Discussione:Molotov (incrociatore)

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IL SILURAMENTO DELL’INCROCIATORE “MOLOTOV”

Francesco Mattesini

L’operazione che stiamo descrivendo si inserisce nel tentativo sovietico di contrastare in Mar Nero, a sud delle coste della Crimea, i preparativi germanici per forzare lo Stretto di Kerch e di sbarcare sulla penisola di Taman.

Per effettuare il bombardamento navale delle posizioni tedesche di Dvuyakornaya (Baia di Fedosia), in Mar Nero, e distruggere navi e imbarcazioni segnalate in quella zona dal Servizio Informazioni, la sera del 1º agosto 1942 il moderno incrociatore leggero sovietico "Molotov" (capitano di vascello M.F. Romanov) e il cacciatorpediniere conduttore di flottiglia "Kharkov" (capitano di fregata Shevchenko) salparono da Poti e 05.03 del mattino e arrivarono a Tuapse, dove furono avvistati da due ricognitori tedeschi.

Secondo il piano d’operazioni, compilato dal contrammiraglio N.E. Basisty comandante della Brigata Incrociatori sovietica, alle ore17.20 del 2 agosto le due navi doveva prendere il mare e dirigere con l'oscurità verso ovest , e poi virare a una zona designata e portarsi in posizione di tiro all’inizio del giorno seguente . Per fornire di notte alle due navi un punto di riferimento affidabile dell’obiettivo, e per l'osservazione del tiro, il sommergibile “M -62” (tenente di vascello N.I. Malyshev) era incaricato di trovarsi nella zona per fare segnali a luce bianca. Il " Molotov " doveva sparare su Teodosio 180 colpi del calibro 180 mm, e il " Kharkov ", tirare sulla Baia di Dvuyakornaya. L’azione di fuoco doveva essere simultanea e prolungarsi per quindici minuti. Si riteneva che il nemico, a causa della repentinità dell'attacco, sarebbe stato preso di sorpresa e non in grado di esercitare un valido contrasto.

Il 2 agosto, alle ore 16.00, le due navi ricevettero l’ordine di prendere il mare e, agli ordini dal contrammiraglio Nicolay Efremovich Basisty, procedettero per trasferirsi a Teodosia, dove furono avvistate da due ricognitori tedeschi. Alle 17,12 il "Molotov" e il "Kharkov" lasciarono il porto di Teodosia e procedettero in linea di fila, con il "Kharkov" in testa, alla velocità di ventisei nodi, scortati per un certo tempo da quattro cacciatorpediniere e da cinque aerei (due bombardieri marittimo MBR -2 e due caccia LaGG -3), per poi essere avvistati, alle 17.59 da un velivolo tedesco He. 111 che volava alla quota di 7.000 metri. A questo punto era diventato chiaro che la segretezza dell’operazione era fallita, e a nulla valsero le manovre evasive per ingannare i tedeschi sulla reale rotta delle due navi, dirigendo alle 18.05 in direzione di Novorossiysk.

Alle 18,50 un altro velivolo da ricognizione nemico He. 111 apparve di nuovo sopra la squadra navale, e ciò avveniva verso il crepuscolo quando i cacciatorpediniere, che stavano esaurendo il combustibile, e gli aerei di scorta stavano rientrando alla base. L’aereo nemico continuò a mantenere il contatto con le due navi sovietiche che lo percepirono con il radar fino alle ore 21.00. Le manovre evasive per cercare di mettere fuori pista l’aereo sullo scopo dell’operazione di bombardamento, fecero perdere del tempo, e fu soltanto alle 20.30 che le due navi diressero verso il loro obiettivo con rotta ovest (270°), aumentando la velocità a 28 nodi.

Con il sorgere della luna alle 23,15, la visibilità notturna migliorò in modo significativo, e dopo dieci minuti, venne fatto il punto sui rilevamenti costieri in cui si stagliavano le montagne Anche il sommergibile “M-62” fece i prescritti segnali ottici, ma non furono visti. Inoltre risultò, che a causa dei frequenti cambiamenti di rotta, la posizione delle navi era spostata di circa 12 miglia ad ovest dal punto stabilito.

