Trattato di Bytom e Będzin

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Trattato di Bytom e Będzin
Jan Zamoyski prende prigioniero Massimiliano III d'Austria
Firma9 marzo 1589
LuogoBytom e Będzin
Parti Confederazione polacco-lituana
Monarchia asburgica
Mediatori Ippolito Aldobrandini
Firmatari Jan Zamoyski
Andrzej Opaliński
Hieronim Rozdrażewski
Stanisław Gostomski
Janusz Ostrogski
Guglielmo di Rosenberg
Stanislav Pavlovský
Ratificatori Sigismondo III Vasa
Rodolfo II d'Asburgo
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Il trattato di Bytom e Będzin (in polacco traktat bytomsko-będziński) fu un trattato siglato il 9 marzo 1589 tra la Confederazione polacco-lituana e la Monarchia asburgica a seguito della guerra di successione polacca del 1587-1588.

Dopo la decisiva sconfitta nella battaglia di Byczyna nel gennaio 1588, l'arciduca Massimiliano III d'Austria fu preso prigioniero dal grande atamano Jan Zamoyski[1] e susseguentemente tenuto ostaggio per oltre un anno, prima a Krasnystaw e poi a Zamość.[2] La sua lunga prigionia fu dovuta alle manovre politiche di Zamoyski, che intendeva utilizzare l'arciduca come pedina di scambio per ottenere condizioni più vantaggiose nelle trattative con gli Asburgo.[3]

I negoziati tra Polonia a Austria si tennero nelle cittadine slesiane di Będzin e Bytom, villaggi adiacenti ma allora situati su lati opposti della frontiera polacco-asburgica. Ciascuna delle due delegazioni si mantenne sempre sul proprio lato del confine (Bytom per gli austriaci e Będzin per i polacchi) e gli incontri si svolgevano presso il confine stesso.[4] La delegazione polacca era guidata dal grande atamano Jan Zamoyski, dal gran maresciallo Andrzej Opaliński, dal vescovo di Włocławek Hieronim Rozdrażewski, dal voivoda di Rawa Stanisław Gostomski e dal voivoda di Volinia Janusz Ostrogski.[5] La delegazione austriaca era invece guidata dal vescovo di Olomouc Stanislav Pavlovský e dal burgravio supremo Guglielmo di Rosenberg.[6] Vi prese inoltre parte come mediatore il cardinale Ippolito Aldobrandini (futuro papa Clemente VIII) in qualità di rappresentante della Santa Sede.[5][6]

Il trattato fu firmato il 9 marzo 1589.[7] Grazie all'ostaggio in loro possesso, i polacchi riuscirono a strappare numerose concessioni agli Asburgo:[7] Massimiliano avrebbe rinunciato alla corona polacco-lituana; l'imperatore Rodolfo II avrebbe promesso di non stringere alleanza con la Moscovia e la Svezia e di non intromettersi nella politica interna polacca nei futuri periodi di interregno;[7] la Confederazione e l'Austria avrebbero stretto un "legame eterno di pace e amicizia", proibendo future dichiarazioni di guerra;[7] il castello di Lubowla, occupato a inizio conflitto da Massimiliano, sarebbe stato restituito alla Polonia.[5]

Tutte le condizioni del trattato furono rispettate eccetto una: Massimiliano promise infatti che avrebbe formalmente rinunciato alle sue pretese sul trono polacco solo quando avesse lasciato il territorio della Confederazione;[8] tuttavia una volta rientrato a Vienna, Massimiliano ritrattò la propria rinuncia, proclamandosi nuovamente come legittimo sovrano. Questa rivendicazione non ebbe tuttavia grande seguito e non ci furono altre significative tensioni tra la Confederazione e gli Asburgo. L'arciduca rinunciò definitivamente alle proprie pretese solo nel 1598.[5][8][9]

Rilevanza storica

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Secondo lo storico polacco Władysław Konopczyński il trattato fu "un accordo onorevole [...] che garantì per lunghi anni a venire la pace tra Polonia e Asburgo".[5] Anche Sławomir Leśniewski fa notare che questo trattato condusse a ottime relazioni polacco-austriache per oltre un secolo, indicando come anche il soccorso portato dalle truppe polacche durante l'assedio di Vienna del 1683 sia stata una delle conseguenze di questi buoni rapporti, e aggiunge che fu inoltre fondamentale per aumentare il prestigio internazionale della Confederazione.[9]

  1. ^ Leśniewski 2008, p. 113.
  2. ^ Leśniewski 2008, p. 115.
  3. ^ Leśniewski 2008, pp. 115-116.
  4. ^ (PL) Urszula Augustyniak, Historia Polski, 1572–1795, Wydawnictwo Naukowe PWN, 2008, p. 594, ISBN 978-83-01-15592-6.
  5. ^ a b c d e (EN) Marian Biskup, The History of Polish Diplomacy: X – XX C., Sejm Publishing Office, 2005, p. 184, ISBN 978-83-7059-708-5.
  6. ^ a b Leśniewski 2008, p. 116.
  7. ^ a b c d Leśniewski 2008, p. 117.
  8. ^ a b (EN) Paweł Jasienica, The Commonwealth of Both Nations: Silver age, American Institute of Polish Culture, agosto 1987, p. 111, ISBN 9780870523946.
  9. ^ a b Leśniewski 2008, pp. 117-118.

Voci correlate

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Collegamenti esterni

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