Massacro di Granada

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca
Coordinate: 37°10′37″N 3°35′24″W / 37.176944°N 3.59°W37.176944; -3.59

Il massacro di Granada avvenne il 30 dicembre 1066 (9 Tevet 4827) quando una folla di musulmani assaltò il palazzo reale di Granada, allora governata dai musulmani di al-Andalus, assassinando Joseph ibn Naghrela,[1] il visir ebreo del sultano ziride Badis ibn Habus, e massacrando gran parte della popolazione ebraica della città.[2][3]

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Il 30 dicembre 1066 (9 Tevet 4827), una folla di musulmani inferociti, diede l'assalto al palazzo reale dove si era rifugiato Joseph e lo uccise mediante crocifissione. Nel conseguente massacro della popolazione ebraica, molti degli ebrei di Granada vennero assassinati. Nel 1906 la Jewish Encyclopedia affermava che "Più di 1500 famiglie ebree, e oltre 4000 persone, caddero in un solo giorno".[4] L'edizione del 1971 non precisa invece il numero dei morti.[5]

Secondo lo storico Bernard Lewis, il massacro viene "di solito attribuito ad una reazione della popolazione musulmana contro un potente visir, che ostentava la sua appartenenza ebraica."[6]

Lewis scrisse:

«Particolarmente istruttivo a questo riguardo è un antico poema antisemita di Abu Ishaq, scritto a Granada nel 1066. Questa poesia, che si dice sia stata uno strumento che provocò la rivolta antiebraica dello stesso anno, contiene le seguenti riflessioni:

Ucciderli non è considerata una violazione della fede, violazione sarebbe lasciarli andare avanti.
Hanno violato la nostra alleanza con loro, come si può essere condannati per andare contro i trasgressori?
Come può esistere un qualsiasi patto quando noi siamo insignificanti e loro primeggiano?
Ora siamo umili, nei loro confronti, come se fossimo dalla parte del torto e loro avessero ragione![7]»

Lewis continua: "Diatribe come quelle narrate da Abu Ishaq e massacri come quello di Granada del 1066, sono rari nella storia dell'Islam"[7]

L'episodio fu caratterizzato da un pogrom. Walter Laqueur scrisse: "Gli ebrei non potevano di regola ottenere una carica pubblica (come al solito ci sono le eccezioni), e ci sono stati pogrom occasionali, come ad esempio quello di Granada del 1066."[8]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Sua moglie riuscì a fuggire a Lucena, portando con sé il figlio Azariah, dove venne aiutata dalla comunità locale. Azariah morì poi in giovanissima età.
  2. ^ Lucien Gubbay, Sunlight and Shadow: The Jewish Experience of Islam, New York, Other Press, 1999, p. 80, ISBN 1-892746-69-7.
  3. ^ Norman Roth, Jews, Visigoths, and Muslims in Medieval Spain: Cooperation and Conflict, Netherlands, E. J. Brill, 1994, p. 110, ISBN 90-04-09971-9.
  4. ^ Granada by Richard Gottheil, Meyer Kayserling, Jewish Encyclopedia. 1906 ed.
  5. ^ Jewish Encyclopedia, edizione del 1971
  6. ^ Bernard Lewis, The Jews of Islam, Princeton, New Jersey, Princeton University Press, 1987 [1984], p. 54, ISBN 978-0-691-00807-3, LCCN 8442575, OCLC 17588445.
  7. ^ a b Bernard Lewis, The Jews of Islam, Princeton, Princeton University Press, 1987 [1984], pp. 44–45, ISBN 978-0-691-00807-3, LCCN 8442575, OCLC 17588445.
  8. ^ Walter Laqueur, The changing face of antisemitism: from ancient times to the present day, New York, Oxford University Press, 2006, p. 68, ISBN 978-0-19-530429-9, LCCN 2005030491, OCLC 62127914.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]