Utente:Kur/sandbox3

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SPECISMO

[v. articolo Brevi note su specismo e antispecismo per definizioni di specismo]

La nascita di un'ideologia di dominio dell'essere umano sulle altre specie animali ha un'origine recente nella storia umana e può essere fatta risalire a circa 10 000 anni fa con le prime forme di addomesticamento degli animali, ovvero dopo milioni di anni che il percorso evolutivo dell'essere umano si è separato da quello delle altre grandi scimmie e circa 190 000 anni dalla comparsa dell'Homo sapiens.

[v. Un'eterna Treblinka]

Tuttavia l'ideologia specista si consolida saldamente nella cultura umana solo con la comparsa della religione giudaico-cristiano-islamica. Uno dei testi più antichi in cui viene celebrata la supremazia della specie umana è proprio la Bibbia, attraverso alcuni passi dell'Antico Testamento e in particolare nella Genesi, dove lo sfruttamento degli animali non solo viene legittimato, ma anzi viene incoraggiato dallo stesso Dio:

«E Dio disse: «Facciamo l'uomo a nostra immagine, a nostra somiglianza, e domini sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo, sul bestiame, su tutte le bestie selvatiche e su tutti i rettili che strisciano sulla terra. Dio creò l'uomo a sua immagine; [...] Dio li benedisse e disse loro: «Siate fecondi e moltiplicatevi, riempite la terra; soggiogatela e dominate sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo e su ogni essere vivente, che striscia sulla terra[1].»»

In un passo successivo in cui Dio si rivolge a Noè dopo l'uscita dall'arca, le indicazioni divine sembrano ancora più chiare:

«Il timore e il terrore di voi sia in tutte le bestie selvatiche e in tutto il bestiame e in tutti gli uccelli del cielo. Quanto striscia sul suolo e tutti i pesci del mare sono messi in vostro potere[2]

Lo sfruttamento degli altri animali dunque non solo è moralmente giusto, ma è addirittura qualcosa di sacro.

Anche l'antica Grecia ha avuto una grande influenza nel pensiero occidentale di dominio sugli animali, in particolare nella figura di Aristotele, uno dei maggiori filosofi del mondo greco classico. Nella visione di Aristotele, infatti, la natura viene vista come una scala gerarchica di esseri viventi al cui vertice si trova l'uomo, in quanto possessore di capacità mentali superiori:

«Le piante sono fatte per gli animali e gli animali per l'uomo, quelli domestici perchè ne usi e se ne nutra, quelli selvatici, se non tutti, almeno la maggior parte, perchè se ne nutra e se ne serva per gli altri bisogni, ne tragga vesti e altri arnesi. Se dunque la natura niente fa nè imperfetto nè invano, di necessità è per l'uomo che la natura li ha fatti, tutti quanti[3]

Pertanto, mentre la Bibbia sostiene che è Dio a sancire il dominio dell'uomo, Aristotele pensa che tale dominio sia sancito dalle leggi naturali.

Nel diciasettesimo secolo un'importante contributo all'ideologia del dominio viene apportato dal filosofo francese Cartesio, che con il proprio pensiero adattò l'antica visione degli animali quali esseri inferiori alla nascente era scientifica e industriale. Il contributo principale di Cartesio fu quello di recidere completamente ogni legame tra l'uomo e gli altri animali, ponendo tra loro una rottura assoluta: più di ogni altro pensatore, Cartesio separò l'umanità dal mondo della natura e la elevò al rango di classe dominante, distante e priva di ogni rapporto con i subalterni.

Cartesio riuscì in questa sua opera tramite la ridefinizione di tutti gli altri esseri viventi animali come insensibili, come macchine prive di anima. Cartesio spiegava i movimenti e i comportamenti degli animali sostenendo che essi erano animati meccanicamente, come orologi. Gli animali per Cartesio non sperimenterebbero nè piacere nè dolore nè alcun'altra sensazione soggettiva: benchè manifestino segnali di sofferenza quando sono sottoposti a stimoli nocivi, questo, sosteneva Cartesio, non significa che provino effettivamente dolore in tali situazioni, ma è semplicemente una elaborata reazione meccanica di macchine infinitamente più complesse di un orologio in quanto create da Dio.

Il pensiero di Cartesio fu necessario in particolare ai praticanti dell'allora emergente scienza biologica, che per i propri studi usavano frequentemente animali vivi da sezionare. Il suo pensiero fornì inoltre la migliore giustificazione possibile del modo in cui gli uomini trattavano effettivamente gli animali, non solo negli ambienti scientifici ma anche negli allevamenti e nelle altre pratiche di sfruttamento. Cartesio stesso scrisse:

«I miei insegnamenti sono caratterizzati non tanto da crudeltà verso gli animali, quanto da indulgenza verso gli uomini. [...] Tali insegnamenti, infatti, li assolvono dal sospetto del delitto, quando uccidono o mangiano gli animali[4]

[V. Cartesio su I diritti animali]

>>>>>>>>>>>>> Un mondo sbagliato: 205






  1. ^ La Bibbia di Gerusalemme, Genesi, 1,26-1,28.
  2. ^ La Bibbia di Gerusalemme, Genesi, 9,2.
  3. ^ Aristotele, Politica, in Opere volume IX, Laterza, Bari 2004.
  4. ^ Da Anthony Kenny, Descartes: philosophical letters.