Rudra (divinità vediche)

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Raffigurazione dei Rudra, V secolo, Mathura museum.

I Rudra sono forme e seguaci dell'omonimo dio Rudra, e costituiscono undici dei trentatré dèi principali (Tridaśa) nel pantheon vedico e induista.[1][2] A volte sono identificati con i Marut, mentre altre volte sono considerati distinti.[3]

Mentre i loro nomi variano nelle fonti, il loro numero è quasi sempre undici. Sono detti alternativamente essere figli di Rudra, che per generarli si divise in una forma maschile e una femminile,[4] o di Kashyapa e Aditi.[5]

Attestazioni[modifica | modifica wikitesto]

Nelle scritture vediche, i Rudra sono descritti come leali compagni di Rudra, che in seguito fu identificato con Shiva. Sono considerati aiutanti, messaggeri e forme di Rudra. Il Satapatha Brahmana afferma che Rudra è il principe, mentre i Rudra sono i suoi sudditi. Nella mitologia successiva, sono considerati assistenti di Shiva.[3]

Il Rigveda e il Krishna Yajurveda[6] rendono i Rudra gli dei del mondo di mezzo, situati tra la terra e il cielo, cioè nell'atmosfera. In quanto divinità del vento, i Rudra rappresentano il soffio vitale.[3] Nella Brihadaranyaka Upanishad, gli undici Rudra sono rappresentati da dieci energie vitali (rudra-prana) del corpo, mentre l'undicesimo rappresenta l'Atman (anima).[3]

Si dice che i Rudra presiedano al secondo stadio della creazione e allo stadio intermedio della vita. Governano il secondo rito del sacrificio, l'offerta di mezzogiorno e la seconda fase della vita, dal 24º al 68º anno. La Chandogya Upanishad prescrive che i Rudra siano propiziati in caso di malattia e afferma inoltre che, lasciando il corpo, diventino causa di lacrime, poiché il significato del nome Rudra è "quelli che piangono".[3] La Brihadaranyaka Upanishad afferma esplicitamente che quando i Rudra lasciano il corpo fanno piangere le persone, causando la morte.[3]

Il Mahabharata descrive i Rudra come compagni di Indra, servitori di Shiva e di suo figlio Skanda, e compagni di Yama. Hanno un potere immenso, indossano collane d'oro e sono "come nuvole illuminate da luci".[1] Il Bhagavata Purana prescrive l'adorazione dei Rudra per ottenere il potere virile.[3]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b Hopkins, pp. 172-3
  2. ^ Mani pp. 654–5
  3. ^ a b c d e f g Alain Daniélou, The myths and gods of India, Inner Traditions International, 1991, pp. 102–4, 341, 371, ISBN 0-89281-354-7.
  4. ^ Matsya Purana
  5. ^ Ramayana, Vamana Purana
  6. ^ Arthur Berriedale Keith, Krishna (Black) Yajur Veda, Zhingoora Books, 10 Aprile 2012, p. 670, ISBN 978-1-4751-7361-1.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]