Alle 00.53, quando anche il “Molotov” si apprestava a sparare per 65 °, a sinistra dalla prora dell’incrociatore fu vista venire all’attacco una unità sottile.

In quel momento tre Mas italiani della 4ª Flottiglia, il “573” (capitano di corvetta Castagnacci), il “568” (tenente di vascello Emilio Legnani) e il “569” (sottotenente di vascello Ferrari), partiti da Feodosia alle 19.00, si trovano in agguato al largo di quel porto, per la protezione indiretta di un convoglio di otto motozattere tedesche, scortato da moto dragamine, diretto a Mariupol, nel Mare d’Azov, con materiali necessari alle operazioni dell’Esercito. Di essi il “Mas 573”, unità capo squadriglia, si era dovuto fermare al largo della costa per un guasto a un motore, mentre gli altri due, raggiunte al largo le posizioni prescritte, a circa 40 miglia di distanza dal porto di Feodosia, e iniziando l’ascolto idrofonico, erano distanziati l’uno dall’altro di 10 miglia. La visibilità notturna era perfetta, con la luna piena che illuminava tutto l’orizzonte a levante.

In tali condizioni favorevoli le navi sovietiche, che si avvicinavano alla costa per iniziare il bombardamento, furono individuate alle 00.15 del 3 agosto dal “Mas 573”, che nonostante il guasto al motore si era mantenuto a 10 miglia dalla costa e che andò all’attacco poco dopo la mezzanotte lanciando da una distanza di 1.200 metri due siluri, uno dei quali “partito prematuramente per errore di un silurista”. Il comandante Castagnacci, anche per affermazione di alcuni membri dell’equipaggio, ritenne di aver colpito un incrociatore con un siluro all’altezza del 3° fumaiolo (sic), ma in realtà falli il bersaglio. Dopo l’attacco all’unità ritenuta del tipo “Krasny Krim”, Castagnacci si disimpegno alla massima velocità sostenibile per la avaria al suo Mas, e erroneamente ritenne di essere stato inseguito per qualche tempo da un cacciatorpediniere.

Per evitare la minaccia del “Mas 573”, il “Molotov” virò bruscamente a dritta alla massima velocità, evitando i siluri Non appena il Mas fu fuori dalla vista, il "Molotov" si apprestò a sparare contro la costa, ma i dati iniziali per le ripresa del tiro dovettero essere ricalcolati.

Nel frattempo, avendo individuati alcuni degli obiettivi costieri, il comandante del cacciatorpediniere “Kharkov” decise autonomamente di aprire il fuoco sulla baia di Dvujakorno, senza aspettare l’ordine del contrammiraglio Basisty, sul “Molotov”, sparando in cinque minuti, ad iniziare dalle 00.59, un totale di 59 granate da 130 mm, controbattuto immediatamente dalle batterie costiere tedesche.

Anche il “Molotov” apri il fuoco sulla baia di Dvuyakorno con i suoi nove cannoni da 180 mm, ma nello stesso tempo le batterie tedesche situate sui promontori e Ilya Kiik – Atlama, e che avevano sparato sul “Kharkov”, inquadrarono l’incrociatore con alcuni proietti caduti nelle vicinanze dello scafo, probabilmente usando il radar, e convinsero il contrammiraglio Basisty, a disimpegnarsi, dirigendo verso sud alla velocità di ventotto nodi.

Allontanandosi dalla costa della Crimea le navi sovietiche furono attaccate dal “Mas 568” e da alcuni aerosiluranti tedeschi He. 111 del 2º Gruppo del 26º Stormo Bombardamento (II./KG.26), che decollando dall’aeroporto di Buzeau, in Romania, attaccarono isolatamene e in piccole sezioni. Ciò è confermato da quanto scritto nel Diario di Guerra della Kriegsmarine, secondo cui il tallonamento notturno della forza navale sovietica era eseguito dagli aerosiluranti tedeschi a iniziare dalle ore 22.45.

