Utente:TRENTO de RIVALEYS/Sandbox

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Trento de Rivaleys, Baroni e Signori di Rivaleys

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Origini Storiche

  • La famiglia del Barone Trento Valentino de Rivaleys ha potuto avvalersi di una lunga e articolata ricerca archivistica durata 7 anni che ha permesso di ricostruire l’albero genealogico che giunge al XIII secolo. Il cognome Trento, si è appurato, non rimanda alla città ma piuttosto alla gens Terentia. Lo spoglio della documentazione ci fa vedere come nel medioevo l’areale di massima diffusione dello stesso fosse nel territorio della bassa Valsugana e degli altipiani del Tesino, zone che furono attraversate dalla via Claudia Augusta e da strade medievali di grande importanza che univano il feltrino a Trento e al mondo germanico. Proprio allo sbocco della via Claudia Augusta dal Tesino in Valsugana si trovava, presso l’attuale paese di Strigno, il colle dei Trenti che mutò il nome solo a partire del XIV quando divenne sede del castello dei Castelnovo, poi Castelrotto alla distruzione dello stesso.

Periodo feltrino

  • Uomini della gens Trento sono attestati già dal XIII secolo come notai e importanti possidenti in quell’area, allora parte del Sacro Romano Impero e amministrata dal vescovo conte di Feltre a sua volta suffraganeo della millenaria diocesi di Aquileia. Un dominus Giovanni della Vallina/Gallina, torrente che scorre presso il sopra citato colle dei Trenti sposato a Bonafemmina possedeva casa anche in Trento e terreni nella Valsugana. Nato nella metà del Duecento risulta già scomparso nel 1285 quando lascia quei beni al figlio Trento, fratello quest’ultimo di Beatrice. La famiglia ampliò i suoi interessi nei confinanti territori del feltrino che si elevano sopra la valle del fiume Cismon, importante via commerciale fino all’età moderna. Il figlio di Trento acquisì il predicato de Rivaleys dalla località dove si trovava il castello di Arsiè, per infeudazioni dal vescovo di Padova sotto la cui diocesi si trova tutt’ora Arsiè. Documenti della metà del ‘300 ce lo mostrano come infeudato anche di mansi nel comune di Lamon, assieme ad altri uomini della famiglia dei Trento. Aveva un fratello di nome Pietro da cui discesero poi uomini che portarono il cognome Guerra e un Trento che risulta dalla ricerca capostipite poi dei vari rami dei Trento che come grandi feudatari del vescovo di Feltre si spostarono nell’attuale comune di Faller di Sovramonte, luogo pure sede di un altro castello che controllava il Cismon e i beni vescovili di quei luoghi. Ad uno sguardo dall’alto nel XIV secolo si poteva vedere allo sbocco del Cismon due castelli entrambi su feudi dei Trento. Mentre dal ramo dei cugini di Faller discenderanno i notai di Feltre attivi tra il XV e il XVII secolo che hanno permesso di rintracciare l’antico stemma dei Trento, quello dei de Rivaleys abbandonò il feltrino per Bassano alla fine del ‘300 approfittando del favorevole momento legato al potere dei Visconti di Milano che univa a Bassano anche i territori del feltrino e bellunese, concedendo alla cittadina in riva al Brenta un’amplissima autonomia amministrativa.

