Discussione:Calcestruzzo armato precompresso

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«»Riporto il paragrafo "incriminato". Si è molto spesso vincolati ad utilizzare schemi statici di travi in appoggio semplice o comunque isostatici, perché la trave deve sostenere sollecitazioni semplici (e non composte anche da momenti, come avverrebbe in una trave incastrata o comunque in un sistema iperstatico): questo limita di molto la loro applicazione nell'edilizia residenziale, per esempio, e obbliga a rea[[]]lizzare viadotti stradali con giunti di dilatazione (che sarebbero presenti comunque) che fungono anche da compensazione nelle deformazioni dovute alle sollecitazioni (le travi di un viadotto rimangono elementi slegati tra loro, non diventano un unico elemento statico come, per esempio, la gabbia in cemento armato di un edificio gettata in opera). La progettazione della trave deve essere molto accurata, perché, date le sollecitazioni in gioco, piccoli errori di calcolo si possono trasformare in gravi danni per l'utenza delle strutture. La succitata autostrada dei parchi, per esempio, in un tratto in Abruzzo ha le travi di un viadotto tutte ingobbate verso l'alto: questo perché si commise un errore in fase di progettazione e non si considerò la dilatazione termica del materiale. Rispetto ad una trave reticolare in acciaio è più pesante.


Il motivo per cui spesso si è vincolati ad utilizzare uno schema isostatico non è per non avere momenti (che ovviamente ha anche una trave in semplice appoggio) ma semmai momenti negativi (che si avrebbero sugli appoggi nel caso di travi continue iperstatiche). Tutto il discorso dei giunti di dilatazione mi sembra inutile: quelli servono soprattutto per le dilatazioni termiche. Per quanto riguarda la progettazione, mi sembra un discorso applicabile a tutto il calcestruzzo armato, e forse a tutta l'ingegneria civile. Per il caso citato, una fonte sarebbe veramente doverosa: tra l'altro l'errore descritto mi sembra altamente improbabile (sarebbe veramente grave, visto che il fenomeno è conosciuto da sempre). Penso che le cause siano altre (tra l'altro sono molti i vecchi viadotti in CAP ad avere problemi, in quanto alcuni fenomeni (per esempio legati alla durabilità) non erano ben noti.

Già che ci sono, mi sembra che nella pagina manchi almeno un accenno agli altri tipi di precompressione, quali la p.termica (riscaldando le armature prima della presa del cls) e la p.chimica (che utilizza un agente espansivo che fa si che il ritiro abbia segno opposto): entrambi i procedimenti, seppur desueti, hanno importanza storica e concettuale. --TheWiz83 (msg) 21:35, 22 ott 2008 (CEST)[rispondi]

concordo, soprattutto su quel che riguarda la progettazione isostatica...se non altro si fa perchè è più comodo! Il calcolo di travi iperstatiche deve andare a valutare anche la variazione dovuta alla precompressione che si avrebbe nelle reazioni vincolari agli appoggi, mentre invece un sistema iostatico risulta autoequilibrato dal punto di vista interno della precompressione.

Tra gli svantaggi mi viene da sottolineare un aspetto importante che caratterizza le strutture in c.a.p. e cioè, essendo le armarture per il precompresso in acciaio ad alta resistenza, queste soffrono di infragilimento da idrogeno;tale ione (H+) incorporato all'interno dei difetti sottoforma di ione idrogeno, si aggrega in forma molecolare dalle dimensioni maggiori. Il progredire di questo fenomeno ed il procedere lungo le linee di difetti e dislocazione dei piani reticolari, tende a dar luogo ad una iniziale frattura fragile cui segue una rottura per schianto. Il probema principale consiste nella assoluta non prevedibilità dell'evento in quanto le armature sono ricoperte e quindi "nascoste" dal calcestruzzo.

Nonostante io sia un tecnico questa voce mi risulta incomprensibile(mi riferisco in particolare al paragrafo 'finalità') ; probabilmente il problema del registro utilizzato nella redazione delle voci è un problema generale di Wikipedia e forse non è questo il posto giusto per affrontarlo, ma questa voce mi pare ne sia un chiaro esempio. La modificherei introducendo una definizione generale comprensibile a tutti (comprendente tecniche di esecuzione e finalità), seguita da un approfondimento (profondo quanto si vuole). Francesco

Giova ricordare che le travi precompresse sono più snelle delle travi in c.a.v. e pertanto sono soggette a frecce maggiori. Ne consegue che il loro utilizzo in edilizia civile è limitato, mentre trovano valido impiego come travi e solai per edifici industriali e per impalcati stadali e ferroviari. L'abbassamento centrale, dovuto ai carichi, comporta la rotazione delle tastate delle travi che devono rimanere libere per tale rotazione. Ovviamente sono anche da prevedere gli scorrimenti dovuti alle dilatazioni termiche o alle sollecitazioni dei carichi. Per questo si devono adottare giunti "scorrevoli" per mantenere lo schema del semplice appoggio. maurizio

L'immagine presente nella pagine è pessima...le deformazioni dovute alla flessione (e alla pressoflessione causata dalla precompressione) sono completamente errate! Proporrei di eliminare quella immagine: meglio non avere immagini che diffondere una immagine del genere! --Emanzamp (msg) 01:00, 4 nov 2015 (CET)[rispondi]

Nessun riferimento all'uso del CAP in posizione non orizzontale come gli stralli del ponte Morandi. Personalmente mi sembra un grave errore aver usato il CAP invece dell'acciaio nei tiranti. Premetto che non sono un ingegnere ma un fisico e potrei non avere una corretta visione ma questa è la mia opinione. Avanzo (msg) 11:11, 20 set 2018 (CEST)[rispondi]

Bibliografia[modifica wikitesto]

Noto che in questa voce manca completamente una bibliografia, almeno di carattere generale. Basterebbe dare un'occhiata a quella presente nella versione inglese. --Gcappellotto47 (msg) 15:38, 21 ago 2018 (CEST)[rispondi]