Action point

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In una sceneggiatura basata sulla struttura restaurativa in tre atti, gli action point sono quei momenti di azione che producono un avanzamento nella storia.

Tipologia dell'action point[modifica | modifica wikitesto]

Dal momento che in questo modello di sceneggiatura è necessaria una correlazione molto stretta tra causa ed effetto, ogni frammento di azione genera conseguenze e reazioni. Possono essere divisi in barriere, complicazioni o svolte[1]. Nel caso della barriera, l'azione compiuta dal personaggio non lo porta ad ottenere risultati. Se l'azione si concludesse con un esito positivo o anche negativo, il conflitto sarebbe risolto e non ci sarebbe modo di fare avanzare la storia ulteriormente. L'uso eccessivo di questo espediente può risultare dannoso qualora la storia diventi ripetitiva e priva di una precisa direzione[2]. La complicazione è un'azione le cui conseguenze non sono immediate e si attivano col procedere della storia, lasciando intuire allo spettatore quale potrebbero essere le sue ripercussioni. Questo espediente spesso genera sottotrame affiancando la vicenda primaria[3]. La svolta è l'action point più incisivo, atto che sovverte la direzione della storia facendole prendere una piega opposta a quella portata avanti sino a quel momento. È un elemento nuovo che si presenta sia come azione che come emozione, fornendo nuove interpretazioni ai fatti esposti e rovesciando la percezione che il pubblico ha della situazione profilata inizialmente. È un colpo di scena generalmente fondato sulla rivelazione che getta una nuova luce sulla vicenda[4].

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ G.Robbiano, La sceneggiatura cinematografica, Roma, Carrocci, 2000, p. 82
  2. ^ Ivi, p. 83
  3. ^ Ibidem
  4. ^ Ivi, p. 84

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • G.Robbiano, La sceneggiatura cinematografica, Roma, Carrocci, 2000, ISBN 8843016520

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]