Visualizza wikitesto di Al-Mansuriyya

{{Città antica
|Nome = al-Mansuriyya
|Immagine = Palais ElMansour 5.JPG
|Didascalia = Le rovine del palazzo di [[al-Mansur bi-llah|Ismāʿīl al-Manṣūr]]
|Nome originale = <span style="font-size: 120%;">المنصوريه</span><br> al-Manṣūriyya
|Fondazione = 946
|Fine = 1057
|Causa = distrutta dai [[Banu Hilal]] 
|Fondazione 2 =
|Fine 2 = 
|Causa 2 = 
|Fondazione 3 = 
|Fine 3 = 
|Causa 3 = 
|Territorio controllato = imamato [[fatimide]]
|Dipendente da =
|Superficie massima = 100 ettari
|Abitanti massimi = 
|Nome abitanti = 
|Lingua = 
|Stato attuale = TUN
|Località moderna = nei pressi di [[Qayrawan]]
|Latitudine decimale = 
|Longitudine decimale =  
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|Mappa loc = 
|Didascalia mappa = 
}}

'''al-Manṣūriyya''', [[Lingua araba|Arabo]] <span style="font-size: 120%;">المنصوريه</span>, fu una città dell'[[Ifriqiya]] - oggi non più esistente - che sorgeva nei pressi di [[Qayrawan]], nell'attuale [[Tunisia]].

La città fu capitale dell'imamato-califfato [[fatimide]], costruita per volere del califfo [[al-Mansur bi-llah|Ismāʿīl al-Manṣūr]] (r. 946-953).

Costruita tra il 946 e il 972, al-Manṣūriyya era una città murata contenente lussuosi palazzi con giardini, piscine artificiali e canali d'acqua. Per un breve periodo al-Manṣūriyya fu il centro di uno Stato potente che comprendeva la maggior parte del [[Maghreb]] e la [[Storia della Sicilia islamica|Sicilia]]. Ha continuato a servire come capitale anche sotto gli [[Ziridi]], prima di venire distrutta dalla tribù [[Banu Hilal|Banū Hilāl]] nel 1057. Tutti gli oggetti di valore e le reliquie furono depredate nel corso dei secoli successivi. Oggi della città rimangono solo deboli tracce.

==Contesto==
Il califfato [[fatimide]] trae origine da un movimento [[sciita]] [[Ismailismo|ismailita]] fondato in [[Siria]] da [['Abd Allah al-Wafi|ʿAbd Allāh al-Wāfi]].<ref name="Yeomans 2006, p. 43">Yeomans 2006, p. 43.</ref> La dinastia dei [[Fatimidi]] prende il nome da [[Fatima bint Muhammad|Fatima]], figlia di [[Maometto]].<ref>[http://www.metmuseum.org/toah/hd/fati/hd_fati.htm "The Art of the Fatimid Period (909–1171)"]</ref> Nell'899 [[Ubayd Allah al-Mahdi|ʿUbayd Allāh al-Mahdī bi-llāh]] divenne il capo del movimento. Per sfuggire ai suoi nemici si rifugiò a [[Sigilmassa]] nel [[Maghreb al-Aqsa]] (attuale [[Marocco]]), dove, fingendosi un mercante, fece molti proseliti.<ref name="Yeomans 2006, p. 43"/> Al-Mahdī venne sostenuto da un nobile di nome [[Abū ʿAbd Allāh al-Shīʿī]], che sconfisse e rovesciò la dinastia degli [[Aghlabidi]] dell'[[Ifriqiya]], invitando al-Mahdī ad assumere la carica di [[imam]] e [[califfo]]. La capitale venne fissata a [[Mahdia]]. Il califfato fatimide crebbe fino ad includere la [[Storia della Sicilia islamica|Sicilia]] e tutto il [[Maghreb]] dall'[[oceano Atlantico]] alla [[Libia]].<ref name="Yeomans 2006, p. 44">Yeomans 2006, p. 44.</ref><br>
Il terzo califfo fatimide fu [[al-Mansur bi-llah|Ismāʿīl al-Manṣūr bi-llāh]]. Fu incoronato imam il 12 aprile 946 a Mahdia. In quel periodo Mahdia era posta sotto assedio da parte dei ribelli [[Kharigismo|kharigiti]] guidati da [[Abu Yazid|Abū Yazīd]]. Al-Manṣūr lanciò immediatamente la sua campagna contro Abū Yazīd, e nell'agosto 946 vinse la battaglia che gli assicurava il controllo di [[Qayrawan]].<ref>Kupferschmidt 1987, p. 435.</ref> Dopo la vittoria, decise di fondare la sua nuova capitale nel luogo del suo accampamento, appena a sud di Qayrawan.<ref name="Barrucand & Rammah 2009, p. 349">Barrucand & Rammah 2009, p. 349.</ref> Al-Manṣūr dispose i suoi piani di costruzione subito dopo la battaglia, nel 946, anche se li ci volle un altro anno di lotta prima di sconfiggere definitivamente Abū Yazīd.<ref>Kupferschmidt 1987, p. 436.</ref>

