Ritratto di Paolo III con i nipoti Alessandro e Ottavio Farnese
Paolo III e i nipoti Alessandro e Ottavio Farnese | |
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Autore | Tiziano |
Data | 1546 |
Tecnica | olio su tela |
Dimensioni | 210×176 cm |
Ubicazione | Museo nazionale di Capodimonte, Napoli |
Paolo III e i nipoti Alessandro e Ottavio Farnese è un dipinto a olio su tela realizzato nel 1546 dal pittore italiano Tiziano Vecellio durante il suo soggiorno a Roma.
Ritrae il vecchio papa Paolo III, seduto su di una sedia, con il nipote Ottavio, genuflesso. Dietro c'è l'altro nipote Alessandro, in posa ufficiale con l'abito cardinalizio; il suo sguardo è rivolto verso l'osservatore e non sembra partecipare al colloquio tra gli altri due personaggi. Il ritratto mette in evidenza anche i caratteri dei due soggetti, che con le loro figure comunicanti sembrano quasi descrivere un arco: il papa malato e curvo (ma non privo d'energia, come mostrano sia l'ossuta mano che stringe il bracciolo della sedia, sia gli occhi vivi e attenti) sembra rimproverare con lo sguardo Ottavio, che si inchina per dovere formale (effettivamente in seguito tenterà di uccidere il proprio padre).
Ispirato chiaramente dal quadro di Raffaello Sanzio Ritratto di Leone X con i cardinali Giulio de' Medici e Luigi de' Rossi, l'opera è una fotografia impietosa da parte di Tiziano della controversa politica nepotistica dei pontefici di quel tempo. Lo sfondo e la tovaglia sono infatti scuri e l'uso di colori pastosi e di pennellate poco definite, perché rapide ed abbozzate, lascia un senso di oppressione e di tetraggine.
Nella figura del nipote Ottavio è evidente il richiamo alla posa del discobolo, caratteristica del manierismo nota come figura serpentinata.
Giorgio Vasari, nel suo celebre Le vite, sostiene che il ritratto del papa Paolo III era così apprezzato che molte persone nel passargli davanti si prostravano, credendolo il papa in persona.
«Abbiamo visto ingannare molti occhi a' di nostri, come nel ritratto di Papa Paolo III messo per inverniciarsi su un terrazzo al sole, il quale da molti che passavano veduto, credendolo vivo, gli facevano di capo.»
Il quadro è stato conservato alcuni anni nella corte del Ducato di Parma. Estinta la dinastia maschile dei Duchi Farnese, fu trasferito assieme a tutta la collezione Farnese a Napoli, ove si trova tuttora.
Note
- ^ Vasari, op.cit., p.35
Bibliografia
- Giorgio Vasari, Le vite de' più eccellenti pittori, scultori e architetti Volume 13, 1857
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