Ciò smentisce senza possibilità di appello quanto sostenuto da Errico Cernuschi nel suo modesto e impreciso articolo “Questioni di merito” (Rivista Marittima, marzo 2011), nel quale si nega che vi sia stato quella notte un qualsiasi attacco aereo tedesco contro le navi sovietiche, in particolare degli aerosiluranti della 6ª Squadriglia del 2º Gruppo del 26º Stormo Bombardamento (6./KG.26), che era comandata dal capitano pilota Karl Otto Max Barth. Cernuschi però non doveva conosceva che in Romania, a Safi, vi erano altre due squadriglia di aerosiluranti He 111 del II./KG.26 (maggiore Horst Beyling), la 4a (capitano Gerd Schäfer) e la 5a (tenente Eberhard Stüwe), come è riportato in Harold Thiele, “Luftwaffe Aerial Torpedo Aircraft and Operation in World War Two”, pag. 39. Si deve quindi ritenere che l’attacco notturno al “Molotov” possa essere stato effettuato anche dai velivoli di una od entrambe le due squadriglie, di cui, purtroppo, ci mancano i particolari.

Alle 01.19 un primo aerosilurante si avvicinò al traverso del "Molotov", sul lato sinistro. Il comandante Romanov ordinò di virare a destra, e uno dei due siluri lanciati dal velivolo passo lungo il lato di dritta dell’incrociatore. Dopo cinque minuti, seguì un attacco simultaneo da parte di altri due aerosiluranti. Uno degli He 111 si diresse verso il fianco destro dell'incrociatore, l'altro sul fianco sinistro con rotta 110°. A causa dello sfavorevole chiarore della luna il secondo aereo fu avvistato in ritardo. A una distanza di 3.600 metri i cannoni pesanti del "Molotov", aprirono il fuoco con ritmo accelerato e l’incrociatore cominciò a manovrare sulla sinistra, fronteggiando sulla destra l’attacco del primo aerosilurante, che con angolo di 150 ° lanciò due siluri, visti passare a poppa del “Molotov”. L’altro aereo, quello che era stato avvistato in ritardo, lanciò i suoi due siluri, dei quali, secondo la versione sovietica, uno passò sul lato sinistro dell’incrociatore, mentre l’altro, alle 01,27, lo colpì a poppa. Subito dopo l’He 111 fu abbattuto dal fuoco d’artiglieria della nave incrementato anche dal tiro delle mitragliere di poppa.

Contemporaneamente all’attacco degli aerosiluranti tedeschi si era fatto sotto il “Mas 568” del sottotenente di vascello Legnani che, ricevuto dalla stazione radiotelegrafica di Feodosia il segnale di scoperta “Unità nemiche bombardano la costa”, dopo aver passato la segnalazione al “Mas 569” (che però la ricevette con un ritardo di circa un’ora), a tutta forza, con condizioni del mare forza 3, si era portato nella zona in cui le navi sovietiche avevano iniziato il bombardamento, arrivando a contatto alle 01.05. Nel fragore d’artiglieria, il comandante Legnani ritenne di essere inquadrato dai grossi calibri delle navi nemiche, che non aveva ancora avvistato trovandosi “dal lato sfavorevole rispetto alla luna”, mentre, invece, il “Molotov”, percepita la nuova minaccia insidiosa, sparò sul “Mas 568” con le mitragliere.

Legnani, che era il figlio dell’ammiraglio Antonio Legnani, Comandante della Squadra Sommergibili (Maricosom), avanzando ad alta velocità con il mare al moscone e il suo Mas ricoperto di spuma per gli altri spruzzi del mare che lo investivano, si porto a prua delle navi sovietiche per poi lanciare i suoi due siluri su un incrociatore da una distanza di 800 metri, e ritenne di averlo colpito alle 01.30, a prora e al centro, con entrambe le armi. Inizialmente fu vista la nave incendiarsi seguita poco dopo da un’esplosione e dal sollevarsi di una nube di fumo. La medesima esplosione fu vista distintamente dal “Mas 573”, che nel frattempo era andato alla fonda sotto costa, dai serventi delle batterie costiere tedesche e da una stazione di vedetta.

