Discussione:Silvio Berlusconi/archivio draft

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Per la cronologia precedente all'8 luglio 2006, vedi Discussione:Silvio Berlusconi/Cronologia al 8 luglio 2006.

Ho cambiato il testo, poi l'ho ripristinato perche' ho visto che questa e' la tua bozza. La mia proposta di cambiamento e' questa (solo dettagli linguistici):


Gala.martin 19:58, 17 feb 2006 (CET)[rispondi]

Televisioni[modifica wikitesto]

In seguito campo d'azione di Berlusconi si sposta nel settore finanziario e soprattutto in quello dei media. Nel 1976 vi era stata una sentenza della Corte Costituzionale che aprì la strada all'esercizio dell'editoria televisiva anche ad emittenti locali, finora esclusiva soltanto dello Stato. Silvio Berlusconi nel 1978 fondò Telemilano, una televisione via cavo, operante nella zona di Milano 2, società che due anni dopo prese il nome di «Canale 5», assumendo la forma di network di più emittenti.

La nuova società riuscì a trasmettere nello stesso anno un torneo di calcio fra nazionali sudamericane ed europee, compresa l'Italia, chiamato Mundialito. Appoggiato da alcuni quotidiani nazionali (tra cui il Corriere della Sera e la Gazzetta dello Sport, entrambi allora sotto l'influenza della loggia massonica P2, ed Il Giornale, di cui lo stesso Berlusconi era azionista), e nonostante gli iniziali pareri sfavorevoli da parte di ministri governativi, essa ottenne dalla RAI l'uso del satellite e la diretta per la trasmissione in Lombardia. In differita, l'evento fu trasmesso anche nel resto d'Italia.

A partire dal 1981, Berlusconi inizia a disporre le sue emittenti locali come se fossero una unica emittente nazionale, registrando con un giorno di anticipo tutti i programmi e le pubblicità da trasmettere, in modo che possano essere pronti per essere mandati in onda in contemporanea.

Con l'acquisto di Italia 1 nel 1982 dall'editore Edilio Rusconi e di Rete 4 nel 1984 dal gruppo editoriale Arnoldo Mondadori Editore, il gruppo Fininvest (le cui attività nel campo dei media sono oggi confluite in Mediaset), divenne il principale antagonista dell'ex monopolio televisivo RAI.

Ma la situazione che si creò appariva di fatto in contrasto con la legge in vigore, e con le sentenze della Corte Costituzionale, che si pronunciò sull'argomento nel 1981[1], ribadendo la mancanza di costituzionalità dell'ipotesi di permettere ad un privato il controllo di una tivvù non locale. Secondo la Corte Costituzionale, la gestione di un network televisivo nazionale ledeva il diritto di libertà di manifestazione del proprio pensiero, garantito dall'articolo 21 della Costituzione.

Diverse Procure della Repubblica intervennero nel 1984, portando al sequestro in alcune regioni d'Italia del sistema che permetteva la trasmissione simultanea in tutto il Paese dei tre canali televisivi. In conseguenza di ciò, le emittenti per protesta appossero un messaggio, rinunciando a una programmazione alternativa.


Il 6 agosto 1990 la legge Mammì legalizzava l'impero televisivo di Berlusconi.

Se potessi aggiungere le tue aggiunte (anche non definitive) alla bozza generale, si evitirebbe il rischio di edit sovrapposti. Naturalmente, e' una tua scelta. Gala.martin 20:01, 17 feb 2006 (CET)[rispondi]

Mancano riferimenti al caso Mill (http://www.timesonline.co.uk/article/0,,2087-2058985,00.html). Come potete vedere la fonte è un famoso giornale di sinistra: Il Times ;-)