Utente:Mademico/Sandbox/Bertolucci

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Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Figlio di mamma Maria Rosa, che gestiva il bar di un circolo tennis a Forte dei Marmi, e di papà Gino, maestro di tennis del circolo, ed elegantissimo con i pantaloni lunghi di flanella beige – mai viste le sue gambe salvo che sotto la doccia – insegnava tennis e…come lo insegnava! Se il rovescio di Paolo è diventato un rovescio leggendario, da Braccio d’Oro, il merito è quasi più di suo padre che di Paolo. Se aveste visto quanti altri ragazzi cresciuti con il maestro Gino – cito uno che si chiama Bramanti per citarli tutti – sembravano impostati con lo stampino: stile identico, simile eleganza nel tirarlo ad una mano, anche se poi l’efficacia, la profondità, la pesantezza di quel colpo in Paolo era ben diversa, ecco, se li aveste visti capireste quel che voglio dire. Un fatto è certo: quasi tutti gli allievi del Maestro Gino giocavano di rovescio meglio che di dritto. Io da under 14 ero bravino. Ai campionati toscani, quando Paolo giocava ancora la Lambertenghi under 12, perdevo – 4 volte su 5 – solo dal montecatinese Pierino Toci (poi campione italiano di seconda categoria prima di diventare n.5 d’Italia e la “bestia nera” di Corrado Barazzutti: lo “ammazzava” di smorzate micidiali, lo chiamava a rete e lo infilava come un tordo) e lo ero grazie al rovescio a due mani che allora non giocava nessuno, tanto che il mio maestro del CT Firenze Gino Ballerini soleva ripetermi: “Guarda che con il rovescio a due mani non si va da nessuna parte, si perdono 20 centimetri, Beppe Merlo e Pancho Segura sono state solo eccezioni”. I Connors, Solomon, Dibbs, classe 1952, Chris Evert, classe 1954, non erano ancora usciti alla ribalta. Il rovescio bimane era un’anomalia tecnica mal sopportata. Il dritto, che crescendo sarebbe diventato il mio colpo migliore con smash e volée, me lo mise a posto proprio papà Bertolucci con un paio di accorgimenti che non ho mai dimenticato: “Mai finire il colpo in punta di piedi, perderai equilibrio e non avrai trasferito bene il peso del corpo”. Il rovescio, dal momento che lo giocavo a due mani e che mi veniva naturale a quel modo, non volle modificarlo come avrebbero fatto più tardi altri maestri. Oggi tutti i tecnici sono d’accordo sul fatto che non si deve mai far cambiare ad un ragazzino un colpo che non sembri ortodosso, salvo che sia clamorosamente sbagliato. Andò a finire – per inciso – che quel rovescio, tirato una volta a due mani e una volta a una, perse le misure d’approccio, diventò un colpo ibrido e da forte che era invece debole. Chiudo l’inciso di nessun interesse (ma il polpastrello sul computer mi parte da solo).

Paolo (che oltre ad avere il soprannome di ‘Braccio d’oro’ venne ribattezzato in America ‘Pasta kid’) è arrivato in altre tre finali di Davis da giocatore (1977-79-80) è stato capitano non giocatore e ora è commentatore Sky di prim’ordine. Al Forte ha una casa, tanti familiari, trascorre l’estate al Bagno Annetta ed è profondamente legato al territorio dove è cresciuto.

Io sono nato in un circolo tennis a Forte dei Marmi e mio padre era maestro di tennis, potremmo dire che la mia carriera fosse segnata fin dall’inizio. Non a caso i primi giocattoli che ho avuto sono stati una racchetta da tennis e una pallina. Naturalmente ho iniziato a giocare per divertirmi da bambino, palleggiando contro il muro e in giardino a casa. Poi a dodici/tredici anni mi vide il presidente della Virtus Bologna, mi portò a Bologna e passai circa sette/otto anni al circolo di quella città. Iniziai a fare tornei, la Federazione mi vide e mi portò ad un college a Formia all’età di 14/15 anni insieme a Panatta e altri. In questa struttura, la mattina andavamo a scuola, mentre al pomeriggio ci allenavamo e pian piano iniziammo a disputare vari tornei internazionali. Fui campione italiano Under-14, Under-16 e Under-18 e da lì partì la mia carriera.

Mia figlia Irene, che chiamai così in onore dell'attrice greca Irene Papas, si occupa di cavalli e salto ad ostacoli. La mia mamma è una ...