Periodo bassanese

  • Da Giovanni de Rivaleys feudatario nasceva Trento e due fratelli Vittore e Gerardino, che pur non abbandonando la patria di Rivai, legarono al bassanese alcune loro figlie con matrimoni importanti e investimenti lungo il fiume Brenta. Da Ser Trento, il cui titolo è ricordato fin dal primo Quattrocento quando risulta già deceduto nel 1427 e quindi riferibile quanto meno alla metà del ‘300, nasceva Giovanni che è il primo che si riscontra negli atti bassanesi tramite i suoi investimenti. L’economia su cui primeggiavano era di tipo medievale e tipica del Tesino ovvero l’allevamento ovino in primis con tutti i derivati della lana a cui si aggiungeva almeno a Bassano l’acquisto di terre per la coltivazione della vite. A questo aspetto si legava anche quello delle capacità militari. Infatti fin dal momento in cui troviamo la nostra famiglia sotto il governo Veneto questa riuscì a potersi impegnare anche nella carica di Capo Centonario ovvero di colui che aveva in nome del governo veneziano l’incarico di disporre di uomini con capacità militari di pronto intervento se richiesto, chiaramente mutuata dall’esperienza feltrina e non a caso espressa nello stesso stemma della famiglia con l’immagine dell’arco incoccato. Da Giovanni nacquero Trento, Giacomo, Paolo e una sorella Caterina, tutti già sposati entro i primi trenta anni del Quattrocento. Le mogli dei tre fratelli ci rivelano l’effettiva importanza dei nobili Trento de Rivaleys. Il figlio maggiore, da cui discende in linea diretta il barone Trento Valentino de Rivaleys ebbe in sposa Benedetta Brotto giovane della famiglia più potente di Bassano sotto i Visconti. Giacomo sposa Giacomina da Grigno benestanti cittadini e poi notai in Cittadella. Paolo invece Margherita Compostella della più antica delle famiglie illustri bassanesi e appartenente al ramo da cui discenderà nel ‘900 il famoso araldista Gandino Compostella. Emerge chiarissima la scelta di tutte queste famiglie di non condividere la vita pubblica della Bassano sotto la Serenissima. Legati indissolubilmente alla terra e unendosi alle famiglie dei Brotto e dei Baggio che parimenti avevano fatto la stessa scelta politica, i nostri con Trento de Rivaleys, i suoi figli e quelli del fratello Paolo investirono quindi nella terra dando vita a un vero e proprio loro borgo presso il canale carrarese della Rosata (ora Rosà) nel punto in cui questo era attraversato dall’importante via medievale per Fontaniva e il suo porto sulla Brenta. Nasceva così, grazie all’intuito dei de Rivaleys il primo nucleo dell’attuale comune di Rosà, allora parte della grande campagna bassanese. Il predicato come di consuetudine rimase al capostipite, mentre il fratello Paolo sarà il padre di molti figli da cui nacquero altri cognomi assai diffusi al giorno d’oggi nel territorio. Trento e Benedetta Brotto ebbero almeno 4 figli Giovanni, Antonio, Francesco e Bartolomeo oltre che le figlie Maria e Margherita. Toccherà però solo a Francesco e Bartolomeo conservare la discendenza nel borgo dei Trento e al volgere del secolo troviamo Bartolomeo figlio di Trento, antenato diretto del barone Valentino, che riesce ad emergere in modo netto su ogni altra figura della storia dei de Rivaleys. Oltre che al titolo di Ser ancora utilizzabile nello stato Veneto in quel periodo si aggiungerà per il prestigio raggiunto nella nascente comunità della Rosada e le capacità politiche anche l’appellativo di prudens viro, con importanti incarichi conferitegli anche dallo stesso comune di Bassano in merito a controversie con il vescovo di Vicenza, che lo vedranno più volte a rappresentare la comunità presso lo stesso e anche di fronte al Doge. Sono gli anni che precedono la guerra contro la lega di Cambray quelli in cui risalta al massimo grado l’importanza dei Trento de Rivaleys. Per decenni il ruolo di Capo Centonario è cosa loro oppure dei parenti più stretti, segno inequivocabile tanto di mezzi economici che prestigio in campo militare. Al termine della guerra la politica veneziana verso la nobiltà locale diverrà ancora più repressiva, seppure nel caso dei nostri si trattò invero di fedeli combattenti per il governo. Non si ammise più il ruolo di Capo Centonario nella pianura veneta rimanendo questo incarico invece per realtà assai particolari come sull’Altipiano dei 7 comuni dove con orgoglio sarà fino alla caduta di Venezia ricordato nella documentazione ufficiale e privata. Alla morte del p.v. Bartolomeo solo un figlio maschio risulta vivo e sposato, Simone che vivrà personalmente e politicamente attivo la nascita del nuovo comune di Rosà con cui Venezia premiava la fedeltà dei suoi sudditi permettendo di staccarsi per sempre da Bassano. Il gruppo di grandi nobili veneti però sempre più con atti non sempre corretti fece sì che la terra divenisse esclusivo loro appannaggio e in questo cambiamento un po’ alla volta la famiglia dei Trento de Rivaleys scelse giocoforza l’abbandono del borgo da loro fondato due secoli prima. Rimanendo comunque nel campo dell’economia legata all’allevamento, forti della secolare esperienza in svariati campi dell’economia tradizionale legata alla terra affiancarono la famiglia dei Zambelli che stavano nel ‘600 diventando la più potente famiglia del bassanese e che in quegli anni acquisiva tramite l’acquisto titoli nobiliari tanto nel Tirolo italiano quanto nello stato veneto.

Oggi

  • Un valido benessere economico rimase così costante e che ritroviamo ancora dal bisnonno del barone Trento Valentino de Rivaleys, Santo Domenico, nel nonno Valentino e nel padre Sante come proprietari di un mulino, attivi nel campo della mercatura delle farine proprio verso i luoghi da cui partirono i Trento del XIII secolo. Il dottor Trento barone Valentino de Rivalyes, titolare di un prestigioso studio commercialista in Marostica, pur giovane, memore delle tradizioni che si tramandavano in famiglia di padre in figlio volle dare il via a una profonda e lunga ricerca storico genealogica che portò alla riscoperta del titolo antico acquisito nel Sacro Romano Impero e documentabile almeno fin dal XIV secolo riportandolo ai nostri giorni in auge nel suo corrispettivo di Barone. Dal barone Trento Valentino de Rivaleys e la nobile Lituana Rasaule Bertiasute sona nati Isabella nel 2016 e nel 2018 il barone Giovanni Trento de Rivaleys. La pubblicazione della ricerca ha portato alla stampa di un libro di più di 400 pagine dove sono presenti le foto di oltre 300 atti che ne testimoniano la nobile storia tutti presentati con la regestazione degli stessi, vero e proprio monumento per i posteri della famiglia dei Trento baroni de Rivaleys e riferimento obbligato per i tanti altri Trento legati nelle comuni origini a quelle dei baroni.