Catacombe di San Sebastiano

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Le catacombe di San Sebastiano costituiscono uno dei pochissimi cimiteri cristiani rimasti sempre accessibili (dei quattro piani originari il primo è quasi completamente distrutto). Nella navata destra della basilica primitiva, ricostruita nel 1933 su resti antichi, sono visibili a sinistra le arcate di comunicazione con la nave mediana della chiesa attuale, murate nel XIII secolo, e l'esterno dell'abside della Cappella delle Reliquie; vi sono raccolti sarcofagi interi e frammentari (per lo più del IV secolo) ritrovati negli scavi. Per una scala si scende nelle gallerie dove sono vari cubicoli (si segnalano le pitture della fine del IV secolo del cubicolo di Giona, il cui ciclo è raffigurato in quattro scene). Si giunge alla ripristinata cripta di S. Sebastiano, con un altare a mensa sul luogo dell'antico (restano alcune tracce del basamento) ed il busto di san Sebastiano attribuito a Bernini. Di qui si arriva alla piazzola, sotto la quale si sviluppa una cavità arenaria cui si deve forse il nome di "ad catacumbas" che ebbe questo cimitero e che si estese poi agli altri. Sulla piazzola si aprono tre mausolei della seconda metà del II secolo utilizzati successivamente. Il primo a destra, decorato esternamente con pitture (banchetti funebri, miracolo dell’indemoniato di Cerasa), conserva l’iscrizione col nome del proprietario, Marcus Clodius Hermes; l’interno, con sepolture a inumazione e pitture, è decorato sulla volta da una testa di gorgonie. Il secondo, detto degli Innocentiores in quanto proprietà di un collegio funeraticio, presenta un descenso con volta decorata da stucchi raffinati; in alcuni vani sono iscrizioni greche nei caratteri ma in lingua latina e un graffito con le iniziali delle parole greche significanti "Gesù Cristo figlio di Dio Salvatore". A sinistra è il mausoleo dell'Ascia, dall'arnese raffigurato all0esterno, la cui decorazione è formata da tralci di vite nascenti da kàntharoi posti su finti pilastri. Dalla piazzola si sale a un ambiente, posto circa a metà della basilica e tagliato in alto dalla costruzione della stessa: la cosiddetta "Triclia", luogo coperto da una tettoia dove si celebravano banchetti funebri; le pareti intonacate del vano mostrano centinaia di graffiti di devoti, incisi dalla seconda metà del III agli inizi del IV secolo, con invocazioni agli apostoli Pietro e Paolo. Dalla Triglia si passa, per un vano di disimpegno, nell’antico ambulacro, che gira intorno all’abside: qui è ordinata una raccolta di epigrafi e un plastico completo dei mausolei, della Triclia e della basilica costantiniana; si scende poi nella Platonica, costruzione posteriore alla basilica che si credeva luogo della sepoltura temporanea dei due apostoli e che invece, come hanno provato gli scavi del 1862, fu il mausoleo del martire Quirino, vescovo di Scoscia in Pannonia, qui trasportato nel V secolo. A destra della Platonica, la cappella di Onorio III, adattata nel vestibolo del mausoleo, con interessanti pitture del XIII secolo (fra di esse, Pietro e Paolo, il Crocifisso, santi, Strage degli Innocenti, Maria col Bambino); a sinistra mausoleo absidato con altare murato contro l’abside: nella parete sinistra il graffito domus Petri si ritiene alluda a una dimora sepolcrale dell’apostolo.