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Renato Begnoni si forma all’[[Accademia Cignaroli | Accademia Gian Bettino Cignaroli] a Verona dove studia pittura e, ancora prima di terminare gli studi, inizia a lavorare come assistente fotografo a Verona. Nel 1985 vince la borsa di studio della Fondazione Bevilacqua La Masa di Venezia e nel 2002 vince il Premio Friuli Venezia Giulia Fotografia. Dal 1986 inizia la sua carriera professionale nel campo della fotografia di architettura, di still-life, di reportage e di ritratto <ref>{{Cita | Giromini 2006 | p. 21}}.</ref>. |
Renato Begnoni si forma all’[[Accademia Cignaroli | Accademia Gian Bettino Cignaroli] a Verona dove studia pittura e, ancora prima di terminare gli studi, inizia a lavorare come assistente fotografo a Verona. Nel 1985 vince la borsa di studio della Fondazione Bevilacqua La Masa di Venezia e nel 2002 vince il Premio Friuli Venezia Giulia Fotografia. Dal 1986 inizia la sua carriera professionale nel campo della fotografia di architettura, di still-life, di reportage e di ritratto <ref>{{Cita | Giromini 2006 | p. 21}}.</ref>. |
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== La tecnica == |
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Per produrre le sue opere l’artista usa una tecnica mista <ref>{{Cita | Del Vescovo 2017 | p. 10}}</ref>. che sta tra fotografia e pittura in quanto egli colora alcune zone delle sue stampe fotografiche solo con tecniche analogiche e mai digitali <ref>{{Cita | Giromini 2006 | p. 21}}</ref>. Già nei primi anni dopo l’invenzione della fotografia i fotografi colorano le stampe fotografiche ma l’artista personalizza questa antica usanza con una metodologia personale in quanto usa i [[pigmenti]] dei colori a tempera oppure le [[matite colorate]] polverizzandone i pigmenti direttamente sulle stampe “fissando [i pigmenti sulla] superficie colorata a piccole zone” <ref>{{Cita | Zannier 1999 | p. 51}}</ref> facendo diventare ogni [[stampa fotografica]] un’opera unica <ref>{{Cita | Zannier 1999 | p. 51}}</ref>. Negli anni ‘90 e inizi 2000 <ref>{{Cita | Meneguzzo 2014 }}</ref> la stampa avviene su supporti [[Cibachrome | Ilfochrome]] di grande formato <ref>{{Cita | Scimè 2003 | p. 99}}</ref> e a partire dagli anni ‘10 del 2000 il supporto che sceglie è la carta cotone. |
Per produrre le sue opere l’artista usa una tecnica mista <ref>{{Cita | Del Vescovo 2017 | p. 10}}</ref>. che sta tra fotografia e pittura in quanto egli colora alcune zone delle sue stampe fotografiche solo con tecniche analogiche e mai digitali <ref>{{Cita | Giromini 2006 | p. 21}}</ref>. Già nei primi anni dopo l’invenzione della fotografia i fotografi colorano le stampe fotografiche ma l’artista personalizza questa antica usanza con una metodologia personale in quanto usa i [[pigmenti]] dei colori a tempera oppure le [[matite colorate]] polverizzandone i pigmenti direttamente sulle stampe “fissando [i pigmenti sulla] superficie colorata a piccole zone” <ref>{{Cita | Zannier 1999 | p. 51}}</ref> facendo diventare ogni [[stampa fotografica]] un’opera unica <ref>{{Cita | Zannier 1999 | p. 51}}</ref>. Negli anni ‘90 e inizi 2000 <ref>{{Cita | Meneguzzo 2014 }}</ref> la stampa avviene su supporti [[Cibachrome | Ilfochrome]] di grande formato <ref>{{Cita | Scimè 2003 | p. 99}}</ref> e a partire dagli anni ‘10 del 2000 il supporto che sceglie è la carta cotone. |
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== La ricerca artistica e il linguaggio fotografico == |
== La ricerca artistica e il linguaggio fotografico == |
Versione delle 12:06, 2 apr 2021
Renato Begnoni (Villafranca di Verona, 12 febbraio 1956) è un fotografo e artista italiano conosciuto grazie al suo lavoro di ricerca artistica in campo fotografico, alle numerose pubblicazioni editoriali in ambito artistico e commerciale ma soprattutto grazie alle numerose mostre collettive e personali nazionali e internazionali a cui ha partecipato a partire dalla metà degli anni ‘90 [1]
La formazione
Renato Begnoni si forma all’[[Accademia Cignaroli | Accademia Gian Bettino Cignaroli] a Verona dove studia pittura e, ancora prima di terminare gli studi, inizia a lavorare come assistente fotografo a Verona. Nel 1985 vince la borsa di studio della Fondazione Bevilacqua La Masa di Venezia e nel 2002 vince il Premio Friuli Venezia Giulia Fotografia. Dal 1986 inizia la sua carriera professionale nel campo della fotografia di architettura, di still-life, di reportage e di ritratto [2].
La tecnica
Per produrre le sue opere l’artista usa una tecnica mista [3]. che sta tra fotografia e pittura in quanto egli colora alcune zone delle sue stampe fotografiche solo con tecniche analogiche e mai digitali [4]. Già nei primi anni dopo l’invenzione della fotografia i fotografi colorano le stampe fotografiche ma l’artista personalizza questa antica usanza con una metodologia personale in quanto usa i pigmenti dei colori a tempera oppure le matite colorate polverizzandone i pigmenti direttamente sulle stampe “fissando [i pigmenti sulla] superficie colorata a piccole zone” [5] facendo diventare ogni stampa fotografica un’opera unica [6]. Negli anni ‘90 e inizi 2000 [7] la stampa avviene su supporti Ilfochrome di grande formato [8] e a partire dagli anni ‘10 del 2000 il supporto che sceglie è la carta cotone.
La ricerca artistica e il linguaggio fotografico
La genesi delle opere
Note
- ^ Zannier 1999, p. 51.
- ^ Giromini 2006, p. 21.
- ^ Del Vescovo 2017, p. 10
- ^ Giromini 2006, p. 21
- ^ Zannier 1999, p. 51
- ^ Zannier 1999, p. 51
- ^ Meneguzzo 2014
- ^ Scimè 2003, p. 99
Bibliografia
- Italo Zannier, “Renato Begnoni. Il mio archivio”, in Fotostorica, n. 3/4, Treviso, Canova, aprile 1999, pp. 50-51.
- Ferruccio Giromini, "Con i miei occhi", in FOTO-Graphia, n. 120, Milano, Stampa Arti Grafiche Salea, anno XIII aprile 2006, pp. 21.
- Dino del Vescovo, Speciale Nikon Photography, n. 8, Cernusco sul Naviglio, Sprea, aprile 2017, pp. 10-11.
- Giuliana Scimè, Il fotografo, mestiere d’arte, Milano, Il Saggiatore, febbraio 2003, pp. 98-99.
- * Vera Meneguzzo, larena.it, L’Arena di Verona, 5 giugno 2014, https://www.larena.it/argomenti/cultura/begnoni-tende-una-mano-vera-al-dolore-natura-in-sospeso-tra-ispirazione-e-palco-1.3100110?refresh_ce . URL consultato il 02/04/2021.
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