Discussione:Letteratura di consumo

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Stando alla definizione fornita (letteratura che segue i gusti del pubblico più che intenti artistici), mi sembra che tra i precedenti, più che certa letteratura cinquecentesca (che credo che più che seguire i gusti del pubblico seguiva un gusto diverso da quello classicista dominante, attingendo al "popolare", ma sempre con l'intento di fare, secondo propri criteri, un'opera artistica: non sono però un'esperta e magari mi sbaglio), bisognerebbe guardare un po' la letteratura di epoca ellenistica (il fenomeno per esempio del cosiddetto "romanzo greco"), dato che certe condizioni socio culturali mi sembrano in qualche modo affini a quelle dell'Ottocento. Solo uno spunto: io non sarei in grado di inserire una frase sensata sul tema. MM (msg) 12:43, 29 dic 2006 (CET)[rispondi]


Salve MM! Ho letto (con ritardo) il tuo commento sulla mia voce "Letteratura di consumo". Beh, per quanto riguarda gli autori cinquecenteschi citati, in realtà non c'è dubbio che essi fossero, non in tutto ma in buona parte, dei "mestieranti". La loro avversione al classicismo non contrasta, tutto sommato, con ciò. Ad esempio Doni viveva lontano dalle corti rifiutandone appunto il classicismo e l'accademicità, e preferì a lungo una vita vagabonda; ne consegue che per vivere, privatosi dei sostentamenti che i signori del tempo avrebbero potuto assicurargli, dovette chiaramente affidarsi ai tipografi (figura importante da quando c'era stata l'invenzione della stampa di Gutenberg), i quali gli confermarono senza dubbio che per vivere e vivere bene avrebbe dovuto assecondare il pubblico. Non che a Doni dispiacesse. E' in questo periodo che si fa veramente sentire una piccola rivoluzione, che alla figura del letterato artista protetto dai principi e letto dai ricchi affianca una figura di scrittore spesso ugualmente geniale, però più indipendente, conscio che scrivere libri significa anche svolgere un'attività, un lavoro. Anche Aretino, uomo di grande cultura e sensibilità, scrisse una parte delle sue opere per puro diletto e al contempo per divertire il pubblico, utilizzando elementi accattivanti come l'erotismo e persino la volgarità.

Tutto ciò non toglie che la tua idea riguardo al romanzo greco di età ellenistica, legato al primo grande diffondersi dei libri (seppur con ovvie difficoltà rispetto a '800 e '900) sia sicuramente notevole, e anche se si rischia di finire molto nel passato, dal momento che ho accennato al teatro antico credo sarebbe giusto inserire anche questo.

Il romanzo ellenistico è probabilmente un fenomeno isolato, che non è considerabile come un effettivo propulsore della letteratura di consumo contemporanea, ma non dedicargli qualche riga è, a pensarci ora, comunque una mancanza di completezza.

Il Viandante Immortale 21:31, 10 gen 2007 (CET)


Salve!

Come si vede dalla cronologia io fui l'autore di questa voce, e stasera sono rimasto piacevolmente sorpreso dal vedere che qualcuno ha provveduto ad arricchirla con immagini. Tuttavia, mi pare che le prime due immagini (Manzoni e Sciascia), pur citati nel testo (anzi credo solo Sciascia) non siano granché coerenti con quello che la voce dice. Per esempio, anziché Sciascia si può mettere Christie (che con lui viene confrontata nella sezione corrispondente). Magari uno dei due (Manzoni o Sciascia) lo si può lasciare, proprio come simboli dell'alta letteratura cui viene contrapposta quella di consumo, però due mi paiono già troppi.

Grazie.

Il Viandante Immortale 20:53, 8 dic 2007 (CET)[rispondi]