Discussione:Campo de' Fiori

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Spostato da Campo de' fiori a Campo de' fiori (Roma), in quanto esistono in Italia altre località con un nome simile. Marcok 23:41, Feb 6, 2005 (UTC)

Rispostato in Campo de' fiori perché è il più noto, per gli altri significati/luoghi c'è la disambigua. Frieda (dillo a Ubi) 21:11, Apr 8, 2005 (UTC)

Si, l'ho aggiunta dopo aver assistito al ripristino del nome. ;) Marcok 07:29, Apr 9, 2005 (UTC)

La piazza e il teatro di Pompeo[modifica wikitesto]

La piazza non sorge esattamente "nel posto occupato dalla platea del tempio di Venere Vincitrice": questo tempio si trovava in cima alla cavea (gradinate) del teatro di Pompeo, che in effetti sorge nelle vicinanze e non aveva un podio (casomai podio, non platea) distinto dal teatro stesso. MM Lug 9, 2005 17:31 (CEST)

Nuova immagine[modifica wikitesto]

L'immagine precedente non era molto chiara (troppo nera), mentre questa è più luminosa e rende meglio l'atmosfera di Campo de' Fiori Alejo2083 17:11, Ago 16, 2005 (CEST)

Un monumento a Giordano Bruno[modifica wikitesto]

(…) Al primo mattino del 9 giugno, con l’arrivo delle delegazioni, si formò in piazza della Stazione Termini un corteo che poi si avviò verso via Nazionale: forse cinquemila persone, forse diecimila, quella vaghezza statistica che ancora oggi si rileva nelle cronache di un Family Day o di un Gay Pride, una parte che conta grosso e la parte opposta on piccola. C’erano di sicuro, contate una per una, 86 bande e fanfare che alternavano l’inno di Mameli, la Marcia Reale e la Marsigliese, e 1.782 bandiere: particolarmente notte quella del Circolo Anticlericale di Genova con l’effige di Satana, e quella del Circolo Anticlericale de La Spezia sormontata, in cima all’asta, da un diavoletto alato. Ed il bandierone vasto come un lenzuolo con al scritta “Ex Galeotti Politici Pontifici”. C’erano, ma poche, bandiere tricolori e quasi nessuna con lo stemma sabaudo. C’era una profusione di fasci, berretti repubblicani, immagini di Mazzini, aquile romane e fiamme rosse. C’era il sindaco di Nola in tuba da beccamorto e palandrana nera come partecipasse a un funerale. E, tutti, nella loro festosa camicia rossa, i garibaldini della Repubblica Romana, e garibaldini di più recenti gesta sparsi qua e là nel corteo. C’erano, mescolate con le logge italiane, le “deputazioni di tutte le massonerie del mondo” (4), 60 labari, stendardi e bandiere ognuna coi simboli e le insegne della massoneria; compassi, cazzuole, stiletti, pugnali. E 300 affiliati in abito nero, guanti bianchi e un ramoscello di quercia all’occhiello. C’era la Società Anticlericale Giordano Bruno appena installatosi in Borgo Pio. … c’erano gli universitari con appuntiti berretti di ogni colore, e gli studenti delle scuole comunali tutti contenti che il ministro dell’Istruzione gli avesse concesso giorni tre di vacanza per queste “feste bruniane” del cui significato nessuno della scolaresca sapeva qualcosa. C’erano i “Liberi Pensatori” in cravatta alla Robespierre, e il Circolo Donne Anticlericali di Trastevere, esuberanti e rumorose come chiunque si vantasse di nascita trasteverina e di anticlericalismo. E c’erano gli anarchici del Grido del Popolo e dell’Unione Emancipatrice, gli uni e gli altri forniti di banda e inno sociale: “Vivere lavorando e morire combattendo” quelli dell’Emancipatrice, e “Su moriam, santa canaglia, e innegiamo all’avvenir” quelli del Grido. Per una compiuta esecuzione di cori e motti, il corteo ogni tanto s’arrestava: “Via Giordano Bruno il martire della libertà di pensiero”, “Viva Garibaldi”, “Viva Mazzini, Garibaldi e il Re”, “Abbasso i grassi borghesi”, “Viva la rivoluzione sociale”, “Viva l’anarchia” e qualche (solo qualche? ndr) espressione contro il Santo Padre, la religione cattolica … Tutte le chiese sul passaggio del corteo erano chiuse. Nelle altre chiese il Cardinal Vicario a nome di Sua Santità aveva prescritto, in segno di riparazione,m la novena agli Apostoli e le litanie dei santi. E tutte chiuse erano le finestre dei cattolici: ma ne trapelava l’illuminazione dall’interno, in segno di protesta, oltrechè di riparazione. Molti ecclesiastici aveva abbandonato Roma. Per ordine di Sua Santità tutte le porte del Vaticano restarono chiuse,, vietata l’uscita anche ai serventi, raddoppiate le sentinelle. E si misero a disposizione i nobiluomini della Guardia Palatina d’Onore. (…) Quando tutti i cinquemila, o diecimila, si furono sistemati in piazza, il senatore Moleschott aprì le celebrazioni col panegirico dl festeggiato:l’onorevole Giovanni Bovio, repubblicano, libero pensatore e mangiapreti furente, tenne il discorso che agli altri mangiapreti presenti sembrò eccessivamente moderato e al cattolico La Vera Roma una “sequela d’improperii contro il Vaticano ed il Papa; cadde il velario, s’inchinarono le bandiere; si levò un grido d’inferno, questa folla ebbra di empietà si sciolse infine, le labbra stanche di bestemmie, ma felice e fiera…” (7) (…) L’Osservatore Romano scrisse che “col periodo delle feste per Giordano Bruno è cominciato per noi un periodo di lutto e di raccoglimento. Noi, dentro l’arca della sicura fede, sopra cime intatte stiamo ad aspettare”. (9) E Roma aspettò il concistoro che Leone XIII aveva preannunciato. Nel frattempo la parte clericale ebbe il conforto del Circolo Artistico che stroncò l’opera di Ettore Ferrar (massone, ndr) l’illustre scultore;. “Nella solamente visibile è la cocolla d’un frate. Di tutta la persona del filosofo Nolano mascherato, imbacuccato, cocolatto, camuffato così dentro un sacco, che trionfa? Il naso, non altro che il naso” (10)


Note (4) Antonmaria Bonetti, 25 anni di Roma capitale, Roma 1895. (7) Antonmaria Bonette, Il campo maledetto, Roma 1894. (9) L’Ossevatore Romano, Roma 9 giugno 1889. (10) Il Circolo Artistico, Roma 22-29 giugno 1889.

Fonte: Sergio Valentini, E arrivarono i bersaglieri. I primi trent’anni di Roma capitale, La Lepre Edizioni, Roma 2011ù


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