Smaragdo

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Smaragdo (... – 611) patrizio bizantino, fu nominato per due volte esarca di Ravenna, nei periodi (585-589) e (603-608?).

Talvolta è riportato nei documenti col nome di Smeraldo.

Biografia

Primo mandato

La sua carriera politica iniziò nell'anno 585, quando l'imperatore bizantino Maurizio I (582-602) lo inviò nella penisola per governare Ravenna in qualità di esarca imperiale, dopo aver stabilito il riordinamento amministrativo dell'Esarcato d'Italia. Viene citato per la prima volta nell'Epistola 3 di Papa Pelagio II del 585/586. Nel 585, strinse una tregua di tre anni con Autari, re dei Longobardi.[1]

Si rivelò ben presto un esarca dal temperamento forte e deciso; è ricordato, in particolare, per la sua crudeltà nei confronti degli aderenti alla controversia dei Tre Capitoli, guidati da Severo patriarca di Aquileia; nel 586/587 Smaragdo arrestò Severo, tre vescovi scismatici istriani e il defensor della chiesa di Grado, che vennero costretti con la violenza a rinnegare le proprie credenze ereticali.

La colonna di Foca, eretta nel foro romano

Gli eccessi di Smaragdo continuarono tanto da indurre Maurizio I a richiamarlo in patria nel 589. Secondo Paolo Diacono, fu sostituito con l'esarca Romano; tuttavia un'iscrizione rinvenuta negli ultimi decenni attesta che il 31 marzo 589 era esarca un certo Giuliano, e ciò ha permesso di stabilire che nell'intervallo di tempo tra il richiamo di Smaragdo e l'arrivo di Romano in Italia fu esarca il già citato Giuliano, che fu esarca comunque per pochi mesi.

Secondo mandato

In seguito agli insuccessi dell'esarca Callinico contro i Longobardi, questi fu sostituito da Smaragdo, che ritornò dunque in Italia tra il 602 e il 603. Secondo alcuni studiosi, sarebbe stato l'imperatore bizantino Foca (602-610), che ascese al trono assassinando Maurizio I in un momento critico per Bisanzio, a inviare di nuovo Smaragdo a governare Ravenna; non si può escludere però la possibilità che Smaragdo fosse stato inviato in Italia da Maurizio nel 602, prima del suo assassinio.[2] Smaragdo, non potendo contare sull'invio di rinforzi dall'Oriente in quanto l'Impero era impegnato in una difficile guerra contro la Persia, fu obbligato giocoforza a stringere una tregua con i Longobardi nel 603, che fu rinnovata fino al 605; quando poi, alla scadenza della tregua, i Longobardi conquistarono Bagnoregio e Orvieto in Toscana, Smaragdo si risolse a rinnovare la tregua per un anno e poi ancora per altri tre anni.[3] Nel 609 la tregua fu rinnovata per un altro anno: Agilulfo inviò Stabiliciano a Costantinopoli, dove fu conclusa la tregua. La tregua fu rinnovata ogni anno fino al 615.

Secondo gli studi storiografici più datati, dopo l'omicidio dell'imperatore Foca, Smaragdo fu sostituito nel 611 dall'esarca Giovanni I Lemigio e morì in patria nello stesso anno. Tuttavia non vi sono evidenze di ciò: l'ultima menzione nelle fonti di Smaragdo esarca a Ravenna si ha nel 608, quando innalzò a Roma una colonna in onore di Foca.[4] Non è certo quando Smaragdo fu richiamato a Costantinopoli, di sicuro fu esarca fino ad almeno al 608. Fu sostituito da un tal Fozio, di cui non sappiamo molto.

Note

  1. ^ Paolo Diacono, III, 18.
  2. ^ PLRE, p. 1166.
  3. ^ Paolo Diacono, IV, 32.
  4. ^ CIL VI, 1200.

Bibliografia

  • AA. VV., The Prosopography of the Later Roman Empire, Vol. III.
  • Giorgio Ravegnani, I bizantini in Italia, Bologna, il Mulino, 2004.
Predecessore Esarca di Ravenna Successore
Decio 585-589 Romano I
Callinico 603-611 Giovanni I Lemigio II