Dopo l’attacco, il comandante Legnani si disimpegnò, lanciando dieci bombe di profondità sulla scia della sua nave, ritenendo erroneamente di essere inseguito da un cacciatorpediniere, e fu anche soggetto a mitragliamento aereo, senza riuscire a distinguere se si trattava di velivoli alleati o nemici. Nessuno dei due Mas attaccanti, è scritto nel rapporto della IV Flottiglia, subì “la minima avaria per effetto del tiro avversario, nonostante esso fosse ben diretto è molto nutrito”.

A questo punto, poiché l’attacco degli aerosiluranti e del Mas fu contemporaneo, è difficile stabilire a chi spetti il successo. Una matassa che cercheremo di dipanare.

Le conseguenze l’attacco aereo-navale furono gravi per il “Molotov”, poiché l'esplosione del siluro che lo colpì asportò 20 metri di poppa fino alla paratia 262, immobilizzò il timone, ponendo l’incrociatore senza controllo, sbandato a sinistra e sormontato, con fortissimo sibili, da una nuvola di vapore alzandosi dalla sala macchine. Dettaglio che si riscontra perfettamente nella relazione del comandante Legnani. Sul “Molotov” andarono distrutti i locali adiacenti alla zona dell’esplosione, e restarono uccisi diciotto uomini dell’equipaggio nel compartimento poppiero, mentre la velocità della nave si ridusse a dieci nodi.

Mentre il personale dell’incrociatore iniziava le riparazioni di emergenza e di puntellamento delle paratie, senza spegnere le macchine, il comandante Romanov trasmise la notizia del siluramento dell’incrociatore al Comandante della Flotta, ricevendo in risposta un messaggio in chiaro in cui lo si invitava a fare tutto il necessario per salvare la nave, ed avvertendolo dell’invio di ogni possibile mezzo di soccorso.

Manovrando con le sue macchine, e non servendosi del rimorchio del cacciatorpediniere "Kharkov" per non fermarsi, il “Molotov”, aumentò la velocità fino a raggiungere i quattordici nodi. Alle 05.10 del 3 agosto arrivarono i primi aerei da caccia per contribuire alla scorta, e mezzora dopo sopraggiunsero i tre cacciatorpediniere “Flurry”, “Nezamozhnik” e TFR 1 e tre torpediniere. Ciò rese possibile di costituire intorno al “Molotov” una protezione di sette navi scorta, in grado di contrastare positivamente altri attacchi di aerosiluranti che tentarono di finire la nave danneggiata.

L’azione fu realizzata alle 07.10 al traverso di Anapa da dieci He. 111 della 6./KG.26, che sopraggiungendo in unica formazione, avvistate le navi sovietiche le attaccarono simultaneamente sui due fianchi, come aveva stabilito alla partenza il loro comandante, capitano Barth. I piloti, accolti da un fortissimo fuoco di sbarramento contraereo, e attaccati dai caccia, ritennero di aver messo tre siluri a segno su un incrociatore e due cacciatorpediniere, mentre in realtà non conseguirono alcun risultato. Secondo i sovietici soltanto quattro aerei lanciarono i siluri, e due di essi furono abbattuti, ed altri due danneggiati, mentre dagli elenchi delle perdite del Kampfgeschwaders 26 sappiamo che nel corso di tutti gli attacchi soltanto un velivolo He 111 della 6/KG.26 non rientrò alla base.

