Spessartina

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Spessartina
Classificazione Strunz9.AD.25
Formula chimicaMn3Al2(SiO4)3
Proprietà cristallografiche
Gruppo cristallinomonometrico
Sistema cristallinocubico
Classe di simmetriaesacisottaedrica
Parametri di cellaa=11,62 Å
Gruppo puntuale4/m 3 2/m
Gruppo spazialeI a3d
Proprietà fisiche
Densità4,19 g/cm³
Durezza (Mohs)7- 7½
Coloreda brunastro a rosso
Lucentezzavitrea o resinosa
Opacitàtrasparente o traslucido
Strisciobianco
Si invita a seguire lo schema di Modello di voce – Minerale

La spessartina è un minerale appartenente al gruppo del granato.

È una varietà dei granati insieme all'almandino e al piropo (conosciuta anche con l'acronimo "piralspite") della quale costituisce l'estremo contenente manganese; l'almandino è l'estremo che contiene ferro, mentre il piropo è l'estremo che contiene magnesio[1]. Spessartina, almandino e piropo fanno parte dei così detti "Granati alluminosi".

Se associata al piropo, la spessartina dà il granato malaya, varietà dal colore arancio ambrato che si estrae in un'unica località dell'Africa orientale, fra il Kenya e la Tanzania, dove fu trovato originariamente.

La spessartina prende il suo nome dallo Spessart, regione collinosa della Germania, fra la Baviera nord-occidentale e la parte meridionale dell'Assia, dove, verso la metà del secolo XIX, la pietra fu rinvenuta per la prima volta.

Morfologia[modifica | modifica wikitesto]

Le classi di simmetria dei cristalli sono la rombododecaedrica e l'ottaedrica, spesso in combinazione tra di loro. Occasionalmente si può osservare anche l'esacisottaedrica.

Origine, caratteristiche e giacitura[modifica | modifica wikitesto]

Si trova facilmente in skarn (rocce carbonatiche metasomatizzate per metamorfismo di contatto) e depositi ricchi in manganese, associata a rodonite e ossidi di manganese.

La spessartina è una gemma idiocromatica, ossia una pietra preziosa che deve il suo colore a un elemento cromoforo presente nella sua struttura cristallina. Il suo tipico color arancio brillante - che è anche il più ricercato - è dato dal manganese. Rossi più profondi e bruni rossastri si hanno quando la presenza del ferro (granato almandino) le conferisce in parte il suo colore. A volte si trovano esemplari con una tinta brunastra simile al cioccolato, che dà alla pietra una sfumatura color arancio bruciato.

La spessartina possiede il più alto indice di rifrazione (1810) dopo il diamante, lo sfene, lo zircone e il demantoide.

Essendo una gemma di Tipo II, può presentare piccole inclusioni visibili ad occhio nudo; tuttavia esistono esemplari eye clean, ossia puri all'occhio ad una distanza di osservazione di 15 cm.

Località di rinvenimento[modifica | modifica wikitesto]

Pegmatite con cristallo di spessartina della Val Codera

Sebbene la pietra, come si è detto, sia stata trovata originariamente in Germania, nella regione collinosa dello Spessart (ma poco tempo dopo anche nelle miniere di Rutherford, in Virginia, USA), giacimenti di spessartina si trovano oggi in molte parti del mondo (Australia, Brasile, Kenya, Madagascar, Mozambico, Pakistan, Sri Lanka, Tanzania e Zambia). Le miniere più importanti sono però ubicate soprattutto in Nigeria e in Namibia.

Nel 1991 fu scoperta la varietà in assoluto più pregiata di questa pietra, il granato mandarino, così detto per le sue bellissime e vivaci sfumature aranciate, denominato anche spessartina Kunene, dal nome del fiume che segna il confine tra Namibia e Angola, dove fu rinvenuto per la prima volta. Il granato mandarino si distingue dalla spessartina vera e propria per le inclusioni e le venature che gli conferiscono un aspetto più "caramelloso". Un'ulteriore varietà, già conosciuta e apprezzata dai Romani, dai Greci e dagli antichi Indiani, è il granato essonite, molto pregiato e dal bel colore arancio-cannella.

Commercializzazione[modifica | modifica wikitesto]

Le gemme tagliate non sono mai di notevoli dimensioni e superano raramente il peso di 5 carati. La spessartina non necessita di alcun tipo di trattamento (riscaldamento, irradiazione ecc.) per migliorarne la lucentezza o il colore. Il prezzo, per quanto riguarda i migliori esemplari disponibili sul mercato, può raggiungere i 1000 dollari al carato.

Galleria d'immagini[modifica | modifica wikitesto]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ John W. Anthony, Richard A. Bideaux, Kenneth W. Bladh, Monte C. Nichols, Handbook of Mineralogy (PDF), Chantilly, VA 20151-1110, Mineralogical Society of America.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Gavin Linsell, Die Welt der Edelsteine, (voce Spessartin, pp.258-263). Juwelo Deutschland GmbH Ed., Berlin, 2014.
  • Speranza Cavenago - Bignami Moneta, Manuale di gemmologia. Introduzione allo studio delle pietre preziose ornamentali, etc. Milano, Hoepli, 2017.
  • Cesare Conci, Vincenzo De Michele, Pietre dure e pietre preziose, De Vecchi, Firenze, 2018.

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