Discussione:Elettrolita allo stato solido

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Introduzione.

Un commento di ordine generale sull’introduzione è che averla orientata sul caso dello sviluppo di batterie a ioni litio a stato solido è un punto di vista particolare e limitante, per quanto sia un caso di ampio e attuale interesse. È giustificato, ma sarebbe il caso di precisare che si tratta appunto di un caso esemplare all’ordine della cronaca. La prima frase dell’introduzione non è felice. L’espressione “un elettrolita che conduce ioni allo solido”, a parte il refuso di omissione, non va bene. Si può dire semplicemente “un conduttore ionico solido”. L’uso di elettroliti solidi non è limitato ad “accumulatori a stato solido” ma è di interesse anche per le celle a combustibile e sensori elettrochimici. “Stanno utili” non è corretto. La figura che accompagna l’introduzione è scarna e non aggiunge nulla al testo. Visto che l’introduzione si appoggia al caso delle batterie ioni litio a stato solido, una figura che mostri in modo schematico il funzionamento elementare di una batteria di questo tipo e magari per confronto un’equivalente batteria a elettrolita liquido sarebbe più appropriata e significativa.

Sezione “Proprietà”. I rimandi alle voci “chimica elettroanalitica” e “impedenza”, rispettivamente per crono-amperometria e EIS, non sono appropriati, poiché la prima voce è molto scarna e generica, la seconda tratta dell’impedenza unicamente come grandezza elettrica. L’affermazione: “Elevata resistenza meccanica che può essere misurata attraverso una prova di trazione tradizionale”, con i relative rimandi, è inopportuna. La determinazione delle proprietà meccaniche di elettroliti a stato solido non è cosa banale. Certamente, prove di trazione tradizionali sono state eseguite, in particolare su elettroliti polimerici compositi, e non a caso poiché vi è ampia esperienza su compositi polimerici. Così anche prove a flessione, con macchine di prova universali. È chiaro che, quando possibile, lo studio delle proprietà meccaniche si esegue sulla base di misurazioni eseguite con questo tipo di strumentazione, ma spesso si tratta di apparecchiature relativamente specializzate (per la determinazione di proprietà meccaniche dei materiali più disparati). Inoltre, le proprietà meccaniche di elettroliti a stato solido –in particolari inorganici– di rilievo pratico, quali durezza, resistenza a frattura e modulo elastico, richiedono tecniche diverse, come indentazione strumentata o tecniche acustiche (per le proprietà elastiche). Insomma, parlare genericamente di “resistenza meccanica” e di “prova di trazione tradizionale” rischia di essere semplicistico e fuorviante. Circa “compatibilità con il materiale dell’elettrodo”, l’espressione “può essere misurato mediante analisi di impedenza ripetute per più giorni consecutive” non è chiara. Mediante misure EIS si esegue un monitoraggio della resistenza della batteria nel tempo, e in particolare della resistenza dell’interfaccia elettrodo / elettrolita solido, che varia a seguito di cicli ci carica / scarica, ad esempio.

L’uso della lingua nella sezione “Elettrolita solido inorganico (ISE)” andrebbe rivisto. Si sente la traduzione da un testo in inglese e vi sono alcuni errori.

“Casting” in “Elettrolita polimerico solido (SPE)” meriterebbe un rimando, se possibile, ovvero tanto vale un’espressione equivalente in italiano (colaggio).

Anche la sezione “Opportunità” merita un riesame circa l’uso della lingua. L’affermazione “L'uso di un elettrolita allo stato solido garantisce inoltre etc.” è un’aspettativa non un fatto acquisito.