Discussione:Caduta tendenziale del saggio di profitto

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da dove si deduce la visione fatalista di Marx?--Francomemoria 22:21, 30 mag 2007 (CEST)[rispondi]

Marx considerava la caduta tendenziale del saggio di profitto il vero tallone d'Achille del sistema produttivo capitalistico. Nel Capitale dove tratta appunto la legge della caduta ,oltre a descrivere i modi con cui questo processo poteva essere rallentato nel tempo e limiato negli effetti, Marx specificava con un certo determinismo che non poteva essere eradicato e che avrebbe rappresentato sicuramente una delle cause maggiori della crisi sistemica del capitale. Voglio specificare che vado a ricordi, vivi per studi politici fatti, ma pur sempre frutto di memoria (e su questa ho basato la voce stessa). Mi riprometto di andare a confermare in maniera più dettagliata direttamente dalla fonte non appena avrò un po' più di tempo a disposizione.--Marte77 23:48, 31 mag 2007 (CEST)[rispondi]
stiamo ancora in attesa --Francomemoria 13:17, 24 giu 2007 (CEST)[rispondi]
La qualifica della legge come "tendenziale" esclude per principio ogni fatalismo ... del resto stiamo parlando di "analisi scientifica" (non religiosa!), per quanto la precisazione di Francomemoria sia 'a puntino'. --93.71.139.143 (msg) 15:43, 2 dic 2021 (CET)[rispondi]
volevo dire la precisazione di Marte77 --93.71.139.143 (msg) 15:47, 2 dic 2021 (CET)[rispondi]

Su rimozioni[modifica wikitesto]

In merito a questa modifica, in qualche modo ritorniamo sul tema di cui sopra, ovvero sul "fatalismo" (forse termine effettivamente eccessivo e improprio) e il bisogno di fonti. Quello che è sicuro è che, pur motivando, non si può editare rimuovendo info non legate a ciò che si contesta nel merito del contenuto della voce. Vado quindi a ripristinare ciò che è stato tolto.--Marte77 14:18, 5 set 2010 (CEST)[rispondi]

Interpretazione della formula del saggio di profitto[modifica wikitesto]

riguardo alla formula che definisce S{p} l'articolo dice "Secondo questa formulazione infatti nel calcolo del saggio di profitto, con C e P_{v} costanti, all'aumentare di V il saggio di profitto S_{p} diminuisce."

In realta' la formula che definisce S_{p} e' simmetrica in C e V (https://en.wikipedia.org/wiki/Symmetric_function#Examples). Ovvero, scambiando il valore che assume C (qualunque esso sia) col valore assunto da V (qualunque esso sia), S_{p} non cambia. Quindi S_{p} diminuisce (in identica misura) sia che aumenti C sia che aumenti V.

Per cui affermare "La conclusione teorica suggerisce quindi che, all'aumentare degli investimenti complessivi sulla produzione, se aumenta la sproporzione tra capitale costante e capitale variabile in favore del primo il saggio di profitto diminuisce" e' fuorviante, in quanto S_{p} diminuisce in egual misura pure se "la sproporzione tra capitale costante e variabile" aumenta in favore del secondo anziche' del primo.

Inoltre la diminuzione di S_{p} non e' "progressiva all'aumento della forbice tra i due tipi di investimenti" ma e' invece e banalmente direttamente proporzionale alla somma dei due investimenti: in S_{p} = P_{v}/(C+V) e' la somma tra C e V che e' rilevante, non la loro "forbice" (differenza? Rapporto?).

E' poi altrettanto evidente che se V<<C, la formula puo'approssimarsi come S_{p} ~ P_{v}/C; similmente, se C<<V, si puo' scrivere S_{p} ~ P_{v}/V. Questo vuol dire che, se uno dei due investimenti e' molto maggiore dell'altro, quest'ultimo puo' essere ignorato. In altre parole, se C=100*V, S_{p} e' "circa uguale" a P_{v}/C. Mentre, se C=V/100, S_{p} e' "circa uguale" a P_{v}/V.

Questo e' quanto si risulta dalla semplice formula presentata. Se "la conclusione teorica" a cui il testo allude e' diversa, o e' errata, o deriva da ulteriori formule o considerazioni assenti dall'articolo

Osservazione sull'intervento "Interpretazione della formula del saggio di profitto"[modifica wikitesto]

La formula di Marx non è fatta di 'matematica pura', per cui sarebbe possibile immaginare una situazione dove V (la somma dei salari dei dipendenti) sia uguale a zero. Noi oggi non possiamo escludere V=0 per un (prossimo?) futuro (utopico dove le macchine producono senza gli uomini), più difficile è pensare che Marx potesse prevederlo quel tipo di futuro, no? ... In tutti i casi, la formula 'matematica' di Marx ha una 'sostanza' socio-antropologica ben determinata, ossia è 'fatta' di rapporti tra produttori (il 'capitalista' da una parte, il 'proletario' dall'altra) ; dunque, nel caso di V=0 ... non c'è più "Das Kapital", almeno non quello che crea P (profitto) dal lavoro in eccesso dei lavoratori (pluslavoro=plusvalore); insomma ... problema risolto. Ancora: in una fabbrica del 1850 (putacaso, settore tessile a Manchester) ... se sei un imprenditore che vuole aumentare il profitto (diciamo, entro la fine dell'anno) non puoi più aumentare il numero di ore di (sfruttamento degli/delle) operai/operaie (sei già al max=M!), non puoi più ridurre i salari (sei già al minimo=m) ... quindi (a questo punto domanda di matematica delle elementari : "come fai a trovare il MCD/mcm?" ) ... non ti resta che aumentare il numero di operai, cioè di salari, cioè aumentare il capitale variabile (che infatti varia per questo motivo, no?). Cosa dice Marx? Che ogni volta che raddoppi questa operazione (assumere più operai) dimezzi il (saggio, cioè la percentuale, del) tuo profitto ... Come capitalista non raggiungi 'per questo motivo' lo zero da nessuna parte, nè sul saggio di profitto, nè sul capitale costante, nè su quello variabile ... quello che succede non è il risultato di un'operazione matematica astratta. Quello che succede è che la sostanza socio-antropologica del mercato attraverso il quale si produce il tuo profitto, ti travolge se sei più piccolo di un altro capitalista (come te) che però è più grande ... Lui, a profitto ridotto, continua a fare il superricco, tu a profitto ridotto chiudi 'baracca' e vai a fare il burattino, come la maggioranza dei 'sudditi' del Capitale, che (proprio perciò) è - secondo il Nostro - una 'maggioranza' destinata (si fa per dire) a 'vincere' almeno sul piano dei numeri.