==Edificazione==
[[File:Fatimid_Caliphate.PNG|thumb|left|Il califfato [[fatimide]] alla sua massima estensione, attorno al 969]]
Al-Manṣūriyya si trovava a meno di 2&nbsp;km a sud della città di [[Qayrawan]].<ref name="Jayyusi, Holod 2008, p. 128">Jayyusi, Holod & Petruccioli 2008, p. 128.</ref> [[al-Mansur bi-llah|Al-Manṣūr]] abbandonò definitivamente [[Mahdia]] stabilendosi nella nuova capitale nel 948.<ref>Halm 1996, p. 331.</ref> I ribelli [[Kharigismo|kharigiti]] avevano distrutto la capitale [[Aghlabidi|aghlabide]] [[Raqqada]], e i materiali di costruzione di al-Manṣūriyya furono presi dalle rovine di Raqqāda.<ref name="Yeomans 2006, p. 44"/> La nuova città coprì una superficie di circa 100 ettari.<ref>Jayyusi, Holod & Petruccioli 2008, p. 129.</ref>

La città era circolare, come [[Baghdad]], e la scelta della disposizione potrebbe essere stata una sfida al [[sunnita]] califfato [[abbaside]].<ref>''The Art of the Fatimid Period''.</ref> Le mura erano vaste, fatte di mattoni bruciati mescolati con malta di calce.<ref name="Ruggles 2011, p. 120">Ruggles 2011, p. 120.</ref>

Il palazzo del califfo era vicino al centro della città, e conteneva un insieme di edifici utilizzati per scopi cerimoniali, diplomatici e amministrativi.<ref>Cortese & Calderini 2006, p. 71.</ref> Il palazzo principale si chiamava Sabra. L'area del palazzo copriva una superficie di 44 ettari.<ref name="Ruggles 2011, p. 120"/> Lo storico [[Ibn Hammad]] descrisse gli edifici del palazzo come alti e splendidi, circondati da giardini e piscine.<ref>Tracy 2000, p. 235.</ref> Si conoscono i nomi di alcune sale del palazzo: la Sala della Canfora, la Camera del Diadema, la Camera dei Ricevimenti e la Camera d'argento.<ref name="Grabar 1985, p. 28">Grabar 1985, p. 28.</ref>

Al-Manṣūriyya venne completata sotto [[al-Mu'izz li-din Allah|al-Muʿizz]], figlio e successore di [[al-Mansur bi-llah|al-Manṣūr]], che assicurò la fornitura d'acqua alla città tramite la costruzione di un acquedotto. Questo acquedotto, lungo 36&nbsp;km, era ispirato ad una struttura simile costruita dagli [[Aghlabidi]]. Al-Muʿizz in seguito costruì un canale sull'acquedotto, aggiungendovi 9&nbsp;km di estensione.<ref name="Halm 1996, p. 345">Halm 1996, p. 345.</ref> Al-Muʿizz fece costruire anche una nuova grande sala nel palazzo. Le sue colonne massicce furono portate da [[Susa (Tunisia)|Sus]], città ad un giorno di marcia di distanza da al-Manṣūriyya.<ref name="Halm 1996, p. 344">Halm 1996, p. 344.</ref> La costruzione della città fu completata nel 972, l'anno prima che al-Muʿizz si trasferisse in [[Egitto]].<ref name="Yeomans 2006, p. 44"/>

