Aulo Didio Gallo Fabricio Veiento

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Aulo Didio Gallo Fabricio Veiento
Senatore dell'Impero romano
Console dell'Impero romano
Nome originaleAulus Didius Gallus Fabricius Veiento
Mortedopo il 98
GensFabricia

Aulo Didio Gallo Fabricio Veiento (latino: Aulus Didius Gallus Fabricius Veiento; ... – dopo il 98) fu un eloquente e intraprendente senatore romano, tre volte console suffetto vissuto durante il I secolo d.C...

Fabricio Veiento potrebbe essere stato figlio o nipote di Aulo Didio Gallo e probabilmente adottato da un Fabricio Veiento. Come pretore sotto l'imperatore Nerone, si fece beffe delle corse dei cani da corsa.[1]

Nel 62 Fabricio Veiento fu bandito perché, secondo lo storico Tacito,

"aveva detto molte cose onorevoli contro senatori e sacerdoti nei suoi scritti, ai quali aveva dato il titolo di Testamenti". Inoltre, il procuratore Tullio Gemino sostenne che Fabricius Veiento aveva trafficato con le grazie dell'imperatore e con i diritti di candidatura. Questo fu il motivo per cui Nerone presiedette il processo e, essendo Fabricius Veiento condannato, lo espulse dall'Italia e fece bruciare i suoi libri, che erano ricercati e letti avidamente finché potevano essere ottenuti solo a rischio; in seguito il permesso di possederli fece sì che venissero dimenticati".[2]

Graziato dall'imperatore Vespasiano, Fabricio Veiento svolse sotto di lui il suo primo consolato suffetto. Sotto gli imperatori Tito e Domiziano fu console suffetto altre due volte, nell'80 e nell'83. Come comes prese parte alla guerra germanica di Domiziano nell'83 o nell'89. In questo contesto, durante una visita di Stato a Mogontiacum, fece un'ampia offerta votiva nel tempio della dea vangionica Nemetona, che è un esempio dell'ampia accettazione delle divinità autoctone da parte dell'amministrazione romana.[3]

Sebbene Fabricio Veiento fosse un membro del Consilium principis (staff di consiglieri) di Domiziano, rimase indisturbato sotto gli imperatori Nerva e Traiano. Fabricio Veiento fu inoltre membro dei Quindecimviri sacris faciundis e dei Sodales Augustales (sacerdoti imperiali).

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Cassio Dione presso Johannes Xiphilinos, Römische Geschichte 61,6,2.
  2. ^ Tacito, Annales 14,50,1 f.
  3. ^ Friedrich Behn: Römertum und Völkerwanderung. Mitteleuropa zwischen Augustus und Karl dem Großen. J. G. Cotta’sche Buchhandlung Nachf., Stuttgart 1963, S. 93.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]