Senza subire altri attacchi, alle 22,14 del 3 agosto il “Molotov", che nel corso della missione aveva sparato 2.886 proiettili di tutti i calibri, arrivò nel porto di Poti. Nel corso della navigazione di rientro alla base l’incrociatore era stato scortato da navi provenienti da Novorossiysk e Tuapse, comprendenti i cacciatorpediniere “Flurry”, “Nezamozhnik” e TFR 1, tre torpediniere, otto motovedette, la nave salvataggio “Jupiter”e il dragamine T-495. Parteciparono alle scorte sessantatre aerei da caccia e quattro bombardieri marittimi MBR -2.

A Poti sul “Molotov” si svolse un lungo periodo di riparazioni, iniziate nell’ottobre 1942 e ultimate il 31 luglio 1943. I lavori comportarono: l’utilizzo della poppa dell’incompleto incrociatore “Chapayev”, della classe “Frunze”; l’utilizzo del timone dell’incompleto incrociatore “Kheleznyakov”, che era a Leningrado; e di parte dei macchinari dell’incrociatore Kaganovic e del sommergibile incompiuto L-25.

Dopo la perdita, il 6 ottobre 1943 sulle coste della Crimea, di tre cacciatorpediniere (“Kharkov”, “Besposhchadny” e “Sposobny”) che nell’effettuare un’azione notturna di bombardamento su obiettivi di Yalta, furono attaccati dai bombardieri in picchiata tedeschi Ju 87 del 3º Gruppo del 3º Stormo Stuka (III./St.G.3), il Presidente sovietico Joseph Stalin impartì un ordine drastico, vietando l’impiego in operazioni delle grandi unità navali della Flotta del Mar Nero senza la sua espressa autorizzazione. E ciò significò la fine dell’attività bellica del “Molotov” che, rientrato in squadra il 5 novembre 1943, riparò definitivamente i suoi danni di guerra a conflitto ultimato, nel novembre1945.

Nella valutazione di Supermarina (“Danni inflitti al nemico”), realizzata sulla scorta dei telegrammi n. 42783 e 47917, spediti dal Comando della 4ª Flottiglia MAS (capitano di fregata Francesco Mimbelli), in cui si affermava che una nave sovietica “era stata sicuramente affondata dai siluri del nostri MAS”, l’azione d’attacco alle due navi nemiche è descritta come segue:

“Mas 573, ore 0015, a circa 10 miglia levante di Feodosia, lancia due siluri – distanza 1200 m. – contro grosso incrociatore scortato da un CT, che aveva effettuato bombardamento costiero. Unità maggiore colpita da un siluro all’altezza del 3° fumaiolo. Violenta reazione. Mas 568, in agguato poco distante, accorreva al segnale di scoperta: avvistato si disimpegna, torna all’attacco e alle ore 0130 – distanza 800 metri – lancia due siluri colpendo incrociatore a prora ed al centro. La nave si incendia. L’unità si presume affondata e si ritiene fosse un incrociatore del tipo KRASNY KRIN, perché aveva tre fumaioli verticali”.

Tuttavia, il 9 agosto il “Krasny Krin” e il suo gemello “Schaumjan” furono individuati dagli aerei della Luftwaffe nel porto di Novorossisk, e poi in altre località diverse, e su suggerimento dei tedeschi, Supermarina dovette pertanto ripiegare, come unità attaccata e affondata congiuntamente dai due Mas, su un'altra nave sovietica con tre fumaioli, da individuare nei cacciatorpediniere tipo “Frunse” o Schaumjan”, che però non parteciparono all’operazione di bombardamento di Feodosia.