==Descrizione==
[[File:Mansuriyya dinar.png|thumb|upright|Moneta coniata ad al-Manṣūriyya, nel 953 o nel 954]]
La città era soprattutto una residenza reale. Conteneva palazzi, giardini, un serraglio con leoni, le caserme e le scuderie reali. [[al-Mansur bi-llah|Al-Manṣūr]] trasferì 14.000 famiglie [[Kutama]] nella città, istituendovi un [[suq]]. Ibn Muhadhdhab scrisse che: "[[al-Mu'izz li-din Allah|al-Muʿizz]] comandò ai mercanti di [[Qayrawan]] di venire nei loro negozi e nelle loro botteghe ad al-Manṣūriyya la mattina, e di tornare a casa dalle loro famiglie la sera."<ref name="Halm 1996, p. 345"/> Ogni giorno venivano raccolti 26.000 [[dirham]] d'argento tramite i pedaggi sulle merci che venivano introdotte in città.<ref>Halm 1996, p. 361.</ref>

Nel suo periodo di massimo splendore, al-Manṣūriyya era la capitale di un impero che comprendeva la maggior parte del [[Maghreb]], dall'attuale [[Marocco]] all'odierna [[Libia]], così come la [[Storia della Sicilia islamica|Sicilia]], anche se i [[Fatimidi]] dovettero fare attenzione agli attacchi [[bizantini]] e all'Imperatore [[Ottone I di Sassonia]], entrambi attivi nell'[[Italia meridionale]].<ref>Halm 1996, p. 407.</ref> Dall'[[Italia]] al-Muʿizz pianificò l'invasione dell'[[Egitto]].<ref>Halm 1996, p. 408.</ref>

Il generale fatimide [[Jawhar al-Siqilli|Jawhar al-Ṣiqillī]] conquistò l'Egitto nel 969. Il giorno stesso della conquista di [[al-Fustat|al-Fusṭāṭ]], il 6 giugno 969, Jawhar tracciò il progetto di una nuova città e ne procedette alla fondazione, chiamandola anch'essa al-Manṣūriyya. Ma quando [[al-Mu'izz li-din Allah|al-Muʿizz]] vi giunse nel 973, il nome fu cambiato in al-Qāhira ([[Cairo]]). Entrambe le città avevano delle moschee di nome al-Azhar, ed entrambe avevano porte chiamate Bāb al-Futūḥ e Bāb Zuweyla.<ref name="Yeomans 2006, p. 44"/> Entrambe le città avevano due palazzi, uno per il califfo e l'altro per il suo erede, uno di fronte all'altro.<ref>Safran 2000, p. 68.</ref>

Dopo che i califfi [[Fatimidi]] si trasferirono in Egitto, al-Manṣūriyya rimase la capitale degli [[Ziridi]], i loro governatori vassalli.<ref>Tracy 2000, p. 234.</ref> Il sovrano ziride [[al-Mansur ibn Buluggin|al-Manṣūr b. Baluggīn]] costruì un palazzo per se stesso ad al-Manṣūriyya.<ref name="Barrucand & Rammah 2009, p. 349"/> Il matrimonio del nipote [[al-Mu'izz ibn Badis|al-Muʿizz b. Bādīs]], avvenuto nella città nel 1022 o nel 1023 fu particolarmente lussuoso. Furono costruiti padiglioni al di fuori della città, una vasta gamma di tessuti e manufatti furono comprati e la musica venne suonata da un gran numero di musicisti. Al-Muʿizz b. Bādīs, una volta salito al trono ziride, fece ricostruire le mura di [[Qayrawan|Qayrawān]] e ordinò il trasferimento del commercio e dell'artigianato di al-Manṣūriyya a Qayrawān.<ref name="Jayyusi, Holod 2008, p. 128"/>

==Distruzione==
La città subì i devastanti attacchi dei nomadi [[arabi]] [[Banu Hilal]], mandati dai [[Fatimidi]] contro l'[[Ifriqiya]], per punire gli [[Ziridi]] che si erano convertiti al [[sunnismo]] e avevano giurato fedeltà agli [[Abbasidi]] di [[Baghdad]]. Nel 1057 gli Ziridi si spostarono a [[Mahdia]], abbandonando al-Manṣūriyya, che non fu mai più occupata di nuovo.<ref name="Barrucand & Rammah 2009, p. 349"/> I materiali della città furono successivamente utilizzati dagli abitanti di [[Qayrawan]].<ref name="Daftary 1998, p. 75">Daftary 1998, p. 75.</ref> Nel 2009 il sito della città era deserto, circondato da molti fossati e dalle case di povera gente. Tutto ciò che poteva essere riutilizzato per la costruzione o per altri scopi fu prelevato nel corso dei secoli. Pietre, mattoni, vetro e metalli sono stati tutti prelevati. Sopravvivono alcuni frammenti di stucco inutilizzabile.<ref name="Barrucand & Rammah 2009, p. 349"/>

