Aiptasiomorpha

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Aiptasiomorpha
Immagine di Aiptasiomorpha mancante
Classificazione scientifica
Dominio Eukaryota
Regno Animalia
Sottoregno Eumetazoa
Ramo Radiata
Phylum Cnidaria
Classe Anthozoa
Sottoclasse Hexacorallia
Ordine Actiniaria
Sottordine Enthemonae
Superfamiglia Metridioidea
Famiglia Aiptasiomorphidae
Carlgren, 1949
Genere Aiptasiomorpha
Stephenson, 1920
Sinonimi

Aiptasiamorpha
Aiptasimorpha

Specie

Aiptasiomorpha Stephenson, 1920, è un genere di celenterati antozoi nella superfamiglia Metridioidea dell'ordine Actiniaria. È l'unico genere della famiglia Aiptasiomorphidae.[1]

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

La famiglia Aiptasiomorphidae si distingue per l'assenza di alcuni tipi di nematocisti nei tentacoli e la muscolatura relativamente debole piuttosto che per qualsiasi attributo unicamente presente, quindi potrebbe non essere monofiletica.[2] Nelle specie di Aiptasiomorpha il disco pedale è normalmente sviluppato e il corpo ha forma di colonna liscia, sottile, con inserzioni visibili dei mesenteri. Sfintere assente o debole endodermico. Tentacoli lisci, retrattili o meno a seconda della specie. Tipicamente sei coppie di mesenteri perfetti, che possono essere fertili; ma nelle specie con riproduzione asessuata la disposizione dei mesenteri è molto variabile, i sifonoglifi e le coppie di direttive variano da 1 a 5. Le nematocisti non sono mai atriche e gli aconzi hanno nematocisti basitriche e probabilmente p-mastigofore microbasiche.[3]

Tassonomia[modifica | modifica wikitesto]

Secondo il World Register of Marine Species (WORMS), il genere è composto da quattro specie:[1]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b (EN) Aiptasiomorpha, in WoRMS (World Register of Marine Species). URL consultato il 16 aprile 2020.
  2. ^ Daly et al.Op. citata, pag. 132.
  3. ^ O. CarlgrenOp. citata.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

  • Aiptasiomorpha, su gbif.org, GBIF - Global Biodiversity Information Facility. URL consultato il 18 marzo 2020.