Discussione:Lev Isaakovič Šestov

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca

Lev "Isaakovič" Sestov affermò di avere avuto destino differente da quello di ebrei e giudei e sempre diversa appartenenza da quella giudaica ed ebraica, tuttavia non dichiarò di esser finito in balìa di questi mondi né imprigionato in essi o per essi. In Russia luoghi e condizioni dei luoghi consentono solamente di serbare memoria della Torah e non la stessa tradizione della Torah, i cui riferimenti particolari alla natura sono incomprensibili nella natura russa. Né abbandonata la cultura russa per incontri di viaggiatori, né acquisite le tradizioni orientaleggianti che gliene avrebbero consentito intuizione profonda ed eventuale làscito di memorie, Sestov era però anche vissuto tra i custodi di tali memorie, dunque per l'esattezza non era proveniente dal mondo della Torah e origini ebraiche furono dell'ambiente da lui conosciuto da piccolo ma non sue. Sestov riferiva tali origini ad alcuni suoi modi di comunicare, che lui usava in forza di tale ambiente e delle relazioni successive createsi, ma che non erano suoi modi personali. La religiosità russa non è molto conosciuta in Europa dell'Ovest inoltre distinzioni piuttosto sottili come quelle tra ebraismo e mondo ebraico e mondo giudaico e giudei non sono quasi per niente praticate neppure ad Est oltre che ad Ovest e allora le spiegazioni sono difficili, in verità però non impossibili. Sestov in persona non era di nessuna origine ebraica, l'eredità culturale che senza far propria era spesso suo strumento precario era di tali origini, tuttavia la sua opera scritta pur non annoverando linguaggi personali ne era priva quanto la sua persona; non così tutte le comunicazioni ufficiali della sua filosofia, alcune delle quali si avvalevano di quei modi impersonalmente, dato che confidenzialmente non gli sarebbe stato neppure possibile usarne. La sua filosofia da giudei, giudaici, ebraici ed ebrei era usata come un ragguaglio su eventi, argomenti ed altro che non erano di interesse diretto, mentre chi tra russi ed altri era legato al pensiero greco o di pensiero greco la leggeva come una sorta di dizionario-informativa, ma per motivi radicalmente opposti ovvero tutt'altri scopi. A causa di molta confusione, di Sestov si tramandavano con cura quasi solamente gli aneddoti dei suoi ragguagli filosofici donati ai custudi o possessori della Torah, lui stesso quindi decise di dare risonanza solo a questi, ma col fine ultimo di rendere le altrui opinioni pubbliche su di lui assurde fino al ridicolo più clamoroso non per lui medesimo ma per l'ignoranza dei fanatici e per la irriflessività dei disturbatori; il che accadde e sebbene a pochi fu chiaro davvero accadde. Stesso destino aveva deciso per la reputazione dei suoi libri, i quali tradotti in italiano hanno fatalmente medesimo impatto sui lettori degli scherzi che i varieghi "commettevano" nel Medio Evo con i caratteri delle Rune: per i troppo penitenti prima parvenze di severi moniti a lasciarsi "punire" dai piaceri della propria vita, poi apparenze di minacce a non ridursi più come prima delle "punizioni" autoimpartitesi; per i gaudenti innocue incomprensioni e interessanti scoperte poi. Dunque tra i rebus da decifrare senza poterne sùbito avere possibilità, restano in grande o piccola parte per tanti o pochi le dicerie sulla sua vita. Io che scrivo ho potuto giungere a queste decifrazioni solo dopo molti errori... tutti da Lev Sestov stesso preordinati con cura surreale e sarcasmo sconfinato... Insomma una... "predestinazione"... dalla quale, noto, (fatalmente...) neanche Wikipedia non...(!) fu risparmiata dallo stesso Autore (Sestov, appunto). Certo che anche le smentite modeste, come questa mia, erano determinazioni del destino di simpatia impresso da Lev Sestov, ovvero "Ieguda Lejb Švarcman", alla sua opera di filosofo, per nemici od amici. MAURO PASTORE

Riguardo alla diceria della recita funebre del kaddish, ecco un mio testo or ora scritto e pubblicato non solo qui che informa di cosa sia realmente un kaddish: Il Kaddish è un rituale religioso non originario od espressione di religiosità non originale che rappresenta gli altri per mezzo della stessa alterità, cioè consiste in un rendimento religioso dei non ebrei agli ebrei che lo interpretano per restituirlo. Considerando la separazione tipica di tutte le liturgie ebraiche dalle altre non ebraiche, dunque si può concludere che "kaddish" è la parola degli ospiti pronunciata dagli ebrei cui viene quindi restituita per essere ancora restituita oppure dai quali non viene più ripresa. Perciò il Kaddish è l'opposto delle lamentazioni della Torah e le salmodie sono invece fatte del linguaggio dei salmi (che non è parte delle vere e proprie tradizioni ebraiche) e dei modi tipici di queste lamentazioni. Dunque il Kaddish pronunciato dagli estranei od ospiti, quale il tipico kaddish dell'orfano, non è realmente già appartenente al patrimonio liturgico dell'ebraismo. Le salmodie rappresentano il punto di incontro tra il mondo della religiosità ebraica e i mondi religiosi da essa differenti e non incompatibili, ma la semplice tradizione dei salmi così come concepita dal cristianesimo è estranea all'ebraismo, per il quale non esiste Testamento di Dio ma Legge (la "Torah"), per questo il salmo l'ebreo non lo considera in quanto tale ma lo ricrea e lo rende discorso ovvero soltanto salmodia. Il Kaddish nell'ebraismo è l'accoglienza dei pensieri degli altri, per cui per essere completo, compiuto, deve essere iniziato per altrui dono ed invito. Questa è anche l'intera storia del culto e della conseguente cultura del Kaddish, invenzione e suggerimento dei non ebrei per ritornare agli stessi non ebrei, ed in quanto tale reso dagli ebrei quale messaggio altrui per gli altri. Di tutto ciò io ebbi nozioni a causa di alcuni incontri: con un giovane studioso ebreo del Talmud, in Inghilterra, e col noto poeta Allen Ginsberg, se non erro col ricordo da me incontrato proprio in Italia. Quest'ultimo fu autore di componimenti poetici intitolati "Kaddish" e grande ed autentico esperto del kaddish quale forma di espressione verbale e comunicazione letteraria, nonostante i versi del suo Kaddish fossero del tutto diversi, potendo però in tal caso il titolo significare realmente qualcosa proprio in virtù del fatto che il vero kaddish giunge dall'esterno e non dall'interno del mondo ebraico e dunque può esistere anche in versione profana anche perché è fatto per fuoriuscire di nuovo. Per questo nell'ebraismo la liturgia prevede che sia fatto anche in presenza di un consiglio di esperti, proprio perché è parola d'altri. MAURO PASTORE