La Voce della Patria

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La Voce della Patria
StatoBandiera della Germania Germania
Linguaitaliano
Periodicitàsettimanale
Genererivista
Fondazione3 ottobre 1943
Chiusura18 settembre 1944
SedeBerlino
EditoreUllstein Verlag
 

La Voce della Patria è stato un settimanale in lingua italiana pubblicato a Berlino nel 1943-1944.[1][2] Era un organo dei fascisti repubblicani all'estero e d'oltremare, pubblicato dall'ambasciata della Repubblica Sociale Italiana (RSI) a Berlino per essere distribuito nei campi degli Internati Militari Italiani (IMI) in Germania dopo l'armistizio dell'8 settembre 1943 tra il Regno d'Italia e le potenze alleate.[2][3][4]

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Il giornalista Guido Tonella, che era stato corrispondente de La Stampa, era il direttore del giornale.[5][6] La redazione de La Voce della Patria si trovava in Victoriastrasse 10.[6] Era stampata dalla Deutscher Verlag.[7]

Il primo numero de La Voce della Patria fu pubblicato il 3 ottobre 1943.[1] Nel 1943 furono pubblicati 13 numeri del giornale, mentre nel 1944 ne furono pubblicati 37.[5] I numeri del giornale erano alti 46 cm.[7]

La Voce della Patria era l'unico canale di comunicazione tra il mondo esterno e gli IMI.[2] La Voce della Patria cercava di mobilitare il sostegno alla RSI tra gli internati italiani, sostenendo che le azioni tedesche nei confronti dei soldati italiani erano giustificate.[2] Sosteneva che Pietro Badoglio aveva tradito l'Italia e che i soldati italiani dovevano rimanere fedeli ai loro alleati tedeschi.[2] Soprattutto nel periodo ottobre-dicembre 1943, il giornale riportò numerosi appelli all'arruolamento per sostenere la Germania, sia attraverso l'adesione alle forze armate della RSI sia attraverso l'arruolamento in unità di lavoro.[2] Il discorso della pubblicazione invocava sia argomenti morali a favore del fascismo sia indicazioni sul fatto che l'arruolamento avrebbe potuto portare a un miglioramento delle razioni alimentari o delle condizioni materiali.[2]

Nei campi venivano distribuite circa 40.000-50.000 copie de La Voce della Patria.[8] Secondo le testimonianze di ex detenuti del campo, il giornale veniva spesso usato come carta igienica.[9]

L'ultimo numero de La Voce della Patria fu pubblicato il 18 settembre 1944.[7] Nell'ottobre 1944 La Voce della Patria fu sostituita dal bisettimanale Il Camerata.[10]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b Cassa di risparmio di Firenze. Biblioteca, La biblioteca di uno storico: Saggi e periodici, Polistampa, 2004, pp. 87, ISBN 9788883046063.
  2. ^ a b c d e f g Silvia Pascale, Una candela illumina il Lager, CIESSE Edizioni di SANTI Carlo, 19 agosto 2018, ISBN 9788866602699.
  3. ^ Internati, prigionieri, reduci: la deportazione militare italiana durante la seconda guerra mondiale. Istituto bergamasco per la storia della Resistenza e dell'età contemporanea, 1999. p. 67
  4. ^ Tommaso Rossi e Aurora Caporali, E io no! Non sono tedesco!: Alberto Pucciarini, dalle scuole in colonia alla prigionia in Germania, CIESSE Edizioni di SANTI Carlo, 4 febbraio 2022, pp. 137, ISBN 9788866604082.
  5. ^ a b (DE) Gabriele Hammermann, Zwangsarbeit für den "Verbündeten": die Arbeits- und Lebensbedingungen der italienischen Militärinternierten in Deutschland 1943-1945, Niemeyer, 2002, pp. 298, 656, ISBN 978-3-484-82099-9.
  6. ^ a b Ricciotti Lazzero, Gli schiavi di Hitler: i deportati italiani in Germania nella seconda guerra mondiale, Mondadori, 1996, pp. 95–96, ISBN 9788804392613.
  7. ^ a b c Giuseppina Benassati, Le carte di Giovannino: prime indagini sui materiali dell'Archivio Guareschi, Bononia University Press, 2008, pp. 318, ISBN 9788873953968.
  8. ^ Nicola Labanca, Fra sterminio e sfruttamento: militari internati e prigionieri di guerra nella Germania nazista, 1939-1945, Le Lettere, 1992, pp. 250, ISBN 9788871661001.
  9. ^ Anna Maria Casavola, 7 ottobre 1943: la deportazione dei carabinieri romani nei lager nazisti, Studium, 2008, pp. 71, ISBN 9788838240423.
  10. ^ Gianni Giannoccolo. I militari italiani nelle formazioni germaniche, 1943-1945. UNIGRAF, 1996. p. 34