Da parte sovietica fu ritenuto che il “Molotov” e il “Kharkov” fossero stati attaccati nelle ore notturne e diurne del 3 agosto da almeno dodici aerosiluranti tedeschi He111, perdendone tre, mentre in realtà in realtà andò abbattuto un solo velivolo della 6./KG.26, possibilmente quello che, con matricola SZ-S, secondo i russi, avrebbe colpito l’incrociatore, e che aveva per capo equipaggio il tenente pilota Hansgeorg Bachem e per gregari i sottufficiali Walter Zumpe, Hemr Aschermann e Karl-Bernd Völlen, tutti deceduti. Il loro mancato rientro non permise di assegnare alla 6./KG.26 l’eventuale successo sul “Molotov”, e i silenzi sovietici non fecero altro che confermare la versione che a colpire l’incrociatore era stato il “Mas 568” di Emilio Legnani. Un’ipotesi che, in base alla nostra ricostruzione dell’episodio, resta ancora valida, anche perché mentre il rapporto del comandante del “Molotov” rioporta che la sua nave fu colpita alle 01.26, il rapporto del comandante del “Mas 568” sostiene che l'incrociatore fu colpito esattamente alle ore 01.30 del 3 agosto; ossia tre minuti prima che l'aereo tedesco He.111 della 4./KG.26, che aveva attaccato l'incrociatore sul fianco sinistro, precipitasse in fiamme appena superato il Molotov, sul suo fianco destro.

Pertanto, non credo faccia scandalo il fatto che al sottotenente di vascello Legnani era stata assegnata la Medaglia d’Oro al Valor Militare, consegnatagli a Roma, sull’Altare della Patria, dal Re Vittorio Emanuele III, nel corso della Festa della Marina il 10 giugno 1943.

Francesco Mattesini

Roma, 30 dicembre 2013


BIBLIOGRAFIA

Per la parte italiana, quali fonti principali, ci siamo basati sulla “Relazione sull’attività della IV^ Flottiglia M.A.S. nei mesi di Luglio, Agosto e Settembre” 1942, spedita a Supermarina il 1º ottobre 1942 con protocollo n. 0/746, firmato dal capitano di fregata Francesco Mimbelli, nonché sulle valutazioni fatte dallo stesso Supermarina. Documenti inediti che si trovano nell’Archivio dell’Ufficio Storico della Marina Militare.

Per la parte sovietica la ricerca e stata realizzata particolarmente in “Internet”, consultando i documentati articoli, “Молотов (крейсер)” (in Wikipedia Russa) e Корабельный состав• Все корабли Черноморского Флота • Крейсера Крейсер "Молотов", nonché i vari interventi di autori sovietici e internazionali, non tralasciando nei “forum” le opinioni italiane e straniere. E’ risultato utile il libro di Rudi Schmidt “Achtung -Torpedo Los”, (pag. 148-149), in cui si descrive l’attacco diurno degli aerosiluranti della 6./KG.26, a cui l’autore apparteneva come ufficiale pilota

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CONSIDERAZIONI SUL SILURAMENTO DELL'INCROCIATORE MOLOTOV, PER RISPOSTA AD UNA INESATTA RICOSTRUZIONE DEL SIGNOR VLADISLAV GONCHAROV[modifica wikitesto]

SILURAMENTO DELL'INCROCIATORE SOVIETICO MOLOTOV

Occorre fare una precisazione che va chiarita perché l’autore russo dell’ultimo articolo postato in Internet, Vladislav Goncharov, ha scritto, riferendosi alla manovra d’attacco del Mas-568: "Необычайные приключения итальянцев в России" - 6 Settembre 2021 – ore 14.26.

"Anche muovendosi alla massima velocità di 43 nodi, il Mas poteva percorrere le tre miglia in soli quattro minuti. Perché attraversare la rotta di un nemico alla massima velocità di 30 nodi e attaccare dal lato opposto? Ma alla distanza di 800 metri, il siluro avrebbe dovuto viaggiare in un minuto e non in sette o addirittura cinque. Inoltre, secondo la relazione sovietica, il MAS-568 attaccò da est, dal lato sinistro, e il colpo fu sul lato di dritta".

Non so che cosa l’autore dell’articolo abbia letto sul mio saggio ("Il siluramento dell’incrociatore “Molotov”3 Agosto 1942. Un enigma della guerra nel Mar Nero", nella pagina dell’Autore nel sito academia edu), che riporta in bibliografia, avendo fatto confusione. Il Mas-568 andava alla massima velocità perché, attaccando inizialmente sul lato sinistro il comandante Legnani, di fronte alla reazione del Molotov che avendo invertito la rotta ad ovest stava sparando con tutte le armi, era stato costretto a disimpegnarsi, per poi andare all’attacco del Molotov in un secondo tempo dal lato favorevole rispetto alla luce lunare.

