Sinestesia (figura retorica)
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La sinestesia (dal greco syn, 'insieme', e aisthánomai, 'percepisco') è una figura retorica, in particolare un tipo di metafora ("metafora sinestetica"), che prevede l'accostamento di due parole appartenenti a due sfere sensoriali diverse.[1]
Ha largo uso in poesia ermetica e in genere nella versificazione:
«L'odorino amaro» |
(Giovanni Pascoli, Novembre.) |
«Voci di tenebra azzurra.» |
(Giovanni Pascoli, La mia sera.) |
«Venivano soffi di lampi.» |
(Giovanni Pascoli, L'assiuolo.) |
«Urlo nero» |
(Salvatore Quasimodo, Alle fronde dei salici.) |
Tra le canzoni, si può citare Il sogno di Maria di Fabrizio De André:
«Quando mi chiese: "Conosci l'estate?" |
È usata anche nella lingua di tutti i giorni ("colori caldi", "giallo squillante" ecc.) e quindi anche in prosa.
Note[modifica | modifica wikitesto]
- ^ Angelo Marchese, Dizionario di retorica e di stilistica, 4ª ed., Milano, Arnoldo Mondadori Editore, 1984 [1978], p. 299, ISBN 88-04-14664-8.
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