Sarcofago di Elena

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Sarcofago di Elena
Autoresconosciuto
Data320 circa
Materialeporfido rosso
Altezza242 cm
UbicazioneMusei Vaticani, Roma
Sarcofago di Elena

Il sarcofago di Elena è un sarcofago in porfido rosso antico proveniente dal Mausoleo di Elena, ove fu sepolta Flavia Giulia Elena (248–329), madre dell'imperatore romano Costantino I. È conservato nei Musei Vaticani, inserito nella collezione da papa Pio VI.

Storia e descrizione

Il massiccio sarcofago, alto 2,42 metri, viene assegnato alla madre di Costantino I sin dalle fonti antiche e in passato si è pensato che, per lo stile e il soggetto militare della decorazione a rilievo, fosse stato inizialmente preparato per il padre di Costantino Costanzo Cloro o,forse per Costantino stesso e la sua dinastia. Progetto che venne abbandonato quanto nel 324 Bisanzio diventa Costantinopoli, la residenza imperiale di Costantino, mentre la madre Elena continuò a vivere a Roma, dove morì. L'opera, creata nella prima metà del IV secolo, fu pesantemente restaurata nel XVIII secolo (in seguito ai danni derivati da un incendio nel XIV secolo), anche se le linee generali delle scene, la composizione e lo stile generali sono inequivocabilmente originali.

Il coperchio è a quattro spioventi, con figure a tutto tondo di Geni e Vittorie agli angoli, vicino alle quali sono ipoteticamente appese delle ghirlande a bassorilievo che, sui lati lunghi del "tetto", incorniciano dei leoni sdraiati e sui lati lunghi della cornice sono sorrette da un amorino volante. La cassa è liscia con figure a medio e altorilievo. Nella fascia superiore si vedono delle insegne bi-ansate (cioè con due «manici» ai lati) e dei busti sui lati lunghi,uno maschile nella parte destra con una corona di foglie da vincitore, probabilmente Costanzo Cloro, e uno femminile nella parte sinistra che ha una qualche somiglianza con immagini di Elena a noi note che vengono dalle monete.

La parte centrale è occupata da cavalieri romani, tre su ciascun lato lungo e due su ciascuno corto, vestiti con la tunica corta, l'elmo e armati di lancia e talvolta anche di scudo. Essi sono raffigurati nell'atto di caricare barbari in fuga o di trasportarli come prigionieri. In basso si trovano prigionieri a altorilievo. Il ritmo della composizione è ben calibrato e ricorda da vicino la processione a cavallo della base della Colonna Antonina, con analoghi effetti di chiaroscuro dati dal contrasto tra l'altorilievo e lo sfondo liscio. La scultura del duro porfido era si solito concentrata vicino alle cave in Egitto o in mano a artisti originari di quelle zone, per cui anche questo sarcofago è probabilmente dovuto a maestranze orientali. Rispetto a esempi precedenti del periodo della tetrarchia (come il monumento ai Tetrarchi di Venezia) si assiste qui a una ripresa dei modi più classicistici (panneggio elegante e logico, ricchezza plastica dei corpi), tipica dell'arte costantiniana dopo il consolidamento del potere finite le guerre civili, per cui la datazione, ormai ampiamente accettata, del sarcofago è attorno al 320.

Il sarcofago venne inoltre utilizzato da papa Anastasio IV (1073 - 1154) per la sua sepoltura presso San Giovanni in Laterano a Roma, fino al Seicento, quando il sarcofago fu posizionato nel portico della stessa chiesa e dedicato nuovamente a Elena.

Bibliografia

  • Ranuccio Bianchi Bandinelli e Mario Torelli, L'arte dell'antichità classica, Etruria-Roma, Utet, Torino 1976.
  • Ingo Herklotz, «Sepulcra» e «Monumenta» del Medioevo: studi sull'arte sepolcrale in Italia, Liguori editore, Napoli 2001.

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