L’opera, di cui non si conoscono le vicende che portarono alla acquisizione da parte di Cariplo, fu pubblicata per la prima volta nel volume dedicato alla collezioni di arte antica della Fondazione con attribuzione a Gaspare Venturini, pittore ferrarese epigono di quella grandiosa officina che segnò tutto il Cinquecento.

Nella scheda redatta da Silvia Cibolini si propone un’analisi del dipinto che conduce ad un accostamento alla Natività conservata nella chiesa della Madonnina a Ferrara. Gli elementi di vicinanza fra le due opere sono convincenti e significativi: alcuni particolari che rivelano l’attenzione per la decorazione, il gusto per il ricco panneggio, le spille preziose, l’acconciatura di Salomè. Ma è anche l’impostazione della scena nella sua totalità a rivelare i punti di contatto, come l’uso della luce che deriva da una fonte esterna e che crea forti contrasti chiaroscurali, tali da mettere in ombra soggetti minori, come la serva di Salomè. Ritroviamo l’identica definizione del volto della figliastra di Erode in una delle tre Grazie nell’Allegoria del Buon Governo conservata nella raccolta della Banca Popolare dell’Emilia Romagna [1].

L’artista, erede della tradizione ferrarese, si dimostra fedele ad un linguaggio di moderato manierismo, nonostante abbia potuto lavorare accanto ai Carracci nella decorazione di Palazzo dei Diamanti, testimone di un mondo destinato ad essere superato di lì a pochi anni dalle novità di inizio Seicento.