Fu per questo motivo che il Mas-568, senza essere avvistato, si portò all’attacco a prua e sul fianco destro delle navi sovietiche, per poi alle 01.30, alla distanza di 800 metri, lanciare i suoi due siluri, uno dei quali colpì a poppa il Molotov poco dopo, e non in un intervallo “da sette a cinque minuti”, permettendo a Legnani e agli uomini del suo equipaggio di osservato una forte esplosione a poppa dell'incrociatore con fiamme e fumo , che quando cessarono (era l’He.111 abbattuto e precipitato in fiamme sul fianco destro del Molotov dopo averlo sorvolato dal lato sinistro), con la nave nemica non più in vista, fu ritenuto, erroneamente, fosse affondata.

Nel febbraio 1997 il periodico Storia Militare aveva pubblicato l’articolo di Giorgio Pitacco “Mas italiani in Mar Nero”, dove l’autore, riguardo all’attacco realizzato contro l’incrociatore Molotov dal Mas-568 ha scritto:

"Ore 01.20 – Dalla zona d’ombra il Mas 568 procede alla massima velocità per la manovra di attacco e giunto a 800 metri lancia i siluri (due) contro l’incrociatore che riavvistandolo, accosta a sinistra per offrire la sola poppa ed il massimo volume di fuoco.

Ore 01.27 – I due siluri raggiungono il bersaglio il quale è inghiottito da una nube di fiamme e fumo ed è intravisto affondare".

Nel 2010 la stessa rivista ha pubblicato un altro articolo di Fabrizio Gatti, dal titolo Mar Nero, 1942-1943, dove sono esattamente pubblicati i medesimi dati di manovra e di lancio siluri scritti da Pitacco: 01.20 e 01.27, che sono errati, rispetto a quelli delle relazioni ufficiali italiane, che io ho riportato nei miei articoli. L’ora di avvistamento 01.20 e quella russa, l’ora italiana era 01.18. L’ora 01.27 (in realtà 01.26, vedi relazione del MOLOTOV a pag. 56 lettera 5 del mio saggio in academia.edu) è quella in cui secondo la registrazione dei russi fu colpito il Molotov, mentre l’ora di attacco del Mas.568 era 01.30. Cfr., AUSMM, Relazione sull’attività della 4a Flottiglia M.A.S. nei mesi di Luglio, Agosto e Settembre, Prot. n. 01746 del 1° Ottobre 1942.

E pertanto naturale che ragionando sul fatto che alle 01.27 il siluro fu lanciato da una distanza di 800 metri, l’incrociatore non poteva essere colpito dopo sette o cinque minuti, ma solo dopo circa un minuto dal momento che il Mas-568 aveva lanciato i siluri alle 01.30, per poi vedere l’incendio dell’aereo tedesco abbattuto proprio in corrispondenza del Molotov alle 01.33; incendio che spentosi dopo quattro minuti dette l’impressione che l’incrociatore fosse affondato. Questi errori sono serviti nei forum, in particolare russi, per commentare sfavorevolmente l’attacco del Mas-568. Evidentemente anche Vladislav Goncharov, che ha trattato l’articolo di cui pubblica anche una cartina, ha interpretato la manovra come attacco e lancio dei siluri contro il Molotov subito dopo le 01.20. Pertanto lo ha collegato con l’ora russa 01.27 in cui l’incrociatore è stato colpito; e la disparità di orari portava ad un intervallo tra i 5 e i 7 minuti, assolutamente inesistenti per un siluro che aveva una velocità di 40 nodi. Inoltre, per presentare la poppa, allo scopo di evitare i siluri del Mas-568, il Molotov, virando a dritta, presentò al Mas il fianco destro dove fu colpito.

Francesco Mattesini, Roma 22 Diocembre 2021