Progetto:Cattolicesimo/vivaio/6

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Pietro Lombardo[modifica wikitesto]


Teologo, nato a Novara (o forse Lumello), in Italia, nel 1100 circa; morto intorno al 1160-64. Iniziò i suoi studi a Bologna per poi completarli a Reims e Parigi. San Bernardo, che aveva provveduto al suo sostentamento a Reims, gli procurò una lettera di raccomandazioni per l’Abate di San Vittore, Gilduin (1114-55). A giudicare da questa lettera, la sua permanenza a Parigi avrebbe dovuto essere breve: "per breve tempus usque ad Nativitatem Virginis", eppure non esistono testimonianze relative al suo ritorno in Italia. In base a quanto riferito da John of Cornwall, suo allievo, studiò assiduamente le opere di Abelardo, alle lezioni del quale aveva probabilmente assistito nel 1136 circa, come dimostrano i suoi stessi scritti. Nel 1148, mentre si trovava a Reims in compagnia di Robert de Melun, ad entrambi fu attribuito l’appellativo di "magistri scholares" da Otto von Freisingen; in seguito si unì ad Adam du Petit-Pont, Hughes of Amicus e altri in discussioni teologiche con Gilberto di Poitiers. Più o meno nello stesso periodo (1145-51), scrisse il suo “Libro delle Sentenze". Infine divenne professore alla scuola di Notre Dame.

É molto probabile che prima di questa data conoscesse già le opere di Graziano, il canonista, poiché nelle “Sentenze” cita il suo “Decretum”. Inoltre, più o meno nello stesso periodo, stava studiando la traduzione appena conclusa di Burgundio da Pisa dell’opera di Giovanni Damasceno: tutti questi dettagli dimostrano il suo interesse nell’ampliare le proprie conoscenze. Nel 1152 Eugenio III gli fece assegnare una prebenda dall’Arcivescovo di Beauvais (Jaffé-Wattenbach, 9534). Nel 1158 o 1159 divenne Arcivescovo di Parigi, nomina che mantenne solo per un breve periodo per poi cederla nel 1160 o 1161 a Maurice de Sully, costruttore dell’attuale Cattedrale di Notre Dame. Lombardo morì poco tempo dopo: non si conosce la data precisa, ma è stimata non più tardi del 1164; negli anni successivi il suo nome compare alcune volte nel cartolare di Notre Dame di Parigi, dove si riporta la messa in vendita della casa in cui visse e il lascito da parte di Stephen Langton, Arcivescovo di Canterbury, della sua copia originale delle “Sentenze” alla biblioteca di Notre Dame. La vecchia leggenda secondo la quale Pietro sarebbe il fratello di Graziano da Bologna e Petrus Comestor non ha alcun fondamento.

Le opere di Pietro Lombardo includono: (1) “Commenti ai Salmi e alle Lettere di San Paolo” che è giunto fino a noi in un discreto numero di manoscritti. Si tratta principalmente di una raccolta di esegesi patristiche e medievali alla maniera degli studiosi del tempo e della vecchia "Catenae" ; (2) “Sermoni”, anch’essi presenti in un buon numero di manoscritti: sono piuttosto privi di interesse, spesso allegorici e sempre parecchio metodici nelle suddivisioni; molti tra i suddetti sermoni sono compresi tra le opere di Hildebert du Mans e altri, altri estratti sono stati pubblicati da Protois (cf. infra); (3) Il “Libro delle Sentenze” (“Quatuor libri Sententiarum") è l’opera teologica che più di tutte ha reso famoso il nome di Pietro Lombardo assegnandogli un posto di rilievo nella storia della teologia medioevale e il nome di "Magister Sententiarum" o semplicemente "Magister". L’opera è suddivisa in quattro libri. In una lunga serie di temi, Lombardo affronta l’intero corpo della dottrina teologica organizzandola in un insieme sistematico. Verso il tredicesimo secolo i vari libri delle “Sentenze” furono suddivisi in distinctiones (antica parola latina che in origine significava una pausa nella lettura e che è poi passata ad indicare una suddivisione in capitoli), sebbene l’autore non avesse fatto altro che riportare i temi uno di seguito all’altro; nei manoscritti questi temi non sempre hanno lo stesso titolo.

Il primo libro tratta di Dio e della Santa Trinità, degli attributi di Dio, della Provvidenza, della predestinazione e del male; il secondo della creazione, l’opera dei sei giorni, gli angeli, i demoni, la caduta, la grazia e il peccato; il terzo dell’Incarnazione, della Redenzione, delle virtù e dei Dieci Comandamenti, il quarto dei sacramenti in generale, in particolare dei sette sacramenti e di morte, giudizio, inferno e paradiso. Il “Libro delle Sentenze” fu stato scritto all’incirca nel 1150, ed è in ogni caso successivo alla composizione del “Decretum” di Graziano da Bologna, che risale circa al 1140 e contiene pagine che presentano un’incredibile somiglianza alle “Sentenze”. Elementi quali un’attenta analisi dei testi citati da ciascun autore, nello stesso ordine, con le stesse inesattezza o le stesse modifiche; la citazione di Pietro Lombardo di alcuni “Dicta Gratiani” e l’opposizione ad alcune delle sue idee (ad esempio sul tema dell’essenza del matrimonio) dimostrano la precedenza temporale del “Decretum” rispetto alle “Sentenze”. L’opinione del canonista Schulte è stata quindi rimpiazzata da quella di P. Fournier, il quale ha dimostrato l’influenza di Graziano su Pietro. Esiste ancora un manoscritto delle “Sentenze” scritto nel 1158, ma ci sono tutte le ragioni per credere che l’opera fosse stata terminata già circa otto prima.

