Mura di Lucca

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Le mura di Lucca (esterno)
fossato con gora e l'esterno di Porta San Donato

La mura di Lucca sono il maggior esempio in Europa di mura costruite secondo i principi della fortificazione alla moderna ancora completamente integra che si sia conservata in una grande città. L'attuale cerchia muraria, lunga circa 4 chilometri e 450 metri, è infatti frutto dell'ultima campagna di ricostruzione, partita nel 1504 e terminata solo nel 1645 secondo un progetto inviato da Alessandro Farnese dalle Fiandre. Articolate in 12 cortine e con undici bastioni (detti in città baluardi) ed una piattaforma non vennero però mai usate per difendersi da un assedio, al contrario delle cinte più antiche, in quanto furono concepite come deterrente contro ormai improbabili mire espansionistiche della Firenze del Granducato. L'unica occasione in cui le mura furono messe alla prova fu durante la disastrosa alluvione del Serchio del 1805. La cinta muraria è stata trasformata nel corso dell'ottocento in piacevole passeggiata pedonale, e rappresenta, assieme ai baluardi e ai prati antistanti le mura, il principale parco cittadino destinato durante la bella stagione a palcoscenico naturale per spettacoli e manifestazioni.

Le cerchie romane e medioevali

Come in tante altre città le mura rinascimentali non rappresentano che l'ultimo stadio fortificatorio di Lucca, che sia per la propria crescita demografica sia per le mutate condizioni politiche ed economiche dovette ampliare ed aggiornare più volte le proprie difese.

L'epoca romana

Il perimetro fortificato romano fu eretto già nel 180 a.C. all'atto della deduzione della colonia di Luca. ancora oggi la tradizionale pianta quadrata, che ricalca quella dei castra militari, con le vie ortogonali dette cardus Maximus - riconoscibile oggi forse nell'asse Via Cenami-Via Fillungo - Via San Giovanni - e Decumanus maximus - le attuali vie San Paolino e Santa Croce - che incontravano le mura in corrispondenza delle quattro porte.

È certo che il tracciato delle mura della colonia venisse tracciato, come da tradizione, all'atto della deduzione, ma non lo è altrettanto che i pochi resti oggi conservati (il tratto ancora visibile in elevato all'interno della Chiesa di Santa Maria della Rosa e poco altro) non siano frutto di una ricostruzione seriore. Ad ogni modo queste mura formarono la difesa della città sino ad oltre il X secolo, quando dovevano essere ormai in pessimo stato, cui si poneva rimedio con malcerti restauri e con carbonaie; un rifacimento si rese comunque indispensabile dopo che il Marchese Bonifacio di Toscana durante il suo dominio (1027-1050) ne distrusse ampi tratti per punire la riottosità dei lucchesi alla sua autorità.

Le mura della Civitas medievale

Gli studi più recenti[1] avanzano l'ipotesi che tra la fine del Marchese Bonifacio e la discesa del Barbarossa in Italia siano iniziati i lavori della nuova cerchia, che fu integrata ai resti di quella romana. Nello stesso periodo si procedeva allo scavo e al riattamento delle cosiddette carbonaie (Carbonariae) terrapieni corredati di fossati che avevano sia funzione di controllo idrico che di difesa. È da notare che in quello stesso periodo (e per le stesse ragioni) in quegli stessi anni Genova e Pisa si dotavano di nuove cinte urbane, tipologicamente affini a quelle lucchesi, e Pisa si dava parimenti allo scavo di nuove carbonaie. Inoltre si rendeva necessario inglobare nelle difese i nuovi borghi sorti grazie allo sviluppo economico della città, tappa fondamentale della Via francigena, unica città dell'italia centrale dove in epoca Longobarda e l'carolingia non si siano verificati cali demografici. Attorno al 1200 la situazione era tale che aveva quasi più Lucca fuori di quello che avesse dentro le mura[2].

Il maggior sostegno ad una datazione alta dell'inizio della costruzione della seconda cerchia è un diploma di Arrigo IV datato 23 giugno 1081[3] in cui si proibisce a chicchessia di danneggiare o distruggere il circuito delle mura vecchie o nuove (statuimus ut nulla potestas nullusque hominus murum lucensis civitatis antiquum sive novum in circuitu dirompere vel diruere presumat...). Queste parole sono ripetute più o meno identiche in diplomi successivi, tra cui spicca quello di Ottone IV nel 1209. Questo ed altri documenti sono ritenuti più fededegni da altri studiosi[4] che in più citano altre carte che renderebbero più credibile una data intorno al 1198.


Le mura dei Borghi

Nonostante il significativo incremento della superficie racchiusa nelle mura, a Nord Ovest della città si svilupparono presto abitati in corrispondenza dei borghi, ovvero dei tratti iniziali delle strade uscenti dalle porte urbiche. Oltetutto lo sviluppo della città era ostacolato in tutte le altre direzioni, a sud dalle paludi e dalla vicinanza con l'arcirivale Pisa, ad Ovest dalla Presenza del Prato del marchese, a Nord dal sempre minaccioso Serchio. In questo settore, unico destinato allo sviluppo, esistevano due porte, San Gervasio e Portone dei Borghi, tra cui si apriva anche una posterla, detta della Fratta, che rapidamente vide formarsi un borgo altrettanto prospero. Presto si presentò la necessità di provvedere in qualche modo alla difesa di questi agglomerati. Non sono molte le fonti che parlano di questi sviluppi; è evidente che in questo settore non vi fu alcuno sforzo organizzato, nessuna pianificazione. Le fortificazione, spesso semplici carbonaie o steccati, si appoggiavano alle irregolarità del suolo o seguivano i tanti canali che attraversavano la piana. pe successivi accrescimenti rsi giunse infine, all'inizio del XV secolo a racchiudere in questa cinta raffazzonata una superficie solo di poco inferiore a quello protetto dalle mura ufficiali della città.

