pesce.
  2. ^ Il passaggio, realmente esistente, è di dimensioni tali da consentire il transito anche ad imbarcazioni moderne di generose dimensioni; questa origine mitica è un motivo d'orgoglio per gli abitanti dell'isola, che è una delle poche nell'arcipelago a poter godere di simili collegamenti navali.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Peter Buck, I Vichinghi d'Oriente. Le migrazioni dei Polinesiani, 1938.