Discussioni utente:Semioticus/Vuoto

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L’azione educativa della famiglia, perché giunga alla possibilità della proposizione di valori, ha bisogno di incontrare il negativo che è nel ragazzo. I genitori, però, debbono comprendere quello che c’è di comune a tutti noi in quel negativo (la paura del vuoto), perché il vuoto, la mancanza di senso può tradursi in azioni distruttive e autodistruttive. Per impedire che si manifestino quelle energie negative, bisognerebbe arrivare a calmare l’angoscia da cui esse nascono. L’azione educativa è culturale, nel senso che si traduce nella creazione di uno ‘spazio linguistico’, nella proposta di azioni dotate di senso, e per questo gratificanti, immediatamente remunerative per il ragazzo. In sostanza, occorre facilitare il rapporto con la realtà, altrimenti prevarrà l’azione del negativo che è nel soggetto. Fare questo è RIEMPIRE IL VUOTO CHE E’ NEI RAGAZZI. Ma questo non è ancora un ‘fare’ concreto. E’ piuttosto una presa di coscienza teorica della nostra comune condizione. A partire da essa, occorre riempire il vuoto di cui parlavamo, insegnando ai ragazzi a riconscere nel fondo della loro coscienza le mancanze, le debolezze, la fragilità, l’insufficienza, l’incompletezza che sono in noi, prima ancora che in loro. Se riusciremo a far capire loro che l’età adulta non è un porto sicuro, che non è finita la battaglia per la chiarezza, che l’equilibrio raggiunto può essere insidiato quotidianamente dall’incertezza delle cose che ci circondano, perché non tutto dipende da noi, e che spetta ad ognuno di noi adulti continuare a lottare per dare senso alle proprie azioni, per far emergere con chiarezza la serietà delle intenzioni, perché il senso delle azioni sia riconoscibile e riconosciuto. Riempire il vuoto dei ragazzi significa insegnare loro il significato della vita e della morte, dell’amicizia e dell’amore; la differenza tra maschio e femmina, il valore della fedeltà a se stessi, il piacere di godere di quello che si ha, il senso del tempo, i diritti degli altri. Riempire il vuoto dei ragazzi significa aiutarli a comprendere che l’amore non è solo un sentimento ed un sentimento solo. Dentro l’esperienza dell’amore risaltano i nostri pregi e i nostri difetti. Entrano in gioco tutte le nostre sensibilità. Oltre l’innamoramento e l’idillio, affiorano le capacità di comprensione e di rispetto, la pazienza e la misura, la forza e il coraggio. Riempire il vuoto dei ragazzi significa saper riconoscere i momenti in cui sono contenti ed essere contenti assieme a loro, saper riconoscere i momenti in cui sono tristi e riuscire a capire perché e trovare le parole per stare vicino alla loro tristezza senza sottovalutarla e senza esagerarla: arriverà il momento in cui si apriranno a noi, se saremo stati vicino a loro nel momento della gioia come nel momento del dolore. Riempire il vuoto dei ragazzi significa capire anche se essi non parlano, riconoscere da pochi segni i loro stati d’animo e i loro sentimenti, le loro intenzioni come quello che li paralizza e impedisce loro di agire. Riempire il vuoto dei ragazzi significa aiutarli o a non affogare nella noia e nell’inazione, nell’inerzia e nella pigrizia o a non ‘inacidirsi’ nel rancore e nel risentimento, nelle vane attese e nelle recriminazioni o a non confondersi e a non identificarsi troppo con gli altri o a non allontanarsi, presumendo che siano gli altri che debbono cercare noi o a non dimenticare mai che è più importante capire che essere capiti o a mettere al centro sempre gli altri, perché così facendo il mondo imparerà a riconoscere la loro umanità e a ripagarli della loro generosità o a sperare sempre, perché la disperazione è sterile e vana, e perché solo il bene, in ultima istanza, è degno di considerazione.