Scarrittia

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Scarrittia
Scheletro di Scarrittia canquelensis
Stato di conservazione
Fossile
Classificazione scientifica
DominioEukaryota
RegnoAnimalia
PhylumChordata
ClasseMammalia
OrdineNotoungulata
SottordineToxodonta
FamigliaLeontiniidae
GenereScarrittia

Scarrittia è un genere estinto di mammiferi notoungulati, appartenente ai tossodonti. Visse nell'Oligocene superiore (circa 28 - 24 milioni di anni fa) e i suoi resti fossili sono stati ritrovati in Sudamerica.

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

Questo animale, dalla corporatura piuttosto robusta, poteva superare i due metri di lunghezza. L'aspetto doveva essere vagamente simile a quello di un rinoceronte dalle zampe relativamente snelle.

Cranio[modifica | modifica wikitesto]

Il cranio era piuttosto corto, in particolare per quanto riguarda la regione del muso, ed era dotato di un'arcata zigomatica molto sviluppata. La dentatura era completa e priva di diastema, e in generale sembrava poco specializzata. Il primo incisivo era di grandi dimensioni, e assomigliava a un canino. Il secondo e il terzo incisivo erano conici e semplici, di piccola taglia. I premolari erano dotati di un cingulum esterno, mentre i molari avevano un parastilo ben distinto.

Scheletro postcranico[modifica | modifica wikitesto]

Il collo era potente e più lungo del cranio, al contrario di altri tossodonti come Adinotherium, Nesodon e Homalodotherium; le vertebre erano più allungate. Le vertebre toraciche erano robuste e simili a quelle di Homalodotherium. Le zampe anteriori erano fornite di un omero massiccio, ed era leggermente più corto del femore e del radio. Ulna e radio erano più lunghi rispetto a quelli di altri tossodonti arcaici come Thomashuxleya o anche di altre forme più specializzate come Nesodon, ma meno allungati rispetto a quelle di Homalodotherium. Il piede era dotato di cinque dita, ma solo tre di queste erano funzionali, mentre la mano era a quattro dita. Tibia e fibula erano fuse, e per questo motivo Scarrittia non poteva ruotare le zampe verso l'esterno.

Dimensioni di Scarrittia robusta

Classificazione[modifica | modifica wikitesto]

Scarrittia venne descritto per la prima volta da George Gaylord Simpson nel 1934, sulla base di numerosi resti piuttosto completi ritrovati nella zona nota come Crater Lake Beds o Scarritt Pocket, nella provincia di Chubut in Argentina; l'arenaria vulcanoclastica ha permesso una notevole abbondanza di resti fossili, anche se distorti. La specie tipo è Scarrittia canquelensis. Altre specie sono state descritte in seguito: S. robusta è nota dall'Oligocene superiore dell'Uruguay, mentre S. barranquensis è noto grazie a fossili ritrovati a Gran Barranca, in Argentina.

Scarrittia è il genere più noto dei leontiniidi (Leontiniidae), una famiglia di tossodonti particolarmente diffusa nell'Oligocene; in particolare, sembra che facesse parte di un clade relativamente derivato di cui facevano parte anche altre forme oligoceniche come Anayatherium e Leontinia.

Paleoecologia[modifica | modifica wikitesto]

Probabilmente questo animale viveva nei pressi di paludi e specchi d'acqua, in modo simile a quello degli odierni ippopotami. Scarrittia doveva nutrirsi di vegetazione tenera come frutta e foglie, ma alcune specie potrebbero essere state onnivore, a causa della dentatura poco specializzata, e forse si nutrivano anche di uova o di piccoli animali. Scarrittia non era adatto a correre, a causa della corporatura robusta, ma la sua grande taglia doveva dissuadere i predatori.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • G. G. Simpson. 1934. A new notoungulate from the early Tertiary of Patagonia. American Museum Novitates 735:1-3
  • M. Ubilla, D. Perea, and M. Bond. 1994. The Deseadan Land Mammal Age in Uruguay and the report of Scarrittia robusta nov. sp. (Leontiniidae, Notoungulata) in the Fray Bentos Formation (Oligocene - ? Lower Miocene). Geobios 27(1):95-102
  • A. M. Ribeiro, G. M. López, and M. Bond. 2010. The Leontiniidae (Mammalia, Notoungulata) from the Sarmiento Formation at Gran Barranca, Chubut Province, Argentina. The Paleontology of Gran Barranca: Evolution and Environmental Change through the Middle Cenozoic of Patagonia 170-181

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