Emporium

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L'Emporium era l'antico porto fluviale della città di Roma, situato più meno tra l'Aventino e il Testaccio (il monte di cocci formatosi proprio dai rifiuti delle attività commerciali del porto.

Storia

Dall'inizio del II secolo a.C. l'impetuoso sviluppo economico e demografico aveva reso del tutto infufficiente il vecchio porto fluviale del Foro Boario, che non si poteva nemmeno allargare per via della vicinanza ai colli. Per questo nel 193 a.C. i censori Lucio Emilio Lepido e Lucio Emilio Paolo decisero di affrontare il problema ricostruendo un nuovo porto in una zona libera al confine della città a sud dell'Aventino. In quell'occasione venne edificata anche la Porticus Emilia.

Nel 174 a.C. l'Emporium venne lastricato in pietra e fu suddiviso da barriere con scalinate che scendevano al Tevere. Qui era il punto d'approdo delle merci e delle materie prime (prioritariamente marmi, grano, vino, olio) che, arrivate via mare dal porto di Ostia, risalivano il Tevere su chiatte rimorchiate dai bufali. Nei secoli, i cocci di anfore, che erano i contenitori dell'epoca per la movimentazione degli alimenti liquidi, si accumularono a montagnola: da qui il nome antico di Mons Tesatceum, il "Monte dei cocci". Il numero delle anfore accatastate si stima attorno ai 25 milioni.

All'epoca di Traiano le strutture vennero rifatte in opera mista, mentre la pianura del Testaccio si andò via via riempiendo di magazzini, in particolare quelli annonari, con un'impennata quando si iniziarono le distribuzioni gratuite di grano e altri generi alimentari alla popolazione cittadina, a partire dell'epoca dei Gracchi (Horrea Sempronia, Galbana, Lolliana, Seiana, Aniciana).

Il porto venne scavato nel 1868-1870 durante i lavori di riarginatura e di nuovo nel 1952. Oggi restano alcuni tratti visibili incassati nel muraglione del Lungotevere Testaccio: una banchina lunga circa 500 metri e profonda 90 con gradinate e rampe verso il fiume, con blocchi di travertino sporgenti per fori dove ormeggiare le navi, simile in tutto a quella del porto romano di Aquileia (che però è meglio conservato). Costruendo il quartiere Testaccio moderno sono riapparsi vari resti di magazzini, tra i quali anche la tomba del console Servio Sulpicio Galba, uno dei più antichi sepolcri individuali pervenutici.

Bibliografia

  • Filippo Coarelli, Guida archeologica di Roma, Arnoldo Mondadori Editore, Verona 1984.