Le mura rinascimentali

A partire dal 1491 si rendevano necessari altri ampliamenti della città ed ammodernamenti in ossequio alle nuove tecnche fortificatorie; Le prime notizie parlano di consulenze richieste a Matteo Civitali e Francesco di Giorgio Martini, ma non restano alcune testimonianze di effettivi progetti; Le costruzioni iniziarono nella prima metà del secolo successivo, con cortine fiancheggiate da grandi rondelle, secondo le teorie del fuoco di rovescio. Il progresso delle tecniche d'assedio rese presto obsoleti questi torrioni, e tra il 1544 e il 1575 l'Offizio di Fortificazioni del comune stipendiò gran parte del Gotha degli ingegneri milaitri dell'epoca. Il primo ingegnere militare di fama ad essere consultato fu Galeazzo Alghisi; Baldassarre Lanci fu al soldo lucchese fra il 1547 e il 1557, per poi passare al servizio del Granduca di Toscana Nel 1561 i disegni di Francesco Paciotto da Urbino permisero di delineare il nucleo principale delle fortificazioni. Alla fine del secolo si decise di richiedere l'opera di ingegneri fiamminghi, la cui scuola era in quel periodo la più prestigiosa; nel 1589 fu interpellato Alessandro Farnese che fornì un progetto cui si attennero in linea di massima tutti i successivi ingegneri, fino a Paolo Lipparelli che nel quinquennio 1645-1650 portò a termine l'enorme cantiere.

Nonostante il formidabile dispendio di energie la ricostruzione non fu totale; infatti il lato nord delle mura, dove la vicinanza del fiume Serchio restringeva lo spazio per un eventuale assediante, che non avrebbe potuto impiantarvi un Assedio scientifico, ma solo tentare un colpo di mano, le fortificazioni sono vistosamente meno sviluppate: la distanza fra i bastioni è maggiore, al centro del lato nord si trova una economica piattaforma al posto di un enorme e costoso bastione, e vi è reimpiegato un lungo tratto delle mura dugentesche, ben visibile perché in pietra bianca anziché in mattoni e addirittura dall'andamento non rettilineo, in barba a tutte le necessità del tiro radente.

Le mura erano originariamente accessibili attraverso tre porte maggiori:

e un gran numero di Posterle, che in realtà erano accessi diretti al fossato per consentire alla guarnigione di presidiare le opere esterne ed effettuare sortite. Oggi sono in gran parte state riaperte per l'uso come passaggi pedonali. Durante la dominazione napoleonica, che vide al potere in Lucca Elisa Baciocchi, sorella dell'imperatore, venne costruita una porta sul lato verso Firenze, che fino allora per evidenti ragioni strategiche non presentava alcun accesso. Questa porta, appropriatamente, venne detta Porta Elisa.

Nonostante le intenzioni dei progettisti di interdirne totalmente l'uso e l'accesso ai civili furono fin dall'inizio considerate un magnifico passeggio, specie a causa della piantumazione di centinaia di alberi, che oggi hanno raggiunto un enorme sviluppo, che peraltro dovevano servire in caso di assedio come riserva di legna da ardere e per le riparazioni d'emergenza. Si deve a questo impiego civile la conservazione del fossato (seppure privato della controscarpa) e di alcune opere esterne (caso rarissimo in Italia), che attualmente svolgono la funzione di grandioso parco a verde pubblico che circonda il centro storico. Questa funzione fu ufficialmete riconosciuta nel 1840 con la costruzione di un caffè sul Baluardo di Santa Maria poi spostato più indietro per creare spazio alla statua di vittorio Emanuele II di Augusto Passaglia sistemata nel 1885. I viali di circonvallazione si stendono tutto intorno, e l'unico intervento moderno sulle mura è rappresentato dal'apertura della cosiddetta Porta Sant'Anna, che i cittadini chiamano familiarmente Il buco per distinguerlo dalle porte storiche, di ben altra evidenza architettonica, e l'ancora più modesta porta san Jacopo alla tomba. aperta nel 1940.

Le mura contennero la città fino al XIX secolo e tutt'oggi l'espansione urbanistica immediatamente all'esterno di esse è relativamente limitata rispetto ad altri centri della regione. La città di Lucca infatti, pur possedendo un nucleo urbano compattissimo, si è da sempre organizzata in numerosi borghi (allineamenti di abitazioni sulle strade che escono dalle porte urbiche) e corti (piccoli nuclei abitativi rurali organizzati intorno ad un piazzale, detto appnto corte) all'interno delle cosiddette sei miglia, che erano considerate parte integrante della città nonostante fossero esterne alle mura.

Note

  1. ^ Mencacci, 2002
  2. ^ Moriconi, L. Note diverse spettanti all'antichtà di Lucca dalla sua fondazione fino all'anno 1300, manoscritto del 1678 conservato nella Biblioteca di Stato di Lucca
  3. ^ Mencacci 2002 pag.52
  4. ^ Isa Belli Barsali, 1988, Martinelli_Puccinelli, 1983, Manselli 1986

Bibliografia

  • Roberta Martinelli - Giuliana Puccinelli Lucca - Le Mura del Cinquecento, vicende costruttive dal 1500 al 1650 Matteoni, Lucca, 1983
  • P. Mencacci, Lucca: le mura medievali, Lucca, S. Marco litotipo, 2002.