D’altra parte però, Gandolfo da Bologna, che si pensava avesse ispirato Pietro, è successivo al Lombardo, infatti utilizza, trascrive o fa la sinossi di alcune parti dell’opera del “Magister Sententiarum”. Il metodo e lo scopo delle “Sentenze” trovano il loro fondamento nel movimento intellettuale di quei tempi: le sue caratteristiche più sorprendenti sono le dispute sulla dottrina dettata dalle autorità religiose e i ragionamenti dialettici sui dogmi o conciliatori (come suggeriva Abelardo) sulle "Auctoritates". Quest’opera può essere considerata come il risultato delle due tendenze del periodo: quella che indulgeva, a volte anche troppo, nella speculazione, e quella che ricorreva all’autorità. Bisogna ammettere che Pietro Lombardo cercò di mantenere una via di mezzo tra queste due opposte tendenze. Nonostante attinga a piene mani dall’opera di Abelardo, che non aveva perso il suo fascino nonostante le condanne di Soissons e Sens, è attento agli errori del maestro. Non vuole che la dottrina cristiana sia oggetto di dispute alla maniera dei "garruli ratiocinatores" dai quali si deve difendere, tuttavia non esita nell’esporne in modo ragionato i diversi punti, secondo un metodo utilizzato con ancora maggiore successo e competenza da San Tommaso. Il Lombardo si basa molto sulla Bibbia e sulle opere dei Padri della Chiesa, ma non si spinge mai sino a negare alla ragione il suo giusto ruolo. È in questo contesto che le opere della Scuola di San Vittore gli sono particolarmente utili: attinge a piene mani sia dal "De Sacramentis" di Ugo sia dal "Summa Sententiarum" che, sebbene non scritto dallo stesso Ugo, ne è molto influenzato. Inoltre non si possono non menzionare gli scritti di Abelardo, Graziano, Ivo de Chartres e Alger de Liège come fonti principali del "Libro delle Sentenze”.

Tra i Padri della Chiesa, Agostino è citato circa dieci o quindici volte così come Ambrogio, Gerolamo o Ilario; i Padri Greci, fatta eccezione per Giovanni Damasceno, citato circa venticinque volte, sono scarsamente rappresentati; gli scrittori precedenti al Concilio di Nicea, eccetto Origene, sono menzionati non più di cinque o sei occasioni; nonostante questo, si può affermare che le "Sentenze", insieme all’opera di Graziano, rappresentino le fonti primarie da cui molti teologi del Medioevo trassero la loro conoscenza dei Padri della Chiesa. L’opera di Pietro è principalmente un’antologia, infatti interi brani sono stati ricondotti nei dettagli alle loro fonti e sono state riconosciute solamente poco più di dieci righe di testo originale. Lombardo non lo nasconde, il suo progetto era infatti quello di compilare una sorta di Corpus che avrebbe risparmiato la fatica di consultare diversi volumi. Questo fatto non può certamente oscurare i meriti dell’opera, in cui l’autore contrasta gli eccessi dei dialettici e allo stesso tempo trova una mezza via per placare i timori di coloro che sostenevano una completa distinzione tra ragione e dogma. Pietro Lombardo ha organizzato in questo libro dottrine e teorie tradizionali e riassunto le controversie del tempo e le opinioni riguardanti diversi temi. Inoltre, i suoi tentativi di risolvere molte questioni hanno stimolato la curiosità di studenti e spinto professori a commentare la sua opera. Nel complesso, e nonostante il suo legame con Abelardo, è un ortodosso: una delle sue asserzioni sul “Nichilismo cristologico” fu condannata da Alessandro III; altre tesi furono abbandonate nel secolo successivo; San Bonaventura ne cita otto e successivamente l’Università di Parigi ne aggiunge altre. Nonostante tutto, il successo dell’opera fu incontestabile: durante tutto il sedicesimo secolo fu adottata nei corsi universitari come libro di testo, sul quale ogni futuro dottore doveva studiare per due anni.

Il desiderio di originalità e il rifiuto del “Magister” di scegliere tra due soluzioni riguardo a molti temi furono molto vantaggiose per il lavoro dei maestri che commentarono la sua opera. Ma il successo di Pietro Lombardo non fu immediato. Attaccato più volte quando era ancora in vita, come riporta Maurice de Sully tra gli altri, anche dopo la morte fu aspramente criticato, in special modo da Gautier de St. Victor e da Gioacchino da Fiore. Questa opposizione si spinse fino al tentativo di far condannare i suoi scritti. Nel 1215 al Concilio Laterano tali tentativi furono deviati, e il secondo canonico iniziò una professione di fede con queste parole: "Credimus cum Petro [Lombardo]". Il lavoro esegetico e le “Sentenze” di Pietro Lombardo sono state stampate diverse volte: i commenti alle Epistole di San Paolo nel 1474, etc; le “Sentenze” furono stampate nel 1472 e per l’ultima volta nel 1892 (Parigi). Il Migne contiene queste tre opere ( (P.L., CXCI, CXCII). La migliore edizione delle “Sentenze” è quella che si trova nel commentario di San Bonaventura (Opera S. Bonaventurae, Quaracchi, 1885, I-IV).

Hist. litt. de la France, XII; PROTOIS, Pierre Lombard (Paris, 1880); BALTZER, Die Sentenzen des Petrus Lombardus (Leipzig, 1902); ESPENBERGER, Die Philosophie des Petrus Lombardus (Munster, 1901); DE GHELLINCK, The Book of Sentences in Dublin Review (1910); Mediaeval Theology in American Catholic Quarterly Review (1908); Revue des Questions historiques (July, 1910); Revue Neo-scolastique (1909).

(EN) Peter Lombard, in Catholic Encyclopedia, New York, Encyclopedia Press, 1913.