==Archeologia==
Indagini aeree del sito hanno confermato che c'era un grande recinto artificiale, di forma più o meno circolare, al cui interno rimangono i resti di diversi bacini circolari e rettangolari.<ref name="Grabar 1985, p. 28"/> I bacini possono essere identificati con le piscine artificiali che circondavano il palazzo descritte dal poeta ʿAlī ibn Muḥammad al-ʿIyadi.<ref>Grabar 1985, pp. 28–29.</ref> Le fondamenta sono state rivelate grazie agli scavi archeologici.<ref name="Daftary 1998, p. 75"/> Tracce di colonne di una grande sala sono ancora visibili.<ref name="Halm 1996, p. 344"/> Anche alcune parti del canale sono ancora visibili.<ref name="Halm 1996, p. 345"/>

Uno scavo minore è stato condotto da [[Georges Marçais]] nel 1920. Slimane Mostafa Zbiss condusse uno scavo più approfondito nel 1950 nel palazzo del quadrante sud-est della città.<ref name="Barrucand & Rammah 2009, p. 350">Barrucand & Rammah 2009, p. 350.</ref> Ulteriori scavi da parte di un team franco-tunisino sono stati fatti intorno al palazzo est alla fine del 1970, e terminarono nel 1982.<ref name="Barrucand & Rammah 2009, p. 350"/>

Un progetto più attento è stato realizzato tra il 2003 e il 2008. Sono emersi diversi stili di decorazione, con motivi geometrici e floreali, animali, figure umane e [[arabesco|arabeschi]].<ref>Barrucand & Rammah 2009, p. 351.</ref> Le prove di scambi culturali con l'Egitto sono inferiori a quelle che ci si potrebbero aspettare, mentre le rovine mostrano una sorprendente quantità di contatti con [[al-Andalus]] ([[Spagna]] [[islam]]ica), nonostante la continue ostilità tra i [[Fatimidi]] e gli [[Omayyadi]] del [[Califfato di Cordova]].<ref>Barrucand & Rammah 2009, p. 352.</ref>

==Note==
<references/>

==Bibliografia==
* Barrucand, Marianne; Rammah, Mourad. "Sabra al-Mansuriyya and her neighbors during the first half of the eleventh century: Investigations into stucco decoration", su: ''Muqarnas''. Brill. ISBN 9789004175891.
* Cortese, Delia; Calderini, Simonetta (2006). ''Women And the Fatimids in the World of Islam''. Edinburgh University Press. ISBN 9780748617333.
* Daftary, Farhad (1998). ''A Short History of the Ismailis: Traditions of a Muslim Community''. Edinburgh University Press. ISBN 9780748609048.
* Deza, Michel Marie; Deza, Elena (2012). ''Encyclopedia of Distances''. Springer. ISBN 9783642309588.
* Grabar, Oleg (1985-06-01). ''Muqarnas, Volume 3: An Annual on Islamic Art and Architecture''. BRILL. ISBN 9789004076112.
* Halm, Heinz (1996). ''Der Nahe und Mittlere Osten''. BRILL. ISBN 9789004100565.
* Jayyusi, Salma Khadra; Holod, Renata; Petruccioli, Attilio; André Raymond (2008). ''The City in the Islamic World''. Brill. ISBN 9789004171688.
* Kupferschmidt, Uri M. (1987). ''The Supreme Muslim Council: Islam Under the British Mandate for Palestine''. Brill. ISBN 9789004079298.
* Ruggles, D. Fairchild. ''Islamic Art and Visual Culture: An Anthology of Sources''. John Wiley & Sons. ISBN 9781405154017.
* Safran, Janina M. (2000). ''The Second Umayyad Caliphate: The Articulation of Caliphal Legitimacy in Al-Andalus''. Harvard CMES. ISBN 9780932885241.
* Tracy, James D. ''City Walls: The Urban Enceinte in Global Perspective''. Cambridge University Press. ISBN 9780521652216.
* Yeomans, Richard (2006). ''The art and architecture of islamic cairo''. Garnet & Ithaca Press. ISBN 9781859641545.

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